Borgo Pinti
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Borgo Pinti è una delle principali via sull'asse nord-sud del centro storico di Firenze.
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[modifica] Storia
Il nome borgo testimonia come la strada fosse al di fuori di una porta nell'antica cerchia delle mura cittadine, infatti si dipartiva dalla postierla detta degli Antelminelli (oggi forse sopravvissuta come arco di San Pierino) e vi si allineavano le case degli ultimi arrivati in città. Quando fu inglobata nell'ultima cerchia vi venne aperta in fondo la non più esistente Porta a Pinti, dalla quale si dipartiva la strada per Fiesole.
Si hanno notizie frammentarie di questa strada fino al 1100, quando si chiamava Borgo Fulceraco. Da cosa derivi il nome "Pinti" è controverso: alcuni suppongono che si tratti di un'antica famiglia, altri che sia una contrazione di pentiti, dal Monastero delle Donne di Penitenza dette le Repentite, noto fin dai tempi di Dante e situato al posto dell'attuale Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi. Secondo altri poi sarebbe dovuto alla presenza dei frati Gesuati e alla loro attività di pittori di vetrate. Dal Quattrocento il Comune fiorentino incentivò i proprietari di fondi su questa strda, allora ancora in larga parte agricola ed ecclesiastica, a lottizzarli e a cederli a privati, infatti la maggior parte degli edifici che oggi vi si affacciano ebbero origine in quel periodo.
Tra gli antichi giardini viene ricordato dai cronisti della fine del Duecento come straordinario quello nei pressi dell'inizio della strada. Appartenuto a Frate Durante Chiermontesi, che conteneva ben 3.488 piante di esotici aranci e limoni. La straordinaria raccolta era però frutto di guadagni illeciti, poiché il frate era deputato alla vendita del sale ed era solito usare uno staio con una doga in meno, facendo pagare una quantità maggiore di quello che rifilava ai consumatori. Una volta scoperta la truffa il frate venne condannato e dopo la sua morte il giardino venne distrutto durante le guerre tra guelfi bianchi e neri.
[modifica] Monumenti
Sulla via, dopo lo stretto tratto pedonale verso Piazza Salvemini, si allineano numerosi palazzi signorili. Il seicentesco Palazzo Roffia è al numero 13, mentre al 27 il Palazzo Marzichi-Lenzi è di epoca cinquecentesca. Al 26 il Palazzo Quaratesi ha in facciata lo stemma dello scultore Giambologna, che qui visse ed ebbe l'officina; al 33 Palazzo Caccini.
Prima dell'angolo con via dei Pilastri una lapide ricorda l'antico ingresso della chiesa di Santa Maria a Candeli, spostata su via dei Pilsatri nel 1703 da Giovan Battista Foggini.
Al 58 si trova il semplice ingresso alla monumentale chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, fondata nel XIII secolo ma molto ristrutturata nel tempo. Il bel portico davanti all'ingresso fu progettato da Giuliano da Sangallo alla fine del Quattrocento, mentre l'aspetto della chiesa risente della ristrutturazione seicentesca quando vi si trasferirono le monache carmelitane con le spoglie della consorella Maria Maddalena dei Pazzi, mistica di grande impatto nella vita spirituale fiorentina. Per ospitare le sante reliquie venne costruita la cappella centrale tra il 1677 e il 1685 da Ciro Ferri, con dipinti di Luca Giordano e Pier Dandini e sculture di Antonio Montauti e Innocenzo Spinazzi, uno dei capisaldi del barocco fiorentino. Nella cripta si conserva il famoso affresco della Crocefissione del Perugino.
All'angolo con via della Colonna un grande stemma dei Barberini ricorda la sistemazione del monastero promossa da Papa Urbano VIII. A fianco vi si trova una lapide degli Otto di Balia che vietava pena severi provvedimenti strepiti e chiasso per cento braccia attorno al monastero.
Il tratto successivo della strada è più semplice, almeno fino a via Giusti. Un tabernacolo allo sbocco di via Laura ospita una novecentesca Madonna in terracotta con una lapide che riporta la data 1905.
Al 64 si trova l'ex-monastero di San Silvestro, mentre nel palazzo antistante si trovava nella seconda metà del Quattrocento la bottega di un corazzaio chiamato Antonio Gorini, padre di una certa Fioretta della quale si invaghi Giuliano de' Medici. Nell'edificio, oggi occupato in parte da una palestra, una lapide interna ricorda come vi nacque il figlio della coppia, Giulio de' Medici, futuro Papa Clemente VII, che venne tenuto a battesimo da Antonio da Sangallo. Fu proprio il Sangallo a rivelare a Lorenzo de' Medici, dopo la morte di Giuliano nella Congiura dei Pazzi, dell'esistenza di questo figlio illegittimo che venne accolto nella famiglia e iniziato alla trionfale carriera ecclesiastica.
All'87 una targa ricorda che aveva dimora lo scultore Lorenzo Bartolini e che qui vi morì. Poco avanti si apre il piccolo Giardino del Borgo, l'ultimo dei numerosi giardini di Borgo Pinti ad essere ancora aperto al pubblico.
La parte finale della strada ha un carattere di nuovo monumentale con alcuni grandi palazzi: il Palazzo Ximenes da Sangallo (n. 68), il Casino Salviati e il Palazzo Della Gherardesca. Poco prima di Piazza Donatello si trova un convento moderno dedicato a Santa Lucia: sorge sul luogo dell'antico convento di monache di San Giuseppe, detto dal 1615 Educandato di San Carlo Borromeo per fanciulle da preparare alla vita domestica; dal nome del benefattore Carlo Gianni le educande furono dette "giannizzere".
[modifica] Altre immagini
[modifica] Bibliografia
- Francesco Cesati, La grande guida delle strade di Firenze, Newton Compton Editori, Roma 2003.
- Vedi anche la bibliografia su Firenze.
[modifica] Altri progetti
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