Cattedrale di San Lorenzo (Lugano)
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A Lugano, il complesso della Cattedrale di San Lorenzo si erge su un arioso sagrato in parte artificiale dominante la città. In campo artistico deve la sua notorietà alla sua rinascimentale facciata "a vento", capolavoro ispirato nelle sue proporzioni alla facciata della Certosa di Pavia dovuta all'arte dell'architetto di origini luganesi Giovanni Antonio Amadeo (1447-1522). Di fondazione sicuramente altomedioevale, la chiesa è definita plebana già nel 818 e collegiata nel 1078, cattedrale dal 1888. La chiesa romanica era orientata come dimostrano i resti dell'abside semicircolare scoperti durante gli scavi sotto l'attuale sagrato. Forse nel Quattrocento è stata ampliata, girandola di 180° e coperta con volte a crociera.
La basilica di tre navate è conclusa da un coro poligonale scavato nella roccia. Il tetto è ricoperto di lastre di beola. Sul lato nord l'imponente campanile dal tronco romanico, è coronato da due piani barocchi con lanterna ottagonale cupolata, progettata da Costante Tencalla (circa 1590-1647) di Bissone, negli anni 1633-1636 e messa in opera da Gerolamo David e Carlo Menicato nel 1640, dopo aver sostituito le trifore romaniche con otto nuovi finestroni, sormontati da un cornicione con metope e triglifi. La lanterna presenta otto aperture curviline oblunghe, intercalate da pilastri ornati da doppie volute a fogliami che conferiscono al coronamento una particolare snellezza ed eleganza. Ristrutturazione radicale negli anni 1905-1910 diretta da Augusto Guidini (1853-1928) e Otto Maraini (1863-1944): ai lati del coro furono demolite le due cappelle barocche di San Carlo Borromeo e di Sant'Abbondio; l'interno fu affrescato da Ernesto Rusca con pitture storicistiche, aggiunta in controfascciata la tribuna col nuovo organo. Dal 2000 al 2004 l'arch. Tita Carloni (nato nel 1931) di Rovio ha diretto il restauro della facciata, del campanile e della cappella della Madonna delle Grazie.
La fronte della facciata a vento è costituita di conci regolari in pietra di Saltrio e di Viggiù e in marmo di Carrara; il frontespizio è ritmato da due ordini di quattro lesene reggenti la trabeazione, e divisa in tre assi. Nell'ordine inferiore: portale maggiore centrale, accompagnato da due portali laterali ad imitare un arco trionfale romano. Nell'asse mediano superiore: rosone entro una sproporzionata cornice quadrata protobarocca, con cherubini in bassorilievo negli angoli, eseguita dopo il 1578. Decorazioni scultoree di alta qualità ornano gli stipiti e gli archi dei portali; quello di destra, detto "Portale dei giorni brevi", presenta nel fregio un putto coi simboli della caducità col monito: "SIC TRANSIT GLORIA MUNDI"; sulla fascia sotto l'architrave: "DOMUS MEA DECET SANCTITUDO"; quello di sinistra, denominato "Portale degli uccelli" reca figure di uccelli; sul fregio il monito: "FESTUM BREVE GLORIA MONDI"; sulla breve fascia sotto l'architrave: "TOLITE HOSTIAS ET INTROITE IN ATRIA DOMINI"; sugli stipiti entro cartigli: "OMNE BONUM NOSTRUM DEUS EST", "SAPIENS DOMINI ABITUR ASTRIS" e "APTA TE TEMPORI"; Sopra a ciascuno dei due portali è murato "il Fiammante", simbolo cristologico ideato e diffuso da San Bernardino da Siena. Poco sopra ciascuno dei due portali una protome leonina sovrasta una targa con iscrizioni, a sinistra, tradotte in italiano: "Ogni nostro potere ci è dato da Dio che ci chiederà conto di ogni nostra azione, scrutandoci l'anima e regnando in eterno", la seconda: "Salutate Maria che per noi molto intercede e coronata in eterno trionfa".
Il portale maggiore è detto "Portale dei Santi" per i medaglioni nel fregio con cinque tondi a rilievo: da sinistra, Sant'Antonio abate, San Gerolamo, al centro la Madonna col Bambino, San Pietro apostolo San Domenico di Guzmán. In ciascuno dei due spicchi tra l'arco e la cornice della trabeazione è scolpito in rilievo un angelo con la face accesa, ad imitazione della decorazione degli archi di trionfo romani.
Negli spazi intermedi tra i portali, entro cornici quadrate spiccano le figure a mezzo busto degli Evangelisti e dei re Davide e Salomone. Nel fregio della trabeazione vi sono 17 figure, da destra a sinistra: sul risvolto a nord, cavallo marino, poi Zaccaria, sibilla Persica, sibilla Delfica, sibilla Europa, Davide, Daniele, Amos, Abacuc, Giosuè, Geremia, Ezechiele, Malachia, sibilla Libica, sibilla Cumana, sibilla Tiburtina, Isaia, e nel risvolto meridionale, Michea. Sotto le nicchie delle quattro lesene inferiori sono inserite nei dadi sei figurazioni con simboli zoomorfi che rappresentano da destra a sinistra: la sirena, l´ippocampo, il cavallo indomo, il leone alato, il leone domo, il mostro marino. Il restauro del 2002 ha messo in evidenza sotto il rivestimento della facciata un frammento di affresco con una testa di santa coronata, ascrivibile al Primo Maestro di Santa Margherita, attivo nell'omonimo monastero di Como nel primo decennio del Trecento.
Sul lato destro della corte canonicale, addossato alla collegiata, un elemento decorativo dell'antico Ossario reca nella lunetta un tondo con il Cristo risorto, del 1400 circa; sulla parete di fondo della corte si vede in graffito bianco e nero l'immagine di San Lorenzo del 1670. Sulla parete esterna della sagrestia un portale scolpito in pietra grigia di Saltrio porta la data del 1420: era il portale maggiore del precedente edificio romanico. Esternamente sul lato verso la funicolare è esposto un sarcofago, unico elemento rimasto sul posto tra i molti reperti romani trovati in loco. Ai lati della scalinata che collega il lato nord del sagrato con la salita della cattedrale: le due statue della Fede e della Carità in pietra di Saltrio, sono opere del 1821 di Carlo Gerolamo Marchesi e sul lato sud, statua della Madonna scolpita nel 1946 da Mario Bernasconi (1899-1963).
All'interno sulla controfacciata si conservano gli affreschi più antichi, sopra la volta a crociera impostata in epoca gotica: tracce di una scena del Giudizio Universale, un meandro prospettico, una testa di apostolo e un piccolo resto della voragine infernale, databili già al sec. XII. A sinistra dell'ingresso è rappresentato il Paradiso: in alto teoria di beati in vesti sacerdotali; pure notevoli gli affreschi frammentati, forse di una scena della Martirio di San Lorenzo sul contrafforte meridionale di controfacciata; le teste ancora conservate di Cristo, di un santo e di una fanciulla (forse una scena di sposalizio), di vaga derivazione giottesca, s'apparentano ai volti del ciclo pittorico di Santa Maria dei Ghirli a Campione d'Italia. Sulla parete del contrafforte nord di controfacciata si sono conservati una parte dell'affresco del 1400 con la Lapidazione di Santo Stefano e la figura di San Pietro Martire con un angelo abbracciato alla croce della prima metà del XVI sec.
Sul primo pilastro quadrangolare si può ancora vedere sulla faccia meridionale la parte inferiore dell'immagine di San Luguzzone (o san Lucio), protettore dei casari, dei formaggiai e degli alpigiani, con l'iscrizione votiva: "Vipinolo, figlio di Giovan Battista, detto Pocobello di Folclaso di Lugano, fece fare quest'opera nel 1329, nel mese di luglio, in onore di San Luguzzone"; sulla faccia est: la targa commemorativa dei restauri del 1910.
La prima cappella della campata della navata destra presenta un marmoreo altare barocco con pala col martirio dei Santi Crispino e Crispiniano, patroni dei calzolai; antependio in scagliola della prima metà del Settecento; sui pilasri: affreschi allegorici in grisaglia di Giuseppe ed Antonio Torricelli di Lugano del 1760 circa.
L'adiacente Cappella della Madonna delle Grazie è riccamente ornata di colonne e di un sontuoso altare marmoreo; nel 1473 si aprì il muro settentrionale e si diede inizio alla costuzione della cappella che venne fondata nel 1494 e ricostruita tra il 1768 e il 1778 dall'architetto Giambattista Casasopra (1720-<1773) di Gentilino che le diede una pianta ottagonale, mediante quattro vele gli archi sorreggono un tamburo circolare sovrastato da cupoletta e lanterna. Dieci colonne in marmo bardiglio di Arzo ritmano le pareti; altre due colonne sostengono la trabeazione ove un gruppo di angeli glorificano la Vergine. Sullo sfarzoso altare tardobarocco: pala raffigurante la Madonna col Bambino in gloria con ai piedi San Lorenzo e San Rocco, opera eseguita nel 1632 dal pittore Giovanni Battista Carlone (1603-1684) di Rovio. Nell'estate di quell'anno, il 19 luglio 1632 il Consiglio del borgo di Lugano decise di devolvere i 90 scudi, lasciatigli in eredità dal magistro Gian Giacomo Amadio, luganese deceduto a Venezia, "per pagare parte dell'ancona che di presente facciamo fare per l'altare della Madonna".
Tra le colonne di marmo rosso d'Arzo addossate alle pareti, otto statue in stucco a grandezza naturale, opera di Stefano Salterio di Corteglia, raffigurano da destra a sinistra: la Vanità formosa e piangente, la Carità col pane, la Pace col ramo d'olivo, la Fede con la croce e il bimbo ferito, la Giustizia con la bilancia, la Preghiera, la Penitenza (Santa Maria Maddalena), la Purezza (Sant'Agnese) e la Meditazione col libro. Fra le colonne, venti quadretti con temi biblici, dovuti ai fratelli Torricelli: 1.Angelo cherubino, 2.Roveto ardente, 3.Pozzo sigillato, 4.Albero inaccessibile, 5.Torre di Davide, 6.Davide e Micol, 7.Giuditta e Oloferne, 8.Debora e Sisara, 9.l'Arca di Mosè, 10.la Nave della Donna sapiente, 11.l'Arca di Noè, 12.la Porta della sposa, 13.Eliezer e Rebecca, 14.Ester e Assuero, 15.Elia e i falsi profeti, 16.Salomone e la madre, 17.la Valle del Giudizio finale, 18.il Sole e l'arcobaleno, 19.la Donna dell'Apocalisse e la 20.Scala di Giacobbe. Nella cupola, affresco illusionistico dell'Assunta; nei pennacchi: quattro personaggi biblici: re Davide, il profeta Samuele, Neemia e re Salomone.
Il secondo pilastro quadrangolare una volta era affrescato, ora sulla faccia a sud è inserita la lapide figurata del vescovo Bonifacio Quadri da Modena con l'epigrafe latina sottostante, che tradotta dice: "1346. Don Bonifacio dei Quadri da Modena, vescovo comense, luminare in entrambe le leggi, ha fatto costruire ad onore di Dio, della Chiesa cumana e a favore del popolo questo palazzo, largo verso la fronte braccia 62, e la chiesa di san Geminiano, coi muri protesi fino al lago, e in lunghezza il palazzo misura braccia 42". Il rilievo proviene dal palazzo della Mensa vescovile che si trovava sul luogo dell'attuale palazzo del Municipio luganese in piazza della Riforma, costruito dall'architetto milanese Giacomo Moraglia. Un bassorilievo del tutto simile è conservato nella Chiesa Rossa a Castel San Pietro.
Nella terza cappella, marmoreo altare tardobarocco con pala raffigurante San Pietro Martire e San Vincenzo Ferrer, dipinta da G. A. M. Torricelli verso il 1765. Dopo la porta d'accesso al campanile, nella quarta campata spicca un prezioso tabernacolo parietale in pietra di Saltrio a forma di trittico a loggetta centrale, illusoriamente prospettico, sul modello dello stiacciato donatelliano: ai lati della nicchia, due eleganti angeli sovrastati da Dio Padre, il loro sembiante e la foggia delle loro vesti, con il caratteristico rigonfiamento del farsetto, sembrano replicare l'analogo tabernacolo conservato nel Museo del Castello Sforzesco a Milano, opera di Giovanni Antonio Amadeo, del 1468 circa. Negli scomparti laterali, i Santi Lorenzo e Stefano sono di mano diversa; entro il timpano: il Pellicano simbolico, e al sommo, il Cristo Risorto.
Sul terzo pilastro sulla parete verso il coro, a ovest: affresco del 1487 di Ambrogio da Muralto col Martirio di San Mamete, protocinquecentesco, pugnalato sul fianco dal suo carnefice; veniva invocato contro il mal di ventre e nei dintorni è venerato a Mezzovico e in Valsolda come protettore degli animali da pascolo. Dipinti a fresco verso la navata maggiore: i Santi apotropaici Sebastiano e Rocco, venerati in tempo di peste, con iscrizione e firma dell'autore Ambrogio da Muralto, 13 novembre 1487; al di sopra: Annunciazione dello stesso autore; sulla faccia est: nicchia con coppia di angeli e un ostensorio (simboli della Confraternita del Santissimo Sacramento) sovrastata da un santo monaco.
Nella cappella terminale: una cancellata seicentesca in ferro battuto precede il fonte battesimale con vasca scanalata portante un ciborio ligneo a forma di tempio cupolato con lanterna al vertice,opera della fine del Cinquecento. Alla sua destra la cappella di san Luigi Gonzaga è utilizzata dalla Confraternita.
Al centro del presbiterio, consacrato nel 1698, l'altar maggiore marmoreo con sovrastruttura a tempietto decorato da putti, è opera di fine Seicento, realizzata su disegni di Andrea Biffi; ambedue le statue laterali dei Santi Lorenzo e Stefano, del 1705, sono di Francesco Pozzi. Il coro poligonale è affrescato con pitture illusionistiche del 1764 dei fratelliTorricelli che raffigurano, sulla parete frontale, l'Apoteosi di San Lorenzo. Sulle due pareti laterali dipinsero magniloquenti quadrature di gusto classico: le loro firme sono accanto alla portta della sagrestia. Gli stalli lignei del coro sono del 1830 circa.
Al fondo della navata di sinistra è conservato l'antico fonte battesimale ottagonale con iscrizione: "IHS 1430 (o 1330?) il mese di giugno questo battistero fece costruire la Comunità di Lugano". Alla parete sud della quarta campata: frontale d'organo rinascimentale, di cinque assi, finemente intagliato nel terzo quarto del sec. XVI. Gli intagli finissimi raffigurano proverbi, frasi grossolane, motti insultanti, graziose scene di vita quotidiana. Al sommo campeggia la figura di San Lorenzo con la graticola.
Sul quarto pilastro (il più vicino al dossale d'organo) si ammira sulla faccia verso la navata minore un affresco votivo, databile verso la seconda metà del Quattrocento con la Madonna in trono venerata da una famiglia di committenti. Due cartigli recano le seguenti scritte. "Solo Iddio onnipotente fa misericordia a la humana oratione", "O matre mia el volio fare a chi domanda in charità". Sul lato opposto sta una Madonna in trono su un fondale tripartito, e su quello a levante è replicato il Martirio di San Mamete(?), sullo sfondo si intravede un edificio merlato con loggia a tre finestre.
Nella terza cappella: altare tardoseicentesco recava la notevole pala con la Lapidazione di Santo Stefano della prima metà del sec. XVII; essa fu ritagliata per adattarla alla cornice marmorea preesistente; la sopraelevazione dell'altare è fatta con due colonne di marmo nero di Varenna; sotto la mensa: paliotto in marmo intarsiato; nella volta pitture di Ernesto Rusca del 1910, ispirate agli affreschi di Leonardo da Vinci nella Sala delle Asse del Castello Sforzesco di Milano.
Sul quinto pilastro dove fino al 1905 fu appoggiato il pulpito due santi a fresco traspaiono; inferiormente un capanno con tetto a coppi con un eremita sull'uscio; sul lato est la parte superiore mostra il volto di una santa monaca, quella inferiore: una santa con una croce. Il lato verso la navata di sinistra ha un Cristo sofferente, addossato alla trave cui sono appesi i simboli della passione, il corpo coperto di lividi, la fronte cinta di spine. Sopra sono raffigurati una Madonna col Bambino e un santo soldato martire.
Nella seconda cappella, altare marmoreo con pala del 1910 del pittore luganese Andrea Demicheli 1861-1930) che ha sostituito quella con Santa Lucia e sant'Apollonia, del tardo sec. XVI, applicata alla parete di destra; sulla volta, tre angeli musicanti e scene del martirio delle due sante citate, metà del sec. XVII; tra le due cappelle, sulla lesena di sinistra del muro maestro meridionale: traccia d'affresco protocinquecentesco raffigurante un uomo imprigionato.
Il sesto pilastro (il primo entrando dal portale di sinistra) sul suo lato a ovest reca la raffigurazione del Dialogo tra Papa Sisto II e San Lorenzo secondo la narrazione di San Leone Magno; sul lato verso meridione: l'affresco di Cristoforo e Nicolao da Seregno, detti Seregnesi, del terzo quarto del Quattrocento, con la figura di Santa Lucia, martire di Siracusa, i due occhi sul piatto. Sul lato verso la navata maggiore: tre Santi, quello di destra in paramenti sacerdotali, quello di sinistra in gran panneggio e quello mediano in costume singolarissimo, con maglia attillata. La faccia est reca la lapide posta nel 1590 che Basilio e Domenico Menabene posero all'avo e al fratello, maestri di lettere e medici a Lugano.
Nella cappella di San Nicola di Bari, vicina alla controfacciata: altare marmoreo della seconda metà del sec. XVII; sulla parete di destra: stemma della famiglia Laghi e sul pilastro destro, stemma della famiglia urana dei Beroldìngen, dal 1578 al 1798 landscribi (cancellieri) del capitano reggente del baliaggio di Lugano, feudatari di Magliaso dal 1667. Questo stemma fu assunto dal Comune di Magliaso. Di fianco, sul muro verso il portale di sinistra è visibile la figura di un Sant'Antonio abate, l'affresco è databile al 1400. Sulla volta: un angelo e le figure della fede e della Carità in tondi a finto mosaico dorato, opera di E. Rusca.
[modifica] Biblliografia
- Jh. R. Rahn, I Monumenti artistici del Medio Evo nel Canton Ticino, Bellinzona 1894.
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- I. Marcionetti, La chiesa di san Lorenzo in Lugano. Storia e simbologia, Lugano 1972.
- W. Schönenberger, La facciata della cattedrale di san Lorenzo a Lugano, Mazzuconi, Lugano 1971.
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- I. Proserpi, I Tencalla di Bissone, Feda SA, Lugano 1999, 64-65.
- AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 295-298.