Motta de' Conti
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Motta de' Conti | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Piemonte | ||||||||
Provincia: | Vercelli | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Superficie: | 11 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 77 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Mantie | ||||||||
Comuni contigui: | Candia Lomellina (PV), Caresana, Casale Monferrato (AL), Langosco (PV), Villanova Monferrato (AL) | ||||||||
CAP: | 13010 | ||||||||
Pref. tel: | 0161 | ||||||||
Codice ISTAT: | 002082 | ||||||||
Codice catasto: | F774 | ||||||||
Nome abitanti: | mottesi | ||||||||
Santo patrono: | SS. Annunziata; S. Giovanni Battista | ||||||||
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Motta de' Conti (in piemontese La Mòta) è un comune di 851 abitanti della provincia di Vercelli.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Francesco Saviolo (lista civica) dal 14/06/2004
Centralino del comune: non disponibile
Email del comune: disponibile non disponibile
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Il toponimo, origini del nome
Il toponimo è costituito dal sostantivo motta, molto diffuso in toponomastica, il cui valore è rialzo di terreno e da un determinante che fa riferimento ai conti di Lomello, antichi signori del luogo.
[modifica] La storia
[modifica] Il dialetto mottese
Il dialetto parlato a Motta de' Conti, pur essendo parlato nei confini geografici e liguistici del Piemonte, può, in un certo senso essere considerato un dialetto a parte. Proprio come accade di solito nelle terre di confine, si sviluppa una varietà linguistica tipica e a sé stante che secoli e secoli di civiltà contadina hanno conservato sino ai giorni nostri, con modi di dire e suoni tipici caratteristici come la pronuncia di certe vocali o consonanti. Il dialetto mottese è un piemontese con alcuni influssi della lingua lombarda, che si verificano soprattutto nel lessico (basti confrontare, ad esempio, la parola tacchino: in astigiano viene tradotto con la parola "pito" mentre in dialetto mottese con "polon", con influssi lombardi, data la vicinanza della Lomellina. Grammaticalmente fa uso dell'ausiliare avere al posto di essere, quest'ultimo usato dalla stragrande maggioranza dei dialetti della lingua piemontese: " 'Ncheu i'eu 'ndà scòla" "Oggi sono andato a scuola", "La smana pasà ioma 'ndà l'marcà" "La scorsa settimana siamo andati al mercato".
[modifica] Parole dialettali ormai in disuso presso gli stessi parlanti
Come le lingue nazionali, il dialetto mottese ha subito variazioni nel corso del tempo che, pur non alterandone la struttura grammaticale e sintattica, hanno arricchito o sostituito il suo lessico. Viene fornito un esempio di termini che, sono caduti in disuso nel corso del tempo o sono stati sostituiti:
Ciavo --> ciao --> ciao (all'italiana)
L'antico ciavo (pronuncia "ciavu") non viene quasi più utilizzato, nemmeno fra i parlanti di vecchia generazione. Spesso viene usato l'taliano "ciao" o pronunciato alla mottese ("ciau") oppure pronunciato come in italiano.
Zambon --> Presiutto --> Prosciutto
Da notare l'evoluzione da zambon, che ricorda da vicino il francese jambon, alla forma italianizzata di prosciutto ma pronunciata alla "mottese" (presiutto) fino alla comparsa nella lingua parlata di prosciutto, prestito della lingua italiana.
Aoa d'odo (pronuncia: Aua d'udù) --> "Profim"
Il profumo passa dall'essere indicato come "acqua che da odore" a profumo, in accordo con la tradizione delle lingua romanze.
Un arcaismo, più che una trasformazione, è rappresentato dalla parola teuzo (pronuncia:teusu) il comune pepe da tavola, sostituito da pevar, più simile alle lingue romanze.
Nell' ambito di nuovi termini, arrivati con l'assimilazione dalle lingue anglosassoni ricordiamo:
Folba --> dall'inglese football
In dialetto mottese viene indicato con questo termine sia il gioco del calcio vero e proprio che lo stesso pallone.
Sangois (pronuncia: sanguis) --> dall' inglese sandwich
Un buon "sangois", è un buon panino fatto in casa.
[modifica] Fortuna e declino del dialetto mottese
Il dialetto mottese vive, in questo periodo, la sorte di molte altra parlate dell 'Italia: lentamente sta scomparendo, per far posto a generazioni "italofone" che quasi si vergognano dell'antica parlata che aveva contraddistinto, in maniera particolare, il paese fino a quel momento. Viene attribuito al dialetto il solo valore di folklore, disprezzandolo nella conversazione orale in favore della lingua italiana. Pertanto, molte generazioni sono quindi caratterizzate da parlanti passivi, cioè persone che capiscono il dialetto, parlato ormai in alcuni casi solo dai loro nonni, ma che trovano difficoltà a parlarlo.
[modifica] La festa in onore del Battista
Ogni anno, nel mese di Giugno, si svolge la tradizionale festa in onore di S. Giovanni Battista. La festa, sentita in maniera particolarmente forte dai mottesi, fonde elementi della tradizione, religione e della memoria storica delle guerre risorgimentali.
[modifica] Il castello
[modifica] Tradizioni mottesi
Tra alcune tradizioni tipiche mottesi degne di nota, si ricordano:
Periodo "carnevalesco": la classica questua delle uova vede impegnati i più piccoli (solitamente chiamati "mascherine") che vanno in giro di casa in casa a raccogliere le uova che o saranno vendute oppure verranno consumate in una frittata casalinga tutti assieme. Solitamente vestiti con le maschere carnevalesche e con l'ausilio di un cestino di vimini, non è strano imbattersi in schiere di bambini che "raccolgono le uova di casa in casa" durante il periodo di Carnevale, soprattutto il Martedì grasso.
[modifica] Ricette tipiche mottesi
Panissa, torta pasqualina (torta verda), risa tomatiche, polenta saraca.
La panissa o panisa in dialetto mottese è un piatto tipico di tutti i comuni della bassa vercellese.
[modifica] Proverbi tipici in dialetto mottese
Santa Lisìa, 'l pas d'na formia, Nadal, l'pas d'in gal
Santa Lucia, il passo di una formica, Natale, il passo di un gallo
I stoma ticc cmé i rat in t'na sica
Lett: Stiamo tutti come dei topi in una zucca (stiamo stretti)
Raj d'matin, sagrin
Ragno al mattino, sagrin, cioè un evento che farà star male