Crisi bosniaca (1908-1909)
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La Crisi bosniaca fu determinata nell’ottobre del 1908 dalla decisione dell’Austria-Ungheria di annettersi la Bosnia-Erzegovina, di cui possedeva legalmente l’amministrazione. La crisi perdurò fino al marzo 1909 e coinvolse principalmente la Serbia e la Russia contrarie all’annessione e, sull’altro fronte, oltre all’Austria-Ungheria, la Germania.
Per l’acuirsi della tensione fra Serbia e Austria-Ungheria, la Crisi bosniaca è considerata una delle cause meno remote dello scoppio della Prima guerra mondiale.
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[modifica] Prologo
L’insurrezione dei cristiani della Bosnia-Erzegovina del 1875 contro i turchi, portò ad una guerra fra la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro da un lato e l’Impero Turco dall’altro. Due anni dopo, a seguito della vittoria ottomana, entrò in azione la Russia che, a favore dei fratelli slavi oppressi, dichiarò guerra all’Impero Turco (Conflitto russo-turco del 1877 1878). L’Austria non osteggiò l’azione e l’avanzata dei soldati dello Zar Alessandro II si fermò solo alle porte della capitale nemica Costantinopoli, che sarebbe stata probabilmente occupata se l’Inghilterra non si fosse opposta ancora una volta alle velleità russe di conquistare i Dardanelli.
Cessato il fragore delle armi, tutta la questione venne regolata dalle potenze europee al Congresso di Berlino del 1878. Fra le altre decisioni, la Serbia e la Romania ottennero l’indipendenza dai turchi e la Bosnia-Erzegovina fu ceduta all’amministrazione dell’Austria-Ungheria, che così veniva ripagata per l’assenso dato all’offensiva russa.
[modifica] Le trattative
Dopo trent’anni di protettorato, l’Austria-Ungheria, che riconosceva nell’area balcanica un pericolo per il suo debole equilibrio interno, decise che era arrivato il momento di annettersi la Bosnia-Erzegovina. Si aspettava solo l’occasione giusta, che si presentò quando, il Ministro degli Esteri russo Alexander Petrovic Izvolskij, inviò un interessante comunicato al Ministro degli Esteri austriaco Alois von Aehrenthal. Si trattava della richiesta di avviare trattative per la regolamentazione degli stretti (i Dardanelli) in cambio dell’annessione austriaca della Bosnia-Erzegovina.[1]
Il Ministro Aehrenthal ottenne così un incontro con Izvolskij nel castello moravo di Buchlau. Ci fu un accordo di massima, per il quale, però, le versioni dei due ministri non risultano coincidere. Fatto sta che, secondo il Cancelliere tedesco Bernhard von Bülow, Izvolskij non chiese ad Aehrenthal quando l’Austria avrebbe fatto il passo dell’annessione, né avvertì che gli occorreva tempo per preparare all’azione austriaca lo Zar Nicola II (che ne sapeva poco) e il pubblico russo. [2]
[modifica] L’annessione
Quando l’Aehrenthal, la sera del 16 settembre 1908, fece ritorno da Buchlau a Vienna, Izvolskij non immaginava di certo che il ministro austriaco avrebbe sorpreso il mondo, appena tre settimane dopo con l’annessione della Bosnia-Erzegovina.
Il proclama dell’Imperatore Francesco Giuseppe, il 5 ottobre 1908, fece sussultare l’Europa.
I serbi videro in questa azione un attentato alla loro idea della Grande Serbia, che comprendeva la Bosnia-Erzegovina, e i russi, come nel 1875, si mobilitarono a favore dei “fratelli slavi”. La folla a Belgrado tributò ovazioni ai rappresentanti della Russia, della Francia, dell’Inghilterra e dell’Italia e cercò di sfondare le finestre della legazione austriaca. Ma anche l’Impero Turco che aveva ceduto molto malvolentieri la Bosnia-Erzegovina nel 1878, si sentì offeso per l’espansione austriaca nei Balcani. A Costantinopoli, fra eccessi che si verificarono contro sudditi austriaci, furono boicottate tutte le merci provenienti da Vienna; mentre la stampa russa sosteneva che i serbi avrebbero dovuto esigere grandi compensi dall’Austria.
In effetti, a prescindere dagli accordi presi a Buchlau, l’annessione costituiva senza dubbio una violazione dell’accordo di Berlino del 1878, che poteva essere modificato solo con il consenso di tutte le nazioni partecipanti. Nonostante ciò il Cancelliere tedesco Bülow prese atto del proclama austriaco e ne diede il consenso. In una lettera all'Imperatore di Germania Guglielmo II, il cancelliere scriveva: “(…) dopo che il barone Aehrenthal si è assicurato il consenso russo,[3] e considerata la situazione in cui versa in questo momento l’Europa, non possiamo opporci al desiderio austriaco. La nostra situazione diventerebbe veramente seria se l’Austria-Ungheria perdesse la fiducia in noi e si allontanasse da noi.” [4]
[modifica] La crisi
Approfittando della tensione, lo Zar Ferdinando I di Bulgaria proclamò l’indipendenza del suo Paese dal vassallaggio turco (stabilito anch’esso a Berlino).
Da molti anni l’Europa non era stata in un caos simile. Izvolskij era, comprensibilmente, la personalità più agitata, visto che appariva come colui che aveva ceduto all’Austria la Bosnia senza una reale contropartita. Invece di tornare in patria e affrontare lo zar, il ministro degli esteri russo, cercò di ottenere una qualche assicurazione dalle potenze occidentali sull’apertura degli stretti. Dopo Vienna, era comparso prima a Londra, poi a Parigi, senza avere, come c’era da aspettarselo, qualche fortuna. Il 24 ottobre arrivò a Berlino, apparendo al Cancelliere Bülow “come un uomo affranto. (…) Egli ripeté che ‘purtroppo’ aveva creduto all’onestà e lealtà di Aehrenthal, ma era stato tremendamente deluso.” [5]
Per riprendere le redini della Triplice Alleanza il 12 dicembre 1908, Bülow inviò all’ambasciatore tedesco a Vienna una nota in cui definiva “tentativi di intimidazione” le notizie diffuse da parte inglese e specialmente russa, sulla possibilità e persino probabilità di una guerra nella primavera successiva. “A quanto apprendevo da Parigi (…) la Russia doveva, al più tardi in primavera, ricorrere più largamente al mercato monetario europeo. (…) Il deficit di bilancio straordinario, circa 150 milioni di rubli, doveva essere coperto. Era pronto in massima un accordo fra la Russia e la Francia sul prestito, all’uopo necessario, di un miliardo di marchi. Ambedue i Paesi avevano quindi tutto l’interesse a veder eliminata la presente tensione politica.” [6]
Re Edoardo VII d’Inghilterra, nell’intento di far cadere l’Aehrenthal e farlo sostituire con l’ambasciatore austriaco a Londra Albert Mensdorff, lontano parente della famiglia reale inglese, si adoperava con zelo a versare olio sul fuoco. “Il suo gusto degli intrighi politici e la sua abilità nel distillare veleni politici si manifestarono in piena luce”, mentre l’ambasciatore britannico a San Pietroburgo, Arthur Nicolson, aizzava i russi non solo contro l’Austria, ma quasi ancora di più contro la Germania.[7]
Ma se con Vienna, il Cancelliere Bülow usò il guanto di velluto, con la Russia adoperò il pugno di ferro. Il 14 marzo 1909, perdurando lo stato di agitazione in Serbia e conseguentemente in Austria, Bülow comunicò all’ambasciatore russo che sarebbe stato un delitto far precipitare l’Europa in una guerra sanguinosa, ma che se Izvolskij non avesse agito per tenere a freno i serbi, alla Germania non restava che lasciare all’Austria di procedere contro la Serbia nel modo che le sembrasse più conveniente. Si trattò quasi di un ultimatum.[8]
Dieci giorni dopo questo colloquio, perveniva a Berlino e a Vienna il consenso della Russia, senza restrizioni, all’annessione della Bosnia-Erzegovina. D’altro canto la Russia in quel momento era particolarmente debole: non solo attraversava una crisi finanziaria, ma risentiva ancora della sconfitta nella guerra russo-giapponese del 1904-1905 e della conseguente Rivoluzione del 1905.
[modifica] Verso la Prima guerra mondiale
Aleksej Stepanovic Chomjakov, il presidente della Duma, assicurò l’ambasciatore serbo che in quel momento non era possibile intervenire, ma che in futuro la Russia avrebbe considerato ogni violenza fatta alla Serbia come l’inizio di un incendio europeo.[9]
Sull’altro fronte Bülow avvertì il pericolo di tenere a freno Vienna. “Io sapeva benissimo che specialmente i generali austriaci (…) nel 1908-1909 spingevano a far guerra. Il capo di Stato Maggiore austro-ungarico, Barone Conrad von Hötzendorf mi rimproverava da anni che io lasciassi passare il momento buono per sferrare il colpo. (…) Nei miei sforzi fortunati per trattenere l’Austria-Ungheria da un’azione avventata, trovai l’appoggio tanto del Ministro Aehrenthal, quanto dell’erede al trono Arciduca Francesco Ferdinando. Aehrenthal fu perciò attaccato dalla stampa viennese soggetta all’influenza dello Stato Maggiore austriaco”.[10]
L’ambasciatore tedesco a Belgrado, in una lettera a von Bülow del 22 giugno 1909 scrisse riferendosi al popolo serbo: “(…) il piccolo gruppo delle persone veramente colte o semicolte (…) non vuole rassegnarsi, per la sua boria nazionale offesa, ad accettare il fatto dell’annessione. Si starà, perciò, come il cacciatore alla posta, per cogliere l’istante giusto per sparare un colpo a segno”. L’ambasciatore non sospettava, certo, di quale colpo molto concreto si sarebbe trattato il 28 giugno 1914.[11]
[modifica] Note
- ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 335.
- ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 338.
- ^ Con le trattative di Buchlau.
- ^ Nolte, Storia dell’Europa 1848-1918, Milano 2003, pag. 121.
- ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pagg. 393, 394.
- ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 397.
- ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 398.
- ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pag. 400.
- ^ Nolte, Storia dell’Europa 1848-1918, Milano 2003, pag. 123.
- ^ Bülow, Memorie, Milano 1931, Vol II, pagg. 403, 404, 405.
- ^ Nolte, Storia dell’Europa 1848-1918, Milano 2003, pag. 124.
[modifica] Bibliografia
- Bernhard von Bülow, Denkwürdigkeiten, 1930-31 (Ediz.Ital. Memorie, Mondadori, Milano 1930-31, 4 volumi. Vol. I : Dalla nomina a Segretario di Stato alla Crisi Marocchina, Vol. II: Dalla Crisi Marocchina alle dimissioni da Cancelliere, Vol. III: Guerra Mondiale e catastrofe, Vol. IV: Ricordi di gioventù e diplomazia).
- Ernst Nolte, Storia dell'Europa 1848-1918, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2003 ISBN 8882730220 (l'edizione italiana ha preceduto quella tedesca).