Dottor Watson
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Il dottor John Hamish Watson è un personaggio creato dallo scrittore Arthur Conan Doyle come coprotagonista delle avventure del detective Sherlock Holmes. Appare per la prima volta nel romanzo Uno studio in rosso, pubblicato nel 1887 ed è presente in tutti i romanzi e quasi tutti i racconti del ciclo di Sherlock Holmes, svolgendo, salvo rarissime eccezioni, il ruolo di io narrante delle vicende.
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[modifica] Biografia
Nato presumibilmente poco prima del 1860 (la sua età dovrebbe essere vicina a quella di Doyle, sebbene fonti esterne al canone, e quindi non ufficiali, ne collochino la nascita al 7 Agosto 1852), non si hanno sue notizie biografiche dopo il 1914 (anno in cui è ambientata la cronologicamente più tarda avventura di Holmes, ma è verosimilmente ancora in vita nel 1927 (quando viene pubblicato l' ultimo racconto della serie).
Laureatosi in medicina all' università di Londra nel 1878, John H. Watson diventa un chirurgo militare dell' esercito coloniale britannico. Nel 1880 partecipa alla Seconda Guerra Afgana, restando ferito nella battaglia di Maiwand.
Congedato, ritorna Londra e decide di trovare casa: i prezzi elevati degli affitti lo inducono a cercare un coinquilino. Incontra così Sherlock Holmes, con il quale divide un appartamento al 221B Baker Street. Durante i due decenni successivi Watson collabora costantemente con Holmes nel corso delle sue numerose indagini. Gli eventi narrati in Uno studio in rosso sono da collocarsi presumibilmente poco dopo il 1880 (anno della battaglia di Maiwand) mentre le storie successive (pubblicate non in ordine cronologico) sono ambientate prevalentemente nei due decenni successivi (alcune presentano precise datazioni, altre una collocazione temporale più vaga), sino al pensionamento di Holmes (avvenuto all' incirca nel 1903), mentre vengono fatte pubblicare da Watson in periodi successivi (sino al 1927). I due tornano a collaborare un' ultima volta assieme nel racconto L' ultimo saluto, ambientato nel 1914. Sposato almeno due volte; la prima con Mary Morstan (incontrata durante gli avvenimenti di Il segno dei quattro), e nuovamente in seguito, con una donna di cui Doyle non parla affatto.
Quanto alla professione di Watson durante il periodo di convivenza con Holmes, si presume che eserciti regolarmente l' attività medica, sebbene Doyle, nei suoi racconti, non dia informazioni precise in tal senso; ne si ha notizia di un luogo in cui egli riceva i pazienti. Inoltre da ciò che emerge nei racconti le attività di Watson appaiono del tutto svincolate da impegni o orari precisi (sebbene ciò possa essere dovuto a pure esigenzeletterarie). Si può ipotizzare che egli tragga tutti i suoi guadagni dai racconti da lui pubblicati e dalla collaborazione alle indagini di Holmes (ipotesi che trova conferma nella visione di Watson come alter-ego di Doyle, il quale era effettivamente un ex medico che viveva sulla sua attività letteraria).
[modifica] Caratteristiche del personaggio
Watson è stato frequentemente identificato come l' alter-ego letterario di Doyle. Vicino all' autore per età, professione, cultura e classe sociale, narrando le storie in prima persona fà necessariamente proprie le osservazioni e le opinioni di Doyle stesso. Tra le fonti di ispirazione per il personaggio, alcuni vi vedono anche il chirurgo militare A.F. Preston, ferito durante la battaglia di Maiwand.
[modifica] Psicologia
Uomo intelligente e di ottima cultura, dotato di un grande moralità ed un forte senso dell' onore (con uno spiccato amor patrio da ex militare) Watson è un tipico e ordinario rappresentante della borghesia londinese della tarda età vittoriana (contrapponendosi al più "outsider" Holmes); ben inserito nella società londinese, in grado di destreggiarsi abilmente tanto nella buona società (con cui ha spesso a che fare durante le indagini e nei cui confronti porta sempre un britannico rispetto e devozione), alla quale è comunque estraneo, quanto nel mondo della piccola borghesia urbana.
Nonostante le indubbia capacità (è laureato in medicina e dotato di grande abilità narrativa) Watson appare quasi costantemente adombrato dal genio di Holmes, la cui mente brillante e anticonvenzionale si contrappone all' intelligenza ordinaria e chiusa di Watson, che in più di una occasione scatena le ire del compagno, dimostrandosi troppo lento a capire e incapace di andare oltre i suoi schemi mentali (accusa che del resto Holmes imputa a quasi tutti coloro che ha l' occasione di conoscere). Watson del resto, pur consapevole dei propri limiti rispetto all' amico, sembra spesso compiacersi (soprattitto all' inizio) delle mancanze e delle stranezze di Holmes (come nell' elenco di conoscenze e lacune stilato in Uno studio in rosso). Tra i due esiste comunque affetto sincero, e un'interazione perfetta tra caratteri opposti.
Nel corso dei racconti Watson sembra brillare progressivamente "di luce riflessa". Se infatti in Uno studio in rosso, appare come un semplice narratore, ascoltando le riflessioni dei tre investigatori (Holmes e i meno brillanti Gregson e Lestrade), nei racconti successivi collabora in modo sempre più attivo, rivelandosi spesso più brillante dei detective di Scotland Yard, arrivando spesso a scoprire prove e indizi senza l' aiuto di Holmes (che in più occasioni, come ne Il mastino dei Baskerville, manda l' amico a fare indagini preliminari prima di intervenire di persona). Spesso inoltre le conoscenze mediche di Watson si rivelano indispensabili alla soluzione del caso.
Al contrario di Holmes, Watson dimostra un notevole interesse per il genere femminile. Malgrado raramente lo si veda conivolto in affari sentimentali all' interno dei racconti, numerose sono infatti le allusioni da parte di Holmes alle vicende amorose dell' amico (ne Il segno dei quattro, ad esempio, viene detto che in fatto di donne egli ha "un' esperienza che si estende su molte nazioni e tre diversi continenti").
[modifica] Descrizione fisica
In Uno Studio in rosso, Watson viene descritto dal collega Stamford come "magro come un' acciuga e scuro come una castagna", ma il contesto di tale descrizione (che si riferisce alle sue condizioni al ritorno dalla guerra) lascia intendere che il "normale" aspetto di Watson sia ben diverso. In L'avventura di Charles August Milverton Doyle traccia un più preciso ritratto del suo personaggio, descritto come un uomo di media statura, dalla corporatura robusta, mascella squadrata, e collo massiccio. Inoltre è questa l' unica occasione in cui si accenna ai baffi, divenuti un elemento caratteristico del personaggio nelle illustrazioni e nelle versioni cinematografiche (e del resto già utilizzato costantemente dagli illustratori ben prima che Doyle ne facesse menzione). Le sue imprese nel corso dei racconti lo fanno apparire come una persona agile e dal fisico atletico. In Il mastino dei Baskerville egli stesso afferma di essere molto abile nella corsa (sorprendendosi di come Holmes, nel momento del bisogno, sia in grado di correre più veloce di lui), mentre in Il vampiro del Sussex si apprende che in passato ha giocato a Rugby nel Blackheath. Il suo successo con le donne presume inoltre che si piuttosto attraente.
[modifica] Teatro e cinema
Nelle illustrazioni ottocentesche, nonché nelle rappresentazioni teatrali e nei successivi film, Watson viene generalmente rappresentato come un uomo tarchiato, con baffi, di età variabile (generalmente vicina a quella di Holmes). Sebbene non sia un elemento distintivo, tanto nelle illustrazioni quanto nei film, Watson indossa frequentemente una bombetta. In contrasto con la descrizione letteraria, al cinema è a lungo prevalsa l' immagine di un Watson flemmatico e grassoccio, introdotta dall' attore Nigel Bruce, protagonista della celebre serie di film accanto a Basil Rathbone.
Bruce diffonde anche lo stereotipo, già sviluppato in precedenza, di un personaggio caricaturale e fondamentalmente ottuso, destinato a perdurare, soprattutto in america, sino a tempi recenti. Una più correttà visione del personaggio è stata offerta da André Morrell in La furia dei Baskerville, oltre che da Colin Blackley in La vita privata di Sherlock Holmes. Negli anni Ottanta è stata particolarmente apprezzata dai fan l' interpretazione di David Burke, in seguito sostituito da Edward Harwicke, nella serie Le avventure di Sherlock Holmes.
[modifica] Elementare, Watson!
Il modo di dire più tipico attribuito ad Holmes è la frase "Elementare, Watson!" ("Elementary, my dear Watson!"), quando egli spiega, con una certa sufficienza, all'amico medico la soluzione di un caso. In realtà non c'è una sola pagina scritta da Arthur Conan Doyle in cui il famoso detective pronunci quella frase. In una sola pagina della raccolta Le memorie di Sherlock Holmes, nel racconto "L'uomo deforme", Holmes, rispondendo ad una domanda di Watson, fa uso di questo modo di dire: "Elementare!". La celebre frase è stata introdotta solo a partire dagli adattamenti teatrali del celebre detective ed è stata resa popolare con la cinematografia successiva.
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Collegamenti esterni: Uno Studio in Holmes - Associazione sherlockiana (dove si trovano anche i testi integrali in originale) |