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Solitario - Wikipedia

Solitario

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Il solitario è un gioco a cui partecipa un solo giocatore. Nella maggior parte dei casi l'espressione si riferisce a giochi di carte, ma esistono altri tipi di giochi per un giocatore che vengono chiamati comunemente "solitari" (per esempio, il Peg Solitaire o la variante per una persona del Mahjong).

Lo scopo di un solitario è in genere quello di ottenere un certo risultato, nel qual caso si dice che il solitario è riuscito (la "riuscita" è quindi termine equivalente a "vittoria" nei giochi per due o più persone). Il gioco ha quasi sempre una componente casuale (che garantisce che il gioco non venga mai "risolto" definitivamente dal giocatore), sebbene esistano anche solitari privi di casualità. Un'altra suddivisione possibile è fra quei solitari in cui il giocatore sceglie le proprie mosse e quelli in cui tali mosse sono obbligate. A un estremo dello spettro si danno dunque giochi di pura fortuna (elemento casuale presente, mosse obbligate) che, a dispetto di quanto si potrebbe supporre, sono estremamente diffusi. Fra gli altri casi particolari, vanno citati alcuni solitari senza elemento casuale e con mosse obbligate, che "riescono" quindi infallibilmente (vedi per esempio il solitario arabo El Arnab).

Indice

[modifica] Solitari con le carte

I primi libri che trattano in maniera diffusa dei solitari con le carte sono apparsi sul finire del 1800. Nessuno di questi però ha saputo indicare con sicurezza quale ne fosse l’origine. L’ipotesi più accreditata fa risalire il passatempo dei solitari con le carte alle virtù divinatorie risalenti all’antico popolo egizio; altri, come quando non si è certi della provenienza di qualcosa, propendono invece per attività ludiche di popoli dell’estremo oriente, altri ancora indicano negli arabi i primi utilizzatori di carte da gioco. La prima ipotesi ha tuttavia un fondamento di verità. Gli egizi, preoccupati dall’espansione coloniale dei romani, temendo che i loro segreti potessero cadere nelle mani di odiati nemici contribuendo ad aumentare il potere dei conquistatori, affidarono ai boemi parte dei loro segreti. Tra questi rientravano le capacità divinatorie derivanti dalla lettura delle carte. In realtà i romani continuarono ad utilizzare i loro sistemi divinatori (volo degli uccelli, viscere degli animali) e non si interessarono della lettura delle carte. I boemi era un popolo nomade, che si spostava da regione in regione in concomitanza con l’alternarsi delle stagioni. Essi furono ben presto identificati con gli zingari (egizi = gipsy = zingari). Tutti sappiamo che i metodi più diffusi per farsi predire il futuro da una zingara sono la lettura della mano e l’interpretazione delle carte. Da qui al solitario il passo è breve. Non potendosi sempre affidare ad uno zingaro, i più cominciarono ad inventare solitari, la cui riuscita significava che il desiderio o l’evento si sarebbe realizzato. E’ accertato perciò che gli attuali solitari con le carte discendono direttamente dalle virtù divinatorie delle carte, in relazione alla loro alternanza e vicinanza di estrazione.

I solitari, noti come 'solitarie games' negli Stati Uniti e 'patience' in Inghilterra, sono giochi di carte per giocatori singoli. Come abbiamo detto non si può determinare con certezza una data di nascita di solitari. Certo è che essi nacquero come 'arte del divinare' ossia di predire il futuro. Si può perciò affermare che le prime carte che fecero la loro apparizione furono i tarocchi. La nascita dei solitari è sicuramente anteriore in Europa al 1240; in quell'anno infatti, a causa della grande diffusione del solitario, come metodo di divinazione, il sinodo di Worcester, tra le altre cose, proibì, pena la prigione, di giocare da soli il gioco delle carte. Come spesso accade le regole che valgono per tutti non valgono per i potenti: tant'è che re Carlo VI era solito passare le sue giornate giocando a carte da solo. In Italia i solitari fecero la loro comparsa nel 1300. Durante quello stesso periodo divennero popolari in Francia, guarda caso proprio nel periodo in cui Napoleone fu esiliato. Deportato su di un'isola a meditare sulle proprie disgrazie, a Napoleone sono stati attribuiti diversi solitari da lui inventati. Sul finire del sedicesimo secolo furono inventati svariati giochi di carte, tra cui molti solitari inediti. Fu in questo periodo che l'asso divenne la prima carta per valore dopo il re, nonostante il suo numero più basso. Alcuni storici datano la nascita dei solitari proprio in questo periodo storico. Fu solo nel diciannovesimo secolo che iniziarono pubblicazioni articolate sui solitari. Si identifica in Adelaide Cadogan (illustrated games of patience) la prima scrittrice di un libro sui solitari con le carte da gioco. Una prima edizione nel 1880 e una successiva nel 1887. Ma in quel periodo si moltiplicarono i libri che trattavano dei solitari. "Patience" è soltanto uno dei termini usati per indicare i giochi di carte svolti da un solo giocatore: è il più antico termine che indica questo tipo di gioco ed è evidente la sua origine francese. Nel francese moderno il gioco di carte viene indicato più spesso come "réussite", significando "il successo", o "il risultato favorevole", per distinguerlo da pazienza. Il solitario infatti è stato considerato in passato come un'esercitazione "di pazienza" nel senso letterale del termine. Nell'italiano moderno il solitario con le carte è conosciuto solitamente come "solitario". L'uso francese di réussite è spiegato come "combinazione delle carte che le persone superstiziose usano per divinare il successo di un'impresa, di un voto, ecc.". Se questo suggerisce un'origine nell'uso delle carte per predire il futuro, la teoria è rafforzata dal nome del gioco in danese, in norvegese ed in islandese, denominato kabal o "conoscenza segreta". In Polonia, in cui la pazienza è denominata "pasjans", la parola "cabala" ha lo specifico significato di "conoscere la sorte con le carte" (cartomanzia). Forse, allora, lo scopo originale del solitario era di "predire il successo di un'impresa". Se il gioco "riesce" (réussit), la risposta è favorevole, altrimenti no. La stessa idea emerge dal solitario "Fortuna-Telling Patience" descritta da Mary Whitmore-Jones nel 1895: è un gioco per tre o più giocatori ed era il preferito dalle giovani signore del tempo, per conoscere il loro destino futuro. Ogni seme ha un suo significato: i cuori amore, i quadri corteggiamento, le picche sposalizio, i fiori irrimediabilmente singole. Completare una delle quattro basi rappresentava il responso. Se nessuna base era completata la predizione rimaneva avvolta nel mistero.

Il fatto che "patience" sia una parola di origine francese non significa necessariamente che in Francia siano nati i solitari. Healey e Ross sostengono che è più probabile l'origine tedesca o scandinava. Il più antico riferimento che si conosca si trova in un libro tedesco del 1783, in cui si tratta dei giochi, e sono citati i termini "pazienza" e "cabala". In un testo, sempre tedesco, del 1798 il solitario è rappresentato come scontro fra due giocatori, ciascuno dei quali a turno gioca un gioco di pazienza mentre altri e presumibilmente anche gli stessi giocatori scommettono sul risultato. Molti altri sono i riferimenti storici, tutti delle regioni baltiche, che indicano queste modalità di gioco, il che rafforza la teoria che il solitario sia nato come competizione tra due giocatori e solo più tardi sia diventato un gioco da singoli. [1]

[modifica] Elenco di solitari di carte

[modifica] Solitari classici

CANFIELD[2]

Si racconta che, sul finire del secolo scorso, a Saratoga, un certo signor Canfield, titolare di una sala da gioco, vendesse un mazzo di carte a 50 dollari ai giocatori in sala, sfidandoli a risolvere un solitario di suo invenzione alquanto difficile. Per ogni carta che il giocatore riusciva a porre sulle basi pagava 5 dollari. Mediamente riusciva a guadagnare 25 dollari a partita. Disgraziatamente doveva utilizzare un croupier per ogni giocatore, con notevole aumento dei costi di gestione, così decise di dedicarsi maggiormente ai tavoli da gioco dove un solo croupier poteva impegnare molti avventori. Per una sorta di confusione mentale molti chiamano questo solitario Klondike con il quale nulla a che vedere se non per il fatto che nacque nella stessa epoca dei cercatori d'oro. In Italia questo solitario è noto con il nome di "Il dispettoso".

Un solo mazzo da 52 carte. Sul tableau quattro pacchetti che compongono il tableau. Un pacchetto destinato alla riserva con 13 carte. Quattro pacchetti a ricevere le basi. Un tallone e un pozzo. Ridistribuzioni illimitate. Nel Canfield classico la prima base è rappresentata dalla prima carta estratta dal tallone; le altre basi dovranno cominciare con la stessa carta (dopo il K si porrà l'A). Il solitario si considera riuscito quando tutte le carte sono state messe sulle basi.


PIRAMIDE (o campagna d'Egitto)[3]

Si dice che il gioco prenda nome dalla spedizione di Napoleone in Egitto. Si tratta comunque di uno tra i tanti solitari attribuiti alla creatività dell'imperatore. Si gioca con 52 oppure con 40 carte (eliminando gli 8, 9 e i 10) di un solo mazzo di carte anglo-francesi. Nel primo caso la somma da totalizzare per ogni accoppiamento di carte è tredici; nel secondo è dieci. Con il mazzo si forma una piramide di 28 carte su sette file, partendo da una carta al vertice superiore per finire con sette carte di base. Ogni fila è formata in modo da lasciar intravedere le carte sottostanti. All'inizio sono utilizzabili solo le sette carte della fila in basso. Man mano che si abbineranno le carte, si renderanno libere le carte sovrastanti. Si possono eliminare le carte che, accoppiate, formino la somma tredici (es. 5+8=13); i Re si scartano da soli. Dal tallone potete prendere una carta alla volta, abbinarla con una carta del tableau o lasciarla nel pozzo. Sono ammesse due distribuzioni. Il gioco è alquanto difficile. Le possibilità di riuscita sono scarse. Le possibilità di abbinamento sono 4 su 51. Appunto per la sua difficoltà, la Piramide si può vincere parzialmente: per ogni fila che si riesce ad eliminare sono assegnati 10 punti, sicché il punteggio massimo è 70 punti.


KLONDIKE[4]

Il solitario Klondike si gioca con un mazzo di 52 carte anglo-francesi. Numerose sono le varianti che riguardano soprattutto le carte che vanno al pozzo ed il numero delle smazzate. Nel Klondike classico non ci sono redistribuzioni e al pozzo va una sola carta per volta. Per iniziare, prevedete spazio per sette file di carte; mettete, coperte, una carta nella prima fila, due nella seconda fila, tre sulla terza e così via. Voltate la prima carta di ogni mazzetto. Lo scopo, per quanto ovvio, è di trasferire tutte le carte sulle basi in senso ascendente per seme. Sul tableau si costruisce in senso discendente per colori alterni. Un'intera fila di carte può essere spostata. Gli spazi resisi vuoti di ogni colonna possono essere colmati solo dal K o da una serie di carte che inizi con il K.


FREECELL[5]

Si gioca con un mazzo di 52 carte anglo-francesi. Per iniziare, prevedete spazio per quattro carte della riserva. Non c'è pozzo, né tallone. Distribuite le 52 carte in otto colonne, le prime quattro di 7 carte ognuna, le restanti quattro colonne di 6 carte ognuna, in modo che siano tutte visibili. Lo scopo, per quanto ovvio, è di trasferire tutte le carte sulle basi in senso ascendente per seme. Sul tableau si costruisce in senso discendente per colori alterni. Un'intera fila di carte può essere spostata. Gli spazi resisi vuoti di ogni colonna possono essere colmati da una qualsiasi carta oppure da una serie di carte costruite in senso discendente per colori alterni. Sulla riserva può andare una sola carta alla volta e non più di una. Le carte della riserva possono andare al tableau o sulle basi secondo la regola esposta.


GOLF[6]

Si gioca con un mazzo di 52 carte anglo-francesi. Formare 7 colonne di 5 carte ciascuna sovrapposte in modo che tutte siano visibili. Il resto del mazzo forma il tallone. Non ci sono basi. Prevedere lo spazio per il pozzo. Lo scopo, contrariamente alla normalità, dove le carte devono tutte essere trasferite sulle basi in senso ascendente per seme, è di scartare le carte nel pozzo. Solo l'ultima carta di ogni colonna è disponibile. La prima carta utilizzabile per la costruzione è già nel pozzo, al tallone ne rimangono 16. Nel pozzo si può mettere una carta di valore immediatamente superiore o inferiore indipendentemente dal seme. Se la carta è un K si può mettere solo un Q e non un A. Se la carta è un A si può mettere solo un 2 e non un K. Esistono diverse varianti a queste due ultime regole esposte. Terminati gli spostamenti possibili, si gira una nuova carta dal tallone al pozzo e si ricomincia a costruire. Terminate le carte del tallone, eseguiti tutti gli spostamenti possibili, per dirsi il solitario riuscito il tableau deve risultare vuoto.


ACES UP[7]

Si gioca con un solo mazzo da 52 di carte anglo-francesi. Sul tavolo da gioco si predispongono quattro spazi. Dal tallone su ciascuna casella viene messa una carta sovrapponendola alle precedenti se presenti. Solo l'ultima carta di ciascun pacchetto è utilizzabile. Il valore delle carte va dal 2 all'Asso passando per il K. Lo scopo del solitario è quello di eliminare tutte le carte tranne i quattro assi che sono poi le carte che hanno il maggior valore (da qui il nome di Aces Up). Si può eliminare, tra le quattro esposte, la carta che ha il valore più basso e purché sul tableau ve ne sia un'altra dello stesso seme di valore maggiore. La casella che si libera può essere occupata da una qualsiasi altra carta. Esiste una variante dove è prevista una casella di riserva per poggiare momentaneamente una sola carta.

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