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Moto Guzzi V7 Sport - Wikipedia

Moto Guzzi V7 Sport

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Moto Guzzi V7 Sport


Moto Guzzi V7 Sport

Costruttore: Moto Guzzi
Descrizione generale
Tipo Stradale sportiva
Inizio produzione 1972
Sostituisce la: [[]]
Fine produzione 1974
Sostituita da: Moto Guzzi V850 Le Mans
Della stessa famiglia Moto Guzzi V7
Moto Guzzi V7 Special
Moto Guzzi California
Concorrenti Ducati 750 S
Honda CB 750 Four
Kawasaki 900 Z1
Laverda 750 SFC
Norton 750 Commando PR
Suzuki 750 Vallelunga
Note

La Moto Guzzi V7 Sport è stata negli anni '70 il modello di motocicletta turistico-sportiva di punta della casa di Mandello, ed è popolarmente nota con l'appellativo di "Bassotto".

Nel 1967, dopo un periodo di incertezza dovuto alla morte del fondatore Carlo Guzzi (avvenuta nel 1964), la gestione della Moto Guzzi fu assunta dalla SEIMM (Società Esercizio Industrie Moto Meccaniche), una società costituita dalle banche creditrici, che cercò di indirizzare la produzione verso il mercato dei ciclomotori e verso le forniture istituzionali.

Nel 1968, mentre il mercato delle "maxi-moto" cominciava a subire la crescente affermazione delle case giapponesi, la SEIMM affidò a Lino Tonti lo sviluppo del motore a V, realizzato nel 1965 da Giulio Cesare Carcano, licenziato all'insediamento della SEIMM. L'intento della nuova dirigenza (gli "ingegneri", come venivano chiamati in Guzzi) sarebbe stato quello di riconquistare una immagine sportiva. Tonti, aiutato da Umberto Todero (storico "braccio destro" di Carcano), si mise al lavoro per potenziare il motore e costruire un telaio all'altezza della situazione.

La V7 Sport all'Autodromo Nazionale di Monza.

Il "reparto corse" della casa di Mandello preparò per il 1969 la nuova "V7", dotata di carenatura integrale ed accreditata di 65 Cv e 185 Kg di peso, presentata alla stampa sul circuito di Monza. In sole due sessioni di prove la nuova motocicletta batté 19 record mondiali di velocità.

Visti i risultati la Moto Guzzi mise in produzione una "750" per il turismo sportivo a largo raggio, affidandone la realizzazione agli stessi tecnici. Doveva essere un lavoro di limatura, ma Tonti e Todero modificarono completamente il telaio, ridisegnarono il carter e cambiarono sospensioni e freni.

Ne discese la "V7 Sport", una moto molto bassa, con 70 Cv, cambio a 5 rapporti e trasmissione finale a cardano. Dotata di una buona tenuta di strada, era in grado di raggiungere una velocità ben superiore ai 200 km/h e di coprire i 400 metri con partenza da fermo in 13 secondi. Fu presentata al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano del novembre 1971, divenendo immediatamente il modello di riferimento della produzione mondiale, nel settore delle moto per turismo sportivo, per stabilità, velocità e robustezza.

Nel 1972 una nota rivista del settore organizzò un test comparativo per i sei modelli di maxi-moto ritenuti i più rappresentativi del momento, in configurazione strettamente di serie, (Ducati 750 GT, Honda CB 750 Four, Kawasaki Mach IV 750, Laverda SF 750, Suzuki GT 750). Durante le prove, svoltesi a Monza sotto il controllo di Franco Marchesani, il più esperto commissario sportivo FMI, la Moto Guzzi V 7 Sport effettuò la percorrenza completa del circuito, fermando i cronometri sul tempo di 2'02"47 ed infliggendo un abissale distacco di quasi 12 secondi alla concorrente Kawasaki 750 Mach IV, al tempo considerata il non plus ultra delle prestazioni. Sempre a Monza, nel 1974, Abbondio Sciaresa portò la "V7" alla vittoria, dopo aver conquistato alcune gare importanti, tra cui quella di Misano, nello stesso anno, dove si aggiudicò anche il giro più veloce, gareggiando contro le agguerrite Laverda 750 SFC, Kawasaki 750 H2R e Norton 750 Commando PR.

Lo stesso schema di telaio e motore della "V7 Sport" fu utilizzato fino al termine degli anni ottanta per una serie di evoluzioni sportive ("750 S", "750 S3", "850 Le Mans") e turistiche ("V1000 I-Convert", "V1000 G5", "850 T3", "V1000 SP"), mentre rimane a tutt'oggi in produzione praticamente immutato rispetto all'origine per la celeberrima cruiser di Mandello, la Moto Guzzi California.

Emerson Fittipaldi con la sua "V7 Sport" nel 1972.
Emerson Fittipaldi con la sua "V7 Sport" nel 1972.

Pesanti critiche furono mosse alle scelte di risparmio che contraddistinsero la produzione della "V7 Sport", accusata di non essere all'altezza della concorrenza nipponica. Le pecche si concentravano nell'aspetto esteriore, ovvero nelle verniciature, nella scarsa qualità della componentistica di finitura e dei comandi, oltre che nella mancata ricerca di un design degno della tradizione italiana. Tutto ciò contribuì a limitare, soprattutto sul mercato nazionale, il comunque discreto successo commerciale del modello, circoscrivendolo ad una clientela "esperta" che badava più alla sostanza che all'apparenza.

[modifica] Autenticità

Sul mercato collezionistico la "V7 Sport" ha raggiunto valutazioni piuttosto elevate. I primi 150 esemplari della serie, addirittura, spuntano quotazioni quasi doppie, rispetto ai successivi. Una buona occasione per i falsari, aiutati dal fatto che il telaio ed il motore della "V7 Sport" sono stati utilizzati come base per buona parte della produzione Moto Guzzi degli anni '70 e '80.

Ne discende una relativa semplicità estetica di falsificazione che include questo modello tra quelli più "taroccati" al mondo, anche per la grande richiesta da parte di collezionisti italiani ed esteri, non sempre preparati ed accorti.

All'uopo, vale ricordare che il modello "V7 Sport" venne prodotto dal 1972 al 1974 in 2.731 esemplari (nn. di serie da VK-11111 a VK-13842); compresi i famosi "telaio rosso", ovvero i primi 150 esemplari (nn. di serie da VK-11111 a VK-11261), assemblati direttamente dal reparto corse Moto Guzzi e che si distinguevano per avere il telaio tubolare dipinto di rosso anziché di nero.

[modifica] Dati tecnici

[modifica] Collegamenti esterni


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