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Lupa capitolina - Wikipedia

Lupa capitolina

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La scultura che rappresenta la Lupa capitolina che allatta i gemelli Romolo e Remo, che furono aggiunti, probabilmente da Antonio del Pollaiolo, nel tardo XV secolo.
La scultura che rappresenta la Lupa capitolina che allatta i gemelli Romolo e Remo, che furono aggiunti, probabilmente da Antonio del Pollaiolo, nel tardo XV secolo.

La lupa capitolina è una scultura di bronzo, custodita ai Musei Capitolini, a dimensioni approssimativamente naturali [1]. Viene tradizionalmente considerata di fattura etrusca, si ritiene che sia stata fusa nella bassa valle tiberina [2] e che si trovi a Roma sin dall'antichità. Secondo studi più recenti, invece, si tratterebbe di un bronzo di epoca medievale[3].

Indice

[modifica] La leggenda

Secondo il mito, la vestale Rea Silvia venne violentata dal dio Marte, la quale partorì due gemelli. Il nonno dei gemelli, Numitore, fu scacciato dal trono di Alba Longa dal fratello Amulio. Per evitare che i nipoti, diventati adulti, potessero rivendicare il trono usurpato, Amulio ordinò che fossero gettati nel Tevere in una cesta. Questa cesta si incagliò sul fiume alle pendici di un colle, dove i gemelli furono trovati da una lupa che si prese cura di loro finché non furono trovati dal pastore Faustolo. L'antro della lupa era il leggendario lupercale presso il colle Palatino.

[modifica] La storia

Un denario di Sesto Pompeo. Al diritto la dea Roma Al rovescio la lupa capitolina che allatta Romolo e Remo, sotto al fico ruminale. A sinistra il pastore Faustulo
Un denario di Sesto Pompeo. Al diritto la dea Roma Al rovescio la lupa capitolina che allatta Romolo e Remo, sotto al fico ruminale. A sinistra il pastore Faustulo
Un altare di Ostia antica, con la lupa, in basso, che presenta la testa girata verso i gemelli
Un altare di Ostia antica, con la lupa, in basso, che presenta la testa girata verso i gemelli

La statua è l'icona stessa della fondazione della città. Le fonti antiche parlano di due statue bronzee della Lupa, una nel Lupercale, l'altra nel Campidoglio. La prima statua, quella del Palatino, è citata nel 295 a.C., quando i due edili Olgunii le aggiunsero una coppia di gemelli. Cicerone riporta come il simulacro capitolino venne colpito da un fulmine nel 65 a.C. e da allora non venne riparato.

La statua che conosciamo venne quasi sicuramente realizzata tra il X e il XIV secolo, grazie alle recenti analisi condotte sulle terre di fusione usate nella lega bronzea. Fino a pochi anni fa la si riteneva invece un originale datatto, con esiti diversi, dagli inizi del V secolo a.C. al III secolo a.C., che non era mai finito sotto terra. Ciò testimonia comunque la prova della continuità dello spirito romano dall'antichità attraverso il medioevo e oltre.

Le prime notizie sicure su questa statua risalgono al X secolo, quando si trovava incatenata sulla facciata o all'interno del palazzo del Laterano: nel Chronicon di Benedetto da Soracte risalente appunto al X secolo, il monaco descrive l'istituzione di una suprema corte di giustizia "nel palazzo del Laterano, nel posto chiamato ...[graffiti]..., cioè la madre dei Romani." Processi ed esecuzioni "alla lupa" sono registrate di tanto in tanto fino al 1450.[4] La Lupa era conservata con altri monumenti, come la Lex de imperio Vespasiani, che venivano esposti come cimeli per attestare la continuità tra Impero romano e papato, tra antichità e medioevo.

La statua venne poi ospitata fino al 1471 nella chiesa di San Teodoro, che si trova tra il Palatino ed il Campidoglio. In quell'anno fu donata da Sisto IV della Rovere [5] al "popolo romano" e da allora si trova nei Musei Capitolini, nella Sala della Lupa.

La scultura rappresenta una lupa che allatta una coppia di piccoli gemelli, che rappresentano i leggendari fondatori della città, Romolo e Remo. Quest'ultime due figure furono aggiunte nel tardo XV secolo, forse da Antonio del Pollaiolo, in accordo con la storia di Romolo e Remo: in un'incisione su legno delle Mirabilia Urbis Romae (Roma, 1499), appare già con i due gemelli [1].

Alla fine degli anni novanta del secolo scorso la statua è stata sottoposta a lavori di restauro, al termine dei quali, nel 2000, è stata in una mostra a Palazzo Caffarelli.

[modifica] La datazione

La datazione tradizionale parlava dell'epoca arcaica della storia romana, oscillante tra il V secolo a.C. (secondo alcuni agli inizi, secondo altri alla fine) e il III secolo a.C.

Tra le due possibili statue antiche della lupa, si ipotizzava che quella superstite fosse quella capitolina, perché giunta a noi priva di gemelli e con tracce di un guasto sulle zampe posteriori, che venivano messe in relazione con il fulmine citato da Cicerone. I raffronti iconografici e stilistici venivano fatti con alcuni rari materiali di area etrusca e latina: una stele felsina del V secolo a.C., dove la lupa appare in atteggiamento simile a quella della statua e quindi diversa dalle raffigurazioni tradizionali romane dove la lupa ha la testa volta verso i piccoli anziché lo spettatore; altre pochissime opere superstiti della bronzistica etrusca del V secolo a.C., che mostrano un'analoga scarnezza di forme unita a un certo decorativismo.

Nel 2006 sono stati sollevati dei dubbi sulla datazione dell'opera. Ci sono ipotesi che farebbero ritenere l'opera, in base alla tecnica di fusione, di epoca altomedievale[3]. L'ipotesi è di Anna Maria Carruba, restauratrice e storica dell'arte, che ha curato il restauro della statua. L'ipotesi è sostenuta anche dall'autorità di Adriano La Regina, ex sovrintendente ai Beni archeologici di Roma, e docente di Etruscologia all'Università di Roma "La Sapienza".

[modifica] Descrizione

A parte qualche piccolo danno e lacuna prontamente restaurati, la statua della Lupa è integra. Il modellato è in linea di massima scarno e rigido, ma impreziosito da un decorativismo minuto, chiaro ed essenziale, soprattutto nel disegno del pelo, che è reso sul collo con un motivo calligrafico di ciocche "a fiamma", che prosegue nelle linee oltre la spalla e sulla sommità del dorso, fino alla coda.

L'animale è posto di profilo, con la testa girata verso lo spettatore di novanta gradi. Le fauci sono semiaperte e i denti aguzzi. Il corpo dell'animale è magro, mettendo in mostra tutto il costato. Le poppe sul ventre sono ben evidenti. Anche le zampe presentano un aspetto asciutto e ruvido, e sono modellate in posizione di guardia.

[modifica] L'uso propagandistico nel XX secolo

L'immagine era una delle preferite di Benito Mussolini, che voleva accreditarsi come il fondatore della "Nuova Roma". Per favorire la benevolenza americana, inviò diverse copie della Lupa capitolina a città americane. Nel 1929 ne inviò una copia alla convenzione nazionale della società "Sons of Italy", Cincinnati, Ohio. Nel 1931 fu cambiata con una di maggiori dimensioni che si trova ancora all'Eden Park di Cincinnati. Un'altra replica fu inviata alla città di Rome in Georgia nello stesso anno[6]. Una terza copia fu inviata a New York.

La lupa capitolina fu usata sia come emblema e nei manifesti della Olimpiade romana del 1960.

[modifica] Note

  1. ^ 75 cm (altezza) e 114 cm (lunghezza).
  2. ^ G. Lombardi 2002.
  3. ^ a b "Roma, l'inganno della Lupa: è "nata" nel Medioevo", la Repubblica, 17 novembre 2006. URL consultato il 22 gennaio 2007.
  4. ^ Paolo di Liello parla di "due briganti, le cui mani, tagliate dal boia, furono appese alla Lupa."
  5. ^ inv. MC 1181, cfr. sito Museo
  6. ^ Si trova davanti alla City Hall della città "A gift of ancient Rome to new Rome". Nei primi anni, sebbene una minoranza apprezzasse comunque la scultura, quando erano previsti eventi importanti, ai gemelli venivano messi i pannolini e la lupa era pudicamente coperta. Quando poi l'Italia dichiarò guerra nel 1940, a causa delle minacce contro la scultura, questa fu messa al sicuro.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


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