Benedetto Varchi
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Benedetto Varchi (Firenze, 1503 – 1565) è stato un umanista, scrittore e storico italiano.
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[modifica] Vita
Pur essendo nato a Firenze proveniva da una famiglia di Montevarchi. Il padre lo avrebbe voluto avviare ad un mestiere e provò a fargli frequentare come apprendista varie botteghe ma, visto che emergeva una sua predisposizione per gli studi letterari, si decise a mandarlo a scuola. A Firenze frequentò gli Orti Oricellari e poi, a Pisa, intraprese studi accademici per divenire notaio.
Terminati gli studi tornò a Firenze, dove aderì a movimenti politici repubblicani anti medicei, cosa che finì per costringerlo ad abbandonare la città. Trascorse quindi un periodo a Padova (1537), al servizio degli Strozzi, e poi a Bologna (1540).
La sua attività letteraria fu apprezzata dai contemporanei, che lo considerarono addirittura "filosofo" (mentre egli fu soltanto un divulgatore di idee filosofiche) e ben presto divenne famoso. Nel 1543 Varchi ricevette l'invito da Cosimo I de' Medici di rientrare a Firenze, che fu ben lieto di accettare perché, nel frattempo, aveva cominciato ad essere coinvolto in scandali di tipo sessuale (e talvolta addirittura pedofilo) che avevano spesso conseguenze giuridiche e gli creavano gravissime difficoltà sia economiche che d'immagine (nella sua vita subì anche una condanna per stupro, che per poco non distrusse la sua carriera).
[modifica] La questione dell'omosessualità
Questo lato della sua personalità continuò a causargli problemi per quasi tutta la esistenza. Varchi non fece infatti mai mistero delle sue preferenze omosessuali, sommergendo i ragazzi di volta in volta amati (talvolta estremamente giovani) di un profluvio (ce ne sono state conservate diverse centinaia!) di sonetti amorosi [1] petrarcheschi.
In essi giustificava il suo desiderio sotto un manto di idee neoplatoniche, secondo l'interpretazione resa popolare da Marsilio Ficino: ciò che egli amava nel ragazzo, dichiara Varchi, era la sua bellezza interiore, rispecchiamento di quella di Dio, e non quella corporale. I suoi contemporanei, però, non furono per nulla convinti da tale spiegazione (anche perché nei suoi carmi latini [2], abbandonata la prudenza, Varchi chiedeva espressamente favori sessuali agli amati), e lo bersagliarono di scritti beffardi, fra i quali assai divertenti i sonetti di Antonfrancesco Grazzini ("il Lasca"), mentre quelli di Alfonso de' Pazzi, crudeli fino alla calunnia, sono scritti nell'oscuro gergo burchiellesco, e quindi poco chiari per il lettore non specialista.
[modifica] L'Accademia fiorentina
Rientrato a Firenze, dunque, Varchi fece parte dell'Accademia fiorentina e si occupò di linguistica, di critica letteraria (fu un grande studioso di Dante), di estetica, di filosofia ma anche di alchimia e di botanica. Scrisse, tra le altre cose, un trattato, L'Hercolano (pubblicato postumo nel 1570), una commedia, La Suocera, e moltissimi sonetti.
[modifica] La Storia fiorentina
Ricevette l'incarico da Cosimo di redigere una storia contemporanea di Firenze che scrisse, impegnando circa vent'anni, in uno stile innovativo che potremmo definire giornalistico perché molto attento alla ricerca delle fonti. Questa Storia fiorentina, tuttavia, proprio per il fatto che non ometteva avvenimenti politicamente "imbarazzanti", sarebbe stata pubblicata solo nel 1721.
[modifica] La conversione religiosa
Un'altra sua caratteristica costante fu l'attenzione ai temi religiosi, che visse con inquietudine e che lo condusse a una crisi spirituale dalla quale emerse con il desiderio di farsi prete (anche se alla tardiva conversione non fu certo del tutto estraneo il bisogno di ricostruire una reputazione sociale compromessa dagli scandali di costume).
Divenuto sacerdote cattolico, il duca, che non aveva mai cessato di manifestargli il suo favore, gli aveva ottenuto un incarico in una chiesa di Montevarchi ma non lo poté mai svolgere perché morì nella sua villa della Topaia, a Castello, dove abitava da dieci anni.
[modifica] Opere
- Opere di Benedetto Varchi ora per la prima volta raccolte, Lloyd austriaco, Trieste 1859. Da questa Opera omnia sono state tratte e messe online le seguenti opere:
- Due lezioni (Sopra la pittura e scultura);
- Il discorso della bellezza e della grazia;
- Rime.
- Carmina quinque hetruscorum poetarum, Giunti, Firenze 1562, pp. 137-167.
- I Carmina del Varchi sono online sul sito "Poeti d'Italia, che pubblica anche l'Appendix.
- Ercolano, dialogo nel qual si ragiona generalmente delle lingue e in particolare della fiorentina e della toscana, Giunti, Firenze 1570.
[modifica] Bibliografia
- Benedetto Varchi, in "L'Omnibus Pittoresco", a.III (1840), luglio, n.16, pp.121-122;
F.G., Benedetto Varchi, in "Poliorama Pittoresco", n. 45 del 20 giugno 1840, pp. 363-364;
- Vita di Benedetto Varchi. Sta con: Benedetto Varchi, Storie fiorentine, Le Monnier, Firenze 1857, vol. I. (è opera di un suo contemporaneo).
- Giovanni Dall'Orto, "Socratic Love" as a Disguise for Same-sex Love in the Italian Renaissance, "Journal of homosexuality", XVI, n. 1/2 1989, pp. 33-65. Anche come: Kent Gerard e Gert Hekma (a cura di), The pursuit of sodomy: male homosexuality in Renaissance and Enlightenment, Europe Harrington Park Press, New York 1989, pp. 33-65.
- Antonfrancesco Grazzini, Le rime burlesche edite e inedite, Sansoni, Firenze 1882, passim.
- Guido Manacorda, Benedetto Varchi. L'uomo, il poeta, il critico, "Annali della R. Scuola normale di Pisa", XVII 1903, part. II, pp. 1-161. Ristampa anastatica: Polla, Cerchio (L'Aquila) 1987.
- Giorgio Pedrotti, Alfonso de' Pazzi, accademico e poeta, Tipografia Cipriani, Pescia 1902, passim.
- Umberto Pirotti, Benedetto Varchi e la cultura del suo tempo, Olschki, Firenze 1971.
- James Wilhelm (a cura di), Gay and lesbian poetry. An anthology from Sappho to Michelangelo, Garland, New York & London, 1995, pp. 313-315.
- Alessandro Montevecchi, "Storici di Firenze - studi su Nardi, Nerli e Varchi", Bologna, Pàtron, 1989