Ichneumia albicauda
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Mangusta dalla coda bianca |
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Stato di conservazione | ||||||||||||||||
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Classificazione scientifica | ||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||
Ichnemia albicauda Cuvier, 1829 |
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La mangusta dalla coda bianca (Ichneumia albicauda) vive nella maggior parte dell'Africa a sud del Sahara e nella parte meridionale della penisola arabica. Vive in una grande varietà di habitat, dal deserto alla savana alberata, ma sembra evitare le aree umide, come il bacino del Congo. Preferisce le aree con una folta vegetazione, come i margini delle foreste e le boscaglie.
La mangusta dalla coda bianca è una grossa mangusta dalla folta pelliccia. I suoi arti sono relativamente lunghi per una mangusta. La testa è molto lunga e stretta e si affusola a punta. Le sue grandi orecchie arrotondate sono posizionate piuttosto in basso ai lati della testa. Il corpo è di colore variabile dal giallo all'ocra, con un lungo sottopelo nero, che gli dà ovunque un aspetto grigio brizzolato. Le zampe posteriori e anteriori sono nere dal ginocchio e dal gomito in giù. La radice della grande e folta coda è gialla-brunastra e l'ultima metà è bianca. Manca di pelo sul labbro superiore e sulle mani, dalla palma al polso. Le femmine hanno quattro mammelle.
Il nome del genere, Ichneumia, deriva dal greco «ichneumon», che significa «cercatore di tracce». Questo nome è stato usato anche per indicare la specie e il nome comune della mangusta egiziana (Herpestes ichneumon). Il nome della specie, «albicauda», deriva dalle parole latine «albus», che significa «bianco», e «cauda», che significa «coda».
La mangusta dalla coda bianca si nutre principalmente di insetti, ma consuma anche una grande varietà di altri cibi. Locuste, scarabei e grillotalpa costituiscono la sua fonte di cibo principale. Mangia anche ratti, topi, toporagni, lucertole, serpenti e piccoli uccelli, integrati occasionalmente da frutta e bacche. Vengono consumate anche le uova degli uccelli; per aprirle le prende con le zampe e le sbatte contro una roccia o contro un altro oggetto duro. Nelle zone dove viene allevato il pollame è stata vista anche compiere delle incursioni nei pollai.
La mangusta dalla coda bianca è principalmente notturna e terricola. Di giorno riposa in una tana abbandonata, in un termitaio o in una cavità tra le radici di un albero. Le dimensioni medie di un territorio sono 0,97 km² per i maschi e 0,64 km² per le femmine. I territori dei maschi non si sovrappongono, ma i territori dei sessi opposti lo fanno frequentemente. Le femmine adulte vivono da sole con i piccoli o in piccoli gruppi con altre femmine e le loro cucciolate, anche se questi gruppi non si associano mai fra di loro. Anche se questi gruppi difendono insieme il territorio, vanno alla ricerca di cibo separatamente. Comunque, sono per la maggior parte creature solitarie, e il maschio e la femmina si incontrano solamente per accoppiarsi. Gli avvistamenti riguardano per la maggior parte coppie riproduttive o femmine con i piccoli. Queste manguste non migrano, ad eccezione di quando debbono stabilirsi in un territorio dopo l'allontanamento dalla madre.
Queste manguste sono molto rumorose ed emettono un'insolita varietà di suoni associati al comportamento sessuale. Se spaventate, secernono una sostanza maleodorante dalle ghiandole anali. Non rimangono ritte sulle zampe posteriori per molto tempo, come fanno altre manguste.
Non conosciamo completamente tutti gli aspetti della riproduzione della mangusta dalla coda bianca, ma ne sappiamo lo stesso abbastanza. I cuccioli sono stati visti più frequentemente da febbraio a maggio e mai durante la stagione secca, da agosto a novembre, il che suggerisce che la femmina partorisca una volta all'anno. I giovani sono pienamente sviluppati a nove mesi di vita e, intorno a quest'età, si disperdono. Si sostiene che la maturità sessuale venga raggiunta prima dei due anni d'età e che il periodo di gestazione sia intorno ai 60 giorni.
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[modifica] Bibliografia
- Mustelid Specialist Group 1996. Ichneumia albicauda. In: 2007 IUCN Red List of Threatened Species. IUCN 2007.