Ainu (popolazione)
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Gli Ainu (che significa "uomini"), chiamati anche Ezo in testi storici,[1] sono una popolazione di incerto appartenenza ad un ceppo etnico, abitante l' isola di Hokkaidō nel nord del Giappone (un tempo chiamata Ezo, in giapponese Isola dei selvaggi), con società a struttura tribale e, in piccola parte, l'isola russa di Sachalin. Gli Ainu parlano una lingua isolata (vedi Lingua Ainu).
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[modifica] Storia
Le origini degli Ainu sono tuttora avvolte dal più fitto mistero. Gli antichi scritti sacri dello scintoismo, il Kojiki ed il Nihonshoki narrano che il fratello della dea del sole Amaterasu, Susanoo non accettò l'incarico affidatogli dal padre Izanagi di governare i mari e fu perciò mandato in esilio, anche per aver distrutto le risaie di Amaterasu, aver inzozzato la sala dei banchetti delle divinità con i propri escrementi ed aver scorticato contropelo i sacri cavalli della sorella. Nella terra degli uomini conobbe molte donne dalle quali nacquero i primi re giapponesi, semi-dèi feroci e sanguinari che si divisero la terra di Yamato. Molti anni dopo Amaterasu decise di far governare l'arcipelago dai suoi discendenti, che combatterono contro i figli di Susanoo, conquistando il Giappone. Molti antropologi identificano i re rozzi e barbari del mito con i capi Ainu preistorici, che furono sterminati o spinti sempre più a nord nel corso dei secoli. Il testo infatti ben rispecchia il disprezzo che i giapponesi fino a poco tempo fa hanno avuto nei confronti dei "selvaggi del nord". La teoria profana più accreditata sulla loro origine ipotizza che essi in tempi remoti e per ragioni oscure si siano separati dal ceppo originario probabilmente asiatico e siano arrivati circa nel 10000 a.C nell'Arcipelago Giapponese dalla Siberia, passando per le Isole Curili fino a giungere alle isole settentrionali del Giappone, sviluppando nei secoli la cultura di tipo Jōmon (il cui significato letterale è "con gli ornamenti a corda"; infatti gli Ainu disseminarono la loro terra di siti in cui erano conservati dei caratteristici vasi con decorazioni a zig-zag, da cui quel periodo di storia giapponese prese il nome). Fino al 300 a.C. (periodo Yayoi) gli Ainu erano distribuiti su tutto il Giappone (lo testimoniano alcuni toponimi moderni, dal significato assurdo o senza senso in lingua giapponese, ma più che appropriati nell'idioma indigeno, tra i quali quello del monte Fuji, che in giapponese può essere tradotto come 'ricco samurai', ma che in Ainu significa 'sorgere violentemente', riferito però all'impetuoso torrente Fujisawa) . Quando ancora la dinastia dei Tennō governava soltanto quella che oggi è la provincia di Yamato e fino al XVII secolo, gli Ainu erano visti con timore e vennero combattuti per millenni, venendo sempre sconfitti dalla superiorità bellica (gli Ainu non conoscevano il ferro) e man mano esiliati nelle foreste delle terre settentrionali. Solo nell'era moderna il governo giapponese ha incominciato ad intraprendere politiche di protezione verso questa ormai minoranza nel territorio, ma gli Ainu e la loro lingua sembra stiano per scomparire, ad eccezione di quelli che vengono esibiti ad uso e consumo dei turisti.
[modifica] Cultura
Gli Ainu non assorbiti dalla cultura nipponica vivono nei kotan, villaggi ad organizzazione tribale presenti soprattutto lungo le coste o nelle valli fluviali dell'isola di Hokkaidō guidata da un capo, il kotankorokur, scelto per particolari abilità nella caccia e nella pesca o per la distinta provenienza familiare, cui spetta il compito di far rispettare le leggi della tribù tramandate oralmente, sovrintendere alle celebrazioni religiose e guidare in generale la comunità. Le famiglie sono di tipo nucleare, simili cioè a quelle del mondo occidentale. Sia maschi che femmine diventano adulti agli occhi della comunità verso i 12-15 anni, a seguito di una particolare cerimonia. Dopo di essa i ragazzi cominciano a vestire l'abito tradizionale (kaparamip) e a farsi crescere la barba, simbolo di saggezza e virilità. Le ragazze invece si tatuano mani, braccia e labbra come segno di prestigio sociale. Una volta terminata l'operazione, spesso piuttosto dolorosa, le donne erano considerate pronte al matrimonio.
[modifica] Lingua e Distribuzione
Fino al XX secolo, pur rappresentando una minoranza, gli Ainu erano diffusi in Hokkaidō, nelle isole Curili, nella penisola della Kamčatka e nell'isola di Sakhalin. In ognuno di questi territori si parlava un dialetto Ainu diverso. Attualmente però la ricca diversità linguistica è completamente scomparsa (le lingue Ainu continentali parlate in Russia sono estinte dagli inizi del secolo scorso, mentre l'ultimo parlante madrelingua dell'Ainu di Sakhalin è morto nel 1994). Sopravvivono unicamente gli idiomi delle Curili e del Giappone.
[modifica] Religione
Gli Ainu praticano una religione di tipo animistico che vede in ogni oggetto, animale o fenomeno atmosferico la presenza di un dio. Per questo essi si affidano ad un nutritissimo pantheon di dèi (kamuì, da notare una possibile connessione con kami, corrispondente parola giapponese riferita alle divinità shintoiste) che influiscono positivamente o negativamente su ogni ambito della vita umana. Particolarmente importante è l'adorazione dell'orso, animale-simbolo di questo gruppo etnico. Le cerimonie tradizionali più importanti riguardano la caccia (iyomante, hopnire, iwakte), la pesca e i riti iniziatici dei giovani già citati.
Seppur incanalino il loro potere negli elementi della natura, i kamuì vivono in un altro universo simile a quello degli uomini, e si dividono in dèi pesanti e dèi leggeri, cioè dèi più importanti e meno importanti. Gli uomini invece vivono nel Mōshur, la terra che noi tutti conosciamo.