Creta e Cirene (provincia romana)
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Cirene e Creta (Cyrene et Creta) fu una provincia di Roma, comprendente l'isola di Creta e la Cirenaica.
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[modifica] Cirenaica in epoca repubblicana
La Cirenaica era entrata a far parte dei domini egiziani già a partire da Tolomeo I Sotere, pur staccandosene di frequente per usurpazioni e rivolte[1].
Nel 96 a.C. Tolomeo Apione, che aveva ricevuto il regno di Cirenaica nel 116 a.C. alla morte di Tolomeo VIII, del quale era forse figlio illegittimo, lo lasciò in eredità allo stato romano. Roma tuttavia non procedette subito all'annessione, sia per la posizione periferica e il territorio limitato, che non attiravano i commercianti italici o le società di pubblicani, sia per l'impegno nella guerra sociale prima e nella guerra civile tra Mario e Silla poi. Le città della Pentapoli cirenaica (Cirene, Teuchira-Arsinoe, Euesperide-Berenice, oggi Benghazi, Apollonia e Barce-Tolemaide) furono nel frattempo sede di lotte e contrasti, sia tra loro, sia all'interno per i conflitti tra oligarchi e democratici, mentre alcune località della costa vennero sfruttate da pirati. Si ebbe un breve intervento di Lucullo (allora proconsole della provincia di Cilicia) nell'87-86 a.C., senza esiti.
Nel 74 a.C. venne istituita la nuova provincia, governata da un legato di rango pretorio (legatus pro praetore), affiancato da un questore (quaestor pro praetore) e Roma ne iniziò lo sfruttamento degli agri regi Apionis[2], le proprietà regie ricevute per testamento, gestite da società di pubblicani.
Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo la provincia parteggiò per Pompeo e dopo la battaglia di Farsalo fu gravata da parte di Cesare dall'esazione di un tributo in natura, relativo alla produzione del silfio. Fu quindi assegnata a Cassio e dopo la battaglia di Filippi a Marco Antonio. Quest'ultimo, nell'ambito della sua politica orientale, la assegnò nel 36 a.C. a Cleopatra Selene, la figlia avuta da Cleopatra e tale situazione si protrasse fino alla battaglia di Azio.
[modifica] Creta in età repubblicana
Gli interventi di Roma nell'isola in epoca repubblicana furono volti alla repressione della pirateria: un primo intervento si ebbe nel 189 a.C. da parte di Lucio Fabio Labeone, comandante della flotta, che tuttavia non riuscì ad ottenere la restituzione dei cittadini romani presi prigionieri dai pirati e successivamente Roma intervenne in diversi casi come arbitra nelle contese tra le città dell'isola.
Nel 74 a.C. Marco Antonio, omonimo padre del futuro triumviro, vi condusse una spedizione che si concluse con una sconfitta. Una nuova spedizione condotta da Quinto Cecilio Metello fu appoggiata dalle città di Gortina (oggi Gortyna) e di Polirrenio (Polyrrhenion), mentre i principali centri della resistenza antiromana (Cydonia, Cnosso, Lappa, Lytto e Hierapytna) vennero progressivamente conquistati, malgrado il contrasto sorto tra Quinto Metello e il legato inviato nell'isola da Pompeo, che in forza della legge Gabinia (lex Gabinia) aveva ottenuto il comando straordinario per la lotta contro i pirati.
In seguito alla conquista Quinto Cecilio Metello assunse il cognome di "Cretico" e nel 67 a.C. venne costituita la provincia di Creta. Le città cretesi parteggiarono per Pompeo durante la guerra civile con Cesare. Fu assegnata a Marco Giunio Bruto e dopo la battaglia di Filippi fece parte dei domini del triumviro Marco Antonio, che nel 43 a.C. concesse la libertà alle città cretesi, revocata da Ottaviano dopo la sconfitta di Marco Antonio ad Azio.
[modifica] La provincia in epoca imperiale
Dopo la battaglia di Azio Augusto, nell'ambito della sua riforma dell'amministrazione provinciale del 27 a.C. riunì Creta e Cirene, facendone una provincia senatoria, governata da un proconsole di rango pretorio e con capitale Gortina, a Creta.
Il territorio cirenaico era caratterizzato dal contrasto tra le città costiere della Pentapoli, abitate da Greci, e i territori abitati da Libici. Le prime avevano conservato le proprie istituzioni e la propria autonomia, già riconosciuta dalla costituzione tolemaica del 248 a.C., ed erano riunite in una associazione. In alcune di esse era presente una minoranza di popolazione ebraica, che era organizzata con proprie distinte istituzioni. I tributi erano raccolti autonomamente dalle città e le società di pubblicani si occupavano piuttosto dello sfruttamento degli agri regi. I pochi cittadini romani presenti nella provincia erano organizzati in conventus civium Romanorum.
Anche a Creta le città conservarono le loro istituzioni interne, politiche e sociali e sopravvisse probabilmente anche la federazione tra le città dell'isola, sorta con a capo Cnosso probabilmente alla fine del III secolo a.C., ma trasformata nelle forme consuete del concilium provinciae e con sede spostata nella capitale provinciale di Gortina.
L'economia della provincia subì un periodo di decadenza a seguito dell'annessione: a Creta probabilmente a causa della perdita dei proventi derivanti dalle attività di pirateria e per i numerosi terremoti subiti, mentre la Cirenaica fu probabilmente oggetto di pesanti spoliazioni (che portarono alla scomparsa della pianta del silfio) e fu in seguito colpita dalla rivolta giudaica sotto Traiano.
Nel corso della sua carriera fu questore della provincia il futuro imperatore Vespasiano.
Con la riforma dioclezianea la provincia venne nuovamente separata: la Cirenaica, ulteriormente suddivisa nelle due nuove province di Lybia superior (orientale) e Lybia inferior (occidentale), entrò a far parte della diocesi di Oriente (Oriens), nella Prefettura del pretorio d'Oriente (per Orientem), mentre la nuova provincia di Creta fu inserita nella diocesi di Mesia, della Prefettura al pretorio di Illirico, Italia e Africa (Illyricum, Italiae et Africae). Alla morte di Teodosio I nel 395, con la suddivisione dell'Impero romano, entrambe fecero parte Impero romano d'Oriente (Creta nella nuova diocesi di Macedonia, della prefettura al pretorio dell'Illirico, o Illyricum).
[modifica] Note
- ^ La Cirenaica si discaccò dall'Egitto già sotto Ofella nel 322 a.C. e fu ancora indipendente sotto Magas, 301-253 a.C. e quindi sotto Demetrio il Bello, figlio di Demetrio I Poliorcete fino al 248 a.C.. Nel 155 a.C. si distaccò nuovamente ad opera del futuro Tolomeo VIII, in contrasto con il proprio fratello Tolomeo VI e che, come misura di difesa preventiva, fece testamento in favore di Roma nel caso fosse morto senza eredi legittimi
- ^ Citati da Cicerone (De lege agraria, 2,19,51) nel 63 a.C.).
[modifica] Bibliografia
- Giuseppe Ignazio Luzzatto, Roma e le province. I. Organizzazione, economia, società (Storia di Roma, XVII), Bologna 1985, pp.146-158.
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