Giuliano Ferrara
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Giuliano Ferrara (Roma, 7 gennaio 1952) è un giornalista, conduttore televisivo e politico italiano. Dopo esperienze politiche nel PCI e nel PSI, ora è sostenitore del centro-destra.
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Biografia
L'inizio nel Partito Comunista
Figlio del senatore comunista Maurizio Ferrara (per molto tempo segretario particolare di Palmiro Togliatti e poi direttore de L'Unità), si avvicinò alla politica da contestatore "sessantottino" (partecipò infatti agli scontri di Valle Giulia, primo atto della contestazione studentesca italiana).
In questo periodo ebbe anche un'esperienza nel mondo dello spettacolo, come corista nella prima opera rock realizzata in Italia, Then An Alley di Tito Schipa Junior (su musiche di Bob Dylan).
Nel 1973 diventò "responsabile fabbriche" del Partito Comunista Italiano a Torino, e scrisse sul quindicinale Nuova società. In seguito diventò capogruppo del partito sempre a Torino, a fianco di Piero Fassino.
Nel 1983 abbandonò il PCI per protesta contro la decisione del partito di non dedicare un concerto alle vittime del massacro di Sabra e Shatila. Iniziò a lavorare a L'espresso, occupandosi, spesso in modo critico, del suo ex-partito. Si avvicina in questo periodo alle posizioni dell'allora Presidente del Consiglio e segretario del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi.
Il passaggio al PSI
Nel corso degli anni Ottanta iniziò a lavorare per il Corriere della Sera, firmando gli articoli con lo pseudonimo "Piero Dall'Ora" e creando la rubrica "Bretelle rosse". Contemporaneamente, su indicazione di Craxi e Claudio Martelli[citazione necessaria], entrò nella redazione di Reporter, giornale d'inchiesta di area socialista diretto dai due ex-leader di Lotta Continua, Adriano Sofri e Enrico Deaglio.
Ferrara ha dichiarato di essere stato, in questo periodo, confidente retribuito della CIA. È stato avanzato il dubbio sulla veridicità di questa dichiarazione, che taluni sostengono che sia stata rilasciata dal giornalista per attrarre attenzione su di sé[citazione necessaria]. Ferrara ha rivelato di aver svolto attività di spionaggio solo nel 2003: in quell'anno è stata tentata un'azione disciplinare nei suoi confronti per determinare se l’attività di spia sia deontologicamente compatibile con l’appartenenza all'Ordine dei Giornalisti. Il Consiglio dell'Ordine non ha preso provvedimenti sul caso perché "al momento della rivelazione erano ampiamente decorsi i cinque anni oltre i quali, in base alla legge professionale n. 69/1963, interviene la prescrizione per un fatto suscettibile di sanzione disciplinare. Per di più nel 1985/86, Ferrara non era giornalista professionista" [1].
Iniziò a condurre su RaiTre Linea rovente e poi su RaiDue Il testimone. In seguito si trasferì alla Fininvest, dove condusse su Canale 5 Radio Londra (passato poi su Italia 1), L'istruttoria e Il gatto, da cui, dopo lo scoppio dello scandalo politico-giudiziario Tangentopoli, esprimerà le sue posizioni critiche nei confronti delle inchieste delle Procure. Nel 1992 con la moglie Anselma Dell'Olio ideò la trasmissione "Lezioni d'amore", incentrata sul sesso e ispirata idealmente al film Comizi d'amore di Pier Paolo Pasolini. Dopo alcune puntate il programma venne interrotto, pare per pressione di alcuni deputati democristiani su Silvio Berlusconi.[citazione necessaria]
In occasione delle Elezioni europee del 1989, venne eletto europarlamentare del PSI.
Ministro del Governo Berlusconi I e la nascita de "Il Foglio"
Con l'ascesa di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, Ferrara decise di lasciare, assieme a molti compagni di partito, un PSI ormai in disfacimento. Divenne Ministro per i rapporti con il Parlamento del primo governo Berlusconi.
Nel gennaio del 1996 fondò il quotidiano Il Foglio (edito dall'omonima cooperativa editoriale della quale fa parte Veronica Lario, seconda moglie di Berlusconi) di cui è ancora oggi direttore.
Scherzando sul fatto che la proprietà del giornale viene sempre attribuita alla moglie di Berlusconi, Ferrara una volta si è definito sarcasticamente un berlusconiano «tendenza Veronica» per andare contro «questo malvezzo sciocco usato per degradare il Foglio».
Su questo giornale esprime posizioni definite neoconservatrici. È un sostenitore del centro-destra, e poi del secondo e terzo governo Berlusconi, anche se in maniera talvolta critica.
Su Il Foglio si batte anche a più riprese per la concessione della grazia ad Adriano Sofri.
Nel 1996, pur senza lasciare la direzione del Foglio, è per alcuni mesi direttore del settimanale Panorama.
Candidato per Forza Italia e la Casa delle Libertà alle elezioni politiche suppletive (per il posto vacante del collegio elettorale del Mugello, in Toscana) per il Senato del 9 novembre 1997, venne sconfitto dall'ex-pm simbolo di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, candidato dell'Ulivo.
Otto e mezzo
A partire dagli eventi dell'11 settembre 2001, le sue posizioni hanno una svolta antilaicista e socialmente conservatrice: lui, dichiaratamente non cattolico, sostiene la necessità del rafforzamento dei valori giudaico-cristiani come baluardo dell'Occidente di fronte al pericolo crescente dell'estremismo islamico.
Oltre a dirigere Il Foglio, ha condotto su LA7 la trasmissione Otto e mezzo, di cui è anche autore, fino alla candidatura da premier per le elezioni del 2008, quando ha lasciato il suo ruolo da commentatore per incompatibilità col proprio impegno politico. Prima affiancato da Gad Lerner, poi da Luca Sofri, in seguito da Barbara Palombelli, giornalista del Corriere della Sera, e quindi da Ritanna Armeni, giornalista di Liberazione. Nel 2005 nella conduzione della trasmissione è ancora affiancato da Lerner che dopo poche puntate lascia per dedicarsi al suo programma L'infedele. A sostituirlo è ancora Ritanna Armeni che è l'attuale co-conduttrice del programma. Ferrara ha decisamente criticato nel rovente editoriale "Destra Cialtrona" il Governo Berlusconi per non aver mai concesso la grazia ad Adriano Sofri.
Ha recentemente pubblicato una raccolta di saggi dal titolo: Non dubitare. Contro la religione laicista (Edizioni Solfanelli, Chieti, 2005).
Il 7 luglio 2006 è stato condannato in primo grado per diffamazione ai danni dei giornalisti de L'Unità e al risarcimento di 135 mila euro. Nel corso di una trasmissione di Porta a Porta del 2003, in una discussione sulla giustizia disse: «No, no, non è un giornale libero, credo che l'unico modo di definirlo è un foglio tendenzialmente omicida!» [2] [3].
All'elezione del Presidente della Repubblica italiana 2006 Giuliano Ferrara ha ottenuto 8 voti al primo scrutinio, 9 voti al secondo, 10 voti al terzo e 7 voti al quarto e ultimo scrutinio che ha eletto Giorgio Napolitano al Quirinale. Sull'elezione del nuovo Capo dello Stato si era schierato col Foglio affinché venisse eletto Massimo D'Alema, che lo ringraziò per l'impegno profuso[4].
La campagna per una moratoria sull'aborto
A metà dicembre 2007 Ferrara ha riaperto il dibattito sull'aborto proponendo una moratoria universale. L'annuncio è stato fatto durante la trasmissione Otto e mezzo, che il giornalista conduce su La7, esattamente il giorno dopo che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva approvato una risoluzione non vincolante (sostenuta soprattutto dall'Italia) per una moratoria sulla pena di morte.
Secondo Ferrara, dato che le Nazioni Unite hanno deciso di approvare una moratoria sulla pena di morte, dovrebbero anche approvare una moratoria sull'aborto, da lui definito "lo scandalo supremo della nostra epoca[citazione necessaria]" e considerato alla stregua di un omicidio. La presa di posizione ha suscitato forti perplessità, anche perché tre partner del ventenne Ferrara ricorsero all'aborto[5]
Il quotidiano Il Foglio ospita dall'inizio della campagna i pareri dei lettori sulla sua proposta. Oltre alle lettere di privati cittadini, sono giunte anche numerose prese di posizione (a favore e contro) di associazioni della società civile e di personalità pubbliche. Ferrara ha presentato l'invio della lettera all'ONU davanti al pubblico il 2 febbraio 2008 al Teatro Manzoni di Monza. Il testo integrale della sua prolusione è stato pubblicato su Il Foglio il 18 febbraio.
Il ritorno in politica
La moratoria proposta da Ferrara ha sollevato un dibattito che ha tenuto banco sui media e nella società civile. Il 12 febbraio il giornalista ha annunciato la fondazione di un partito politico, che egli definisce "di scopo", per portare il dibattito sulla vita in Parlamento. La lista si chiama Associazione difesa della vita. Aborto? No grazie. Dopo l'annuncio, Ferrara ha lasciato la conduzione della trasmissione tv Otto e mezzo. Il giornalista ha manifestato il desiderio di presentarsi alle Elezioni politiche 2008 come alleato del Popolo della Libertà, mantenendo però il simbolo della propria lista. La trattativa con Silvio Berlusconi si è conclusa senza un accordo.
Durante i suoi comizi per la campagna elettorale è stato contestato a Bologna in piazza Maggiore dai giovani dei centri sociali con il lancio di pomodori, quadretti di mortadella, uova, bottigliette d'acqua e sedie. [6]. Simili episodi si sono verificati anche a Pesaro [7] e a Palermo [8].
Presentatasi solo alla Camera, la lista ha raccolto 135 578 voti, pari allo 0,371% del totale [9]. Di fronte a tale risultato Ferrara ha commentato: «Più che una sconfitta, una catastrofe: io ho lanciato un grido di dolore per un dramma e gli elettori mi hanno risposto con un pernacchio»[10].
Posizioni politiche
Politica interna
Figlio di un dirigente comunista, Ferrara fu inizialmente sessantottino, quindi dirigente del PCI a Torino negli anni '70. Abbandonò quindi il partito per diventare craxiano negli anni '80. Nel 1992, quando scoppiò lo scandalo di Tangentopoli, si schierò vicino alle posizioni garantiste criticando con forza l'operato dei giudici. Da quel momento condusse un'ininterrotta battaglia contro le inchieste della magistratura in politica, favorevole ad una "soluzione politica" di Tangentopoli. Dal 1994 appoggia Silvio Berlusconi, prima come ministro e poi come giornalista.
Libertà individuali
Dopo aver avuto idee liberali al momento della sua vicinanza con il PSI, Ferrara (pur rimanendo non credente) assume una posizione più vicina a quella della Chiesa Cattolica in alcuni temi come il sostegno delle radici cristiane, della famiglia in senso classico e dei diritti del concepito. Si schiera a favore dell'astensione nei referendum sulla procreazione assistita del 12 e 13 giugno 2005.
Politica estera
Ferrara ha appoggiato dagli anni '90 tutti gli interventi militari degli Stati Uniti, a partire dalla Prima guerra del Golfo. All'inizio del 2003, in un editoriale del Foglio, appoggiò le iniziative militari USA in Iraq, che culminarono con l'invasione decisa dalla presidenza Bush senza aspettare la votazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, voce quasi isolata tra gli appelli contrari alla guerra scritti dai direttori dei maggiori quotidiani italiani.[citazione necessaria]
Ferrara e i neoconservatori statunitensi
Il dibattito culturale sul Foglio spesso è finalizzato a far conoscere al pubblico italiano le posizioni dei neoconservatori statunitensi. Per questo Giuliano Ferrara viene spesso citato come il principale esponente italiano di questo movimento[citazione necessaria]. Questa identificazione tra l'ideologia del Foglio (e del suo direttore) e l'ideologia dei neoconservatori statunitensi è giustificata dal fatto che Giuliano Ferrara è stato uno dei primi studiosi italiani del filosofo della politica Leo Strauss, noto negli Stati Uniti come ideologo del movimento neoconservatore. Di interesse è anche la posizione assunta da Ferrara in difesa dei valori tradizionali del cristianesimo come elemento necessario di coesione sociale per la civiltà occidentale liberale e democratica. Questa posizione lo fanno annoverare come principale esponente dell'ideologia politica cristianista.
Religione e "ateismo devoto"
Ferrara è stato annoverato tra i cosiddetti atei devoti (termine coniato da Beniamino Andreatta per indicare in maniera dispregiativa gli atei che dimostrano vicinanza con le posizioni della Chiesa cattolica). Egli ha dichiarato di non essere cattolico ma di essere filosoficamente su posizioni teiste e quindi di credere in un Dio personale. [11]
Sanremo 2002
Durante la 52esima edizione del Festival di Sanremo, per la quale era previsto uno sketch comico di Roberto Benigni nella serata finale, Giuliano Ferrara polemizzò contro il comico, asserendo che nel caso in cui fosse salito sul palco, egli sarebbe stato in prima fila a "tirargli uova marce". Alla fine Ferrara si limitò a lanciare uova sullo schermo del televisore del suo salotto, di fronte ad una camera che lo riprendeva mentre assisteva all'esibizione del comico toscano. Quando Benigni vide che Ferrara non era presente, ironizzando ipotizzò che Ferrara fosse partito per Sanremo, ma che fosse tornato indietro dopo essersi mangiato le uova per strada.
Procedimenti legali
E' stato condannato più volte, anche in via definitiva, per aver diffamato i magistrati di Palermo e di Milano. Inoltre è stato condannato per diffamazione contro i giornalisti dell’Unità, da lui definito com un "giornale tendenzialmente omicida". Ha avuto una condanna definitiva in Francia dal Tribunal de Grande Instance di Parigi per contraffazione di opera e violazione del diritto d’autore ai danni di Antonio Tabucchi; nell’ottobre 2003 infatti, Tabucchi inviò un articolo a Le Monde, ma se lo vide pubblicato senza alcuna autorizzazione sul Foglio. Ferrara così è stato costretto a pagare la somma di 34.000 euro[12].
Critiche
Ferrara ha sostenuto più volte di aver abbandonato l'ideologia comunista "in tempi non sospetti", cioè prima della caduta del Muro di Berlino. Marco Travaglio ha sostenuto che le sue posizioni politiche siano invece state dettate da convenienza[13].
Le posizioni in politica estera ed in materia giudiziaria hanno suscitato critiche: Ferrara è stato spesso bersaglio della satira, a partire dal settimanale Cuore, fino agli spettacoli di Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti. In tutte le rappresentazioni satiriche, oltre a prendersi gioco della sua mole, lo si schernisce per aver cambiato appartenenza politica, facendo intravedere una logica di interessi quale motivazione principale dei suoi salti dalle file di un partito ad un altro.
L'8 dicembre 2007 Giuliano Ferrara è stato citato in un monologo di Daniele Luttazzi durante la trasmissione Decameron in onda sull'emittente televisiva La7. Luttazzi ha detto che per sopportare la visione delle atrocità della guerra in Iraq (conflitto appoggiato anche da Ferrara in risposta al terrorismo islamico) pensa "a Giuliano Ferrara dentro una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta".
La battuta era già stata usata nello spettacolo di Luttazzi del 2006 "Come uccidere causando inutili sofferenze", e successivamente nel libro omonimo[citazione necessaria]. A seguito dell'episodio televisivo, tuttavia, l'emittente ha sospeso il programma condotto dall'autore satirico.[14].
Note
- ^ Giuliano Ferrara "spia" della Cia: l’azione disciplinare è ormai prescritta)
- ^ L'Unità versus Ferrara. Condannato per diffamazione - notizia dell'Unità online del 7 luglio 2006 [1]
- ^ Diffamò l'Unità, Giuliano Ferrara condannato - articolo di Rachele Gonnelli sull'Unità del 8 luglio 2006 [2] [3]
- ^ Ferrara e D'Alema, articoli di Marco Travaglio nella rubrica Uliwood Party: Vestivamo alla marinara (7 maggio 2006 [4]), Soccorso rotto (13 maggio 2006 [5])
- ^ Rachel Donadio. (EN) The Atheist Urging Italy to Get Religion. The New York Times, 2008-04-08. URL consultato il 2008-06-17.
- ^ [6]
- ^ [7]
- ^ [8]
- ^ Elezione della Camera dei Deputati del 13 - 14 aprile 2008 - Italia complesso. Ministero dell'Interno. URL consultato il 2008-04-15.
- ^ Maria Antonietta Calabrò. La sconfitta di Giuliano Ferrara: «Il mio grido di dolore accolto da un pernacchio». Il Corriere della Sera. URL consultato il 2008-04-15.
- ^ Nè ateo nè devoto
- ^ Tratto dal libro “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
- ^ Marco Travaglio sostiene che siano determinate di volta in volta dal seguire dove stanno il «potere ed il danaro», e che a partire dal 1992 Ferrara si schierò «con i ladri», «infatti il ladri guadagnavano molto più dei giudici.». Da La cozza ha sempre ragione nella rubrica Bananas. L'Unità, 3 dicembre 2006 [9], [10] e Un uomo da palinsesto, articolo nella rubrica Uliwood Party. L'Unità, 27 gennaio 2006 [11] [12]
- ^ Offese a Ferrara: La7 sospende Luttazzi su Repubblica.it
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Giuliano Ferrara
Collegamenti esterni
- Autobiografia ufficiale di Giuliano Ferrara
- Sito di Otto e Mezzo
- Gli editoriali di Ferrara per LA7.it
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