Lancillotto o il cavaliere della carretta
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Lancillotto o il cavaliere della carretta (Lancelot ou le Chevalier à la charrette) è un romanzo in francese antico scritto da Chrétien de Troyes intorno agli anni 1170-1180, all'incirca nello stesso periodo de ''Yvain, il cavaliere del leone (o poco prima). È stato pubblicato in Italia anche con il titolo Romanzi Cortesi: Lancillotto, in trilogia con gli altri due romanzi di de Troyes, rispettivamente su Ivano e Perceval.
De Troyes scrisse il Lancillotto su invito della sua protettrice Maria, contessa di Champagne, figlia di Eleonora di Aquitania e Luigi VII di Francia. Non completò la sua opera, lasciando il compito di portarla a termine a Godefroi de Leigni.
La vicenda narrata è centrata sull'amore esclusivo e irresistibile del cavaliere Lancillotto del Lago per Ginevra, moglie di re Artù. In particolare, Lancillotto svolge il ruolo dell'eroe che salva la regina rapita dal malvagio Meleagant. Il rapimento di Ginevra è uno dei leit-motiv più antichi del ciclo arturiano; compare anche nella Vita di Gildas di Caradoc di Llancarfan[1] e nell'architrave della cattedrale di Modena. L'opera di Chrétien ebbe un ruolo importante nel consolidare questo tema come uno dei principali del ciclo arturiano; esso riapparve poi nel Lancillotto in prosa e alla fine anche nella Morte di Artù di Thomas Malory.
L'opera di Chrétien è una degli esempi più celebri del concetto di amor cortese, e al tempo stesso una versione tradizionale del topos letterario dell'amore adultero. Quest'ultimo elemento non sembra derivato dalla tradizione arturiana precedente: è da ritenersi, con ogni probabilità, invenzione dello stesso Chrétien.
In Lancillotto, Chrétien è riuscito a creare una delle più forti e compiute figure della sua narrativa, uno dei personaggi meglio tratteggiati. All'opera di de Troyes si riferisce anche il più grande poeta del Medioevo, Dante Alighieri, che nel V canto dell'Inferno (Paolo e Francesca) dice: noi leggevamo un giorno per diletto / di Lancillotto come amor lo strinse...
[modifica] Trama
Il perfido Meleagant, figlio del re di Gorre, regno dal quale non è possibile fare ritorno (dove è chiara la suggestione classica dei miti di Proserpina e di Euridice), rapisce la regina Ginevra.
Lancillotto parte alla sua ricerca e, per non perderne le tracce, deve salire su una carretta (da qui il sottotitolo) che è adibita al trasporto dei malfattori che sono stati condannati al patibolo.
Per Lancillotto è un disonore terribile salire su quella carretta e subire il dileggio di tutti, ma la forza dell'amore è così grande che egli sottostà al ricatto che gli fa un nano, simbolo di sventura, che gli darà informazioni su Ginevra solamente se lui acconsentirà a salire sul mezzo.
Lancillotto si adopererà in tutti i modi per ritrovare Ginevra, superando le prove più terribili e le tentazioni più dure, e, dopo averla trovata, ucciderà il traditore.
[modifica] Note
- ^ Un monaco del monastero di Llancarfan, contemporaneo di Goffredo di Monmouth, autore di una semi-leggendaria Vita di Gildas in latino.
[modifica] Bibliografia
- Chrétien de Troyes; Owen, D. D. R. (translator) (1988). Arthurian Romances. New York: Everyman's Library. ISBN 0-460-87389-X.
- Lacy, Norris J. (1991). "Chrétien de Troyes". In Norris J. Lacy, The New Arthurian Encyclopedia, pp. 88–91. New York: Garland. ISBN 0-8240-4377-4.
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