Vassallo
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Nel mondo medievale antico, per vassallo, dal latino medievale vassallum, derivato da vassus ("servo"), di origine germanica (da gwass, che significa "giovane"), si intende colui che, in qualità di concessionario, riceve dal sovrano (il concedente) l'affidamento di incarichi amministrativi e, contemporaneamente, la gestione di territori, prestando in cambio un giuramento di obbedienza e fedeltà, oltre allo svolgimento delle funzioni amministrative delegate dal sovrano.
Una delle premesse della nascita del feudalesimo, e quindi del rapporto di vassallaggio sta nella crisi dell'Impero Romano, che sollecita la formazione e l'allargamento di clientele attorno ad un capo. Il senso di insicurezza che invase il mondo antico dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente accrebbe il peso di forme sociali diverse da quelle fiorite nel mondo antico, il feudalesimo fu una di queste.
La società, all'inizio del medioevo, vedeva riemergere forze elementari di solidarietà tra uomini, irrobustite dalle invasioni dei barbari per i quali l'associazione parentale ed etnica erano essenziali nella società. Il peso della coesione familiare e parentale caratterizzò lo stesso vincolo che genererà il rapporto vassallatico: senior e junior, vecchio e giovane, indicavano il signore ed il suo vassallo.
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[modifica] Le origini dei vassalli
I primi vassalli carolingi, guerrieri a cavallo e ben armati, compaiono alla metà del secolo VIII, durante il periodo di debolezza della dinastia merovingia e l'agitarsi delle popolazioni confinanti. Dato che la conquista franca della Gallia non fu uno scontro frontale tra gallo-romani e chiesa, fu assicurata la conservazione della grande proprietà fondiaria e del suo modello organizzativo, che significò disponibilità di benefici per i vassalli della corona e permanenza di un assetto aristocratico di economia e società.
[modifica] L'evoluzione del rapporto vassallatico
Al suo apice, ma persa la genuinità e la forza delle origini, il rapporto vassallatico degenerò nella molteplicità degli omaggi, contraddicendo la sua natura di legame tra due persone. Le cariche feudali ormai contavano più del legame e della dedizione a colui che le conferiva. Quest'ultimo mirava a sua volta solo ad esigere il servizio del vassallo, e non a considerare il patto bilaterale. Dopo il generale allentamento del vincolo, rimanevano solo il potere ed il desiderio di ricchezza e connotarlo. Proprio in quel tempo si codificò il comportamento di chi intratteneva rapporti feudali, che segna la saldezza delle caratteristiche di vita che il legame vede stimolate. La vocazione guerriera viene progressivamente privilegiata, diventando segno di distinzione sociale, anche se da sempre prerogativa del nobile. L'attitudine alle armi segnerà ancora per secoli l'educazione del nobile, anche quando verranno meno del tutto i vincoli feudali.
[modifica] Il giuramento vassallatico
Il rito del giuramento vassallatico consisteva nell' immixtio manuum: il signore prendeva le mani giunte del vassallo nelle sue.
« A tal signore magnifico io, il tale. Poiché si sa benissimo da parte di tutti che io non ho di che nutrirmi o vestirmi, io ho richiesto alla pietà vostra, e la vostra benevolenza me lo ha concesso, di potermi affidare e accomodare al vostro mundio, e così ho fatto; cioè che tu debba aiutarmi e sostenermi, tanto per il vitto quanto per il vestiario, secondo quanto io potrò servire bene e meritare; e, finché io vivrò, ti dovrò prestare il servizio ed ossequio dovuti ad un uomo libero e non potrò sottrarmi per tutta la mia vita alla vostra potestà o mundio, ma dovrò rimanere finché vivrò nella vostra potestà e protezione. » | |
(Dalle Formulae Turonenses)
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[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- E. Besta, Il diritto pubblico nell'Italia superiore e media dalla restituzione dell'Impero al sorgere dei Comuni, Nistri, Pisa, 1925
- Marc Bloch, La società feudale (La Société féodale, 1939-40), Einaudi, Torino, 1999
- A. Dorem, Storia economica dell'Italia nel Medio Evo, Cedam, Padova, 1937
- G. Luzzatto, Breve storia economica d'Italia, Einaudi, Torino, 1958