Giorgio Merula
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Giorgio Merula (Alessandria, 1430 – Milano, 1494) è stato un filologo, storico e umanista italiano.
Il vero nome di Giorgio Merula era Giorgio Merlano di Negro, detto anche Georgius Merula Alexandrinus.
Studiò a Milano dal 1444 al 1446 sotto la guida di Francesco Filelfo; in seguito sarebbe diventato avversario fra i più fieri del Filelfo; poi si spostò a Padova e a Venezia.
Dal 1465 cominciò ad insegnare a Mantova, poi andò a Venezia, ove aprì una scuola privata molto frequentata. Qui incontrò il grecista Giorgio Valla, che Merula convinse ad insegnare greco. Su invito di Ludovico il Moro si trasferì a Pavia dal 1483 al 1485, e quindi a Milano dove rimase fino al 1494, anno della sua morte.
Fra i suoi allievi si annoverano Baldassare Castiglione e Tristano Calco; quest'ultimo ereditò anche la biblioteca del maestro e si dedicò a proseguirne l'opera storiografica. Tra gli allievi milanesi si ricorda anche Taddeo Ugoleto.
Attaccò violentemente Poliziano, accusandolo di aver plagiato i suoi scritti nei Miscellanea; laddove invece si trattava di testi originali, ne confutava la correttezza.
[modifica] Opere
Uno degli interessi principali di Merula fu l'edizione ed il commento di classici latini e greci: pubblicò l'editio princeps di Plauto (1472), lavorò sugli Scriptores rei rusticae, su Catone il vecchio, Varrone, Columella, Palladio e Marziale; e ancora Cicerone (De finibus bonorum et malorum), Ausonio, Giovenale, Curzio Rufo, Quintiliano. Dal greco tradusse le Vite di Nerva, di Traiano e di Adriano redatte da Dione Cassio compendiato da Giovanni Xifilino. Ludovico il Moro lo incaricò di redigere una storia della famiglia Visconti (Antiquitates Vicecomitum) fino a Matteo Visconti, mai completata. Pertanto egli ebbe accesso ai ricchi archivi e alla biblioteca dei Visconti. Scrisse infine una narrazione dell'assedio turco di Scutari (Bellum Scodrense), composta nel settembre 1474; la fortezza sarebbe poi caduta nelle mani degli Ottomani nel gennaio 1479.
Si dedicò inoltre alla ricerca di manoscritti greci e latini, e soprattutto presso il monastero di Bobbio, nel 1493, ebbe la ventura di scoprirne un numero cospicuo, sebbene la morte abbia troncato il suo desiderio di pubblicarne i testi. Sono conservate due lettere In Philelphum, piene di invettive contro Filelfo alle quali questi non volle rispondere.
[modifica] Bibliografia
- F. Gabotto-A. Badini Confalonieri, Vita di Giorgio Merula, Tipografia G. Jacquemod, Alessandria, 1894.
- V. Fera, Tra Poliziano e Beroaldo: l'ultimo scritto filologico di Giorgio Merula, «Studi umanistici» 2, 1991, pp. 7-88.
- A. Friggi, Libri greci alla corte di Ludovico il Moro: Giorgio Merula e la sua biblioteca, «Archivio Storico Lombardo» 130, 2004, pp. 109-135.