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Basilica di San Miniato al Monte - Wikipedia

Basilica di San Miniato al Monte

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Coordinate: 43°45′34.70″N 11°15′54.86″E / 43.759639, 11.2652389

bussola Nota disambigua – "Chiesa di San Miniato" reindirizza qui. Se stai cercando l'omonima chiesa di Greve in Chianti, vedi Chiesa di San Miniato di Rubbiana.
San Miniato al Monte e l'arcivescovado
San Miniato al Monte e l'arcivescovado
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La basilica di San Miniato al Monte si trova in uno dei luoghi più alti della città di Firenze, ed è uno dei migliori esempi di Romanico in Toscana.

Indice

[modifica] Storia

San Miniato fu il primo martire della città. Era probabilmente un mercante greco o un principe armeno in pellegrinaggio a Roma. Si racconta che, intorno al 250, arrivato a Firenze, iniziò la vita di eremita e che fu decapitato durante le persecuzioni anticristiane dell'imperatore Decio, andandosene poi dal luogo dell'esecuzione con la sua testa in mano e arrivando dall'altra parte dell'Arno sul luogo del suo eremitaggio e dell'attuale basilica, sul Mons Fiorentinus. In seguito, su questo luogo, fu eretto un santuario e, nell'VIII secolo, una cappella. La costruzione dell'attuale chiesa iniziò nel 1013 sotto il vescovo Alibrando e proseguì sotto l'imperatore Enrico II. All'inizio era un monastero benedettino, poi aderì alla congregazione Cluniacense e nel 1373 a quella Olivetana, che vi abita tutt'oggi. I monaci producono famosi liquori, miele e tisane, che vendono in un negozio adiacente alla chiesa.

[modifica] Descrizione

L'intero corpo della chiesa si può dividere in tre parti, quella inferiore, quella mediana e quella superiore, queste divisioni sono molto esplicite grazie alle due trabeazioni in pietra arenaria che corrono lungo la facciata principale.

L'interno di San Miniato prima dei restauri novecenteschi, dipinto di Fabio Borbottoni (1820-1902)
L'interno di San Miniato prima dei restauri novecenteschi, dipinto di Fabio Borbottoni (1820-1902)

Nella facciata probabilmente iniziata nell'XI secolo, si può notare che la parte inferiore è caratterizzata da cinque archi a tutto sesto sorretti da colonne in serpentino verde con basi e capitelli corinzi in marmo bianco, questo è un richiamo alle prime basiliche paleocristiane che presentavano un corpo basilicale formato da cinque navate, quindi visto che la chiesa fiorentina è solo a tre navate gli archi sorretti da colonne servono per nascondere le tre navate interne della chiesa.

Il secondo livello, quello mediano è completamente diverso da quello sottostante, infatti a differenza del primo quest'ultimo mette in evidenza la vera geometria della chiesa: le due falde simmetriche delle navate laterali ci fanno percepire la presenza delle tre navate, i due frontoni simmetrici delle navate laterali sono decorati con una bicromia di marmo bianco e serpentino verde di Prato, che tramite forme geometriche ricostruiscono l'opus reticulatum romano.

La parte centrale del secondo livello è caraterizzata da un pronao tetrastilo sorretto da quattro pilastri, che la dividono in tre parti.

Al centro del pronao è presente una "edicola", ovvero una finestra incorniciata da due colonne, sorrette da delle teste di leone marmoree, che sono sormontate da un frontespizio al cui centro è presente un intarsio di un vaso tra due colombe. L'ultima parte consiste in un frontone che riprende lo stile del primo ordine con una serie di nove archi bianco e verdi sormontati da una croce e da dei candelabri. Le parti superiori risalgono almeno al XII secolo e furono finanziate dall'Arte di Calimala (corporazione dei mercanti di lana) , che furono reponsabili del mantenimento della chiesa dal 1288 (l'aquila di rame che corona la facciata era il loro simbolo). Il mosaico di Cristo fra la Vergine e San Miniato fu composto nel 1260. È interessante notare il collegamento con l'arte Romana dei primi templi pagani, infatti il primo strato è costituito da archi che sorreggono un pronao (inteso come tempio) la chiesa di San Miniato a Monte infatti si può ricondurre al Tempio di Giove a Terracina. Inoltre la bicromia dell'edificio sarà ripresa per secoli dai costruttori Fiorentini, tra questi pure Filippo Brunelleschi userà come suoi esempi la chiesa di S. Miniato e il Battistero di San Giovanni sempre a Firenze.

Nel 1523 fu affidata la ricostruzione del campanile, crollato nel 1499 durante alcuni lavori di restauro, a Baccio d'Agnolo. I lavori proseguono fino al 1527 quando furono interrotti per preparare la difesa della città, proclamatasi repubblica. Durante l'Assedio di Firenze del 1530 fu usato come posto per l'artiglieria della città e fu fatto proteggere dal fuoco nemico da Michelangelo con materassi. Ripresi i lavori dopo il periodo bellico, il campanile venne terminato nel 1535. Nei secoli seguenti il campanile fu protagonista di alterne vicende che lo vedono sempre più sottoposto all'incuria. Agli inizi del 1900 la situazione era critica ma, nel 1908, si iniziarono i lavori di restauro che si protrassero fino al 1929, anno in cui la ditta Pasqualini di Fermo fornì il concerto di quattro campane delle quali la maggiore raggiunge il peso di 40 quintali.

L'interno della chiesa è alquanto inusuale, col coro rialzato su una piattaforma sopra la grande cripta, ed è cambiato di poco dalla prima costruzione dell'edificio. Il pavimento geometrico risalente al 1207 guida al centro della navata dominata dalla Cappella del Crocefisso di Michelozzo (1448) che ospitava in origine il Crocifisso miracoloso oggi in Santa Trinita e che è decorata da pannelli attribuiti a Agnolo Gaddi. La decorazione in terracotta della volta è di Luca della Robbia.

La cripta, la parte più antica della chiesa, è sormontata dall'altare maggiore che si suppone contenga le ossa di San Miniato (sebbene ci sia prova che queste fossero già state portate a Metz prima che la chiesa fosse costruita). Lunga quanto il presbiterio, vi si accede tramite cinque archi che portano a tre rampe di scale corrispondenti rispettivamente alle navate della chiesa. L'altezza varia dai 4 ai 4,5 metri. Sul soffitto sono presenti volte a crociera che poggiano su trentotto colonne che, a loro volta, suddividono la cripta in tre navate centrali e quattro laterali. Le quattro navate a sinistra presentano un'assimetria essendo presente una vela rinforzata in tempi successivi con archi di mattoni a tutto sesto. Su questa volta sono presenti affreschi di Taddeo Gaddi che risalgono al 1341. Le colonne e i capitelli sono di fattura e materiali diversi (marmo scanalato, marmo liscio, pietra serena, cotto); sui capitelli è ancora presente traccia della doratura effettuata nel 1342 da Taddeo Gaddi. L'altare è molto probabilmente posteriore a quello del presbiterio, un tempo era circondato da una cancellata (1338), ancora presente in parte, e da un coro in legno. L'illuminazione è dovuta a cinque finestre.

Il coro rialzato ed il presbiterio contengono un magnifico pulpito romanico del 1207. Il catino dell'abside è decorato da un grande mosaico del 1297, con lo stesso motivo di quello della facciata e probabilmente dello stesso anonimo artista. Il crocifisso che domina l'altare maggiore è attribuito a Luca della Robbia.

La sacrestia, a cui si accede dalla navata sinistra del presbitero, è decorata da un grande ciclo di affreschi sulla Vita di San Benedetto di Spinello Aretino (1387). Dai quattro pilastri situati agli angoli partono costoloni che concorrono alla copertura a crociera. Prima dell'attuale finestra a vetri colorati, costruita da Raffaello Payer tra il 1860 e 1961, vale la pena di ricordare la finestra gotica distrutta nel 1630. La piccola stanza con il lavabo, aggiunta in un secondo tempo, risale al 1470/1472. Gli armadi di legno, restaurati agli inizi nel '900, sono opera di Moniciatto.

La Cappella del Cardinale del Portogallo nella navata sinistra fu probabilmente costruita nel 1473 in memoria del Cardinale Giacomo di Lusitania, che morì come ambasciatore del suo paese a Firenze nel 1459. La sua è l'unica cappella funeraria della chiesa. La cappella fu progettata da Antonio Manetti e finita dopo la sua morte da Giovanni Rossellino; la tomba è opera di Antonio e Bernardo Rossellino e la decorazione della cappella di Alesso Baldovinetti, Antonio e Piero del Pollaiuolo, e Luca della Robbia.

[modifica] L'abbazia

Adiacenti alla chiesa ci sono il bel monastero, documentato fin dall'origine della chiesa, ma solo nel 1426 l'Arte di Calimala decise il rifacimento dell'edificio. Seguì la decorazione pittorica, che vide impegnato principalmente Paolo Uccello, documentato nel Refettorio 1454 nuovo e responsabile per gli affreschi del chiostro con le Storie dei Santi Padri. Le straordinarie pitture furono poi imbiancate, e riportate alla luce, con le rispettive sinopie, solo nel nostro secolo.

A fianco del chiostro, nel 1295, il vescovo Andrea de' Mozzi iniziò la costruzione dell'arcivescovado fortificato terminata nel 1320 dal vescovo Antonio d'Orso, destinato a residenza estiva dei vescovi fiorentini, passato poi al monastero nel 1337 ed in seguito usato anche come scuderia ed ospedale.

Dopo essere stato trasformato in fortezza, ospedale ed ospizio, il convento ospita di nuovo dal 1924 i Benedettini Olivetani ed è stato radicalmente restaurato. L'intero complesso è circondato da mura difensive, originariamente costruite in maniera frettolosa da Michelangelo durante un assedio e modificate nella costruzione di una vera fortezza nel 1553 sotto Cosimo I.

[modifica] Bibliografia

  • Francesco Guerrieri, Lucina Berti, Claudio Leonardi. La Basilica di San Miniato al Monte a Firenze. Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze, 1998.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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