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Terremoto del 1783 - Wikipedia

Terremoto del 1783

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Un'antica incisione che illustra i danni che il sisma ha causato nelle città di Reggio e Messina.
Un'antica incisione che illustra i danni che il sisma ha causato nelle città di Reggio e Messina.

Il Terremoto del 1783 fu la più grande catastrofe che colpì l'Italia meridionale nel XVIII secolo.
Oltre a causare danni immensi - radendo al suolo le città di Reggio Calabria e Messina - il terremoto ebbe effetti duraturi sia a livello politico (l'istituzione della cassa sacra), sia a livello economico e sociale, ancora oggi in Calabria vi è una superstizione: le estati molto calde (come quella del 1782) secondo la tradizione popolare precederebbero i terremoti.

Indice

[modifica] L'evento

Secondo Giovanni Vivenzio la prima scossa avvenne alle 19.15 del 5 febbraio; e poco dopo il mezzogiorno della stessa data Nicola Leoni racconta:

« udissi improvvisamente nelle più profonde viscere della terra un orrendo fragore; un momento dopo la terra stessa orribilmente si scosse e tremò »

La prima scossa durò 2 minuti, secondo Dolomieu ebbe come epicentro una zona a sud di Polistena. All'evento principale si attribuisce un'intensità pari all'undicesimo grado della scala Mercalli.
Alla scossa del 5 febbraio ne seguì una il 6 febbraio con epicentro a nord di Messina.
Fra il 5 ed il 7 febbraio furono contate ben 949 scosse alle quali seguì alle ore 20 del 7 febbraio una nuova scossa (con epicentro nel comune di Soriano Calabro) di intensità paragonabile alla prima, seguita 2 ore dopo da una nuova forte scossa con epicentro questa volta a sud di Messina.
Per mesi si susseguirono scosse di intensità sempre decrescente, ma le più forti furono quelle del 1 marzo 1783, con epicentro nel territorio di Polia e quella del 28 marzo, con epicentro fra i comuni di Borgia e Girifalco. Il numero dei morti è stimato intorno alle 50.000 persone e i danni furono incalcolabili.

[modifica] Danni

I danni del sisma furono immensi. In alcuni paesi costieri come Scilla il tasso di mortalità raggiunse il 70%, lo stesso tasso si registrò a Terranova (oggi Terranova Sappo Minulio), centro preaspromontano che si affaccia sulla piana di Gioia Tauro. Le vittime stimate tra le due regioni furono tra 30.000 e più probabilmente 50.000 persone. Giovanni Vivenzio nel 1783 conta 29.451 morti su una popolazione di 439.776, pari al 15% circa della popolazione, per la provincia di Calabria Ulteriore.

[modifica] In Calabria

Tutta la Calabria meridionale fu colpita dal terremoto, ma la fascia tirrenica che va da Reggio Calabria a Maida fu pressoché devastata dal sisma.

La regione subì stravolgimenti anche dal punto di vista gelogico:

  • lo stretto di Marcellinara si abbassò e alcune montagne si spaccarono, come ad esempio la montagna su cui sorgeva il vecchio abitato di Oppido Mamertina che fu successivamente abbandonato;
  • La compressione delle acque sotterranee provocò il mutare del corso di fiumi e torrenti; vi fu ad esempio un abbassamento della valle del Mesima, mentre tutta la pianura circostante produceva conche circolari, larghe approssimativamente un paio di metri e piene di sabbia o acqua per 5-6 m;
  • Le scosse provocarono enormi frane che, ostruendo il corso dei torrenti, diedero origine a numerose paludi (solo tra Sinopoli e Seminara se ne formarono 52, mentre tra il 1783 ed il 1787 si formarono 215 laghi in tutto il territorio interessato dal sisma).
  • In alcuni posti irruppero dal suolo abbondanti corsi d'acqua melmosa o anche enormi zampilli di 12-20 m;
  • Molte zone tra cui Bagnara e Scilla furono oggetto di fenomeni bradisismici.

Alcuni centri distrutti non furono più ricostruiti, come nel caso di Borrello, antica sede di ducato e del vecchio abitato di Oppido. I danni furono talmente ingenti che per trovare fondi il governo borbonico decise l'esproprio dei beni ecclesiastici della Calabria Ulteriore, istituendo la Cassa sacra.

[modifica] In Sicilia

L'unica zona della Sicilia ad essere colpita dal terremoto fu Messina, riporta una relazione del tempo:

« Molti furono i feriti, molti tratti dalle rovine, ma nella confusione e disordine niente può dirsi di più sicuro se non se essere stato un vero prodigio per coloro che scamparono la morte. Ecco brevemente descritta l'infausta tragedia accaduta in Messina, la destruzione delli cui Edificii supera il valore di cinque milioni, e la devastazione, e perdita de'Mobili, Mercanzie, Ori, Argenti e Danari fu un grave Oggetto di spavento, e di considerazione »

[modifica] Conseguenze

Per approfondire, vedi la voce Cassa sacra.

L'intero aspetto del territorio fu sconvolto nei tracciati ed i sistemi di viabilità, nella topografia dei siti, nelle strutture orografiche e nella sua struttura idraulica tanto che in molte località si inaridirono antiche fonti, ne sorsero di nuove, alcuni fiumi abbandonarono l'antico letto, si produssero crepacci e talvolta succedeva che l'acqua non da fenditure saltava fuori, ma da certe conche circolari, che sul terreno si formavano e, dal centro delle medesime piuttosto che da altre parti scaturiva.

Il disordine idraulico causato dagli sconvolgimenti geologici e le non idonee condizioni igieniche del peiodo, favorirono una persistente epidemia di malaria che contribui ad incrementare in maniera consistente il numero delle vittime.

L'istituzione della Cassa Sacra ebbe malauguratamente un'effetto contrario a quello desiderato dal governo borbonico, aumentando le proprietà fondiarie dei nobili in grado di accaparrarsi le terre ecclesiastiche all'incanto.

La ricostruzione avvennne senza seguire fin in fondo criteri antisismici, scelta che si rivelerà disastrosa durante i successivi terremoti, soprattutto quello del 1908. Dal punto di vista culturale, moltissimi studiosi stranieri si interessarono all'evento, dal francese Déodat de Dolomieu all'inglese Norman Douglas, fatto che in un certo senso aprì la Calabria al mondo.

[modifica] Bibliografia

  • Genovese F. La malaria in provincia di Reggio Calabria. Malariologia anno VII, pp. 3-41. 1921.
  • Genovese F. La Malaria in Provincia di Reggio Calabria. Vallecchi, Firenze, 1924.
  • Genovese F. La Malaria nel Mezzogiorno d'Italia. Ed. Ass. Naz. sugli Interessi del Mezzogiorno d'Italia, Roma, 1927.
  • Baratta M. I Terremoti in Italia. Felice Le Monnier, Firenze, 1936.
  • Mercalli G. I Terremoti della Calabria Meridionale e del Messinese. Accademia dei Lincei, Roma, 1897.


[modifica] Voci correlate

Altre lingue


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