Nicolas de Catinat de La Fauconnerie
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Nicolas Catinat (Parigi, 1 settembre 1637 – Saint-Gratien, 22 febbraio 1712) è stato un generale francese. Condusse le campagne militari francesi in Italia durante la Guerra della Lega di Augusta e la Guerra di Successione Spagnola.
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[modifica] Biografia
Proveniente da una famiglia della piccola nobiltà di provincia, figlio di Nicolas II di Catinat, magistrato, e di Catherine Poille, lascia in gioventù la professione giuridica per quella militare. Inizia la sua carriera nella Guardia Francese, un reparto di fanteria d’élite destinato alla guardia del Re ed alla difesa di Parigi, e qui salirà via via tutti gli scalini del comando. Già nel 1667 si distingue nell’assedio di Lilla, poi tra il 1676 ed il 1678 durante la guerra nei Paesi Bassi. Nel maggio 1679, già con il grado di capitano, comanda il distaccamento che vicino a Torino rapisce il conte Ercole Mattioli, segretario di stato del duca di Mantova, sospettato di aver effettuato il doppio gioco nella trattativa segreta per la cessione di Casale alla Francia e di aver così ridicolizzato Luigi XIV (vedi anche la Maschera di Ferro).
Maresciallo di campo nel 1680, dopo l’abrogazione dell’editto di Nantes opera in Italia a fianco delle truppe dei Savoia nelle campagne di persecuzione contro i Valdesi: il 17 maggio 1686, dopo due tentativi infruttuosi, riesce a sorprendere le difese dei religionaires asseragliati alla Balsiglia, sui monti della val Pellice, massacrandone più di 60. Nel 1690, dopo il ritorno dei valdesi dall’esilio ginevrino, torna sulle stesse montagne alla testa di 4.000 uomini, ma in mezzo ad una bufera di neve viene sconfitto e ricacciato da un manipolo di 370 combattenti protestanti, che un mese dopo riusciranno ancora una volta a sfuggire all’attacco francese.
Dopo avere preso parte all’assedio di Philippeville al principio della Guerra della Grande Alleanza, viene nominato comandante in capo dell’armata francese in Italia nel 1690. Il 18 agosto di quell’anno ottiene la vittoria alla battaglia di Staffarda contro le truppe Imperiali ed i Savoia, nel frattempo entrati nella Lega di Augusta. La campagna del Catinat prosegue con la conquista di Nizza, di gran parte della Savoia transalpina e la distruzione di molte città piemontesi (Carmagnola, Avigliana, Rivoli, Saluzzo, Savigliano e Fossano), mentre tutta la pianura piemontese viene messa a ferro e fuoco dalle sue truppe. Il 27 marzo 1693 Nicolas Catinat ottiene il bastone di maresciallo di Francia e il 4 ottobre dello stesso anno, alla testa di 35.000 soldati, porta la sua armata alla vittoria nella battaglia della Marsaglia, che costerà all’esercito alleato la perdita di più di 10.000 uomini. Questa serie di rovesci costringe i Savoia ad abbandonare temporaneamente il campo alleato, seppur ottenendo la restituzione dei territori occupati.
Nuovamente incaricato delle operazioni in Italia nel 1701 all'inizio della guerra di Successione spagnola, si trova a fronteggiare ancora una volta le armate Imperiali guidate dal principe Eugenio, ma il cattivo stato dell'esercito, la mancanza di denaro e di rifornimenti, l’alleanza più formale che sostanziale con Vittorio Amedeo II di Savoia (cugino di Eugenio e segretamente in contatto con lui) paralizza i suoi sforzi, provocandone la sconfitta il 9 luglio 1701 a Carpi di Villa Bartolomea, nei pressi di Legnago. Luigi XIV lo fa sostituire al comando dal duca di Villeroy, «abile generale più a corte che in guerra»,[1] di cui è l’ufficiale in seconda nella successiva battaglia di Chiari (1° settembre), dove però le truppe francesi vengono ancor più pesantemente sconfitte.
Abbandonate le campagne belliche dopo queste ultime vicende, si ritira, sfuggendo la vita di corte ed i circoli militari, nel suo castello di Saint-Gratien (nei pressi di Montmorency), dove muore il 12 febbraio 1712. È seppellito nella chiesa del villaggio.
Catinat fu indubbiamente uno dei più grandi strateghi militare della sua epoca, famoso per la meticolosità con cui preparava i movimenti delle truppe. Con i suoi reggimenti di fanteria fu uno dei primi ad applicare la tecnica dell’assalto alla baionetta, teorizzandone con precisione la conduzione sul campo di battaglia: i suoi reparti erano rigorosamente organizzati in modo da sostenere passivamente il fuoco nemico fino a che non si fossero portati in formazione compatta a ridosso delle linee avversarie, punto da cui, dopo aver scaricato le fucilerie ormai a distanza ravvicinata, dovevano avventarsi a ranghi serrati sulle truppe avversarie. Al di là dell’indubbia capacità militare, fu allo stesso tempo tristemente noto nel Nord Italia per la spietatezza con cui conduceva le sue campagne, seminando terrore e distruzione nei territori dove passavano le sue armate.
[modifica] Note
- ^ Carlo Botta. Storia d’Italia – tomo VII. Parigi, 1832.
[modifica] Bibliografia
- Créqui. Mémoires pour servir à la vie de Nicolas de Catinat. Parigi, Veuve Duchêne,1775
- Bernard Le Bouyer de Saint-Gervais (raccolte da). Mémoires et correspondances du maréchal de Catinat, 3 vol. Parigi, 1819