Ebla
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Ebla (In arabo: عبيل، إيبلا) è l'antico nome dell’odierna Tell Mardikh, a circa 60 Km a sud di Aleppo, città della Siria settentrionale, scoperta nel 1964 da una missione archeologica italiana diretta da Paolo Matthiae dell’Università La Sapienza di Roma. Era situata in posizione intermedia tra Mesopotamia, Anatolia e Palestina; godeva dei vantaggi del commercio tra queste zone, dove passavano materie prime quali rame, legname, argento.
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[modifica] Scoperta
Nel 1975 la scoperta degli archivi reali di Ebla, contenenti oltre 17.000 tavolette d'argilla con iscrizioni cuneiformi in eblaita risalenti al periodo tra il 2500 e il 2200 a.C.
Da tali documenti è possibile inquadrare Ebla quale importante nodo commerciale oltre che come potenza internazionale nel mondo allora conosciuto; il re veniva eletto da un'aristocrazia di tipo mercantile. Sono stati rinvenuti reperti che testimoniano contatti e scambi commerciali, in generale, con tutta l’area del Vicino Oriente antico e, segnatamente, con l’Iran e l’Afghanistan.
Un discorso a parte meritano i contatti con l’Egitto dei faraoni. In una delle sepolture infatti, quella denominata del “Signore dei capridi” venne rinvenuta una mazza da guerra egizia recante il nome del Re egiziano Hetepibra nonché frammenti, in avorio, di divinità egizie quali Hathor, Sobek, Amon.
[modifica] Fondazione
Il regno di Ebla, che significa Pietra Bianca in riferimento alle superfici calcaree delle pietre sulle quali è stata costruita la città, e citato peraltro negli annali di Tuthmosi III, si trovava in posizione strategica tra importanti regni dell'antichità. Sono attestati contatti con l'Egitto, fin dall'età del bronzo antico o proto-siriana (2600-2300 a.C.), grazie anche alla intermediazione di una grande città cosmopolita della costa: Biblo.
A tale periodo risalgono, infatti, alcuni frammenti di pietra, una lampada in diorite con il cartiglio di Chefren (IV dinastia, 2500 a.C.) ed un coperchio circolare in alabastro con cartiglio di Pepi I (VI dinastia, 2300 a.C.), rinvenuti all'interno del Palazzo della Prima Urbanizzazione.
[modifica] Città
Gli scavi della missione archeologica italiana hanno fatto emergere la struttura urbana della città: un'ampia cinta muraria a cerchio, fortificata con possenti bastioni grandangolari, dove si aprono 4 porte disposte a croce, con al centro l'acropoli. La struttura radiale potrebbe rimandare alla concezione di un universo circolare. Rimangono anche i resti del Palazzo reale con tutti i suoi settori, dove sono stati rinvenuti gli archivi di stato, oltre a migliaia di tavolette ed oggetti d'uso comune.
[modifica] Governo
La forma di governo non è molto conosciuta, ma sembra che la città fosse guidata da un re eletto dalla aristocrazia mercantile, che rimaneva in carica per sette anni, e difesa da un esercito mercenario. Dalle tavolette ritrovate si sono conosciuti i nomi di parecchi re, tra i quali: Igrish-Halam, Irkab-Damu, Ar-Ennum, Ibrium e Ibbi-Sipish. Ibrium cambiò la tradizione ed introdusse la monarchia assoluta, infatti lo successe il figlio Ibbi-Sipish
[modifica] Religione
Nelle tavolette di Ebla appaioni i nomi di dei Semiti conosciuti (Dagon, Ishtar, Reshef, Kanish, Hadad), ed altri sconosciuti (Kura, Nidakul), inoltre appaiono dei Sumeri (Enki and Ninki) ed Ittiti (Ashtapi, Hebat, Ishara).
[modifica] Storia
Nel 2300 a.C. Ebla viene distrutta da Sargon di Akkad.
Signore di un piccolo regno periferico all'area sumerica con popolazione semitica che si contrappone a quella mesopotamica, Sargon riesce ad unificare le città-Stato sumere costituendo il primo "regno universale" (il secondo sarà quello fondato da Hammurabi di Babilonia) che riunisce tutte le realtà mesopotamiche. Nel corso di tale opera di unificazione, viene distrutta Ebla.
Sulle rovine di Ebla si stanzializzarono popolazioni nomadi, gli Amorrei, che assimilano la cultura locale e, intorno al 2000, nella c.d. età paleo-Siriana (2500-1800 a.C.), danno vita alla nuova città che rinasce, perciò, con genti semitiche, e prospera fino al 1600 a.C., quando viene nuovamente distrutta da Hattusil (secondo altri da Khattusil, ma questo sposterebbe la datazione di meno di 50 anni), Re degli Hittiti.
Durante il periodo della cosiddetta “rinascita” (1800-1750 a.C.), Ebla incrementa i contatti con l'Egitto tanto che sono stati rinvenuti interi lotti di oggettistica egiziana nelle tombe della necropoli reale, localizzata sotto l'area del palazzo reale occidentale. Dello stesso periodo fanno parte, a confermare lo stretto rapporto con l'Egitto, oggetti egittizzanti come intarsi in avorio, rappresentanti divinità egizie, rinvenute in un'area eblaita destinata a laboratori. È controverso se tali divinità siano locali con attributi tipici di quelle egizie, o si tratti davvero di divinità prettamente egiziane “importate” nella cultura eblaita.
Dopo il 1600 Ebla cessò di essere un grande centro urbano e sulle sue imponenti rovine si installarono limitati insediamenti nell'eta aramaica ed in quella persiana ed ellenistica.
[modifica] Ritrovamenti
Ad uno dei lotti sopra citati appartengono gli scettri, o mazze cerimoniali di cui una, corrosa e malridotta, recante il nome del Faraone Hotepibre (Harnejheryotef) ed un'altra, in osso, calcare, argento ed oro, molto simile alla prima rinvenuta nella c.d. “sepoltura delle Cisterne”, ma verosimilmente parte della medesima sepoltura del “Signore dei Capridi”. La mazza cerimoniale di Hotepibre presenta, sull'impugnatura, due cinocefali posti ai lati del nome reale; quest'ultimo non è racchiuso, come di consueto, nel cartiglio, ma la postura adorante dei cinocefali conferma che si tratta di una titolatura regia. La mazza dovette subire, già in epoca storica, un danno proprio all'impugnatura che venne, perciò, riparata in loco da artigiani che, però, non conoscevano bene la struttura dei geroglifici tanto che, nell'eseguire la riparazione, "rimontarono" il nome del Faraone in maniera non del tutto perfetta.
Hotepibre, secondo le liste dei Faraoni più frequentemente noto con il nome di Harnejheryotef, fu il nono re della XIII dinastia e regnò per breve periodo (1770-1760 a.C.); la titolatura di Hotepibre, presenta, tra gli altri nomi, quello di Sa Aam ovvero "figlio dell'Asiatico", ma anche "figlio del contadino". Dando credito alla prima traduzione, e considerando che la mazza cerimoniale, di per se uno scettro regale, fu donata al proprietario della sepoltura in cui fu rinvenuta, si può avanzare l'ipotesi che il Faraone avesse legami di stretta parentela con la casa regnante eblaita. A rendere maggiormente realistica tale ipotesi, si rammenti che, nel II Periodo Intermedio, si stanziarono in Egitto genti provenienti da altre aree del vicino oriente ed, inoltre, che in un certo periodo storico coincidente con la XIII dinastia la carica di Faraone divenne elettiva.
Gli scavi di Ebla, sempre a cura della missione italiana capeggiata da Paolo Matthiae, sono ancora in corso. Recentemente[1] sono state presentate due statuette, in oro ed argento, scoperte durante l'ultima campagna di scavi: gli oggetti si trovavano nel magazzino reale a ridosso degli archivi. Probabilmente si trattava di uno stendardo reale, dato che insieme è stato rinvenuto anche un incensiere di bronzo.
[modifica] Note
- ^ Paolo Brogi, Ebla, il ritorno delle due regine, da Corriere della Sera (ed. Roma) del 9 ottobre 2007, pag. 10; Paolo Matthiae, Ebla. Le due regine d'oro e d'argento, da Il Messaggero del 15 ottobre 2007, pag. 19.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
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