Lacus Curtius
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Il Lacus Curtius è un antichissimo sito del Foro Romano che si trova nei pressi della Curia, sede del Senato di Roma. Il luogo deve il suo nome alla Gens Curtia, secondo quanto riportato in tre diverse versioni dagli storici romani Tito Livio e Marco Terenzio Varrone.
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[modifica] Storia
Secondo una prima versione di Tito Livio, il sabino Mevio Curzio (Mettius Curtius), dopo aver ucciso in duello il romano Osto Ostilio, essendo inseguito da Romolo desideroso di vendetta, trovò scampo nella palude ove in seguito sarebbe sorto il Foro Romano. Per una seconda versione, di Terenzio Varrone, invece si tratterebbe di un luogo dichiarato sacro, secondo l'usanza romana, perché colpito da un fulmine, e la cui consacrazione avvenne nel 445 a.C. sotto il Consolato di Gaio Curzio Filone.
Secondo una terza versione ancora di Tito Livio, il luogo ricorderebbe una profonda voragine apertasi al centro del Foro, che secondo gli auguri si sarebbe colmata soltanto gettandovi la cosa più preziosa del popolo romano. Vennero così fatti diversi tentativi con sporte di terra ed offerte di frutti, ma invano; poiché l’ira degli dei non si placava, il popolo era terrorizzato. Allora il giovane cavaliere Marco Curzio, ritenendo che la cosa più preziosa del popolo romano fosse il coraggio dei suoi soldati, armatosi di tutto punto montò a cavallo e si consacrò agli dei Mani gettandosi nella spaventosa voragine fiammeggiante, che immediatamente lo inghiottì, e finalmente si richiuse.
A memoria del fatto resta un bassorilievo marmoreo rinvenuto nel 1553 nei pressi della Colonna di Foca, rappresentante il cavaliere Marco Curzio mentre si getta nella voragine. Il sito esatto fu scoperto da Giacomo Boni il 17 aprile 1903, il quale poco dopo onorò il luogo con una libazione fatta con rito romano, insieme all'amico Horatio Brown[1]. Attualmente il sito si presenta come un avvallamento del terreno di forma trapezoidale, parzialmente ricoperto dall’originale pavimentazione del Foro in lastroni di travertino, risalente all'età di Cesare; al livello più basso si scorge parte della pavimentazione più antica in blocchi di tufo, con al centro un pozzo, in cui la gente di passaggio era solita gettare monete. A fianco del Lacus Curtius è innalzato un bel calco del suddetto bassorilievo raffigurante Marco Curzio, mentre l’originale è attualmente conservato nei Musei Capitolini.
Del leggendario episodio resta memoria anche nello stemma della famiglia De Curtis di Napoli, che nella parte centrale raffigura un cavaliere armato che si getta in una voragine fiammeggiante. Nei pressi del Lacus Curtius venne ucciso l'imperatore Galba, nel 69.
[modifica] Note
- ^ Sandro Consolato. Giacomo Boni, l'archeologo-vate della Terza Roma, in Gianfranco De Turris (curatore). Esoterismo e Fascismo. Roma, Edizioni Mediterranee, 2006, p. 186. ISBN 8827218319 (I ed. Giacomo Boni, il veggente del Palatino, Politica Romana, 2004, 6, 49.)
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Lacus Curtius
[modifica] Collegamenti esterni
- "Lacus Curtius": ricostruzione computerizzata dal Digital Roman Forum
- Mappa del Foro Romano con l'ubicazione del Lacus Curtius
- Immagini del Lacus Curtius e sua descrizione
- Il Foro Romano Storia e Monumenti di Christian Hülsen ed. Ermanno Loescher 1905