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Etichetta discografica - Wikipedia

Etichetta discografica

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L'etichetta discografica (o casa discografica) è un marchio commerciale creato dalle compagnie specializzate in produzione, eventualmente distribuzione e promozione, di musica e in taluni casi anche di video (specialmente video musicali), su diversi formati (come il compact disc, il disco in vinile, il DVD, le musicassette, ecc.).

Il nome deriva dall'etichetta stampata che veniva posta al centro dei dischi in vinile.

Indice

[modifica] La proprietà delle etichette discografiche

Le etichette discografiche si dividono sostanzialmente in due categorie:

  • Le major - Legate a multinazionali che detengono più del 70% del mercato musicale mondiale.
  • Le indipendenti - Etichette che autoproducono e promuovono i propri prodotti indipendentemente dal circuito delle multinazionali (ma spesso con accordi distributivi o di cooperazione).

Il consolidamento dell'industria discografica avvenuta negli anni '70 e '80, portò poche compagnie multinazionali ad avere il controllo della maggior parte delle più grandi etichette discografiche. Le etichette principali furono in seguito acquistate da quattro grandi gruppi, queste multinazionali fanno oggi parte della RIAA.

Molte etichette discografiche sono di proprietà di alcune tra le più grandi compagnie multinazionali (le cosiddette quattro grandi o, semplicemente, grandi), che detengono la maggior parte dell'industria discografica, contrastate in piccola parte dal mercato delle etichette indipendenti.

[modifica] Il lavoro delle major

Le etichette discografiche investono parte del loro denaro e della loro attività nella ricerca di nuovi talenti e nello sviluppo degli artisti già sotto contratto. L'associazione del marchio all'artista (e viceversa in caso di artisti affermati) aiuta a rafforzare l'immagine sia della etichetta discografica sia dello stesso artista.

Benché ambo le parti abbiano bisogno l'una dell'altra, i rapporti tra le etichette discografiche e gli artisti sono spesso controversi, come avviene in ogni settore quando i rapporti fra le parti divengono paritari. Molti artisti hanno subito modificazioni o censurati ai propri album da parte dell'etichetta prima della pubblicazione (canzoni modificate nei testi o nella lunghezza, copertine cambiate o progettate in contrasto col volere dell'artista, e così via). Le etichette discografiche operano queste scelte e modifiche con l'ovvio intento di ottenere maggior successo di vendita, e grazie ad ampi studi di mercato. Sovente le decisioni delle etichette discografiche corrispondono ad un reale successo da un punto di vista commerciale, ma questo può creare un senso di frustrazione nell'artista che percepisce il lavoro pubblicato come non proprio.

Nei primi anni della nascita dell'industria discografica, le etichette discografiche rappresentavano l'unica via di successo per un artista. Il principale obiettivo di ogni nuovo artista o gruppo era perciò quello di firmare un contratto con una casa discografica il prima possibile. Negli anni '40, '50 e '60, molti artisti erano talmente ossessionati dal firmare a tutti i costi un contratto con una casa discografica, da arrivare al punto di firmare un pessimo contratto, che talvolta non garantiva loro neanche i diritti sulla musica prodotta. In alcuni casi vennero assunti degli avvocati per controllare i contratti prima della firma (cosa normale in tempi moderni). Anche l'industria cinematografica ha talvolta raccontato queste vicende.

[modifica] La nascita delle etichette indipendenti

Verso la fine degli anni '90, grazie al vasto utilizzo di studi di registrazione privati, di masterizzatori CD, e alla diffusione di Internet, le etichette indipendenti iniziarono ad assumere un ruolo di mercato maggiormente rilevante. Le etichette indipendenti sono talvolta di proprietà dell'artista stesso, cosa che gli permette di produrre la propria musica senza pressione da parte dell'industria. Di contro, gli artisti indipendenti possono permettersi una diffusione radiofonica e televisiva molto inferiore e normalmente hanno minori vendite delle loro produzioni rispetto agli artisti sotto contratto con una major. Gli artisti indipendenti hanno però spese di produzione inferiori.

Occasionalmente anche alcuni artisti già affermati, dopo aver terminato il contratto con una major, firmano per un'etichetta indipendente. Questo permette agli artisti di sfruttare la propria notorietà già acquisita per disporre di una maggiore libertà nella produzione dei propri album. Artisti come Dolly Parton, Aimee Mann, Prince e molti altri hanno optato per questa via.

Benché esistano ormai molte etichette indipendenti, la Righteous Babe Records, di proprietà della cantante folk Ani DiFranco viene spesso citata come esempio (alla stregua della italiana Soleluna di proprietà del cantautore Lorenzo Cherubini). La cantante rifiutò molti contratti da parte di major per realizzare la propria etichetta con sede a New York. La costante realizzazione di tour avvenuta, si può considerare un grande successo per un'artista che non è sovvenzionata da una major.

Alcune etichette indipendenti ebbero notevole successo, tanto che alcune major negoziarono contratti con queste per la reciproca distribuzione, oppure in alcuni casi, per acquistare l'etichetta stessa. È una norma sempre più diffusa, infatti, quella che vede le major accordarsi con le piccole etichette indipendenti supervisionandone il lavoro ed acquisendo i diritti sul materiale prodotto.

Nella scena punk, l'etica DIY (Do it yourself) incoraggia le band alla autoproduzione ed alla auto-distribuzione dei propri dischi. Questo metodo è in voga dai primi anni '80, e rappresenta un tentativo di rimanere fedeli agli ideali punk del Do it yourself (fai da te). Alcune etichette esprimono come vanto la reputazione di non aver mai stretto accordì né aver mai cooperato con alcuna major.

[modifica] Lista di etichette discografiche

[modifica] Le major

  • Universal Music Group (7 miliardi di $), che include A&M, Decca/London, Deutsche Grammophon, Island/Def Jam, MCA, Motown, Philips, Rampagge, PolyGram ed altre;
  • Sony BMG Music Entertainment (5 miliardi di $), che include American Columbia, Epic, Arista, Jive, Ravenous, J, RCA ed altre;
  • EMI Group (4 miliardi di $), che include Angel, Blue Note, Capitol, European Columbia, Elektrola, Odeon, Parlophone, Pathé Marconi, Virgin, Positiva ed altre;
  • Warner Music Group (anche detta WEA) (2,5 miliardi di $), che include Asylum, Elektra, Erato, Atlantic, Sire, Sub Pop (49% Warner ownership), Reprise, Rhino ed altre.

[modifica] Le principali indipendenti (non esaustiva)

Per approfondire, vedi la voce Etichette indipendenti.

[modifica] Voci correlate


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