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Chianti (vino) - Wikipedia

Chianti (vino)

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Chianti (vino)

DOCG

Chianti e Chianti classico
Istituito con decreto del 2/07/84 (già DOC con DM 09/08/67)  
Gazzetta Ufficiale del
Resa (uva/ettaro) 75-90 q secondo zona e tipologia
Resa massima dell'uva 70,0%
Titolo alcolometrico naturale dell'uva 10,5%
Titolo alcolometrico minimo del vino 11,5% - 12,5% secondo zona e tipologia
Estratto secco netto minimo 20,0‰ - 28,0% secondo zona e tipologia
Vitigni con cui è consentito produrlo
  • Sangiovese: 75.0% - 100.0%
  • Canaiolo Nero: 0.0% - 10.0%
  • Malvasia Bianca Lunga: 0.0% - 10.0%
  • Trebbiano Toscano: 0.0% - 10.0%
  • Altri a bacca rossa: 0.0% - 15.0% secondo zona e tipologia
fonte: Ministero delle politiche agricole


Il Chianti è uno dei vini rossi italiani maggiormente conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo.

Viene prodotto in Toscana, ed è spesso associato alla tradizionale forma del contenitore utilizzato ancora oggi per la vendita, il fiasco, una bottiglia dal collo stretto e dalla base molto larga ricoperta di paglia.

Il nome Chianti oggigiorno identifica una zona geografica (in gran parte collinare) della Toscana centrale, caratterizzata da differenti condizioni geologiche, fisiche e climatiche, compresa fra le province di Firenze e di Siena. In questa zona specifica viene prodotto il vino Chianti Classico, facente anch'esso parte della DOCG Chianti (DM. 5/08/96 e succ. mod.) ma avente sin dal 1996 un disciplinare di produzione autonomo. All'interno della zona del Chianti Classico si trova il nucleo originario del Chianti, ovvero i comuni di Gaiole, Radda e Castellina; cioè la vecchia provincia del Chianti così come definita da Ferdinando III di Toscana

La produzione del Chianti avviene in una zona che comprende, oltre le province di Firenze e Siena, anche le province di Arezzo ad est del Chianti, Pisa e Pistoia a ovest e Prato (a nord).

Indice

[modifica] Cenni storici

[modifica] Il nome

L'origine del nome Chianti non è certa: secondo alcune versioni potrebbe derivare dal termine latino clangor (rumore), a ricordare il rumore delle battute di caccia effettuate nelle foreste di cui era ricca la zona; secondo altre versioni il nome deriverebbe dall'etrusco clante, nome di famiglie etrusche diffuso nella zona, o sempre dall'etrusco clante (acqua) di cui la zona era, ed è, ricca, favorendo la crescita delle uve.

[modifica] L'evoluzione geografica

Evoluzione della zona di produzione dei vini Chianti (cliccare per ingrandire)
Evoluzione della zona di produzione dei vini Chianti (cliccare per ingrandire)

I primi documenti in cui con il nome Chianti si identifica una zona di produzione di vino (ed anche il vino prodotto) risalgono al XIII secolo, e si riferiscono alla Lega del Chianti costituita a Firenze per regolare i rapporti amministrativi con i terzieri di Radda, Gaiole e Castellina (attualmente compresi nella zona di produzione del Chianti Classico), produttori di un vino rosso a base di Sangiovese.

L'insegna della Lega del Chianti era un Gallo Nero in campo dorato, e questo simbolo è divenuto l'emblema del Consorzio del Vino Chianti Classico; uno delle due associazioni di tutela del Chianti. L'altra è il Consorzio Vino Chianti.

Il 24 settembre 1716 a Firenze il Granduca Cosimo III de' Medici emanò il Bando Sopra la Dichiarazione dé Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano, e Val d'Arno di Sopra, nel quale venivano specificati i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti i vini citati (in pratica una vera e propria anticipazione del concetto di Denominazione di Origine Controllata), ed un Decreto con il quale istituiva una Congregazione di vigilanza sulla produzione, la spedizione, il controllo contro le frodi ed il commercio dei vini (una sorta di progenitore dei Consorzi). Successivamente Ferdinando III di Toscana suddivise il Granducato di Toscana in comunità e province; la provincia del Chianti era costituita dalle comunità di Radda, Gaiole e Castellina.

« (...) la Repubblica Fiorentina divise, e il Granducato Mediceo conservò il distretto politico del Chianti in tre terzi, cioè, Terzo di Radda, Terzo di Gajole e Terzo della Castellina, conosciuti rapporto alla disposizione militare col nome di Lega della Castellina del Chianti e rapporto al potere civile dipendenti dalla potesteria di Radda, allora subalterna al Vicariato di Certaldo, mentre quella della Comunità di Greve alla stessa epoca dipendeva dal Vicario di S. Giovanni in Val d'Arno.»
( 1833, Emanuele Repetti Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana)


Nel 1932 il Governo italiano decide di ampliare notevolmente la zona di produzione del Chianti. Questo nuovo Chianti viene diviso in sette sottozone: Classico (comprendente il vecchio Chianti più nuovi territori a sud e soprattutto a nord), Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colline Pisane, Colli Senesi, Montalbano e Rùfina. Nel 1967 viene effettuato un ulteriore ampliamento che porta ai confini odierni. Nel 1996 viene costituita la sottozona Montespertoli ricadente tutta nel territorio dell'omonimo comune in Provincia di Firenze; territorio prima parzialmente ricompreso nella sottozona Colli Fiorentini e parzialmente nell'area generica Chianti. Sempre nel 1996 la sottozona Classico si dota di disciplinare autonomo rispetto alle altre sottozone.

[modifica] L'evoluzione degli uvaggi

Castello di Brolio, azienda già di proprietà del Barone Bettino Ricasoli
Castello di Brolio, azienda già di proprietà del Barone Bettino Ricasoli
Una bottiglia di vino chianti
Una bottiglia di vino chianti

Fino a tutto il 1700 il vino della zona del Chianti veniva prodotto utilizzando solo le uve del vitigno sangiovese; dai primi anni dell'ottocento si iniziò ad applicare la pratica di mescolare varietà diverse di uve per migliorare la qualità del vino prodotto (uvaggio).

In quel periodo vennero sperimentate varie miscele, ma fu il Barone Bettino Ricasoli intorno al 1840 a divulgare la composizione da lui ritenuta più idonea per ottenere un vino rosso piacevole, frizzante e di pronta beva e che sarebbe poi diventata la base della composizione ufficiale del vino Chianti[1]: 70% di Sangioveto (denominazione locale per il Sangiovese), 15% di Canaiolo, 15% di Malvasia; e l'applicazione della pratica del governo all'uso Toscano; tale formula, alla quale successivamente venne aggiunto anche un vitigno a bacca bianca, il Trebbiano, viene utilizzata ancora oggi, seppur in via minoritaria. La maggior parte dei produttori utilizza oggi o solo sangiovese o sangiovese con l'aggiunta di piccole quantità di merlot e/o di cabernet sauvignon.

La Denominazione di Origine Controllata (DOC) Chianti venne autorizzata con D.P.R. 9 agosto 1967.

[modifica] Disciplinare

La Denominazione di Origine Controllata (DOC) Chianti venne autorizzata con D.P.R. 9 agosto 1967.

La Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) Chianti è stata autorizzata con D.P.R. 2 luglio 1984, modificato con vari DD.MM. successivi, sostituito poi dal D.M. 5 agosto 1996 e successive modificazioni (l'ultima il 26 aprile 2004. Il D.M. del 5 agosto 1996 scorpora dal disciplinare di produzione Chianti (che racchiude i disciplinari delle varie sottozone) quello della sottozona Classico che viene quindi ad essere autonomo pur insistendo nella stessa DOCG (Chianti).

[modifica] Uve

I vini Chianti possono essere ottenuti solo da uve coltivate nella zona di produzione prevista dal disciplinare, utilizzando i seguenti vitigni:

  • Sangiovese: minimo 75%;
  • Canaiolo nero: fino al 10%;
  • Trebbiano toscano e Malvasia del Chianti singolarmente o congiuntamente: fino al 10%.

Possono inoltre essere utilizzate per la produzione altre uve a bacca rossa raccomandate o autorizzate per la zona di produzione.

[modifica] Governo all'uso toscano

Nella vinificazione è ammessa la tradizionale pratica enologica del governo all'uso Toscano, che consiste in una lenta rifermentazione del vino appena svinato con uve dei vitigni autorizzati leggermente appassite.

[modifica] Sottozone

Il disciplinare prevede le seguenti sottozone di denominazione:

e due tipologie, Riserva e Superiore.


Disciplinari Chianti comparati nei loro dati principali [2]
normale Classico Colli Aretini Colli Fiorentini Colli Senesi Colline Pisane Montalbano Montespertoli Rùfina Superiore
Max. prod. uva (t/Ha) 9,0 7,5 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 8,0 7,5
Max. prod. uva (Kg/ceppo) 4,0 3,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 4,0 2,2
Numero minimo ceppi/Ha 3.300 3.350 3.300 3.300 3.300 3.300 3.300 3.300 3.300 4.000
Età minima del vigneto (anni) 3 4 4 4 4 4 4 4 4 4
Estratto secco minimo (g/l) 19 23 21 21 21 21 21 21 21 22
Titolo alcolometrico minimo (%) 11,5 12,0 11,5 12,0 11,5 11,5 11,5 12,0 12,0 12,0
Invecchiamento minimo vino (mesi) 3 10 3 9 3 3 3 6 9 9

[modifica] Chianti riserva

Il vino Chianti, se sottoposto ad un invecchiamento di almeno due anni, di cui almeno tre mesi di affinamento in bottiglia, può aver diritto alla qualifica Riserva purché, all'atto dell'immissione al consumo, abbia un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 12%.

I vini Chianti prodotti nelle sottozone Colli Aretini, Colli Senesi', Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli per aver diritto alla qualifica Riserva, dovranno essere sottoposti ad un invecchiamento di almeno due anni, di cui almeno tre mesi di affinamento in bottiglia, e dovranno avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 12,5%.

Inoltre per i vini Chianti prodotti nelle sottozone Colli Fiorentini e Rufina l'invecchiamento previsto dovrà essere effettuato per almeno sei mesi in botte e tre in bottiglia.

Il periodo di invecchiamento viene calcolato a decorrere dal 1 gennaio successivo all'annata di raccolta delle uve.

[modifica] Bottiglie

Per i vini Chianti è consentita l'immissione al consumo soltanto in recipienti di vetro, e più precisamente per i vini con i riferimenti alle sottozone o a specificazioni aggiuntive, per capacità pari o superiore a 0,375 litri, solo in bottiglia di tipo bordolese di volume non superiore a 5 litri, o nel tipico fiasco toscano di volume non superiore a 2 litri.

[modifica] Caratteristiche organolettiche

I vini a denominazione di origine controllata e garantita Chianti, all'atto dell'immissione al consumo, devono possedere le seguenti caratteristiche organolettiche:

  • colore rubino vivace, tendente al granato con l'invecchiamento;
  • odore intensamente vinoso, talvolta con profumo di mammola e con più pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento;
  • sapore armonico, asciutto, sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato.

Il prodotto dell'annata che ha subito il governo presenta vivezza e rotondità.

[modifica] Zona di produzione

La zona di produzione comprende tutti o parte dei comuni nelle province di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato e Siena.

[modifica] Produzione

Superfici di riferimento e produzione di Chianti nelle sottozone nel 2004[3]
extra sottozone[4] Classico Colli Aretini Colli Fiorentini Colli Senesi Colline Pisane Montalbano Montespertoli Rùfina
Sup. di rif. (Ha) 11.851,98 6.940,02 141,26 620,79 1.822,30 19,18 103,05 73,37 823,08
Prod. vino (Hl) 671.686,25 232.594,13 5.646,45 23.818,00 82.382,30 927,29 5.146,21 2.663,02 30.398,77
Percentuale sul totale (vino) 63,29 21,92 0,53 2,24 7,76 0,09 0,48 0,25 2,86


[modifica] Il Consorzio

Sin dal 1927 esiste un Consorzio Vino Chianti che oggi riunisce oltre 2.500 produttori che interessano più di 13.000 ettari di vigneto per oltre 80 milioni di litri di vino Chianti prodotto ogni anno[5]. Il Consorzio è incaricato sin dal 1978 da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della vigilanza per la DOCG Chianti e per le altre denominazioni di competenza, ovverosia le DOC Vin Santo del Chianti e Colli dell'Etruria Centrale.

Il Consorzio è incaricato dei controlli sui vigneti iscritti ai vari albi del Chianti, dei controlli di produzione sulle uve, della rispondenza analitica ed organolettica sulla produzione dei vini. Partecipa inoltre ai controlli in fase di imbottigliamento e rilascia i contrassegni Chianti solo ai vini che hanno superato l'esame di idoneità. Ogni anno vengono inoltre prelevate dal Consorzio numerose bottiglie fregiantesi del nome Chianti dal mercato, sia italiano che estero, in modo da controllare anche quanto effettivamente immesso al consumo.

[modifica] Il Chianti e Sherlock Holmes

Che gli inglesi amino la Toscana, ed in particolare l'area del Chianti, è un fatto noto, testimoniato anche dallo scherzoso ed affettuoso toponimo con cui i turisti britannici, incluso Tony Blair - assiduo frequentatore - hanno ribattezzato l'intera regione: Chiantishire.
Questo amore è antico, e non riguarda esclusivamente la bellezza del paesaggio o la gradevolezza del clima, ma anche il vino che qui si produce.
Ad esempio, nel romanzo The sign of four ("Il segno dei quattro"), scritto da Arthur Conan Doyle nel 1890, il protagonista, l'investigatore Sherlock Holmes, assieme al fido dottor Watson ed alla loro assistita, la signorina Morstan, fanno visita al signor Thaddeus Sholto; questi li riceve in una lussuosa quanto eccentrica abitazione. Durante il colloquio, Thaddeus si rivolge alla giovane ospite chiedendole: «May I offer you a glass of Chianti, Miss Morstan?» (Posso offrirle una bicchiere di Chianti, signorina Morstan?).

[modifica] Note

  1. ^ il barone Ricasoli, oltre ad essere Ministro nel Governo del Granducato di Toscana e poi Primo Ministro nel Regno d'Italia era anche uno dei maggiori produttori di Chianti.
  2. ^ Fonte: Unione Italiana Vini
  3. ^ Fonte: Unione Italiana Vini
  4. ^ In questa categoria è compreso anche il Chianti Superiore
  5. ^ Fonte: Unione Italiana Vini

[modifica] Bibliografia

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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