Basilisco di Bisanzio
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Basilisco | ||
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Imperatore romano d'Oriente | ||
Solido celebrante il «nostro signore Basilisco perpetuo augusto» | ||
Regno | 9 gennaio 475 - agosto 476 | |
Nome completo | Flavius Basiliscus | |
Titoli | Dominus Noster Perpetuus Augustus | |
Morte | inverno 476-477 | |
Cappadocia | ||
Predecessore | Zenone, deposto | |
Successore | Zenone, restaurato | |
Coniuge | Elia Zenonis | |
Figli | Marco, cesare e successivamente co-augusto Zenone[1] Leone[1] |
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Casa reale | casata di Leone |
Flavio Basilisco (greco: Βασιλίσκος, Basilìskos[2]; latino: Flavius Basiliscus[3]; ... – Cappadocia, inverno 476/477) fu imperatore romano d'Oriente della casata di Leone; regnò per un breve periodo (9 gennaio 475-agosto 476), quando l'imperatore Zenone fu obbligato a lasciare Costantinopoli a causa di una rivolta.
Basilisco era il fratello dell'imperatrice Verina, moglie dell'imperatore Leone I (457-474). La sua parentela con l'imperatore favorì la carriera militare di Basilisco, che però terminò bruscamente nel 468, quando Basilisco condusse la disastrosa operazione contro il regno dei Vandali in Africa, in una delle più vaste operazioni militari dell'antichità. Riuscì poi a salire al trono nel 475, ma, una volta ottenuto il potere, si alienò in breve tempo il fondamentale sostegno della chiesa e della popolazione della sua capitale, promuovendo una posizione cristologica minoritaria, e quello dei militari, praticando il nepotismo. Dopo venti mesi di regno venne spodestato da Zenone, che catturò e uccise Basilisco e la sua famiglia.
Indice |
[modifica] Origini e primi anni
Probabilmente di origine balcanica,[4] Basilisco era fratello dell'imperatrice Elia Verina, moglie di Leone I. Si è sostenuto che Basilisco fosse lo zio del capo degli Eruli, Odoacre. Il collegamento si basa sull'interpretazione di un frammento di Giovanni di Antiochia (209.1), che afferma che Odoacre e Armazio, nipote di Basilisco, fossero fratelli.[5] Tale posizione non è accettata da tutti gli studiosi, in quanto nessuna fonte fa riferimento riguardo origini straniere di Basilisco.[6] È noto che Basilisco avesse una moglie, Zenonis, da cui ebbe un figlio, Marco, e forse altri due, di nome Zenone e Leone.[1]
La sua carriera militare fu inizialmente favorita dalla parentela dell'imperatore, che lo nominò dux della Tracia.[7] Qui Basilisco condusse una vittoriosa campagna militare contro i Bulgari, nel 463. Successe a Rusticino come magister militum per Thracias (in Tracia, nel 464), ed ottenne diversi successi contro i Goti e gli Unni (466 o 467).[8]
Tali successi gli fecero ottenere il consolato per il 465, e forse anche il rango di patricius.[9]
[modifica] Disastrosa spedizione contro i Vandali
Nel 468, Leone scelse Basilisco come comandante in capo della spedizione militare contro Cartagine. L'attacco alla capitale dei Vandali fu una delle più vaste operazioni militari della storia, coordinata tra più forze, con più di mille navi e centomila soldati. Lo scopo dell'operazione era di punire il re vandalo Genserico del sacco di Roma del 455, durante il quale la vecchia capitale dell'impero romano d'Occidente era stata depredata, e l'imperatrice Licinia Eudossia, vedova di Valentiniano III, presa come ostaggio insieme alle sue figlie.[4][7]
Il piano fu elaborato in accordo tra l'imperatore d'Oriente Leone, l'imperatore d'Occidente Antemio e il generale Marcellino che godeva di una certa indipendenza nell'Illirico. Basilisco salpò direttamente per Cartagine, mentre Marcellino attaccò e conquistò la Sardegna e un terzo contingente, comandato da Eraclio di Edessa, sbarcò sulle coste libiche a est di Cartagine, avanzando rapidamente.[7]
Gli storici antichi e moderni hanno fornito stime differenti riguardo al numero di navi e truppe sotto il comando di Basilisco, come pure riguardo ai costi della spedizione. Entrambi furono enormi: Niceforo Gregoras parla di centomila navi, il più affidabile Giorgio Cedreno afferma che la flotta che attaccò Cartagine consisteva di 1113 navi, ciascuna con cento uomini a bordo.[10] La stima più conservativa dei costi della spedizione è di 64.000 libbre di oro, una somma superiore agli introiti annuali del fisco imperiale,[11] mentre Procopio parla di 130.000 libbre di oro.[12]
All'inizio Basilisco impegnò la flotta dei Vandali in una serie di scontri vittoriosi, affondando 340 navi nemiche.[13] La Sardegna e la Libia erano già state conquistate da Marcellino ed Eraclio, quando Basilisco gettò l'ancora al largo del promontorium Mercurii, oggi Capo Bon, a circa sessanta chilometri da Cartagine. Genserico chiese a Basilisco di concedergli cinque giorni per elaborare le condizioni per la pace.[14] Durante i negoziati, tuttavia, Genserico raccolse le proprie navi, ne riempì alcune di materiale combustibile e, durante la notte, attaccò all'improvviso la flotta imperiale, lanciando le navi incendiarie contro quelle nemiche, non sorvegliate. I comandanti imperiali provarono a salvare alcune navi dalla distruzione, ma le loro manovre vennero interrotte dall'attacco dei restanti vascelli vandali.[7] Basilisco fuggì col proprio vascello nel mezzo della battaglia.[15]
A seguito della perdita di gran parte della flotta, la spedizione fallì: Eraclio si ritirò attraverso il deserto nella Tripolitania, tenendo la posizione per due anni finché non venne richiamato; Marcellino si ritirò in Sicilia, dove venne raggiunto da Basilisco,[16] ma fu assassinato, forse per istigazione di Ricimero, da uno dei propri capitani. Il re dei Vandali espresse sorpresa e soddisfazione, perché i romani stessi avevano eliminato uno dei suoi più formidabili nemici.[7]
Al suo ritorno a Costantinopoli, Basilisco si nascose nella chiesa di Hagia Sophia per sfuggire all'ira della popolazione e alla vendetta dell'imperatore. Grazie alla mediazione di Verina, Basilisco ottenne il perdono imperiale, e fu punito solo con l'esilio a Eraclea Sintica, in Tracia.[17]
Va considerato che nel giudizio degli storici moderni, la responsabilità di Basilisco nel fallimento della spedizione contro i Vandali è messa in dubbio: a favore di questa interpretazione pesa la possibilità che l'usurpazione di Basilisco e l'odio contro di lui che ne seguì abbiano fatto esprimere giudizi negativi sulla sua capacità di comandante in questa occasione.[11]
[modifica] Ascesa al trono
Tra il 471 e il 472 Basilisco aiutò Leone I a sbarazzarsi dell'influenza germanica alla sua corte, collaborando all'assassinio del magister militum, l'alano Aspare. La morte di Aspare causò una rivolta in Tracia, condotta dall'ostrogoto tracio Teodorico Strabone, e Basilisco fu inviato a reprimerla: il successo in questa impresa, ottenuto con l'aiuto del nipote Armazio, gli ottenne nel 474 il rango di caput senatus, "primo tra i senatori".[8]
Alla morte di Leone, prese il potere il genero Zenone, che era un "barbaro" di stirpe isaurica, rimanendo unico imperatore dopo il breve regno del proprio figlio Leone II (474). L'origine "barbarica" del nuovo imperatore causò tuttavia l'ostilità della popolazione di Costantinopoli e, inoltre, le componenti germaniche dell'esercito, rappresentate principalmente da Teodorico Strabone (dopo la rivolta, integrato nella gerarchia militare), non gradivano gli ufficiali isaurici assunti da Leone per bilanciare l'influenza ostrogota. Zenone si alienò anche il sostegno del generale isaurico Illo, che venne corrotto da Basilisco. Infine, va considerato il risentimento dei familiari di Leone, quali il cognato Basilisco e genero Marciano, i quali si sentivano estromessi dal trono da un barbaro.[8][17]
Venne quindi organizzata una cospirazione, al centro della quale c'era Verina, che fomentò una rivolta popolare. Tale rivolta ebbe l'appoggio dei comandanti militari imperiali — Teodorico Strabone, Illo e Armazio — ed ebbe successo. Verina convinse Zenone a fuggire da Costantinopoli e l'imperatore si diresse nelle proprie terre di origine, portando con sé alcuni Isaurici che vivevano nella capitale, assieme al tesoro imperiale. Basilisco fu acclamato augusto il 9 gennaio 475[18] al palazzo Hebdomon, dai ministri di corte e dal Senato.[19] La folla di Costantinopoli ebbe la propria vendetta contro Zenone uccidendo tutti gli Isaurici rimasti in città.[16][17]
L'inizio del regno fu positivo per il nuovo imperatore, che decise di creare una nuova dinastia conferendo il titolo di augusta alla propria moglie Elia Zenonis, e nominando il proprio figlio Marco cesare e successivamente augusto;[20] esiste la possibilità che nominasse altri due figli cesari.[1]
[modifica] Governo
Una volta ottenuto il potere, però, Basilisco si alienò in breve tempo il fondamentale sostegno della chiesa e della popolazione della sua capitale, promuovendo la posizione cristologica monofisita in opposizione alla maggiormente diffusa posizione del concilio di Calcedonia. Adottò inoltre una politica di rafforzamento della propria posizione mettendo uomini di fiducia nei posti chiave dell'amministrazione imperiale, ma così facendo si mise contro figure importanti della corte, tra le quali la stessa sorella Verina. Il risultato fu che quando Zenone tentò di riconquistare il proprio impero, non trovò alcuna opposizione, e rientrò trionfante in Costantinopoli, catturando e uccidendo Basilisco e la sua famiglia.
[modifica] Corruzione e incendio di Costantinopoli
Il problema più urgente era rappresentato dalla scarsità di risorse rimaste nelle casse dello stato, in quanto Zenone era fuggito col tesoro imperiale. Basilisco fu allora obbligato ad esigere pesanti tasse persino dai lavoratori più umili, tanto che «tutti versavano molte lacrime alla raccolta di queste tasse». Si risolse anche a tassare la Chiesa, con l'aiuto del prefetto del pretorio Epinico, da lungo tempo favorito di Verina, sua parente; quando il patriarca di Costantinopoli, Acacio si oppose resistenza, cercò di espellerlo, ma dovette desistere a causa della sollevazione «di un gran numero di cosiddetti "monaci"». Inoltre Basilisco instaurò nuovamente la pratica della vendita all'asta delle cariche, con il conseguente diffondersi del malcontento nella popolazione.[2][16]
All'inizio del suo regno, Costantinopoli fu colpita da un gigantesco incendio, che distrusse case e chiese, e che incenerì completamente la grande biblioteca costruita dall'imperatore Giuliano.[21] L'incendio fu considerato di cattivo auspicio per il regno di Basilisco.[17]
[modifica] Contrasti con i collaboratori
La prima ad abbandonare Basilisco fu la sorella Verina, quando Basilisco fece giustiziare il magister officiorum Patrizio,[22] suo amante. Verina aveva organizzato il colpo di stato contro Zenone progettando di mettere sul trono Patrizio, ma era stata preceduta da Basilisco, il quale poco dopo essere salito al trono, ordinò l'esecuzione dell'amante di Verina, che era il candidato naturale per un eventuale colpo di stato. Questa esecuzione allontanò Verina dal fratello, tanto che in seguito l'imperatrice complottò contro Basilisco.[23]
Anche Teodorico Strabone, che era stato spinto a sostenere l'elezione di Basilisco in odio all'isaurico Zenone, abbandonò rapidamente il nuovo imperatore: infatti Basilisco aveva nominato il proprio nipote Armazio (che secondo alcune voci era anche amante della propria moglie) allo stesso rango di magister militum di Strabone. Infine, anche il sostegno dell'isaurico Illo era alquanto vacillante, poiché Basilisco aveva permesso il massacro degli Isaurici rimasti in città dopo la fuga di Zenone.[7][16]
[modifica] Controversie religiose
All'epoca di Basilisco, la fede cristiana era scossa dal contrasto tra monofisiti e sostenitori del Concilio di Calcedonia (451), due opposte posizioni cristologiche: i monofisiti sostenevano che Cristo avesse avuto solo la natura divina, i calcedonici affermavano che avesse posseduto entrambe le nature, divina e umana. Il Concilio di Calcedonia, convocato nel 451 dall'imperatore Marciano, aveva dichiarato il monofisismo un'eresia, con il sostegno del papa in Occidente e di molti vescovi in Oriente. Sebbene due patriarchi monofisiti, Timoteo Eluro di Alessandria e Pietro Fullo di Antiochia, venissero deposti, la posizione monofisita rimase forte.[24]
Sin dall'inizio del proprio regno, Basilisco appoggiò apertamente i monofisiti e richiamò e reintegrò nelle proprie cariche Timoteo Erulo e Pietro Fullo. Zaccaria Scolastico racconta di un gruppo di monaci monofisiti egiziani, che avendo saputo della morte dell'imperatore Leone, erano partiti da Alessandria per Costantinopoli con una petizione per l'imperatore Zenone in favore del patriarca di Alessandria Timoteo; al loro arrivo alla capitale trovarono sul trono Basilisco, appena eletto. Il magister officiorum Teocisto, già medico di Basilisco e fratello di uno dei monaci, con l'aiuto dell'imperatrice Zenonis, ottenne per i monaci udienza da Basilisco, il quale venne convinto a richiamare i patriarchi monofisiti dall'esilio.[25]
A nome di Basilisco e Marco venne promulgata (9 aprile 475) una circolare (enkyklikon) a tutti i vescovi,[26] probabilmente scritta o quantomeno approvata da Timoteo e Pietro; con essa veniva chiesto di riconoscere come validi solo i primi tre sinodi ecumenici, ricusando quindi il concilio di Calcedonia, e di rifiutare il Tomo di Leone.[24] Molti dei vescovi orientali (Evagrio parla di 500) accettarono di firmare la lettera; venne anche celebrato un concilio a Efeso, che appoggiò la circolare e si schierò su posizioni euticiane.
Accadde però che il patriarca di Costantinopoli, Acacio, si rifiutò di ricusare le decisioni del concilio di Calcedonia, che, tra le altre cose, aveva sancito il predominio del patriarcato di Costantinopoli sugli altri, alla pari con la sede di Roma. Cercato e ottenuto il sostegno dei monaci e della popolazione della capitale, Acacio palesò il proprio disdegno ricoprendo le icone della chiesa di Hagia Sophia con drappi neri, giungendo fino ad accusare Basilisco di essere un eretico.[27] In seguito chiese il sostegno di Daniele lo Stilita, un asceta che viveva su di una colonna e che era venerato dal popolo: Daniele scese dalla colonna e venne portato in spalla dal popolo; Basilisco gli si presentò affermando di essere un semplice soldato e promettendogli di annullare l'enciclica, ma Daniele lo rimproverò, minacciandolo della punizione eterna e chiamandolo «secondo Diocleziano».[28] Daniele ed Acacio organizzarono delle processioni e pregarono contro Basilisco.[29]
[modifica] Caduta e morte
Poco dopo la presa del potere, Basilisco inviò Illo e suo fratello Trocundo contro Zenone, il quale si era arroccato nella propria fortezza in Isauria e aveva ripreso la vita a capo del proprio popolo. Durante l'assedio della fortezza di Zenone, Illo e Trocundo ricevettero delle lettere da parte di alcuni dei più eminenti ministri della corte costantinopolitana, che chiedevano loro di favorire il ritorno di Zenone, in quanto la città preferiva ora un isaurico ad un monofisita, la cui impopolarità veniva aumentata dalla pressione fiscale dei suoi ministri. Poiché Basilisco non aveva mantenuto alcune promesse fatte a Illo e a Trocundo, e poiché Illo aveva catturato il fratello di Zenone, Longino, e riteneva di poter così controllare uno Zenone eventualmente restaurato sul trono imperiale, invece di combatterlo si alleò con l'imperatore deposto, e con lui marciò su Costantinopoli nell'estate del 476. Quando Basilisco ricevette la notizia de minaccia incombente, capì di dover riottenere il sostegno di quegli alleati che si era alienato: la sua prima azione fu quella di annullare la propria circolare contro il concilio di Calcedonia con una contro-circolare,[30] nell'intento di riconciliarsi col patriarca e la popolazione della capitale; purtroppo per lui era troppo tardi per rivolgere il clero e il popolo contro Zenone.[17]
Armazio, in qualità di magister militum, fu inviato in Asia Minore con tutte le forze disponibili e l'ordine di opporsi all'avanzare dell'esercito isaurico; tuttavia Zenone inviò ad Armazio un messaggio segreto, col quale gli garantiva il mantenimento a vita del rango di magister militum e l'elevazione del figlio al rango di cesare.[31] Armazio tradì dunque Basilisco alleandosi con Zenone, e marciò in Isauria attraverso una via diversa da quella percorsa da Zenone: questo tradimento decise il fato di Basilisco.[17]
Nell'agosto 476, Zenone mise sotto assedio Costantinopoli.[32] Il Senato della città aprì le porte della capitale al deposto imperatore, permettendogli così di riottenere il proprio trono. Basilisco si rifugiò nuovamente in una chiesa, ma fu tradito dal patriarca Acacio e si arrese con la propria famiglia, non prima di aver ottenuto da Zenone la solenne promessa che il loro sangue non sarebbe stato versato. Basilisco e la sua famiglia furono inviati in una fortezza in Cappadocia,[33] dove furono rinchiusi in una cisterna vuota e fatti morire di fame.[4][34]
Basilisco governò per venti mesi. Le fonti lo descrivono come un generale vittorioso, ma di lenta comprensione e facile a essere raggirato.[8]
[modifica] Note
- ^ a b c d L'esistenza di altri due figli di Basilisco di nome Zenone e Leone è suggerita dalle monete recanti i nomi di Zenone e Leone col titolo di cesare (DN ZENO ET LEO NOV CAES; NOV potrebbe essere un errore per NOBilissimi)[1]; una spiegazione alternativa vuole questa moneta intitolata a Zenone e al figlio di Armazio, che si chiamava Basilisco e sarebbe poi stato rinominato Leone (David Sears, [2]).
- ^ a b Suda.
- ^ Il nome completo è noto solo attraverso i Fasti consulares; altrimenti il suo nome è riportato solo come Basilisco.
- ^ a b c Elton.
- ^ Krautschick.
- ^ Macgeorge.
- ^ a b c d e f Smith.
- ^ a b c d Martindale.
- ^ Martindale. È anche possibile che ottenesse il rango di patricius nel 471-2, per aver aiutato Leone a sbarazzarsi dell'influenza germanica alla sua corte, con la morte di Aspare, ma c'è un riferimento a Basilisco come patricius già nel 468.
- ^ Giorgio Cedreno, citato da Smith.
- ^ a b Boardman.
- ^ Procopio, Bellum Vandalicum, vi.1-2, citato in Mathisen, Ralph, "Anthemius (12 April 467 - 11 July 472 A.D.)", De Imperatoribus Romanis.
- ^ Prisco di Panion, fr. 40, citato in Mathisen.
- ^ Procopio suggerisce che Genserico accompagnò la propria richiesta di tregua con una offerta in denaro.
- ^ L'aiutante di Basilisco, Giovanni (Joannes), vistosi circondato dai Vandali, rifiutò il salvacondotto offertogli dal figlio di Genserico, Genso, e si gettò in mare con l'armatura, affogandosi. Le sue ultime parole furono che non poteva arrendersi a dei "cani infedeli" come i Vandali, i quali erano Ariani (Procopio).
- ^ a b c d Friell.
- ^ a b c d e f Bury.
- ^ Esiste un oroscopo fatto il giorno dell'incoronazione di Basilisco — 12 gennaio 475, ore 9 —, probabilmente richiesto da un sostenitore di Zenone. L'oroscopo, conservatosi assieme agli oroscopi di due usurpatori di Zenone attraverso fonti arabe, predice correttamente la fine del potere di Basilisco entro due anni. Si veda Tamsyn Barton. Power and knowledge: Astrology, physiognomics, and medicine under the Roman Empire. University of Michigan Press, Dicembre 2002. p. 60 ISBN 0-472-08852-1
- ^ La tradizione permetteva al Senato di riconoscere un usurpatore, così Basilisco fu legalmente il nuovo imperatore. Questo, però, fu la prima successione avvenuta con un colpo di mano militare da un secolo a quella parte (Friell).
- ^ Basilisco fece coniare delle monete che celebravano Marco e sé stesso come augusti[3]. Vennero coniate anche monete d'oro celebranti l'augusta Elia Zenonis[4]: tali monete recano la legenda AVGGG, dove le tre 'G' si riferiscono ai tre augusti. Si veda John Yonge Akerman. A Descriptive Catalogue of Rare and Unedited Roman Coins. Adamant Media Corporation, 2002. p. 383 ISBN 1-4021-9224-X
- ^ Questa biblioteca, che era ospitata in una basilica vicino alla cisterna sotterranea costruita in seguito da Giustiniano I, conteneva 120.000 volumi, tra cui una famosa pergamena, lunga 35 m e contenente l'Iliade e l'Odissea di Omero in lettere d'oro.
- ^ Non si tratta di Giulio Patrizio, figlio di Aspar, che venne nominato cesare da Leone I nel 471; nello stesso anno Leone organizzò una congiura contro Aspar e i suoi figli, ma pare che Patrizio riuscì a sfuggire alla morte, a differenza del padre.
- ^ Bury. Secondo Candidus, dopo la morte di Patrizio Verina complottò in favore di un ritorno di Zenone, ma il suo piano fu scoperto da Basilisco, e solo l'intercessione di Armazio le salvò la vita.
- ^ a b "Pope St. Simplicius", Catholic Encyclopedia.
- ^ Samuel.
- ^ Di questa circolare sono state tramandate due versioni, una corta, riportata da Zaccaria ed Evagrio, ed una lunga, contenuta nel Codex Vaticanus graecus 1421; la versione corta sarebbe stata ottenuta espungendo le parti contro il patriarcato di Costantinopoli dalla versione corta, operazione attribuita ad Acacio (Grillmeier, Aloys, Christ in Christian Tradition: From the Concil of Chalcedon (451) to Gregory the Great (590-604), Westminster John Knox Press, 1986, ISBN 0664221602, p. 237).
- ^ Evagrio Scolastico.
- ^ Dopo aver ottenuto il regno, Zenone andò a far visita a Daniele.
- ^ Meyendorff, John, Imperial Unity and Christian Divisions: The Church, 450-680 AD, St Vladimir's Seminary Press, 1989, ISBN 088141056X, pp. 196-197.
- ^ Il testo della contro-circolare, che loda Acacio come «il più pio e il più santo dei patriarchi e degli arcivescovi» è contenuto in Evagrio, iii.7.
- ^ Secondo Procopio Armazio consegnò il proprio esercito a Zenone a condizione che Zenone riconoscesse il figlio di Armazio come cesare e lo nominasse suo successore. Dopo che Zenone riconquistò il proprio trono, mantenne il proprio impegno con Armazio, nominando appunto cesare il figlio, anche lui chiamato Basilisco; dopo poco tempo, però, Zenone mise a morte Armazio e rimosse il figlio.
- ^ Il capo dei Goti stanziati in Pannonia, Teodorico l'Amalo (in seguito noto come Teodorico il Grande) si alleò con Zenone: Teodorico avrebbe dovuto attaccare Basilisco e i suoi foederati, comandati dal goto di Tracia Teodorico Strabone; in cambio, Zenone avrebbe concesso all'Amalo il titolo di magister militum rivestito da Strabone, e gli stessi tributi concessi ai Goti di Tracia. È stata avanzata l'ipotesi che Costantinopoli fosse senza difese in occasione dell'assedio di Zenone perché le truppe del magister militum Teodorico Strabone si erano dirette a nord per contrastare la minaccia dei Goti pannonici. Si veda Heather, Peter, Goths, Blackwell Publishing, 1998, ISBN 0-631-20932-8, pp. 158-159.
- ^ Elton afferma che il nome della fortezza era Limnae, mentre Smith ha Cucusus ed Evagrio Scolastico Acusus.
- ^ Procopio.
[modifica] Bibliografia
[modifica] Fonti primarie
- Giorgio Cedreno. Compendium Historiarum ab Orbe Condita ad Isaacum Comnenum (1057). (in latino) Goar e Fabrot ed., 1647. pp. 349-350
- Evagrio Scolastico, Storia ecclesiastica iii. 4-8
- Prisco di Panion, Storia
- Procopio, Bellum Vandalicum i.6-8
- "Βασιλίσκος (Basiliskos)", Suda (2007-08-18)
- Zaccaria Scolastico, Cronaca siriaca, v.1 [5].
[modifica] Fonti secondarie
- John Boardman. The Cambridge Ancient History. (in inglese) Cambridge University Press, 1982. p. 49-50 ISBN 0-521-32591-9
- John Bagnall Bury. XII.1 The Usurpation of Basiliscus (A.D. 475‑476) in History of the Later Roman Empire . (in inglese) Dover Books [1923], 1958. pp. 389-395 URL consultato il 23 agosto 2006.
- Hugh Elton. Flavius Basiliscus (AD 475-476) in De Imperatoribus Romanis. 10 giugno 1998. URL consultato il 23 agosto 2006.
- Gerard Friell; Stephen Williams. The Rome That Did Not Fall. (in inglese) Routledge, December 1998. pp. 184-186 ISBN 0-415-15403-0
- Krautschick, Stephen (1986). Zwei Aspekte des Jahres 476. Historia (35): pp. 344-371.
- Penny Macgeorge. Late Roman Warlords. (in inglese) Oxford University Press, 2003. pp. 284-285 ISBN 0-19-925244-0
- John Robert Martindale; Arnold Hugh Martin Jones e John Morris. The Prosopography of the Later Roman Empire. (in inglese) Cambridge University Press, 1980. pp. 212-214 ISBN 0-521-20159-4
- Catholic Encyclopedia (1917), "Pope St. Simplicius"[6], 23 agosto 2006
- Vilakuvel Cherian Samuel. The Council of Chalcedon Re-Examined. (in inglese) Xlibris Corporation, 2001. pp. 134-139 ISBN 1-4010-1644-8
- William Smith. Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology . (in inglese) C. Little and J. Brown [1870]. p. 466 URL consultato il 23 agosto 2006.
[modifica] Approfondimenti
- John Julius Norwich. Bisanzio. Mondadori, 2000. pp. 61-64
- Georg Ostrogorsky. Storia dell'Impero bizantino. Einaudi, 1968. pp. 54-55
- Giorgio Ravegnani. Introduzione alla storia bizantina. Il Mulino, 2006. pp. 33-36
- Giorgio Ravegnani. Imperatori di Bisanzio . Bologna, Il Mulino, 2008. ISBN 978-88-15-12174-5
- Roger Rémondon. La crisi dell'Impero romano da Marco Aurelio ad Anastasio. Mursia, 1975. p. 185
- Hermann Schreiber. I Vandali. Rizzoli, 1984. pp. 133, 135, 137-41, 143-144, 146, 155, 160, 261, 274
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Basilisco di Bisanzio
- Wikisource contiene opere originali di o su Basilisco di Bisanzio
[modifica] Collegamenti esterni
- (EN) Emissioni numismatiche di Basilisco: sul sito WildWinds sul sito DirtyOldCoins
Predecessore: | Imperatore romano d'Oriente | Successore: |
---|---|---|
Zenone | 475-476 | Zenone |
Precedessore Flavio Rusticio, Flavio Anicio Olibrio |
Console romano 465 con Flavio Ermenerico |
Successore Imperatore Cesare Flavio Valerio Leone Augusto III, Taziano (Gallia) |
Precedessore Imperatore Cesare Flavio Zenone Augusto II, Post consulatum Leonis Augusti (Oriente) |
Console romano 476 con Flavio Armazio |
Successore Post consulatum Basilisci Augusti II et Armati |
Imperatori dell'Impero romano d'Oriente in ordine cronologico dal 395, anno della separazione dall'Impero Romano d'Occidente, al 1453, anno della definitiva caduta di Costantinopoli
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