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Ferdinando I delle Due Sicilie - Wikipedia

Ferdinando I delle Due Sicilie

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Ferdinando I
Re delle Due Sicilie
Regno 12 dicembre 18164 gennaio 1825
Nascita 12 gennaio 1751
Napoli
Morte 4 gennaio 1825
Napoli
Predecessore Nessuno
Successore Francesco I
Consorte Maria Carolina d'Austria
Lucia Migliaccio di Floridia
Figli Maria Teresa
Luisa Maria
Carlo

Maria Anna
Francesco I
Maria Cristina Teresa
Maria Cristina Amalia
Carlo
Giuseppe
Maria Amalia
Maria Antonietta
Maria Clotilde
Maria Enrichetta
Carlo
Leopoldo
Alberto
Maria Isabella

Casa reale Borbone
Padre Carlo III di Spagna
Madre Maria Amalia di Sassonia

Ferdinando I di Borbone (Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto; Napoli12 gennaio 1751 – Napoli4 gennaio 1825) fu re di Napoli dal 1759 al 1799, dal 1799 al 1806 e dal 1815 al 1816 con il nome di Ferdinando IV di Napoli, nonché re di Sicilia dal 1759 al 1816 con il nome di Ferdinando III di Sicilia. Dopo questa data, e con l'unificazione delle due monarchie nel Regno delle Due Sicilie, fu sovrano di tale regno dal 1816 al 1825 con il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie. È passato alla storia con il nomignolo di Re Nasone affibiatogli dai lazzari napoletani a causa del suo pronunciatissimo naso.

Indice

[modifica] Biografia

[modifica] Prima reggenza (1759-1799)

Figlio terzogenito del re di Napoli e Sicilia Carlo di Borbone e di Maria Amalia di Sassonia. La sua infanzia fu travagliata e condizionata dal trasferimento a Madrid nel 1759 del padre, salito al trono come Carlo III di Spagna, a causa della morte senza eredi diretti del fratello Ferdinando VI di Spagna.

Ferdinando IV a nove anni.
Ferdinando IV a nove anni.

A otto anni, quindi, si insediò sul trono di Napoli governando con l'ausilio del Consiglio di Reggenza, presieduto da Bernardo Tanucci; raggiunta la maggiore età del sovrano, tale istituzione continuò ad operare trasformandosi in Consiglio di Stato.

Nel 1768 sposò Maria Carolina d'Asburgo-Lorena che, grazie alle sue capacità politiche e alla sua formazione, lo aiutò, spesso sostituì, nelle scelte di governo; prime conseguenze furono il licenziamento del Tanucci (1777) e l'appoggio al ministro John Acton, che aveva prestato opera nel Granducato di Toscana.

Nel 1777 nacque il secondo figlio, Francesco, futuro erede al Palazzo reale di Napoli.

Per approfondire, vedi la voce I figli di Ferdinando I e Maria Carolina.

Le mire espansionistiche della Francia preoccuparono fortemente Ferdinando IV e come prima misura nel 1786 chiamò a Napoli un geografo di chiara fama, il padovano Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, al quale commissionare la redazione di mappe aggiornate del Regno di Napoli, sulle quali studiare i punti critici e le possibili armi di difesa della nazione.

Negli anni successivi alla Rivoluzione francese, per rendersi conto in prima persona del confine di Stato e della sua eventuale difesa, lo stesso sovrano coordinò gli alti generali, tra cui John Acton che lo seguì, un viaggio iniziato nel 1796, durante il quale iniziò a stilare un taccuino, il diario segreto, continuato per tutta la vita, con la cronaca, gli spostamenti, gli incontri e la quotidianità.

[modifica] Rivoluzione Francese

Regno di Napoli (1735-1805)
Regno delle Due Sicilie (1816-1860)
Borbone-Napoli

Carlo di Napoli (1735-1759)
Ferdinando IV (1759-1805)
(in seguito Ferdinando I delle Due Sicilie) (1816-1825)
Francesco I (1825-1830)
Ferdinando II (1830-1859)
Francesco II (1859-1860/1894)
Alfonso (1894-1934)
Ferdinando Pio (1834-1960)
Ranieri (1960-1966)
Ferdinando Maria (1966-2008)
Carlo (2008- ...)
Ferdinando ventenne
Ferdinando ventenne

Allo scoppiare della Rivoluzione Francese nel 1789 non vi sono immediate ripercussioni a Napoli; è solo dopo la caduta della monarchia francese e la morte per ghigliottina dei reali di Francia che la politica del Re di Napoli e Sicilia Ferdinando IV e della sua consorte Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (tra l'altro sorella di Maria Antonietta) comincia ad avere un chiaro carattere antifrancese e antigiacobino. Il Regno di Napoli aderisce alla I coalizione antifrancese e cominciano le prime, seppur blande, repressioni sul fronte interno contro le personalità sospettate di "simpatie" giacobine.

Nel 1796 le truppe francesi, guidate da Napoleone Bonaparte cominciano a riportare significativi successi in Italia; le armate napoletane, pur forti di circa 30000 uomini, il 5 giugno sono costrette all'armistizio di Brescia. Nei due anni successivi i francesi continuano a dilagare in Italia; l'una dopo l'altra vengono proclamate delle repubbliche "sorelle", filofrancesi e giacobine (la Repubblica Ligure e la Repubblica Cisalpina nel 1797, la Repubblica Romana nel 1798). Nel frattempo Napoleone ha lasciato l'Italia tentando la campagna d'Egitto.

Il 23 ottobre del 1798, nonostante l'armistizio di Brescia (poi ratificato nel Trattato di Parigi), con Napoleone in Egitto e i francesi a Roma, il Regno di Napoli entra nuovamente in guerra contro i francesi, con l'appoggio della flotta inglese comandata dall'ammiraglio Horatio Nelson, vincitore di Abukir. L'esercito napoletano, forte di 70000 uomini reclutati in poche settimane e comandato dal generale austriaco Karl von Mack entra nella Repubblica Romana con l'intenzione dichiarata di ristabilire l'autorità papale. Dopo solo sei giorni Ferdinando IV entra a Roma, dove atteggiandosi a conquistatore si attira salaci critiche, ma il 14 dicembre dello stesso anno, una immediata e risoluta controffensiva francese costringe i napoletani ad una ritirata che ben presto si trasforma in rotta.

Il Re torna a Napoli, ma il 21 dicembre si imbarca sul Vanguard di Nelson con tutta la famiglia e John Acton per continuare la fuga verso Palermo portandosi dietro tra l'altro, il denaro dei banchi ed i tesori della corona. L'incarico di rappresentare il Re è affidato al principe Francesco Pignatelli Strongoli e viene ordinato di distruggere la flotta che è data alle fiamme.

[modifica] Repubblica Partenopea

I francesi entrano in città nonostante la strenua resistenza dei lazzari devoti al re e, con l'aiuto dei nobili e dei borghesi, fondano la Repubblica Partenopea (gennaio 1799). I nobili intellettuali giacobini che governano la Repubblica erano convinti che la gente avesse bisogno di libertà e cultura anziché di pane e lavoro. Quando, il 7 maggio le truppe francesi vengono richiamate in Nord Italia, un esercito sanfedista al comando del cardinale Fabrizio Ruffo, supportato da artiglieria inglese, chiesa ed aristocrazia pro-Borbonica, ma soprattutto dall'ignoranza e dalla povertà della gente, riprese Napoli. Il suo esercito ed i lazzari capeggiati dal bandito Fra Diavolo commisero delle innominabili atrocità, che per la verità Ruffo tentò inutilmente di evitare, e la Repubblica Partenopea crollò.

[modifica] Prima restaurazione borbonica

Dopo pochi mesi re Ferdinando torna sul trono, dichiara subito decaduta l'onorevole capitolazione offerta da Ruffo agli ultimi repubblicani (peraltro non accettata neppure da Nelson) e nomina una giunta per dare inizio ai processi; nei mesi seguenti su circa 8.000 prigionieri, 124 vengono mandati a morte, 6 sono graziati, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio, tutti gli altri furono liberati.

Il 27 settembre 1799 l'esercito napoletano conquistò di nuovo Roma mettendo fine all'esperienza rivoluzionaria nello Stato Pontificio.

Nel 1801 le truppe napoletane che tentavano di raggiungere la Repubblica cisalpina, furono sconfitte a Siena da Gioacchino Murat, seguì l'armistizio di Foligno il 18 febbraio 1801 e in seguito la pace di Firenze che prevedeva, tra l'altro, l'amnistia per i repubblicani filofrancesi.

Con la pace di Amiens invece, stipulata dalle potenze europee nel 1802 Napoli e la Sicilia furono provvisoriamente liberate dalle truppe francesi, inglesi e russe.

[modifica] Terza Coalizione

Quando, nel 1805 scoppiò la guerra tra Austria e Francia, Ferdinando firmò un trattato di neutralità con quest'ultima ma, alcuni giorni dopo, si alleò con l'Austria e permise ad un corpo di spedizione Anglo-Russo di entrare nel regno per difenderlo dalle truppe francesi che, al comando di Saint Cyr, manovravano vicino alla frontiera. Ma dopo la disfatta subita il 2 dicembre nella Battaglia di Austerlitz, i Russi lasciarono l'Italia mentre gli Inglesi si ritirarono in Sicilia.

Napoleone dichiarò decaduta la dinastia borbonica e proclamò suo fratello Giuseppe Bonaparte Re di Napoli.

Ai primi di febbraio le truppe francesi, riorganizzate e poste sotto il comando di André Masséna invasero il Regno di Napoli, ma già il 23 gennaio Ferdinando, con la solita precipitazione, si era imbarcato sull'Archimede alla volta di Palermo, presto seguito dalla moglie (quest'ultima non avrebbe più rivisto Napoli) insieme all'oro dei Banchi ed ai preziosi dei palazzi reali, furono bruciate le carte dei processi della Giunta di Stato.

I principi reali Francesco, cui era stata affidata la reggenza, e Leopoldo, raggiunsero l'esercito in Calabria.

Il 14 febbraio 1806 i francesi entrarono di nuovo a Napoli.

Il 3 marzo l'esercito borbonico agli ordini del generalissimo Ruggero Damas (un emigrato francese) fu sconfitto nella Battaglia di Campo Tanese dalle truppe comandate da Jean Reynier.

Il 12 maggio gli inglesi ed i siciliani occuparono le isolette di Capri e Ponza.

Il 21 maggio si arrese Civitella del Tronto; la fortezza, comandata dall'irlandese Matteo Wade e rifornita dai briganti di Sciabolone, dal 27 marzo aveva resistito all'assedio dei duemila soldati agli ordini di Frégeville, che avevano saccheggiato i dintorni.

Rimaneva in mani borboniche solo Gaeta, ma i francesi non poterono concentrare le truppe sulla fortezza perché nel frattempo una serie di rivolte era scoppiata in Calabria, fomentate dai borboni e dagli inglesi, che riportarono una vittoria nella battaglia di Maida contro circa 5.500 soldati del generale Reyner.

Alla fine il 18 luglio anche la Fortezza di Gaeta, che sin da 26 febbraio era stata posta sotto assedio dalle forze comandate da André Masséna, si arrese.

La rivolta della Calabria fu repressa nel sangue e non si ripeté quanto accaduto nel 1799 alla Repubblica Partenopea.

Ferdinando continuò a regnare sulla Sicilia, con la protezione Britannica, ma ben presto nacquero dei contrasti tra la corte borbonica e Lord William Bentinck, ministro plenipotenziario e comandante delle truppe britanniche.

Il re nominò vicario generale il figlio Francesco (16 gennaio 1812), la regina Carolina e i maggiori esponenti del suo partito furono allontanati, importanti incarichi furono affidati a nobili siciliani e fu preparata una nuova Costituzione di tipo britannico che Ferdinando fu costretto ad accettare, sebbene con qualche riserva.

La Costituzione siciliana del 1812, insieme alle aspirazioni d'indipendenza dell'isola, furono poste nel nulla quando, tramontato l'astro napoleonico, nacque il Regno delle due Sicilie.

Basilica di San Francesco di Paola, Napoli, voluta da Ferdinando come ex voto per la riconquista del regno.
Basilica di San Francesco di Paola, Napoli, voluta da Ferdinando come ex voto per la riconquista del regno.

[modifica] Dopo Napoleone la restaurazione

Dopo il recepimento delle norme stabilite al Congresso di Vienna, in particolare dopo il Trattato di Casalanza, firmato presso Capua il 20 maggio 1815, assunse il nome di Ferdinando I re delle Due Sicilie (1816-1825).

Tornato a Napoli dopo la bufera napoleonica, aveva al suo fianco una nuova moglie.

A conclusione del periodo in cui la Corte napoletana si era trasferita a Palermo, durante il crollo del predominio francese in Europa e in Italia, la regina Maria Carolina si era vista costretta a trasferirsi a Vienna su pressione degli inglesi, che mal sopportavano i tentativi della sovrana di scrollare il giogo anglosassone dalle spalle della Corona Borbone. Sarà nella stessa Vienna che Maria Carolina morirà nel 1814 senza rivedere il marito.

Nuova compagna di re Ferdinando divenne così la duchessa Lucia Migliaccio, vedova del potente principe siciliano Benedetto III Grifeo di Partanna. Il monarca e la duchessa si erano sposati morganaticamente (per evitare problemi di successione al trono fra i figli di primo letto e quelli del secondo) a tre mesi dalla morte della regina Maria Carolina [1].

Ferdinando morì il 4 gennaio 1825.

[modifica] Discendenti

Ferdinando ebbe molti figli e figlie; infatti era il bisnonno di molte persone illustri, tra i molti ricordiamo:

Francesco II di Borbone re delle due Sicilie

Napoleone II Bonaparte (figlio di Napoleone I e di Maria Luisa d'Austria)

Francesco Giuseppe I d'Asburgo Imperatore d'Austria

Massimiliano I d'Asburgo-Lorena Imperatore del Messico e sua moglie Carlotta del Belgio

Maria regina di Portogallo

Ferdinando IV Asburgo-Lorena granduca di Toscana

Vittorio Emanuele II di Savoia, re d'Italia

Isabella II di Borbone regina di Spagna e suo marito Francesco I duca di Cadice principe consorte di Spagna

Leopoldo II del Belgio

[modifica] Note

  1. ^ Sandro Castronuovo , I Cinque Borbone - La dinastia napoletana dal 1734 al 1860

[modifica] Bibliografia

  • Forte Nicola, Viaggio nella memoria persa del Regno delle Due Sicilie. La storia, i fatti, i fattarielli, Imagaenaria, 2007, ISBN 888914470X.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

Predecessore: Regni di Napoli e Sicilia / Regno delle Due Sicilie Successore: [[Immagine:{{{immagine}}}|30x30px]]
Carlo di Borbone 1759–1825 Francesco I delle Due Sicilie I
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