Canossa (famiglia)
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I Canossa furono una potente famiglia feudale di stirpe longobarda che, a partire dai primi decenni del X secolo, si insediò nelle valli dell'Appennino reggiano. L'importanza del casato dei Canossa fu strettamente legata alla posizione del territorio di cui furono i signori, poiché proprio su di esso, fino a tutto il XII secolo, si confrontarono e si scontrarono i protagonisti della lotta per le investiture: il Papato e l'Impero.
Al momento della sua massima espansione, intorno all'anno 1100, il dominio dei Canossa si estese, solo in Italia senza considerare la Lotaringia, dal Lago di Garda fino all'alto Lazio, includendo città come Mantova, Modena, Ferrara, Firenze e Perugia. La provincia di Reggio Emilia fu il cuore del potere militare e, di conseguenza, politico dei Canossa. Nel corso di poco più di un secolo essi costruirono i baluardi difensivi delle vie di comunicazione che dai passi appenninici scendevano fino al Po, riuscendo così a controllare la maggior parte dei commerci tra l'Europa centrale e l'Italia e anche quelli che, sulla Via Emilia, raggiungevano l'Adriatico. Proprio questa abile strategia permise al casato dei Canossa di consolidare ed ampliare le proprie fonti di ricchezza.
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[modifica] Sigifredo
Le origini della dinastia dei Canossa iniziano con Sigifredo, conte longobardo che, nei primi decenni del X secolo a causa della manifesta ostilità dell'Impero nei confronti di ogni tipo di autonomia locale, decidé di lasciare la città di Lucca per insediarsi nelle vicinanze di Parma.
Qui, a Vilianum, cominciò ad affermarsi il potere della Famiglia su entrambe le rive del Po: per l'aumento dei territori posseduti, per l'accorta politica matrimoniale attuata e per il consolidarsi dei legami di amicizia sia con il Papato che con l'Impero.
I Canossa riuscirono anche ad inserirsi perfettamente nel sistema che procurava cariche ecclesiastiche: ulteriori fonti di ricchezze che si andavano ad aggiungere a quelle che già possedevano.
Il figlio di Sigifredo, infatti, Gotifredo, fu vescovo di Brescia;
la figlia Prangarda fu sposa del figlio del marchese di Torino Magnifredo;
un cugino omonimo fu vescovo di Parma dal 927 al 945.
[modifica] Adalberto Atto
Il successore di Sigifredo, Adalberto Atto (939-988), detto Attone, fece di Reggio Emilia la sua roccaforte ed iniziò a fortificare il territorio circostante con diverse costruzioni di tipo militare, compreso il castello sulla rocca di Canossa (945-950), che successivamente diverrà il cuore del regno.
Dal matrimonio di Adalberto Atto con Ildegarda nacque Tedaldo.
[modifica] Tedaldo
Anche il primogenito di Adalberto Atto allargò e fortificò i suoi possedimenti, spesso esigendo come propri i territori avuti in enfiteusi delle chiese locali.
Caratteristica principale del suo territorio fu il progressivo e sistematico incastellamento, realizzato con la costruzione di castelli, a tre diversi livelli di altitudine: a centocinquanta, a trecento e a seicento metri sul livello del mare, in posizioni strategiche e di facile difesa, visibili tra di loro a catena e comunicanti con un sistema di specchi e fuochi. Questa fitta rete di fortificazioni, ville, corti e torri difensive diventò la caratteristica eccezionale di tutto il territorio dominato dai Canossa, i quali, pur essendo signori di importanti città, rimasero sempre di matrice rurale, come del resto tutti i feudatari del tempo, e fu proprio il territorio agreste che si rivelò il vero punto di forza della casata nelle battaglie e nelle guerriglie.
Tedaldo accluse nei suoi possedimenti le città di Guastalla e Mantova, mentre Ferrara venne donata alla Famiglia da papa Giovanni, forse XVIII. Ottenne il titolo di Marchio dall'Imperatore, il quale da una parte temeva l'accresciuto potere generale dei principi-vescovi e, dall'altra, quello particolare della marca confinante di Tuscia.
Dal matrimonio di Tedaldo con Giulia nacquero: Tedaldo vescovo di Arezzo, Corrado e Bonifacio (985-1052).
Fu proprio con quest'ultimo che la dinastia canusina toccò l'apice.
[modifica] Bonifacio
Offrì appoggio militare all'imperatore Corrado II, detto il Salico, nella sua spedizione in Borgogna, ed ottenne in cambio nel 1027 la Marca di Tuscia, diventando così il signore di tutta l'Italia centrale.
Vista l'importanza strategica delle nuove terre aggiunte a quelle già in suo possesso, poté contrastare l'imperatore Enrico III in occasione dell'elezione papale di Benedetto IX, rifiutandosi di accompagnare a Roma, attraverso i suoi territori, Damaso II di nomina imperiale. Bonifacio dovette comunque ritirare il suo rifiuto, in osservanza del vincolo di vassallaggio, ma l'imperatore conobbe così l'ostinazione di Bonifacio, saldamente sostenuta dalla potenza militare del suo esercito e dall'antico legame di amicizia con il papato.
Bonifacio proclamò Mantova capitale del suo regno, ma la città non ricambiò il gesto, rimanendogli infedele. Alla morte di Matilde nel 1115, sua figlia morta senza eredi, la città si costituì a libero Comune.
Dopo un primo matrimonio con Richilde, Bonifacio ne contrasse un secondo seguendo la politica diplomatica dei matrimoni d'interesse, attuata anche dai suoi predecessori e d'uso comune all'epoca.
Sposò nel 1037 Beatrice di Lotaringia (1017-1076), figlia del conte Federico I e nipote dell'imperatore Corrado II, aggiungendo così ai propri territori anche quelli portati in dote dalla moglie.
I suoi possedimenti ora comprendono le attuali Toscana, Emilia Romagna e Lombardia in Italia e vaste zone del Belgio, Lussemburgo, Francia e Germania nel resto d'Europa, ed è considerato il signore più potente dopo l'imperatore.
Dal suo secondo matrimonio nacquero Beatrice e Federico, scomparsi in tenera età, nel 1053, forse avvelenati accidentalmente, e Matilde (1046-1115).
Bonifacio morì nel 1052 a seguito di un agguato durante una battuta di caccia. La moglie Beatrice si trovò sola a capo del regno più potente dell'epoca.
Dovette pensare quasi subito a risposarsi, in quanto non era accettabile, a quel tempo, il governo di una donna senza eredi maschi. La scelta cadde su Gotifredo di Lotaringia, detto il barbuto, signore della Lorena centrale ed ostile all'Imperatore. Quest'ultimo cercò, inutilmente, di ostacolare il matrimonio, per non unire le terre di Gotifredo a quelle già così estese dei Canossa.
La morte di Gotifredo, avvenuta nel 1069, lasciò Beatrice solo con l'appoggio del Papa. Neanche il matrimonio della figlia Matilde con Gotifredo V di Lotaringia, detto il gobbo e figlio naturale di Gotifredo IV, contribuì ad appianare le difficoltà politiche.
A partire dal 1076, vista la quasi contemporanea scomparsa del marito e della madre, sarà Matilde, unica destinataria dell'eredità paterna, a dovere decidere se dare il proprio appoggio al papato o all'impero.
Per approfondire, vedi la voce Matilde di Canossa. |
Quando, nel 1115, Matilde morì senza lasciare eredi, il casato dei Canossa si estinse.
Il loro vasto territorio si frantumò: alcuni castelli rimasero in possesso dei discendenti di Prangarda, sorella di Adalberto Atto, altri dei signori locali e del Communi Militum di cavalieri e mercenari, alcuni possedimenti vennero dimenticati in un vuoto di potere ed altri, infine, semplicemente inglobati nei territori papali.