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Concia - Wikipedia

Concia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La concia è un trattamento a cui vengono sottoposte le pelli al fine di conservarle e lavorarle.

Indice

[modifica] Storia

Concia delle pelli in una ricostruzione storica
Concia delle pelli in una ricostruzione storica

Di fatto la necessità di conciare una pelle, di renderla perciò imputrescibile, è un problema affrontato dall'uomo già agli albori della sua storia. Infatti i primi uomini non conoscendo la tessitura si coprivano, come risaputo, con pelli degli animali cacciati, che presentavano però l'inconveniente di dare origine a fenomeni putrefattivi dopo qualche tempo.

[modifica] La scoperta

Per dare una spiegazione alla scoperta della possibilità di conciare le pelli si pensa che, casualmente, qualcuno dei nostri antenati abbia gettato delle pelli scuoiate all'interno di uno stagno o una pozza d'acqua, e di ritrovarle ancora intatte e indurite dopo qualche giorno. Ovviamente questo fatto ritrova un riscontro scientifico in quanto, all'interno di una pozza d'acqua e/o stagno, si può creare una situazione tale per cui in esso vi sia presente un'elevata quantità di tannini naturali provenienti dalla decomposizione delle foglie di alberi che vi sono cadute dentro (il tannino è una sostanza conciante). Ecco quindi che partendo da questo presupposto si può arrivare a capire come l'uomo sia riuscito ad affinare le proprie abilità di conciatore, e quindi di produttore di cuoi, fino ad arrivare all'età medioevale, periodo durante il quale nasce "l'arte della concia" come molte altre arti (si veda il significato storico di arte come mestiere).
La concia è una vera e propria arte dunque che si sviluppa contemporaneamente sia in Italia che in Spagna, che in vari altri paesi, seppur con metodologie differenti, a partire dal Medioevo.
Accanto alla ben nota concia ai tannini vanno ricordate anche quella all'olio per la preparazione di prodotti scamosciati (ben conosciuta ad esempio dagli indiani d'America) e quella all'allume. Quest'ultima, che produceva materiali di colore bianco candido, in realtà non è chimicamente stabile e può essere rimossa.

[modifica] Il medioevo

Specificamente per l'Italia quest'arte ha uno sviluppo rilevante attorno al 1300 circa nella zona della laguna di Venezia, per poi estendersi ad altri centri del nord. Il metodo allora utilizzato per conciare le pelli aveva una durata lunghissima che poteva essere anche di qualche mese, con il tempo però si cercherà di diminuire questo periodo ricercando dei metodi di concia più rapidi, come si vedrà in seguito. Ovviamente il mestiere del conciatore non va localizzato solamente in queste aree della penisola, anche se questi sono stati i centri principali in cui questo fenomeno si è sviluppato.

Alcuni centri importanti oltre alla laguna veneziana furono, per esempio: Vicenza, Bassano del Grappa, e altri paesi limitrofi, di cui si parlerà successivamente, come ad esempio Arzignano. Nelle due città appena citate l'arte della concia ha avuto modo di svilupparsi grazie alla grande quantità di acqua disponibile, infatti, la maggior parte delle operazioni che portano alla trasformazione della pelle in cuoio, ne comportano un grande utilizzo. Nella città di Vicenza, per esempio, sono presenti due importanti corsi d'acqua: il fiume Bacchiglione e il fiume Retrone sulle cui sponde si svolse per molto tempo l'attività della concia. Una delle novità nella lavorazione del cuoio risalente al 1700 circa è dovuta alla scoperta del modo di ottenere dei cuoi scamosciati. L'attività delle concerie era estremamente importante perché permetteva la preparazione di tutti quei finimenti e corazze necessarie agli eserciti. Non stupisce quindi che, almeno inizialmente, tutte le grandi città avessero dei luoghi deputati alla concia. A Roma ne è testimonianza la Via dei Coronari cioè dei cuoiai (da latino coronarii) dove si concentravano queste attività. In seguito, a causa delle carenti condizioni igieniche, dappertutto furono prodotte norme che impedissero attività di conceria all'interno dei centri abitati.

[modifica] Tra il '700 e l'800

Fra il 1700 e il 1800 cominciano a comparire nel paese di Arzignano i primi centri per la concia dei cuoi della zona, tale fenomeno è dovuto alla posizione stessa della cittadina, infatti, essa è situata nell'alta valle del Chiampo (fiume che attraversa Arzignano e che prende nome da un paese confinante) e per questo è ricca di salti d'acqua e rogge a corso rapido, che permisero la movimentazione dei mulini per la macinazione delle materie concianti(fino ad allora era usata la polvere ottenuta dalla macinazione del "sommaco veneto" o della ghianda che contengono un'elevata percentuale di sostanza tannica).

[modifica] Nel secolo scorso

Durante questo periodo nasce anche la necessità di trovare un metodo di concia del cuoio sufficientemente veloce o che comunque permettesse di diminuire la durata dei trattamenti. Una risposta effettiva a questo problema è stata data nei primi anni del 1900 con la scoperta della possibilità di utilizzare un minerale particolare, e cioè il cromo trivalente (Cr3+ ottenuto con un metodo di cui si parlerà in seguito). L'effetto che questo minerale provocava sulla pelle era quello di renderla un cartoccio di colore verdognolo, che anche se non presentava delle caratteristiche adatte ad essere commercializzato, in quanto era troppo duro e rigido, aveva comunque il pregio di poter essere prodotto in poche ore. Partendo dunque da questo risultato iniziale, i conciatori riuscirono, nella zona di Arzignano, a modificare la tecnica conciaria in modo tale da evitare questo effetto di "accartocciamento" della pelle, e di produrre cuoi con caratteristiche meccaniche superiori rispetto a quelli conciati al naturale e in minor tempo, per la concia al Cr3+ bastavano infatti circa 4 ore, rispetto agli svariati giorni necessari per la produzione di cuoi con l'ausilio dei tannini.

Durante tutto l'arco del 1900 si assistette poi ad un miglioramento dell'industria conciaria anche dal punto di vista meccanico, che porta all'introduzione di nuovi macchinari nel processo produttivo del cuoio, fra cui importantissimi sono i "bottali". Tali macchinari di cui si parlerà estesamente più avanti, permisero di velocizzare di molto i processi lavorativi. Durante il periodo del boom economico italiano, fra il 1960 e il 1980 circa poi, il paese di Arzignano diventerà un vero e proprio polo conciario a livello mondiale, con un elevata produzione di cuoio per mezzo di raffinate tecniche, più o meno complesse, di cui si parlerà più avanti. Altri distretti conciari presenti sulla penisola sviluppatisi nel secolo scorso sono il comprensorio del cuoio in provincia di Pisa e di Solofra in provincia di Avellino. Grazie a questi produttori e ad altre realtà locali non inserite in un distretto ma non per questo meno attive, l'Italia si mantiene in testa nella produzione mondiale di cuoio da arredamento, abbigliamento, pelletteria, calzatura e interni auto.

[modifica] La lavorazione del cuoio

Prima di passare a spiegare come e perché si riesce a ottenere un cuoio finito, è bene dare alcuni chiarimenti in merito alla materia di cui si sta per trattare: la pelle grezza (appena scuoiata) come si sa è un materiale organico costituito per la maggior parte di proteine, e inoltre da grassi, sali minerali e acqua. Questa premessa è utile per entrare nell'idea che la pelle, durante la lavorazione, può essere soggetta a diverse problematiche dovute alle condizioni di lavoro che possono essere più o meno gravi, e che si possono presentare poi sulla stessa come "difetti" Solitamente per difetto delle pelli si intende tutto ciò che va ad incidere sulla qualità del prodotto finale in maniera negativa, diminuendone ovviamente il valore di vendita. Tali problemi si possono presentare anche prima della messa in lavorazione del pellame e, per tale motivo, ora si esplicherà la classificazione convenzionale delle varie tipologie di difetti.

[modifica] I difetti

I difetti si possono suddividere in:

  1. difetti dovuti all'animale in vita
  2. difetti dovuti alla scuoiatura
  3. difetti dovuti alla conservazione
  4. difetti dovuti alla lavorazione

I difetti dovuti all'animale in vita possono essere suddivisi ulteriormente in:

L'alimentazione, inoltre, ricopre un ruolo fondamentale, infatti in caso di sovralimentazione si riscontra, nei bovini (o in altri animali) allevati in stalle con metodi intensivi atti a far aumentare di peso gli animali per la produzione di carne o latte, formazione di depositi adiposi su "fianchi" e "culatto", che possono portare poi ad un cuoio "rugoso" e "rilassato". Invece in caso di malnutrizione si verifica invece una riduzione dello spessore e della compattezza del derma, con l'ottenimento dunque di un cuoio "vuoto" e di non elevata qualità.

[modifica] Le tecniche

Riassumendo le pelli rinverdite erano depilate con processi del tutto simili a quelli effettuati per produrre la pergamena (calcinaio alcalino o acido). Ma mentre per le pergamene ci si limitava al tensionamento, nel caso del cuoio si procedeva ad immersioni più o meno prolungate in appositi bagni. Se teoricamente tutte le fonti di tannino potrebbero essere utilizzate nell'attività di conceria in realtà, a causa dei tempi lunghi di lavorazione con fonti di tannini idrolizzabili (sommacco, scotano ecc.) si finì per preferire l'uso di sostanze a base di tannini concentrati (quebracho, mimosa ecc.) che danno prodotti meno pregiati e più deperibili ma anche di più rapida preparazione. La conoscenza della possibilità di conciare pelli con sostanze a base minerali (le sopra citate pelli allumate, trattate appunto con allume) aprirono la strada all'uso dei sali di cromo che per un piuttosto lungo sono state affiancate da altri tipi di reagenti quali sali di ferro o zirconio. Ultimamente sono poi andati diffondendosi sistemi a concia mista: le pelli già conciate al cromo sono conciate nuovamente al vegetale per migliorarne l'aspetto e le proprietà fisiche.

[modifica] Settori industriali

[modifica] Voci correlate


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