Alphonse de Lamartine
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Alphonse Marie Louis de Prat de Lamartine (Mâcon, 21 ottobre 1790 – Parigi, 28 febbraio 1869) è stato un poeta, scrittore, storico e politico francese.
« Un soir, t'en souvient-il? nous voguions en silence; On n'entendait au loin, sur l'onde et sous les cieux, Que le bruit des rameurs qui frappaient en cadence Tes flots harmonieux. Tout à coup des accents inconnus à la terre Suspendez votre cours: Laissez-nous savourer les rapides délices Des plus beaux de nos jours! » |
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(Lamartine, da Le Lac)
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Indice |
[modifica] Biografia
[modifica] La giovinezza
Nasce nella casa paterna di Mâcon da Alix des Roys, una madre che «non gli chiese che di essere vero e buono» e per la quale manifestò sempre grande venerazione, e da Pierre de Lamartine, cadetto di una famiglia di piccola nobiltà, proprietario di diversi immobili e di terre, come la casa nella campagna di Milly, circondata da terre coltivate a vigneto, dove dal 1797 il futuro poeta trascorre la sua infanzia.
Nel 1801 Alphonse entra nella pensione Puppier a Lione, dove avrebbe dovuto condurre gli studi ma dalla quale però fuggì l’anno successivo. Sistemato allora, nel 1803, presso il collegio degli ex-gesuiti Pères de la Foi di Belley, prende interesse alle discipline letterarie, dai poeti latini a Chateaubriand e, oltre a essere un ottimo allievo, comincia a sentire vocazione alla poesia. Fra gli altri, ha per compagno di studi Aymon de Virieu, col quale si lega d’amicizia per tutta la vita.
Nel 1808 termina gli studi: secondo la tradizione, dovrebbe intraprendere la carriera militare ma la famiglia, legata ai Borboni, non vuole che Alphonse in nessun modo possa servire l’Impero: nel 1811 lo mandano a svagarsi in Italia, dove hanno dei cugini che vivono a Livorno, a Pisa e a Napoli. Nella città partenopea ha la sua prima esperienza sentimentale con una ragazza del luogo, Antonella Jacomino, che ricorderà anni dopo nella sua Graziella.
Tornato a Milly nel 1812, Lamartine ne diviene sindaco: è il primo passo di una carriera politica che avrà molta più importanza nel futuro. Nel 1814, con la caduta di Napoleone, entra a far parte delle guardie del corpo di Luigi XVIII a Beauvais ma il ritorno dell’imperatore lo fa rifugiare in Svizzera e poi in Savoia, per evitare la coscrizione sotto il tricolore della Grande Armée. Dopo Waterloo, ritorna in Francia e a novembre rinuncia al servizio militare.
Prova l’esperienza letteraria della tragedia, scrivendo dal 1813 al 1818 una Medée e un Saûl ma quei tentativi sono soltanto prove d’imitazione di Racine e di Voltaire; nelle sue corde non vi è il genere drammatico, ma quello sentimentale che l’epoca stessa esige.
Evade volentieri dalla vita familiare: in una sua permanenza a Aix-les-Bains, dove cura i suoi disturbi di fegato, conosce Julie Charles, una creola moglie di un noto medico: con lei trascorre una vacanza in Savoia - durante un viaggio ad Hautecombe, nel lago del Bourget la loro barca va alla deriva durante una tempesta - e ha un lungo rapporto d’amore cui porrà termine la morte di Julie, malata di tisi, il 18 dicembre 1817: la famosa poesia Le lac, inserita nella racolta delle Méditations poétiques (1820), è il maggior risultato artistico di quella relazione.
Le Meditazioni poetiche, apparse anonime nel marzo 1820, sono costituite da 24 poesie, scritte dal 1816 al 1819: ispirate all'amore per Julie sono Invocation (1816), Le lac e L’immortalité (1817), L’isolement (1818), Le soir, Le désespoir e Souvenir (1819). Le altre sono d'ispirazione religiosa, come La Providence à l’Homme o La prière o d'altra circostanza, come Le vallon. Nelle successive edizioni Lamartine vi comprende altre poesie e in quella del 1849 vi aggiunge una prefazione in cui scrive della sua vocazione alla poesia.
Furono subito un grande successo di critica e di vendita, raggiungendo le 45 000 copie in quattro anni: in pieno Romanticismo, fu capace di dare agli appassionati quello che essi si attendevano, una poesia nuova che sembrava «uscire veramente dal cuore», diversamente dal lirismo di facciata di un Jean-Baptiste Rousseau o un Pierre-Antoine Lebrun.
[modifica] La maturità
Dopo aver avuto una breve relazione con una nobile di origine italiana, Léna de Larche, nel marzo 1820 è nominato ambasciatore a Napoli ma a maggio già rinuncia all’incarico e il 5 giugno sposa a Chambéry l’inglese protestante Mary Ann Elisa Birch: abitano nel castello che il padre gli ha concesso in dote a Saint-Point, nei pressi di Mâcon. Nel febbraio 1821, a Roma, nasce il primo figlio Alphonse, che vivrà solo fino al novembre 1823; nel maggio 1822 nasce a Maçon una figlia, alla quale impone il nome di Julia, in ricordo del suo grande amore ma, più ancora di Julie Charles, destinata a morire precocemente nel 1832.
Si dedica intensamente alla poesia: il 20 settembre 1823 pubblica La Mort de Socrate nella quale esalta nel filosofo greco un precursore del cristianesimo e solo cinque giorni dopo, il 25 settembre 1823 appaiono le Nouvelles Méditations poétiques, raccolta di venticinque poesie di diverso genere e ispirazione, che non ottenne il successo della raccolta precedente. Si segnalano Bonaparte, Les Préludes, Le Crucifix, dedicato alla memoria di Julie Charles, e Chant d’amour, dedicato alla moglie.
Le dernier chant du pèlerinage d’Harold appare in maggio. Ispirato all’opera e alla memoria di Byron, morto il 19 agosto 1824 Lamartine, che è scosso da forti dubbi religiosi, anche a causa di diversi lutti familiari - oltre al figlio, erano appena morte due sue sorelle - si rivolge idealmente al poeta inglese ma nella realtà a se stesso, cercando una soluzione al suo stesso scetticismo religioso.
I versi dedicati all'Italia
« Monument écroulé, que l'écho seul habite! Poussière du passé, qu'un vent stérile agite Terre, où les fils n'ont plus le sang de leurs aïeux! Où, sur un sol vieilli les hommes naissent vieux; Où le fer avili ne frappe que dans l'ombre; Où sur les fronts voilés plane un nuage sombre; Où l'amour n'est qu'un piège, et la pudeur qu'un fard; Où la ruse a faussé le rayon du regard; Où les mots énervés ne sont qu'un bruit sonore, Un nuage éclaté qui retentit encore! Adieu! Pleure ta chute en vantant tes héros! Sur des bords où la gloire a ranimé leurs os, Je vais chercher ailleurs (pardonne, ombre romaine!) Des hommes, et non pas de la poussière humaine! » |
in cui Lamartine, paragonando il presente dell'Italia alle glorie del suo passato, non poteva non rilevare la miseria dello situazione italiana. Lamartine aveva semplicemente utilizzato uno schema retorico usato spesso anche dagli stessi intellettuali italiani, ma non fu tollerato che fosse uno straniero a ricordare la decadenza della penisola e fra molti patrioti italiani si levò una grande indignazione. Non si riuscì a tollerare che in Italia «un vento sterile» agitasse «la polvere del passato», in cui l'amore fosse «un inganno e il pudore un artificio» e soprattutto che gli italiani, dalle «fronti velate di una nube oscura», avessero un «ferro vile che colpiva solo nell'ombra», nascessero «vecchi sotto un sole invecchiato» e non avessero lo stesso «sangue dei loro antenati». Così Gabriele Pepe arrivò a sfidare a duello il poeta francese che naturalmente, secondo il codice d'onore dell'epoca, non poté sottrarsi al confronto che si svolse il 19 febbraio 1826 a Firenze, a Porta San Frediano, e fu brevissimo: Lamartine riportò una lieve ferita a un braccio e l'onore nazionale fu salvo.
Fredda opera di circostanza è invece Le chant du sacre, ove celebra l’incoronazione di Carlo X, che tuttavia gli vale la Légion d’Honneur.
Dopo aver tentato senza successo di entrare a far parte dell’Académie française, dal luglio 1825 è segretario d’ambasciata a Firenze ma nell'agosto 1828 rientra definitivamente in Francia deciso a intraprendere la carriera politica. un suo secondo tentativo di accedere all’Accademia ha successo: nominato il 5 novembre 1829, poco prima della morte della madre, il 16 novembre, vi entra ufficialmente il 1° aprile 1830.
Il 15 giugno 1830 sono pubblicate le Harmonies poétiques et religieuses, una raccolta di quarantotto poesie, composte per lo più a Firenze, nelle quali Lamartine spazia dalla consolazione religiosa come in Hymne du matin o Bénédiction de Dieu dans la solitude ai dubbi della fede de Aux chrétiens dans les temps d’épreuves all'impressione di un Dio che si manifesta in ogni angolo dell'universo in L’infini dans les cieux, Jéhova ou l’idée de Dieu, Le Chêne, L’Humanité, L’idée de Dieu. Ma ritorna anche ai ricordi degli anni trascorsi ne Le Premier Regret, dedicato alla Graziella napoletana della sua adolescenza, mentree nei Novissima verba o Mon âme est triste jusqu’à la mort emergono presentimenti di morte. Nell'edizione del 1849 torna, nella sua prefazione, il ricordo dei tanti lutti familiari subiti.
Cerca un rafforzamento della fede vacillante con un viaggio in Palestina; il 14 luglio 1832 parte con la famiglia e alcuni amici per mare; sbarcato a Beirut il 6 settembre, raggiunge Gerusalemme il 20 ottobre per raccogliersi in preghiera davanti al Santo Sepolcro. Appena ritornato a Beirut, l'unica, piccola figlia Julia muore il 7 dicembre. Come scrive nelle poesie del Gethsémani, ou la mort de Julia, pubblicate nel 1835 nel suo Voyage en Orient, le chiese, le cerimonie, i sacramenti e le preghiere non servono: Dio è un mistero inaccessibile e Cristo è solo un uomo.
Lamartine aveva da tempo progettato un lungo poema che trattasse del destino dell’umanità dall’inizio dei tempi fino all’età presente: la vicenda di un angelo caduto per amore di una donna che, in attesa di riguadagnare il cielo, manteneva la sua immortalità in successive reincarnazioni. Del grande progetto, solo due parti furono condotte a termine, finendo con l’essere due opere a sé: la prima, La chute d’un Ange (La caduta di un angelo) e l’ultima, Jocelyn, la sua redenzione. Il Jocelyn, pubblicato per primo nel 1836, ha per spunto la vera vicenda dell’abate Dumont, parroco di Bussières, vicino Milly, il quale visse durante la Rivoluzione una storia d’amore al quale infine rinunciò, tornando nella Chiesa: tema, dunque, della caduta riscattata dal sacrificio. Il cristianesimo tutto umano di Lamartine ebbe un grande successo di critica ma gli costò la messa all’ Indice dell’opera.
Ne La chute d’un Ange, pubblicato nel 1838, si narra di quando, nei tempi biblici, gli angeli vivevano con gli uomini: uno di essi, l’angelo Cédar s’innamora di Daïdha. Seguono vicende divise in quindici visioni, dalla prigionia e liberazione di Daïdha agli insegnamenti di un profeta, alla lotta contro i giganti fino alla morte dei due amanti nel deserto. Il poema, disorganico, non ebbe successo, come non l'ebbero nemmeno i successivi (1839) Recueillements poétiques.
[modifica] L'attività politica
Di famiglia legittimista, Lamartine si era lentamente avvicinato alle concezioni politiche liberali fino all'aperta polemica contro il governo reazionario del Polignac, salutando con soddisfazione la caduta di Carlo X con la Rivoluzione di Luglio del 1830 e la salita al trono del moderato liberale duca d'Orléans. Nel 1831 pubblicò Sur la politique rationnelle indicando nei principi repubblicani di libertà, uguaglianza, fraternità uniti alla moralità di origine cristiana i fondamenti di ogni legittima azione politica, che rifiutavano sia l'uso dell'arbitrio autoritario dei governi che della violenza popolare.
Eletto deputato nel 1833, sostenne alla Camera il ruolo di un oratore poeta la cui generosità e elevamento di pensiero e sentimenti mettono al di sopra delle parti: si batte per l’abrogazione della pena di morte e per l’assistenza ai poveri, così come, in un discorso tenuto il 2 maggio 1834, per la conquista coloniale dell'Algeria, intrapresa, incontrando una dura resistenza, fin dal 1830. Con l'avvento al governo del conservatore Guizot, Lamartine assunse un atteggiamento di aperta opposizione il cui manifesto egli rappresentò con la pubblicazione, nel giugno 1846, dell' Histoire des Girondins.
Nell'opera, Lamartine analizza le vicende della Rivoluzione francese dal 1791 alla caduta di Robespierre nel luglio 1794. Per lui, la Rivoluzione francese rappresenta il movimento politico che realizza il principio cristiano di democrazia, fondato sulla legge, sulla ragione e sulla sovranità popolare. Egli ignora ogni tesi di lotta di classe fra aristocrazia e borghesia, già sostenuta da Thiers, Mignet, Thierry e lo stesso Guizot, rifacendosi piuttosto alle tesi di Philippe Buchez e Prosper-Charles Roux nella loro Histoire parlementaire della Révolution francaise, di Edgar Quinet e di Jules Michelet. Naturalmente, sostiene Lamartine, l'applicazione, da parte di esseri umani, di tali principi, non fu senza errori ed eccessi. Così condanna l'esecuzione di Luigi XVI, che pure giudica colpevole di tradimento, e il Terrore, non tanto per una condanna pregiudiziale di ogni violenza politica, ma perché ritiene che in quelle circostanze non fosse necessario e arriva a disegnare un ritratto di Robespierre, pur fra luci e ombre, sostanzialmente positivo, riconoscendogli un'alta ispirazione ideale nel suo tentativo di caratterizzare la Repubblica sui fondamenti di una democrazia avanzata. Non era un'interpretazione originale, perché già fatta propria dai teorici democratici e socialisti, ma ebbe grande diffusione, tanto per lo stile letterario e immaginoso che per aver trovato un'opinione pubblica scontenta del conservatorismo e della corruzione del governo Guizot.
I repubblicani più radicali chiedono una riforma della Costituzione in senso democratico: questo movimento, noto come "campagna dei banchetti" portò alla caduta del governo Guizot e della stessa monarchia nel febbraio 1848. Lamartine è fra i più attivi: membro del governo provvisorio, è il ministro degli esteri della Seconda Repubblica. Ottiene l’abolizione della schiavitù nelle colonie ed è rimasto celebre il suo discorso del 25 febbraio in cui chiede di scegliere come bandiera nazionale il tricolore, rifiutando la bandiera rossa. La rivoluzione di febbraio fu una rivoluzione tanto pacifica da essere considerata letteraria, ma quel romanticismo fu smentito nei mesi successivi: il rifiuto dei conservatori, eletti in maggioranza nel nuovo parlamento, di affrontare i problemi sociali del Paese, portò all'insurrezione gli operai parigini il 24 giugno 1848. Lamartine si dimette dal governo e la rivoluzione di giugno è soffocata nel sangue dal generale Cavaignac; le elezioni presidenziali del 10 dicembre successivo vedono il trionfo di Luigi Bonaparte.
Durante il periodo rivoluzionario del 1848 Lamartine aveva cercato di presentarsi come l'uomo al di sopra delle parti, confidando sul suo prestigio di poeta e sulla sua eloquenza, finendo per essere malvisto tanto da destra che da sinistra: è rimasta famosa la frase che gl'indirizzò un operaio parigino: «Va là, non sei che una lira», a indicare la suggestione melodiosa - ma di dubbia autorevolezza politica - della sua oratoria. Quando lo scontro sociale si radicalizza, egli non è in grado di impedire la repressione sanguinosa, che pure non voleva, perché non può appoggiare le istanze popolari.
Nel giugno 1849 Lamartine è eletto all’Assemblea Nazionale ma il colpo di Stato bonapartista del 2 dicembre 1851 gli chiude ogni prospettiva politica: con la dittatura, Lamartine non ha più un ruolo politico da svolgere e, gravemente indebitato com'è, lascia l'attività politica per quella letteraria.
[modifica] La vecchiaia
Costretto a pubblicare quanto è possibile per la necessità di guadagnare, Lamartine riprende anche vecchi scritti, come il dramma Toussaint Louverture, cinque atti in versi, scritto già nel 1839, fu rappresentato nel 1850: è la vicenda della rivolta del 1800 degli schiavi indigeni di Saint-Domingue contro i francesi colonizzatori e schiavisti.
Le Stances au Comte d’Orsay (1850) sono la presa d’atto del fallimento della sua azione politica, attribuito a coloro che non hanno voluto o saputo comprenderlo. Anche la Critique de l’Histoire des Girondins, compresa nel suo Cours familier de littérature del 1856, è l'aperta sconfessione del generoso liberalismo della maturità del poeta, che ormai appare chiuso in un amaro e scettico conservatorismo.
Le Désert ou l’immatérialité de Dieu, già iniziato negli anni Trenta adurante il viaggio in Oriente, fu pubblicato insieme al suo Cours familier de littérature: Lamartine vi riflette la sua fede in un Dio creatore e inaccessibile; l’immagine di un deserto, che si stenda immenso innanzi agli occhi, è quella che meglio può esprimere, secondo Lamartine, l’idea di Dio, misterioso essere senza tempo. La vigne et la maison, pubblicato nel 1857, è la rievocazione dei felici anni passati a Milly, rievocazione dolorosa, perché il poeta, oberato di debiti, sa di doversi privare di quella casa e di quelle terre, che infatti vende nel 1860.
Nel 1844 aveva nuovamente visitato Napoli e il suo golfo: nel ricordo del suo amore giovanile per la giovane figlia di pescatori di Procida, aveva iniziato a scrivere il romanzo idillico Graziella, che conclude nel 1852 e unisce poi nel piano generale delle sue Confidences: ne fa parte anche Raphaël, ove ricorda l'amore per Julie.
I quattro volumi dell' Histoire des Constituants (1855) trattando il periodo della storia francese dal 1789, con l'apertura degli Stati generali, fino all'aprile 1791, completano l'analisi della Rivoluzione descritta dall' Histoire des Girondins; anche qui non vi è alcuna analisi della crisi economica che attanagliava la Francia pre-rivoluzionaria: il rivolgimento politico viene fatto discendere dall'influsso delle idee illuministiche e le vicende politiche che ne seguono sono l'espressione della volontà dei capi delle fazioni, attraverso i quali si ottennero risultati essenziali per il fondamento di un nuovo Stato liberale, come l'affermazione della sovranità popolare, della libertà di parola e di stampa, l'eliminazione dei privilegi ecclesiastici e aristocratici, il nuovo sistema giudiziario e amministrativo: un errore fu invece aver mantenuto l'istituzione monarchica e non aver separato la Chiesa dallo Stato.
Le altre opere storiche, l'Histoire de la Restauration del 1854, l' Histoire de la Turquie e l' Histoire de la Russie del 1855, hanno poco interesse. Il Cours familier de littérature è una miscellanea di scritti: oltre quelli già ricordati, vi fanno parte pensieri sparsi, poesie, ricordi, giudizi e saggi di critica letteraria sui maggiori scrittori della storia letteraria francese.
Gli ultimi anni furono tristi: nel 1863 muore sua moglie Mary Ann e nel 1867 è colpito da un ictus che lo priva dell'uso della parola. Il governo lo soccorre con una dotazione di mezzo milione di franchi e la municipalità di Parigi gli mette a disposizione un villino di Passy, dove muore nel 1869. La famiglia rifiutò i funerali di Stato.
Lamartine è sepolto, insieme con la sua famiglia, in un caveau da lui stesso fatto costruire, addossato al muro di cinta del castello di Saint-Pierre.
[modifica] L'opera di Lamartine
La sua religiosità consistette in un sentimento del divino immerso non «in quella regione dove le specialità dividono i cuori e le intelligenze» ma «in quella in cui tutto ciò che si innalza a Dio s’incontra e si accorda», e l’espressione, se non il pensiero, si fa necessariamente panteista. La sua filosofia fu un etereo spiritualismo, che non si concretizzò in nessuna dottrina, fu un’armonia tra l’anima del poeta e l’anima del mondo, originando un ottimismo aperto, speranze infinite.
La sua prima raccolta poetica, Méditations poétiques, è il capolavoro lirico di Lamartine per la freschezza e la novità dell’ispirazione, mentre nelle Nouvelles Méditations si avverte già il virtuosismo subentrare alla sincerità. Quanto alle Harmonies, la forma è meno pura, permane il virtuosismo e la vena poetica si fa più abbondante e magnificente. In Jocelyn e nella Chute d’un ange la poesia va cercata in singoli brani, come avviene nei Recueillements poétiques, poiché l’abbondanza e la facilità dell’immaginazione degenera spesso nell’inutile e nel prosastico.
La sua poesia non è descrittiva e non ammette i contorni. Nei paesaggi vaporosi dove le linee si cancellano, i rumori svaniscono e gli oggetti perdono materia, si dispiegano sogni nobili e puri, di una malinconia liquida, molle e ondeggiante. Fu detto che Lamartine era la poesia stessa: ciò significa che essa era per lui l’espressione più spontanea e sincera del sentimento, secondo l’estetica romantica. Non a caso Lamartine disse di sé stesso: «Io cantavo come l’uomo respira».
[modifica] Citazioni
- Le utopie non sono che verità premature
- Sono stanco dei musei, cimitero delle arti
- Oggetti inanimati, avete dunque un’anima?
- Uccidere gli animali per nutrirsi della loro carne e del loro sangue è una delle malattie della condizione umana
- C’è una donna all’origine di qualunque grande cosa
- Il mondo è un libro ciascun passo del quale ci apre una pagina
- Vorremmo tornare alla pagina nella quale amiamo. E la pagina dove moriamo è già sotto le nostre dita
- Limitato nella natura, infinito nei desideri, l’uomo è un dio caduto che si rammenta dei cieli
- L’uomo non ha un porto, il tempo non ha una riva: esso trascorre e noi passiamo
- Ascolta il tuo cuore battere e di’ quello che senti
- Che cos'è la nostra vita se non una successione di preludi a quel canto ignoto la cui prima nota solenne è suonata dalla Morte?
[modifica] Opere
- Saül (1818)
- Méditations poétiques (1820)
- La Mort de Socrate (1823)
- Nouvelles Méditations poétiques (1823)
- Le dernier chant du pèlerinage d'Harold (1825)
- Le Retour (1826)
- Harmonies poétiques et religieuses (1830)
- Sur la politique rationnelle (1831)
- Voyage en Orient (1835)
- Jocelyn (1836)
- La chute d'un ange (1838)
- Recueillements poétiques (1839)
- Histoire des Girondins (1846)
- Raphaël (1849)
- Confidences (1849)
- L'Histoire de la révolution de 1848 (1849)
- Toussaint Louverture (1850)
- Histoire de la Restauration (1851)
- Le tailleur de pierre de Saint-Point (1851)
- Geneviève, histoire d'une servante (1851)
- Graziella (1852)
- Les visions (1853)
- Histoire des Constituants (1853)
- Histoire de la Turquie (1853-1854)
- La vie de Mahommet (1854)
- Histoire de la Russie (1855)
- Cours familier de littérature (1856)
- La Vigne et la Maison (1857)
[modifica] Epistolario
- Correspondance d'Alphonse de Lamartine, Paris 2005 ISBN 2-7453-1288-X
[modifica] Bibliografia
- H. Guillemin, Lamartine, l'homme et l'œuvre, Paris 1940
- H. Guillemin, Connaissance de Lamartine, Fribourg 1942
- H. Guillemin, Lamartine et la question sociale, Genève 1946
- H. Guillemin, Lamartine en 1848, Paris 1948
- H. Guillemin, Lamartine. Documents iconographiques, Genève 1958
- R. Alix, L'Univers aquatique de Lamartine, Charnay-lès-Mâcon 1991
- G. Unger, Lamartine. Poète et homme d'État, Paris 1999
- R. Alix, Lamartine, un sportsman français, Charnay-lès-Mâcon 2004
- P. Michel, Lamartine, reconnaissance et mémoire, Lyon 2006
- A. de Lamartine, Meditazioni e altre poesie, a c. di Marc Le Cannu, trad. di Maurizio Cucchi, Mondadori, Milano 1990
[modifica] Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Alphonse de Lamartine
[modifica] Collegamenti esterni
- (EN) Lamartine e l'Italia "terra di morti"
- (FR) La residenza di Lamartine nel Castello di Saint-Point
- (FR) Estratti della "Histoire des Girondins"
- (FR) Poesies.net: Opere complete di Lamartine (scaricabili)
- (FR) Lamartine in Palestina
- (FR) http://www.lamartine.com
- (FR) Atto di morte
- (FR) Lettre à Alphonse Karr, jardinier, 1857
Predecessore: | Seggio 7 dell'Académie française | Successore: |
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Pierre Daru | 1829-1870 | Émile Ollivier |
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