Furore (romanzo)
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Furore è un romanzo dello scrittore statunitense John Steinbeck, premio Nobel per la letteratura del 1962, pubblicato nel 1939 a New York e considerato il suo capolavoro.
Furore | |
Titolo originale | The Grapes Of Wrath |
Autore: | John Steinbeck |
Anno (1ª pubblicazione): |
1939 |
Genere: | romanzo |
Sottogenere: | |
Ambientazione: | California |
Anno di ambientazione: | 1930 |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 2005 |
Editore: | Bompiani |
Traduzione: | Carlo Coardi |
Collana: | I Delfini |
Pagine: | 491 |
Progetto Letteratura |
Il titolo originale (The Grapes of Wrath) significa qualcosa come: I frutti della rabbia ed è un verso tratto da The Battle Hymn of the Republic, di Julia Ward Howe:
Mine eyes have seen the glory of the coming of the Lord:
He is trampling out the vintage where the grapes of wrath are stored;
He hath loosed the fateful lightning of His terrible swift sword:
His truth is marching on.
A loro volta questi versi si riferiscono al passaggio dell'Apocalisse 14:19-20.
Indice |
[modifica] Trama
La vicenda narra la storia della famiglia Joad, che costretta dalla siccità e dalla miseria deve abbandonare l'Oklahoma per tentare la fortuna all'ovest. Costoro intraprendono a bordo di un autocarro un lungo viaggio verso la California, dopo aver letto un volantino di ricerca lavoro.
A compiere il viaggio sono tre generazioni delle quali la madre, che è la vera anima del gruppo familiare, cerca positivamente di diffondere su tutti la serenità e quando il figlio Al le chiede, all'inizio del viaggio:
« "Mamma non hai dei brutti presentimenti? Non ti fa paura, andare in un posto che non conosci?" Gli occhi della mamma si fecero pensosi ma dolci. |
la sua risposta è calma e rassicurante.
Fanno parte del gruppo familiare la giovane sposa Rosa Tea che è in attesa di un bambino, Tom, da poco uscito dal carcere per aver compiuto un omicidio preterintenzionale, un ex-predicatore conosciuto da Tom ed ora aggregato alla famiglia di nome Casy spesso assorto in pensieri filosofici sulla condizione umana, il babbo, lo zio John e la vecchia nonna.
Durante il lungo ed estenuante viaggio incontrano altre famiglie di profughi e ogni tanto degli accampamenti e giungono finalmente alle soglie della California.
« E finalmente apparvero all'orizzonte le guglie frastagliate del muro occidentale dell'Arizona... e quando venne il giorno, i Joad videro finalmente, nella sottostante pianura, il fiume Colorado... Il babbo esclamò: "Eccoci! Ci siamo! Siamo in California!". Tutti si voltarono indietro per guardare i maestosi bastioni dell'Arizona che si lasciavano alle spalle.[2] » |
Ma la felicità di essere giunti durerà poco perché la California non è il paese che avevano sognato ma un luogo, almeno per loro, di miseria.
Intanto la sorte sembra accanirsi contro i Joad: Tom, per una tragica fatalità, uccide durante uno sciopero il poliziotto che aveva ucciso Casy ed è costretto a fuggire, arriva una inondazione proprio quando finalmente avevano trovato un lavoro con un discreto salario e alla fine Rosa Tea partorisce un bimbo morto. Il romanzo termina con una immagine di coraggio e solidarietà con Rosa Tea che porge il seno pieno di latte a un poveretto che sta per morire a causa della fame.
[modifica] Note
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
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