Cantiere navale Fratelli Orlando
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Il Cantiere navale Fratelli Orlando è stato uno storico cantiere di Livorno, fondato nel XIX secolo e acquistato, a seguito di una crisi finanziaria, dalla società Azimut-Benetti.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Il Lazzaretto di San Rocco
L'area su cui nell'Ottocento sorse il Cantiere Orlando in precedenza aveva ospitato il Lazzaretto di San Rocco. Quest'ultimo era stato fondato nel 1590 dal granduca Ferdinando I de' Medici in sostituzione di una piccola struttura voluta da Francesco I che si trovava alla base del Fanale.
Successivamente, con la costruzione del cosiddetto Molo di Cosimo, la zona intorno al lazzaretto fu profondamente trasformata, con la realizzazione di alcuni elementi divensivi a protezione del porto labronico. Infatti, a metà del XVII secolo, l'attrezzatura sanitaria fu inglobata all'interno di una fortificazione a tenaglia, completamente circondata dalle acque del Fosso Reale e dalla quale dipartiva un canale di collegamento con il Lazzaretto di San Jacopo (1643). [1]
L'attività del Lazzaretto di San Rocco continuò fino al 1852: pochi anni dopo, con l'intervento dell'ingegner Tommaso Mati, fu ridotto a cantiere navale, mentre nel vicino Fosso Reale fu scavata una darsena che comportò l'abbatimento di alcune strutture difensive.
[modifica] Il Cantiere navale Orlando
Nel 1866 il cantiere fu ceduto ai fratelli Orlando, che in breve ne fecero uno dei più importanti d'Italia, grazie alla costruzione di importanti corazzate militari. Gli Orlando erano quattro fratelli (Luigi, Salvatore, Paolo e Giuseppe) originari della Sicilia, già proprietari di un'industria meccanica di Palermo; inoltre Luigi, prima di rilevare la fabbrica livornese, era stato direttore dell'Arsenale di Genova, divenuto in seguito il Cantiere Odero.
Tra le prime navi allestite nel cantiere labronico occorre ricordare la possente Lepanto, gemella dell'Italia, varata nel 1883 tra molte preoccupazioni a causa dell'inadeguatezza della darsena in cui sarebbe dovuta avvenire la discesa in mare. Molti sono gli anedotti legati a questo varo. I tecnici della Regia Marina, vista la situazione critica, avevano persino ipotizzato di smantellare la nave, mentre Salvatore Orlando diede ordine di disporre trasversalmente una serie di gomene così da rallentare la marcia dello scafo. [2] Il felice esito del varo portò al concretizzarsi di un'ulteriore serie di commesse provenienti anche dall'Argentina e dal Portogallo. Parallelamente, con la costruzione del più grande Scalo Morosini, il cantiere fu in grado di far fronte anche alle lavorazioni più impegnative.
L'importanza del cantiere crebbe notevolmente, tanto che, nel 1886 gli operai erano ben 1.140, ma numerosi erano anche gli addetti in industrie legate alla cantieristica, come la Metallurgica italiana. Questa progressiva industrializzazione, che interessò soprattutto le aree a nord della città, segnò il superamento della crisi legata all'abolizione del porto franco (1868).
Nel 1929 la denominazione del cantiere divenne “Odero-Terni-Orlando” ed in seguito, con la costituzione dell'IRI (1933), il cantiere perse la propria autonomia e la direzione amministrativa passò a Genova. Frattanto i catastrofici bombardamenti della seconda guerra mondiale causarono danni ingentissimi all'intera struttura. Nel dopoguerra furono quindi avviati i lavori di ricostruzione, che procedettero tra molte difficoltà, legate soprattutto all'opposizione della direzione generale alla riapertura del cantiere labronico. Tuttavia, grazie al contributo di tutti i lavoratori e dell'intera città, l'IRI stanziò un finanziamento per la ricostruzione dello Scalo Morosini, i cui lavori cominciarono nel 1949, mentre il cantiere, insieme a quello del Muggiano, venne incorporato dall'Ansaldo.
In quegli anni circa duemila dipendenti lavorarono alla costruzioni di navi quali il peschereccio oceanico Mafalda, la cisterna Mino D'Amico, le petroliere Adriana Fassio e Antonietta Fassio, la motonave Tito Campanella e le navi militari Indomito e Intrepido.
A questa fase di intensa attività seguì, a partire dagli anni sessanta, un periodo di crisi che portò ad un ridimensionamento del cantiere; i dipendenti in eccesso furono trasferiti in un nuovo stabilimento di carpenteria metallica a Guasticce (la CMF, oggi riconvertita ad altri usi), nel comune di Collesalvetti. Allo stesso tempo fu finanziata la realizzazione di un grande bacino di carenaggio così da compensare la perdita dei posti di lavoro, mentre la costruzione delle navi si concentrò sul piccolo Scalo Umbria.
Ciò nonostante, negli anni novanta, si manifestò un'ulteriore, quanto preoccupante, flessione dell'attività cantieristica; furono gli stessi lavoratori che, dopo essersi costituiti in una cooperativa, avviarono una breve autogestione del cantiere, con la ripresa dell'attività sullo Scalo Morosini e l'affidamento di alcune commesse importanti da parte della Corsica ferries.
[modifica] Il Cantiere Benetti e la Porta a Mare
Per approfondire, vedi la voce Cantieri Benetti. |
Il varo dei grandi traghetti Mega Express e Mega Express Two coincise con l'ultimo atto dello storico cantiere Orlando, che nel 2003, a seguito di una crisi finanziaria della precedente gestione, divenne proprietà della società Azimut-Benetti.
Oggi la produzione è incentrata sui megayacht e il cantiere si estende su una superficie di 260.000 metri quadrati; il primo varo della nuova gestione risale al 2005, con il lussuoso Galaxy (56 metri di lunghezza).
La concetrazione delle attività produttive presso lo Scalo Morosini (smantellato per consentire la costruzione di alcuni capannoni) ha permesso di avviare la trasformazione urbana delle aree adiacenti alla piazza Mazzini, dove sorgerà il quartiere di Porta a Mare. Il progetto, redatto dallo studio Isola di Torino, prevede la realizzazione di alcuni edifici commerciali e residenziali in luogo dello storico Scalo Umbria, la riapertura di parte del citato Canale dei Lazzaretti ed il recupero delle vicine fortificazioni. In particolare, il restauro del Torrione della Vittoria permetterà di ripristinare, almeno in parte, il sistema di fossati che fino alla seconda guerra mondiale cingevano questa struttura difensiva. Dello storico cantiere sarà mantenuto il monumentale varco d'accesso, a due fornici e preceduto dal Monumento a Luigi Orlando.
[modifica] Note
- ^ Il Canale dei Lazzaretti fu successivamente interrato, ma ancora oggi è possibile identificarne l'antico percorso lungo Borgo San Jacopo, proprio dove la strada corre su un livello più alto rispetto al terreno adiacente.
- ^ Le cronache narrano che tanta era la tensione legata a questo evento, dal quale dipendeva il futuro del cantiere stesso, che Salvatore Orlando presenziò al varo con una rivoltella in tasca per togliersi la vita in caso di insuccesso. Si veda U. Orlando, Dalla corazzata "Lepanto" al Teatro Bolshoi. Ritratti di casa Orlando, in CN Comune Notizie, n. 2, marzo 1992, p.17.
[modifica] Bibliografia
- M. Landini, La tradizione cantieristica di Livorno: il Cantiere navale Luigi Orlando, in CN Comune Notizie, n. 2, marzo 1992.
- U. Orlando, Dalla corazzata "Lepanto" al Teatro Bolshoi. Ritratti di casa Orlando, in CN Comune Notizie, n. 2, marzo 1992.
- G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903.