Criticismo
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Il criticismo è un indirizzo filosofico che si propone di risolvere i problemi della conoscenza filosofica con la sua scomposizione in problemi elementari, in modo da poterli studiare meglio, e poi giudicare. Il suo principio sta nel criticare la ragione tramite la ragione stessa, in modo da scoprirne i limiti e da fondare con certezza alcuni dei principi che afferma. In questo modo è possibile restringere il campo della filosofia, ma essere sicuri della sua verità all'interno di quel campo. Infatti, il criticismo è stato chiamato anche filosofia del limite, in quanto tende a limitare la conoscenza umana, per quanto in questo modo possa affermare qualcosa di certo. Il criticismo, in fin dei conti, è un'analisi della ragione umana, che diventa giudice e imputato nel tentativo di scoprire cosa può realmente conoscere e affermare con certezza.
Il maggior esponente di questa corrente filosofica è il filosofo tedesco Immanuel Kant.
[modifica] Criticismo tra razionalismo ed empirismo
La nascita del criticismo si interpone in una situazione piuttosto particolare nel campo della filosofia: esso nasce alla fine del XVII secolo, momento in cui la ricerca filosofica si era fermata di fronte allo scontro tra due concezioni opposte e fino a quel momento inconciliabili: il razionalismo e l'empirismo.
- Il razionalismo, il cui maggior esponente era Cartesio, era quella corrente filosofica che si proponeva di spiegare tutta la realtà circostante tramite la ragione, partendo dall'idea di Dio e dall'autocoscienza (il cogito ergo sum cartesiano). Si avvaleva, cioè, del solo strumento della conoscenza a priori. Il punto debole di questa corrente di pensiero, tuttavia, era rappresentato dall'impossibilità di affermare con certezza che il pensiero corrispondesse all'essere, che il piano logico corrispondesse al piano ontologico;
- L'empirismo, rappresentato da John Locke, David Hume e Thomas Hobbes, era la corrente filosofica che affermava l'esatto contrario del razionalismo: secondo gli empiristi l'unico modo per conoscere la realtà circostante è tramite i sensi, tramite le percezioni che abbiamo. Essi, cioè, utilizzavano esclusivamente conoscenze a posteriori, ma in questo modo le idee che ne derivavano non avevano valore universale, ma solo in quel momento ed in quella situazione. Ne derivava, quindi, uno scetticismo, e un'impossibilità di conoscere qualcosa con certezza.
Il criticismo supera questo dualismo e cerca di sintetizzarlo in un'unica corrente filosofica. Kant attua una vera e propria Rivoluzione copernicana nel campo della conoscenza filosofica, perché, come Copernico invertì il rapporto tra il sole e la terra, così il filosofo tedesco invertì i rapporti tra soggetto e oggetto della conoscenza. Mentre prima si pensava che il soggetto si adattasse alla natura, ora si comincia a pensare che le strutture mentali del soggetto determinino la conoscenza, tramite le informazioni che provengono dall'oggetto. In sintesi, il tipo di conoscenza che Kant inaugura è l'unione tra la conoscenza a priori razionalistica e la conoscenza a posteriori empirica: infatti, la conoscenza nel criticismo è la sintesi tra elementi a priori, già presenti nella mente del soggetto (il concetto di spazio e di tempo, ad esempio), ed elementi a posteriori, che provengono dall'esterno, dall'oggetto della conoscenza: il fenomeno.
[modifica] Il problema metafisico
Il criticismo, nel suo tentativo di affermare con certezza alcune conoscenze della ragione umana, è costretto ad ammettere i limiti dell'uomo. Al di là di questi limiti è l'idea di Dio e la sua spiegazione. Kant inserisce il concetto di Dio come un postulato, in quanto non è possibile spiegarlo solo con gli strumenti della ragione.
In particolare è impossibile dimostrare l'esistenza di Dio perché, nel tentativo di farlo, la ragione entra inevitabilmente in una serie di antinomie, cioè in contraddizioni tra la ragione e sé stessa. Questo perché esistono spiegazioni possibili sia ad una possibilità sia all'altra. Ad esempio è impossibile affermare con certezza se il mondo abbia un inizio e un termine spazio-temporale o sia infinito ed eterno, oppure se esista una libertà di scelta o esista solo il principio di causa-effetto.
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