Vincenzo Cuoco
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« "Il vostro Claudio è fuggito, Messalina trema"... Era obbligato il popolo a saper la storia romana per conoscere la sua felicità?. » | |
(Vincenzo Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799)
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Vincenzo Cuoco (Civitacampomarano, 1 ottobre 1770 – Napoli, 14 dicembre 1823) è stato uno scrittore, giurista, politico, saggista ed economista italiano.
Indice |
[modifica] Biografia
Vincenzo Cuoco nacque il 1 ottobre 1770 nella città molisana di Civitacampomarano da Colomba de Marinis e da Michelangelo, avvocato e studioso di economia, esponente di una famiglia della borghesia di provincia. Fu avviato dal padre, avvocato e interessato di economia, agli studi di legge sotto la guida del sacerdote Francesco Maria Pepe e del marchese Costantino Lemaitre di Lupara, entrambi allievi del Genovesi. Studiò Vico, di cui mostrerà l’influenza nel “Saggio storico”. Nel 1787 si recò a Napoli per studiare legge. La carriera forense non lo appassionava affatto a causa soprattutto della sua timidezza e della sua onestà, che gli impediva di difendere i colpevoli. Abbandonò tali studi dedicandosi a quelli di economia, di politica e di lettere. Entrò a contatto con valenti intellettuali, tra i quali Giuseppe Maria Galanti, con il quale collaborò alla compilazione del quarto volume della “Descrizione geografica del regno delle due sicilie”. Galanti, in una lettera del 4 settembre 1790 al padre Michelangelo, descrive Vincenzo: “capace, di molta abilità e di molto talento”, ma “trascurato” e “indolente”, forse non soddisfatto appieno della collaborazione di Vincenzo alla stesura della sua Descrizione geografica e politica delle Sicilie. Non si immischiò ai moti che precedettero la Repubblica Napoletana, ma fu un buon cittadino. Si iscrisse al circolo patriottico di Del Noce. Fu segretario di Ignazio Falconieri, che era stato nominato commissario organizzatore del dipartimento del Volturno. Fu protagonista dello smascheramento della congiura realista dei Bacher, guadagnandosi un ringraziamento di Eleonora Pimmentel Fonseca sulle pagine del “Monitore Napoletano”, il 23 aprile. Fu arrestato il giugno del 1799 e rimase in carcere circa 10 mesi, fino a quanto il 23 aprile del 1800 venne condannato a vent’anni d’esilio e alla confisca di tutti i beni. Nel 1801 pubblicò la prima edizione del “Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli”. Divenne collaboratore del “Redattore Italiano” e poi del “Redattore Cisalpino”. Fu nominato direttore del “Giornale Italiano”e vi collaborò sino al 1806. Scrisse il “Platone in Italia”: l’autore finge di aver ritrovato un antico manoscritto greco dove si narra di un viaggio di Platone nelle città italiche, in cui sostiene l’esistenza di una civiltà italica preellenica. Con la restaurazione francese nel meridione, nel 1806 tornò a Napoli e divenne consigliere regio. Nel 1807 divenne membro della commissione feudale, nel 1808 fu giudice della corte di cassazione, nel 1811 fu nominato presidente della Reale Istituto di Incoraggiamento. Dal 1806 fu direttore del “Corriere di Napoli”, mentre dal 1806 al 1811 del “Monitore delle due Sicilie”. Dal 1810 ebbe l'incarico di Capo del Consiglio Provinciale del Molise e durante tale impegno scrisse nel 1812 Viaggio in Molise, opera storico-descrittiva sulla sua regione natale. Propose una riforma della scuola che fu elaborata e approvata dal ministro degli interni Zurli nel 1811 Al ritorno dei borboni, fu esautorato di ogni carica, eccetto quella di direttore generale del tesoro. Morì a seguito di lunghi e dolorosi anni funestati dalla follia che lo colpì a partire dal 1816 (forse anche a seguito del travaglio interiore scatenato dalla Restaurazione), spingendolo alla distruzione di molti suoi manoscritti rimasti inediti e costringendolo a ridurre progressivamente le sue attività sino alla morte, avvenuta a Napoli il 13 dicembre 1823.
[modifica] Opere
Studioso di letteratura, giurisprudenza e filosofia, Vincenzo Cuoco si segnala, oltre che per la sua attività pubblicistica, per il Platone in Italia, originale romanzo utopistico in forma epistolare e, soprattutto, per il Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, opera di fondamentale importanza nella nostra storiografia, forse non studiata e conosciuta quanto meriterebbe. Lavorò ad altri saggi ed opere letterarie, rimaste in gran parte incompute (salvo il saggio Viaggio nel Molise, scritto nel 1812) e da egli stesso distrutte nel corso delle crisi nervose causate dalla malattia che lo accompagnò nei suoi ultimi anni.
[modifica] Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
« Tutte le volte che in quest'opera si parla di “nome”, di “opinione”, di “grado”, s'intende sempre di quel grado, di quella opinione, di quel nome che influiscono sul popolo, che è il grande, il solo agente delle rivoluzioni e delle controrivoluzioni.. » | |
(V. Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799)
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Il Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 fu scritto durante l'esilio a Parigi e pubblicato a Milano in forma anonima nel 1801.
L'opera narra gli eventi occorsi a Napoli tra il dicembre del 1798 (fuga di re Ferdinando I di Borbone in Sicilia) e la caduta della Repubblica Partenopea, comprese le rappresaglie che ne seguirono la fine.
Il saggio conobbe un vasto successo (fu presto tradotto anche in tedesco) e andò abbastanza rapidamente esaurito, tanto da spingere l'autore - anche per scoraggiare i tentativi di ristampa abusiva - a porre mano ad una nuova edizione ampliata, che vide la luce nel 1806. Nel 1807 il saggio fu tradotto anche in Francese (quasi contemporaneamente ad analoga tradfuzione del "Platone in Italia").
Accanto alla dimensione puramente storiografica, attraverso la quale vengono ripercorsi gli eventi che condussero alla nascita e alla rapida fine dell'effimero esperimento repubblicano (inquadrati nel contesto dell'invasione francese), l'opera si propone come un commento storico e mira a delineare una lettura critica della vicenda rivoluzionaria.
Il racconto degli accadimenti viene proposto sotto forma di indagine rigorosa dei fatti ed investe l'esposizione dei principi teorici che mossero gli artefici della rivoluzione napoletana.
Senza indulgere in enfasi e retorica, viene in tal modo offerto al lettore uno spaccato della vivace ed avanzata cultura filosofica e politica d'inizio secolo nella capitale del Sud d'Italia (all'epoca in Europa seconda solo a Parigi per estensione), ove gli insegnamenti di Francesco Mario Pagano (1748-1799), di Antonio Genovesi, di Gaetano Filangieri (1752-1788), e di Giambattista Vico confluiscono a filtrare ed aggiornare la lettura sempre valida del "Principe" di Niccolò Machiavelli.
« I Francesi furono costretti a dedurre i princìpi loro dalla più astrusa metafisica, e caddero nell'errore nel qual cadono per l’ordinario gli uomini che seguono idee soverchiamente astratte, che è quello di confonder le proprie idee con le leggi della natura.. » | |
(V. Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799)
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Poste a confronto la Rivoluzione francese e quella partenopea, Vincenzo Cuoco indaga le ragioni del fallimento di quest'ultima e ne individua con lucidità e senza pregiudizi le cause: ispirata e poi di fatto imposta dagli stranieri, la rivoluzione coinvolge a Napoli solo una élite molto limitata numericamente (e largamente impreparata alla difficile arte del governo), senza penetrare nella coscienza popolare e senza tenere in alcun conto delle peculiarità, tradizioni, necessità reali ed aspirazioni più autentiche che caratterizzavano le genti napoletane.
« ...Se mai la repubblica si fosse fondata da noi medesimi; se la costituzione, diretta dalle idee eterne della giustizia, si fosse fondata sui bisogni e sugli usi del popolo; se un'autorità, che il popolo credeva legittima e nazionale, invece di parlargli un astruso linguaggio che esso non intendeva, gli avesse procurato de' beni reali, e liberato lo avesse da que' mali che soffriva; forse... noi non piangeremmo ora sui miseri avanzi di una patria desolata e degna di una sorte migliore.. » | |
(V. Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799)
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Se da un lato, secondo Cuoco, il governo rivoluzionario cadde vittima -prima di tutto- della sua stessa imperizia tecnico-politica, dall'altro l'esperimento era votato in partenza al fallimento in quanto mirava ad applicare ciecamente il modello della Rivoluzione francese (oggi diremmo: esportare la democrazia), tal quale, senza minimamente preoccuparsi di adattarlo alla realtà napoletana e alle sue peculiarità.
D'altra parte, osserva Cuoco con spirito squisitamente moderno e rara acutezza, si pretendeva che il popolo aderisse ciecamente ad una rivoluzione della quale non poteva capire né i valori, né le ragioni: «Il vostro Claudio è fuggito, Messalina trema»... Era obbligato il popolo a saper la storia romana per conoscere la sua felicità?.
La Rivoluzione fu dunque imposta al popolo, piuttosto che proposta o sorta dalle sue istanze più autentiche e profonde, determinando pertanto una profonda ed insanabile frattura tra gli intellettuali che la guidarono e la popolazione che se ne sentì sostanzialmente estranea e che spontaneamente seppe riconoscerla per quel che certo essa era a livello geopolitico: un regime imposto dall'interesse di una potenza straniera.
L'acuta e onesta critica di Cuoco - sempre sostenuto nella sua opera da un raro attaccamento al realismo e da una logica incalzante - nel condannare la cieca fiducia delle élite in teorie generali che non tengono nel giusto conto la storia e la cultura più profonde e vere dei popoli, individua dunque già all'alba del XIX secolo nella frattura tra classi dirigenti e istanze popolari quello che sarà forse il più grave dramma dell'intera avventura risorgimentale italiana e che tanto dovrà pesare sulla storia dell'Italia unita, sino a i giorni nostri.
[modifica] Platone in Italia
« Se l'arte dell'eloquenza è l'arte di persuadere, non vi è altra eloquenza che quella di dire sempre il vero, il solo vero, il nudo vero. Le parole, onde è necessità di nostra inferma natura di rivestire il pensiero, saranno tanto più potenti, quanto più atte al fine, cioè più nudo lasceranno il vero, che è nel pensiero.. » | |
(V. Cuoco - Platone in Italia)
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Il Platone in Italia, diviso in due volumi, è un originale esempio di romanzo storico scritto in forma epistolare che l'autore finge di aver tradotto dal greco. L'opera, che fu scritta prima del rientro dell'autore a Napoli nel 1806 (e fu pubblicata nello stesso anno) è dedicato alla celebrazione del mito di un'immaginata "Italia pitagorica" intesa come antico e mitico luogo della saggezza.
Nel racconto immaginario di Cuoco si descrive il viaggio intrapreso dal giovane Cleobolo, discepolo di Platone, in visita nella Magna Grecia in compagnia del suo maestro e si prende spunto da esso al fine di esaltare l'originalità e la natura primigenia della civiltà italiana, vista da Cuoco come più antica di quella ellenica: è nell'Italia meridionale che quelle popolazioni raggiungono per prime l'apice sia nel campo delle istituzioni civili, sia in quelli delle scienze e delle arti.
Anche in quest'opera è chiaramente rintracciabile l'influsso di Vico e del suo De antiquissima Italorum sapientia, laddove Cuoco ne coglie non solo la dimensione storica, ma anche quella filosofica.
Importante dal punto di vista ideologico, l'opera intende affermare la supremazia culturale italiana rispetto alla Francia ed al resto d'Europa e può essere considerata come un preannuncio della corrente d'orgoglio nazionale che si svilupperà in tutto il primo ottocento e che culminerà nel celebre Del primato morale e civile degli Italiani di Vincenzo Gioberti.
A tratti disorganica e monotona, l'opera non rende giustizia al suo autore da un punto di vista squisitamente letterario, specie se confrontata con lo stile strordinariamente persuasivo, agile ed efficace del Saggio sulla rivoluzione napoletana.
[modifica] Curiosità
Il primo liceo di Napoli è stato dedicato a Vincenzo Cuoco.
[modifica] Bibliografia
- A. Boroli e AA.VV., Universo - la grande enciclopedia per tutti, Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara, 1970;
- AA.VV., l'Enciclopedia, UTET Torino - Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara - Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A., Roma, 2003;
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene opere originali di Vincenzo Cuoco
- Wikiquote contiene citazioni di o su Vincenzo Cuoco
[modifica] Collegamenti esterni
Opere integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza:
- Platone in Italia, Vol.1 (1916) e Vol.2 (1924), [1];
- Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 (1913), scaricabile gratuitamente qui: liber liber;
- Scritti vari. Periodo milanese Vol. 1 (1924) e Scritti vari. Periodo napoletano Vol. 2 (1924)
Vincenzo Cuoco e il totalitarismo giacobino dal sito dei Giovani Dubbiosi.it
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