Alienazione
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Alienazione deriva dal latino "alienus" e dal greco "allos" entrambi dello stesso significato: altro. Il termine fa riferimento a colui o a ciò che è altro, straniero, non appartenente alla nostra comunità, in una parola che "non è dei nostri" e che ci è quindi estraneo.
L'alienazione nel suo verbo "alienare" fa parimenti riferimento all'atto dell'allontanare da sé, dell'estraniare da sé e quindi all'atto di prendere distanza da qualcuno o da qualcosa.
La terminologia legata a questa parola è stata usata e tuttora viene usata anche per indicare i folli, gli alienati mentali appunto o chi vive ai margini della società e della comunità umana e tutti coloro che esprimono comportamenti "borderline".
Infine talvolta il termine viene utilizzato per indicare genericamente il disagio dell'uomo nella moderna civiltà industriale nella quale l'artificio che gli è proprio lo fa sentire allontanarsi dalle proprie radici più naturali.
I primi studi in cui questo concetto viene esplicitato si hanno con Rousseau, Fichte, Schelling ed Hegel ma è invece proprio con le elaborazioni di Marx ed Engels e di molti autori formatisi a questa scuola di pensiero e di azione politico-economica che lo studio e l'analisi del fenomeno dell'alienazione dopo l'avvento della società industriale e capitalista trova la sua fioritura.
Indice |
[modifica] Il concetto di alienazione in filosofia
Per approfondire, vedi la voce La Metafisica (Tommaso Campanella). |
[modifica] Rousseau
L'alienazione è stata interpretata in vari modi dai filosofi che se ne sono interessati. Il primo a parlare di alienazione fu Rousseau. Secondo il filosofo francese, l'alienazione avveniva nel momento in cui i cittadini, "stringendo" il contratto sociale, si alienavano di tutti i loro diritti a favore di un'entità superiore, lo Stato.
[modifica] Hegel
Successivamente il concetto di alienazione occuperà un posto rilevante sia nella filosofia di Hegel che nei lavori di Marx ed Engels, la cui impostazione filosofica del pensiero è esplicitamente derivata dalla dialettica hegeliana.
All'interno del sistema di pensiero di Hegel l'alienazione quale momento dello sviluppo dello spirito è intesa in senso sia negativo che positivo. Egli ritiene infatti che l'alienazione, considerata come un estraniarsi dello spirito a sé stesso, avviene quando questo, nell'oggettivare sé stesso, si proietta al di fuori di sé, divenendo così natura. In questo senso l'alienazione per Hegel è tutt'uno con l'oggettivarsi dello spirito e il suo manifestarsi come natura, si parla dunque di un'alienazione in senso negativo. Quando lo spirito, in un secondo momento, ritorna in sé rivela la positività del perdersi dello spirito nella natura per ritrovarsi infine in sé stesso. Si ha dunque la visione sintetica dell'alienazione intesa come fenomeno positivo.
Dunque per Hegel l'alienazione si configura come una tappa necessaria del divenire dello spirito, che, oltre ad essere vista come una negazione, va considerata come un arricchimento delle spirito, o dell'Idea, nel suo processo dialettico.
La differenza sostanziale presente tra il concetto di alienazione nella dialettica di Hegel e l'accezione presente nella dialettica materialistica di Marx ed Engels è che per questi ultimi l'alienazione comincia con lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo mentre per Hegel l'alienazione è un fenomeno connaturato all'essere stesso del pensiero che, oggettivandosi, si aliena da sé stesso, riunendosi in sé stesso in un successivo e superiore momento di sintesi.
[modifica] Feuerbach
Nell'accezione usata da Ludwig Feuerbach, appartenente al gruppo dei "giovani hegeliani", o della "sinistra hegeliana", il termine è usato per indicare la proiezione in un mitico al di là delle qualità positive dell'uomo, in particolare amore all'ennesima potenza, ragione all'ennesima potenza e volontà all'ennesima potenza, creando un essere superiore identificato in Dio ed elaborando così una teoria della religione vista come alienazione dell'uomo, poiché egli in questo processo si scinde: estranea da sé stesso caratteristiche proprie dell'uomo per creare una potenza che è superiore a lui, alla quale si sottomette. Il mistero della teologia per Feuerbach è, non a caso, l'antropologia.
[modifica] Marx e Engels
Karl Marx, il cui motto preferito era Homo sum, humani nihil a me alienum puto («Sono un uomo, non ritengo a me estraneo nulla di umano»), e Friedrich Engels furono i due allievi di Hegel che, oltre a procedere nell'ulteriore critica dell'alienazione religiosa portata avanti da Feuerbach, misero in rilievo con la loro critica dell'economia-politica, l'alienazione originale che è alla base di tutte gli altri tipi di alienazione, inclusa quella religiosa: l'alienazione economica.
Alla base di questa, che condiziona tutte le altre, secondo la loro concezione dialettica ma materialistica della storia, vi sono:
- La divisione del lavoro.
- La proprietà privata (non tanto delle merci in sé quanto degli strumenti di produzione).
Prendendo le mosse da quella che allora veniva chiamata sinistra hegeliana, i due filosofi che oltre a essere pensatori erano anche organizzatori e guide politiche, individueranno la forma maggiormente nota e dibattuta di alienazione, cioè quella subita dalla classe operaia. Secondo Marx, alienazione è quel processo che estranea un essere umano da ciò che fa fino al punto da estraniarsi da sé stesso.
Il filosofo di Treviri distingue quattro tipi di alienazione:
- L'operaio è alienato dal prodotto del suo lavoro, perché produce beni senza che gli appartengano (infatti sono di proprietà del capitalista)e si trova, anzi, in una condizione di dipendenza rispetto ad essi;
- L'operaio è alienato dalla propria attività, perché non produce per sé stesso, ma per un altro (il capitalista);il lavoro dell'operaio non è libero come quello dell'artigiano né fantasioso ma costrittivo,si svolge infatti in una determinato periodo di tempo,stabilito da altri (il capitalista).
- L'operaio è alienato dalla sua stessa essenza (Wesen), poiché il suo non è un lavoro costruttivo, libero e universale, bensì forzato, ripetitivo e unilaterale (Marx paragona l' operaio al Sisifo della mitologia greca);
- L'operaio è alienato dal suo prossimo, cioè dal capitalista, che lo tratta come un mezzo da sfruttare per incrementare il profitto e ciò determina un rapporto conflittuale.
I quattro tipi di alienazione vengono teorizzati da Marx negli Annali Franco-tedeschi,opera che scrive nel '44 e che sancisce il definitivo passaggio dal liberalismo al comunismo del filosofo-pensatore. Questa alienazione coinvolge solamente gli operai,che vivono appunto in una situazione alienante,dalla quale deriva l'opposizione dialettica presente tra forza lavoro e rapporti di produzione.
Nel 1932 fu dato alle stampe un testo inedito di Marx: "I manoscritti economico-filosofici del 1844". A seguito di questa pubblicazione la tematica dell'alienazione intesa nel suo senso più profondo e non semplicemente politico ritrovò considerazione presso i pensatori che orbitavano più o meno strettamente intorno a questo indirizzo di pensiero sia che fossero uomini politici, filosofi, psicologi, artisti, poeti o letterati.
[modifica] La critica al concetto di alienazione in Marx
[modifica] Louis Althusser
[modifica] Alienazione e psicoanalisi
[modifica] Sigmund Freud
Secondo la psicoanalisi l'individuo vive in prima persona la contraddizione che lo mette in croce tra "natura" e "cultura". Freud ritiene che questa contraddizione sia insolubile e che comunque per quanto la scelta della cultura corrisponde al processo di civilizzazione, ritiene che tale civilizzazione non possa che essere vissuta dal singolo individuo che come una alienazione da sé stesso per il sacrificio della pulsionalità immediata che essa richiede. Da qui il disagio fondamentale che il singolo deve accettare: il disagio appunto della civiltà che lo porta a dover scegliere tra eros o civiltà, tra civiltà o barbarie. Questo è il prezzo che il singolo deve pagare per poter beneficiare della civilizzazione. Taluni non sono disposti a pagare tale prezzo o lo ritengono consciamente o inconsciamente troppo elevato, e in taluni casi lo può essere veramente, oppure non avere gli strumenti conoscitivi per riuscire a gestirsi tale contraddizione si da venire a trovarsi nella confusione, da qui la nevrosi e in taluni casi anche la psicosi.
[modifica] Nostalgia dell'Eden (Edipo) e alienazione
Per approfondire, vedi la voce Desiderio incestuoso, tabù dell'incesto e vicenda edipica. |
La sottomissione al processo di civilizzazione corrisponde alla sottomissione del figlio al "padre", al "terzo", il "fallo" e alla risoluzione della rivendicazione ( protesta edipica), con la rinuncia alla realizzazione della fantasia simbiotica incestuosa con la "madre". Ma proprio perché comunque la nostalgia dell'Eden permane e non è eliminata definitivamente, il processo di civilizzazione stesso viene considerato e quindi vissuto dal singolo individuo come altro dal sé vero, reale che continua invece ancora a sognare l'unione comunque. La rassegnazione, in questa prospettiva, diviene una iniziazione che coincide con la guarigione e l'entrata nel regno degli adulti con il conseguentemente sciogliersi della tensione scaturita dalla contraddizione tra natura e cultura di cui il singolo individuo è portatore come la sua croce di cui non può liberarsi se non accettando di portarla.
[modifica] Carl Gustav Jung
Il principale allievo di Freud, lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, pur mantenendo lo stesso scenario di impostazione alla problematica dell'alienazione non giunge alle stesse conclusioni "pessimistiche" del suo maestro viennese, in quanto per Jung la naturale attività simbolizzatrice del pensiero, che la psicoanalisi semplicemente riattiva o permette di esercitare come in una palestra del pensiero riflessivo e non ripetitivo, è proprio ciò che permette la sintesi reale dei contrari. Infatti per Jung lo spirito non è sublimazione, esso non cela la sessualità come nella concezione riduttivistica della attività e dimensione spirituale che è propria di Freud e dei suoi epigoni. Per Jung, invece, lo spirito vero coincide con la stessa libido che vuole ciò che la libido vuole: l'unione, ma ad un livello riflessivo più elevato da dove riprendere a desiderare l'unione in un procedere negaentropico infinito sì che la tensione natura/cultura, quale croce inscritta nell'essere da cui scaturisce l'energia psichica, invece di ricadere distruttivamente sul sistema conoscitivo che il singolo incarna diviene la fonte dove trovare quella forza per procedere ulteriormente. Nota è infatti la frase di Jung che ribalta la lettura della psicopatologia: "Non siamo noi a guarire dalla nevrosi ma è la nevrosi stessa che ci guarisce".
[modifica] Le critiche a Jung
La critica principale alla impostazione della problematica dell'alienazione umana dello psicoanalista Jung è che tale sintesi dei contrari che l'attività simbolizzatrice dovrebbe realizzare togliendo l'uomo dalla croce e dal suo vissuto di alienazione è solo apparente ma non reale e che quindi il simbolo di per sé non è la resurrezione dell'umanità in croce tra l'istinto e la necessità di mediare l'istinto per poter essere accolto nella famiglia umana. Sicché a questi critici la soluzione data da Jung al problema appare più che altro come un esorcismo del male del mondo e nulla più.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni in tema di alienazione
- Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di filosofia