Veleno (album)
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Veleno | ||
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Artista | Mina | |
Tipo album | Studio | |
Pubblicazione | 25 ottobre 2002 | |
Durata | 49 min : 04 sec | |
Dischi | 1 | |
Tracce | 12 | |
Genere | Pop | |
Etichetta | GSU/Sony | |
Produttore | Massimiliano Pani | |
Note | Commercializzato anche su vinile in tiratura limitata |
Mina - cronologia | ||
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Album precedente Sconcerto (2001) |
Album successivo In duo (2003) |
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Si invita a seguire lo schema del Progetto Musica |
« Ciò che di eroico e di geniale c'è nel credere soltanto a questo mondo è la speranza un giorno di essere smentiti dall'esplodere di un bacio... » | |
(La seconda da sinistra)
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Veleno, pubblicato nel 2002, è un album della cantante italiana Mina.
Indice |
[modifica] Il disco
L'album di inediti del 2002, «vede Mina da una parte tesa a consolidare l'immagine di unica grande interprete della canzone melodica all'Italiana e dall'altra protesa alla ricerca di collaborazioni di livello artistico più raffinato rispetto al passato prossimo, anche per proporsi ad un pubblico più attento alla canzone d'autore»[1]. In copertina «il volto della cantante truccato da Stefano Anselmo e fotografato da Mauro Balletti ricorda molto quella di Miss Italia di Patty Pravo (1978) in cui anche Pietro Pascuttini ricercava quella verve da "aliena inquietante" che sia la Strambelli sia la Mazzini sanno così bene interpretare con lo sguardo»[2]. Titolo e foto, al solito, non sono collegati al contenuto dell'album (ad esclusione della parola "veleno" cantata in Solo un attimo), composto da 11 brani inediti e una cover che hanno quasi tutti in comune il fatto che siano scritti da cantautori. Il primo della lista è Zucchero che, insieme a Vergnaghi e Saggese, firma il brano usato come battistrada radiofonico, Succhiando l'uva. Il brano «rappresenta in qualche modo la media del disco: arrangiamenti raffinati, adulti, eleganti e virtuosismi di un'ugola-anima, strumento sublime e capace di profondità spirituali come di levità ludiche e di sensualità spudorate»[3], come nel caso del secondo brano dell'album, Certe cose si fanno, di Bruno Lauzi e Fasano, «un "classico" alla Mina da sigla di chiusura di Studio Uno con un finale di flicorno del jazzista ticinese Franco Ambrosetti» e la chitarra di Alex Britti[2]. D'amore non scrivo più è «una scatola cinese in cui la canzone d'amore contiene l'incapacità di tollerare canzoni d'amore che fanno bruciare antiche ferite»[4]. Il pazzo, scritto da Giancarlo Bigazzi, è «blues iterativo, basato su due accordi (sol minore e do minore) e una delirante mistura di giochi di parole ("saprò farti da luce d'ambiente, da stufetta di felicità") che assassinano il pop tricolore dal suo interno, in stile Panella insomma»[3]. Poi si passa al capolavoro dell'album, un pezzo scritto da Daniele Silvestri, La seconda da sinistra, interpretato da Mina «in sottovoce, con la chitarra classica ad accompagnare la voce che nel testo tesse l'elogio della discrezione, della volontà di restare volutamente in secondo piano come scelta di vita contrapposta al mettersi in mostra ad ogni costo»[1]: «il Veleno più dolce e irresistibile dell'album [in cui Mina] scodella un'interpretazione di compostissima classicità, sostenuta da un arrangiamento che sa di anni Quaranta»[3]. Che fatica (di Renato Zero e Maurizio Fabrizio), «uno dei pezzi più originali del disco, arrangiato con un secco tono R&B»[5], «è l'elenco delle cose piacevoli e spiacevoli della vita, dalla dieta al sesso, dalla palestra alla mamma; un'esaltazione della pigrizia, un'ironica richiesta di scorciatoie per vivere»[4]. La settima traccia è l'unica cover dell'album, nonché unico duetto (anche se appena accennato). È Notturno delle tre, scritta da Ivano Fossati e inserita nel suo album Lindbergh e qui reincisa con la Tigre, tra bolero e bossanova su arrangiamento di Gianni Ferrio, in cui il «bandoneon respira con la camminata sensuale di un film corto»[6]. Il divertissement di Massimo Fedele Hai vinto tu, fra nonsense e calembour, lascia poi il passo a Samuele Bersani, «autore di un episodio criptico quanto profondo»[7], In percentuale. Il brano «è la statistica poetica del panorama umano in cui viviamo, la cronaca minima del quotidiano trattata con eleganza pop jazz»[6] che «sfrutta molto bene la capacità di Mina, molto cara anche al cantautore riminese, di saper mescolare climi musicali e salti di tonalità. Forse il brano più interessante dal punto di vista vocale»[2]. La melodica Solo un attimo', scritta da Giulia Fasolino (autrice di precedenti piccoli successi di Mina come Johnny e Grande amore), «suona molto alla Donatella Rettore e fa "...amami / sfiorami / come un cobra avvolgimi / tra le tue spire / e striscia sul mio seno / e sputa il tuo veleno / così potrò morire..."»[8]. Poi, Mente, «stimolante autopsia di un amore che non si vuole confessare morto che s'impossessa del Preludio n. 4 di Chopin»[3]. E «il sipario [che] cala su Ecco il domani dell'esordiente Andrea Paglianti, orecchiabile, sentimentale, Minapop»[4].
«È un disco raffinato, con arrangiamenti molto diversificati rispetto a quanto accadeva in passato, che conferma in parte l'impressione del singolo [Succhiando l'uva] (molta voglia di giocare e sorprendere) e soprattutto il desiderio di tornare a cercare firme di qualità per riportarsi al centro, o meglio ai massimi livelli della cultura della canzone italiana»[5].
[modifica] Tracce
- Succhiando l'uva - 4:09
- Certe cose si fanno - 3:58
- D'amore non scrivo più - 3:59
- Il pazzo - 4:07
- La seconda da sinistra - 4:32
- Che fatica - 4:35
- Notturno delle tre (con Ivano Fossati) - 4:23
- Hai vinto tu - 2:35
- In percentuale - 4:24
- Solo un attimo - 4:25
- Mente - 4:15
- Ecco il domani - 3:31
[modifica] Musicisti
[modifica] Artista
- Mina - voce
[modifica] Arrangiamenti
- Massimiliano Pani, Nicolò Fragile
- Gianni Ferrio - tracce 3, 5/7, 11
- Bruno Zucchetti, Alfredo Golino, Giulia Fasolino - tracce 9, 10, 12
[modifica] Altri musicisti
- Alfredo Golino - batteria
- Cesare Chiodo, Faso - basso
- Alex Britti, Giorgio Cocilovo, Gogo Ghidelli, Sandro Gibellini, Toti Panzanelli - chitarre
- Antonio Faraò, Bruno Zucchetti - pianoforte
- Bruno Zucchetti - tastiere
- Massimo Moriconi - contrabbasso
- Franco Ambrosetti - tromba e flicorno
- Gerges Alvarez - corno, corno francese
- Nicolò Fragile - hammond
- Federico Cicoria - oboe
- Gianni Ferrio - direzione archi
- Anthony Flint - primo violino
- Giulia Fasolino, Massimiliano Pani, Bruno Zucchetti - cori
[modifica] Note
- ^ a b Pippo Piarulli, "Mina, Veleno d'autore targato Brescia", Giornale di Brescia del 23 ottobre 2002
- ^ a b c Bruno Marzi, "Un po' di Veleno d'autore per Mina", Il Gazzettino del 23 ottobre 2002
- ^ a b c d Federico Vacalebre, "Mina torna pop: dolce Veleno per grandi firme", Il Mattino del 23 ottobre 2002
- ^ a b c Mario Luzzatto Fegiz, "Mina, cantautori in parata per il suo Veleno", Corriere della Sera del 23 ottobre 2002
- ^ a b Gino Castaldo, "Una Mina al Veleno da Zero a Zucchero", La Repubblica del 23 ottobre 2002
- ^ a b Marco Mangiarotti, "Mina al Veleno in exhibition", Il Resto del Carlino del 23 ottobre 2002
- ^ Olivia Corio, "Mina torna al pop con gli autori migliori d'Italia", Il Nuovo del 23 ottobre 2002
- ^ Paride Sannelli, "Renato Zero, Silvestri e Fossati per il nuovo Veleno di Mina", Il Cittadino del 23 ottobre 2002
[modifica] Altri progetti
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