Fabio Cusin
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Fabio Cusin (Trieste, 3 agosto 1904 – Trieste, 27 maggio 1955) è stato uno storico italiano.
Cusin è nato a Trieste, allora porto principale dell'Impero Austro-Ungarico, da una famiglia italo-ebraica. Frequenta scuole elementari con lingua d'insegnamento tedesca; nel 1914 si iscrive nell'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali. Nel 1925 riceve la laurea in economia politica all'Università degli Studi di Firenze con una tesi sul diritto commerciale internazionale.
Negli anni fiorentini sviluppa l'interesse per la storia, in particolar modo quella riguardante Trieste e la Venezia Giulia. Nel 1930 pubblica il volume Appunti alla storia di Trieste. Si tratta di un'opera provocativa che tenta di rimodellare la visione della storia triestina, tramandata dai canoni interpretativi della scuola storicista di stampo liberal-nazionale. A causa della sue posizioni nettamente contrastanti con l'ideologia fascista, Cusin deve affrontare difficoltà nell'inserimento nel mondo accademico e intellettuale. Ciononostante, continua a pubblicare saggi storici; nel periodo tra il 1932 e il 1938 si occupa soprattutto del Settecento triestino, rompendo con la tradizione storiografica patriottico-nazionalista. Nel 1937 vengono pubblicati i due volumi del suo importante saggio Il Confine orientale d'Italia nella politica europea del XIV e XV secolo.
Nei suoi scritti, Cusin tenta di ravvalorare la tradizione autonomista triestina, optando per una visione multiculturale e multietnica della storia triestina. Negli anni del tardo fascismo, Cusin sviluppa un atteggiamento sempre più contrastante con la tradizione centralista della politica italiana post-risorgimentale, avvicinandosi a posizioni democratiche e federaliste. Dopo il 1945 e una breve militanza nel Partito d'Azione, Cusin rigetta completamente la tradizione irredentista e si sposta su posizioni espressamente indipendentiste. Come redattore del giornale Corriere di Trieste difende vigorosamente il concetto del Territorio libero di Trieste. Per Cusin, una Trieste democratica e indipendente significherebbe la soluzione della sua ambiguità storica e un passo decisivo verso una politica inclusiva nei confronti delle popolazioni slave, come anche la condizione necessaria per la rinascita economica della città.
Nel 1950, ottiene la cattedra di storia all'Università di Urbino, continuando la sua triplice carriera di storico, giornalista e attivista politico. Nel 1948 esce il suo libro polemico L'antistoria d'Italia, nella quale analizza, non dissimilmente da quanto aveva fatto Giuseppe Prezzolini, la piaga del centralismo e del "deficit politico e democratico" nella storia amministrativa e culturale italiana. I suoi volumi successivi - particolarmente il provocativo L'Italia unita. 1860-1876 (1952) - provocano aspre critiche negli ambienti storici italiani.
Nel 1952 viene eletto consigliere comunale per la lista indipendentista Blocco triestino, incarico che svolge fino alla morte avvenuta poco prima del ricongiungimento di Trieste con l'Italia nel 1955.