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Adelaide di Susa - Wikipedia

Adelaide di Susa

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Adelaide di Susa

Adelaide di Susa (conosciuta anche come Adelaide di Torino) (Torino1016 – Canischio19 dicembre 1091) è stata una principessa italiana.

Il suo matrimonio con un Savoia diede origine all'influenza dei Savoia in Piemonte. Le notizie della prima età (l'anno di nascita esatto non è noto) sono molto scarse. Nata a Torino dall'arduinico Olderico Manfredi, nipote di Arduino de Candie jar Brionne (detto, Arduino il Glabro) e marchese di Torino, e dalla contessa Berta Obertagna, figlia di Oberto d'Este. Adelaide ebbe un unico fratello, che nel 1034 premorì al padre, e due sorelle, Immilla (o Irmgard o Immula), accasata con nobili tedeschi in entrambi i matrimoni, e Berta, moglie di Teutone del Monferrato e madre di Bonifacio del Vasto.

Il marchese divise tra le tre figlie i suoi possedimenti la maggior parte dei quali andò proprio ad Adelaide. Dopo la sua morte però il Piemonte meridionale (Saluzzo, Boves, Ceva, ecc.) passò al figlio di sua sorella Berta. Gran parte della potenza del marchese era quella militare, che non poteva essere trasmessa ad una donna, perciò la principessa a soli sedici anni andò sposa ad Ermanno duca di Svevia, figliastro dell'imperatore Corrado II il Salico, perché nato dal primo matrimonio dell'imperatrice Gisla. Ma Ermanno, combattendo nel napoletano, morì di peste nel luglio del 1038, dopo soli diciotto mesi di matrimonio. Passata a seconde nozze con Enrico, marchese di Monferrato, rimase vedova anche di lui dopo pochi anni nel 1045. Fu allora che essendo necessario, sempre per la ragion di stato, un terzo matrimonio, sposò Oddone, figlio di Umberto I Biancamano.

Degna nipote di Arduino d'Ivrea, da cui direttamente discendeva, aveva passato gran parte dell'adolescenza fra le armi, aveva visto da vicino guerre e stragi, aveva anche lei indossato armi e corazza. Pur se bella nella persona e nel volto, stimava la beltà e la ricchezza cose caduche e solo la virtù, gloria illustre ed eterna. Forte di temperamento, all'occorrenza castigava con mano pesante anche vescovi e grossi personaggi, mentre premiava largamente le nobili imprese. Apprezzava ed incoraggiava le arti gentili: trovatori e menestrelli erano sempre bene accolti nella sua dimora, ma voleva che i loro canti incitassero sempre al valore, alla religione e alla pietà. Fondò chiostri e monasteri che dovevano poi raccogliere e trasmettere tanto patrimonio di studi e di storia, come ad esempio quello di Santa Maria Assunta ad Abbadia Alpina, beneficiato nel 1064. Così divenne l'idolo degli italiani che la chiamavano generalmente la marchesa delle Alpi Cozie, la marchesa degli italiani. Idolatrava i suoi figli e ne era ricambiata, ma i figli stessi, senza loro colpa, dovevano procurarle i più grandi dolori.

La sua primogenita Berta aveva sposato l'imperatore Enrico IV e perciò Adelaide svolse un ruolo importante all'epoca della venuta di Enrico IV in Italia per ottenere dal pontefice la revoca della scomunica. Adelaide, riabbracciando la figlia Berta e vedendola tanto deperita e con evidenti tracce di patimenti (le sue vicende sono descritte nella sua scheda), giurò odio eterno al genero infame. Non voleva neppure riconoscerlo come membro della sua famiglia, non voleva accoglierlo né aiutarlo. Eppure finì col riconoscerlo, accoglierlo ed aiutarlo per intercessione della dolcissima Berta. E per intercessione della figlia, Adelaide si decise ad accompagnare Enrico IV dal papa a Canossa. Con lei anche il figlio Amedeo II di Savoia.

L'imperatore dovette a questa energica donna, alla sua fermezza e al suo prestigio, più che alla stessa contessa Matilde di Toscana, i patti, che riuscì a strappare a Papa Gregorio VII. Comunque il castigo fu grande e l'umiliazione immensa tanto che quell'avvenimento generò un noto proverbio (Andare a Canossa). Per la sua mediazione tra il papato e l'impero, Enrico le donò le belle terre del Bugey e, insieme a sua moglie Berta, tornò in Germania. L'episodio di Canossa[1] fu il primo grande atto politico internazionale a cui la Casa Savoia abbia partecipato. Adelaide, mentre obbediva ed onorava il Pontefice, non s'inimicò l'imperatore perché seppe districarsi tra le due distinte autorità, l'una spirituale, l'altra temporale [2].

A seguito della seconda scomunica e della deposizione di Enrico IV Adelaide si trovò a dover essere mediatrice anche nella contesa tra Enrico IV e Rodolfo duca di Svevia, entrambi suoi generi (Rodolfo aveva sposato sua figlia Adelaide) ed entrambi pretendenti al trono.

Allorquando si sparse per le terre italiche e fuori la luttuosa novella che l'ammirata principessa era passata agli eterni riposi, si levò d'ogni dove unanime e sincero il solenne compianto che accompagna alla tomba solo i pochi che accoppiano all'altissimo ingegno la forza del carattere e la purezza del cuore. Il 19 dicembre del 1091 Adelaide di Susa morì e fu sepolta nella chiesa parrocchiale di Canischio (da canisculum), piccolo villaggio sopra Cuorgnè, nella Valle dell'Orco, dove ella si era ritirata negli ultimi tempi. Quantunque assai anziana, aveva conservato sempre lucida la mente. In una nicchia nella cattedrale di San Giusto a Susa, vi è una statua di legno di noce, verniciata a bronzo, che la rappresenta genuflessa in atto di preghiera ed al sommo della nicchia si legge: Questa è Adelaide, cui l'istessa Roma Cole, e primo d'Ausonia onor la noma.

Adelaide, che fu stimata dai suoi sudditi e temuta dai suoi avversari, aveva esercitato il potere con notevole abilità. Per la sua saggezza civile fu paragonata a Debora[3], che giudicò i popoli, ed il dotto San Pier Damiani le scrisse: Tu, senza l'aiuto di un re, sostieni il peso del regno, ed a te ricorrono quelli che alle loro decisioni desiderano aggiungere il peso di una sentenza legale. Dio onnipotente benedica te ed i tuoi figlioli d'indole regia.

Unica perdita, nel corso della sua assennata gestione, fu quella dell'alta val di Susa, di cui si impadronì il conte di Albon.

[modifica] Note

  1. ^ Il 22 aprile 1073 l'arcidiacono Ildebrando fu eletto papa per acclamazione popolare e adottò il nome di Gregorio VII. Non informò l'imperatore Enrico IV né chiese la sua approvazione perché questi era allora in discredito presso la Santa Sede continuando a mantenere relazioni con i consiglieri scomunicati da Alessandro II.La sua altissima, mistica concezione del papato, contemplava non solo la personale santità del papa derivante direttamente da San Pietro, ma anche la sua supremazia su tutte le autorità, tanto temporali quanto spirituali, e il suo diritto di deporle. Ripristinò i decreti dei suoi predecessori contro il matrimonio dei chierici e la simonia. Ciò suscitò un gran malcontento, specialmente in Francia e in Germania, tuttavia riuscì a placare la maggior parte delle opposizioni. Inoltre dichiarò la proibizione delle investiture laicali, cioè dell'ingerenza dei laici nelle nomine ecclesiastiche. Tale proibizione suscitò un'agitazione ancora più grande e provocò anche un serio conflitto con Enrico IV, in quanto mirava soprattutto all'abolizione della interferenza regale sulle nomine dei vescovi. Enrico IV continuò a designare i candidati a lui graditi non solo per Milano e per le sedi tedesche, ma anche per Fermo e Spoleto. Aspramente ripreso da Gregorio VII, convocò a Worms un sinodo di vescovi tedeschi (24 gennaio 1076) che depose il papa, e lo invitò personalmente ad abdicare. Riunitisi a Piacenza anche i vescovi lombardi aderirono alle decisioni dell'episcopato tedesco. Gregorio VII reagì immediatamente: scomunicò Enrico IV, lo sospese dall'esercizio del potere regale e sciolse i suoi sudditi dal vincolo di fedeltà verso di lui. Poiché ciò avrebbe favorito gli avversari di Enrico, questi, in tale pericolosa situazione, ritenne prudente sottomettersi al pontefice. Nel gennaio 1077 si presentò in abiti penitenziali al papa, in quel momento dimorante a Canossa, e gli chiese il perdono. La clemenza del papa doveva rivelarsi un errore politico. Per tre anni cercò inutilmente di far da paciere fra Enrico IV e il suo rivale Rodolfo di Svevia, eletto anch'egli re, in contrapposizione a quello legittimo, nel 1077. Nel 1080 infine, convintosi che il re era assolutamente incorreggibile, lo scomunicò, lo depose per la seconda volta, e riconobbe Rodolfo come legittimo re. In risposta a questa sentenza Enrico convocò un sinodo di vescovi imperiali a Bressanone (25 giugno 1080) che dichiarò Gregorio deposto ed elesse a sostituirlo Guiberto di Ravenna con il nome di Clemente III (antipapa). Tuttavia era ancora possibile un compromesso politico perché Enrico desiderava essere incoronato imperatore. Ma Gregorio non era uomo da compromessi. Il suo atteggiamento inflessibile spinse molti dei suoi sostenitori, compresi tredici cardinali, ad allontanarsi da lui. Nel marzo del 1084 Enrico occupò Roma, ma il Normanno Roberto il Guiscardo riuscì a liberare Gregorio. Per gli eccessi commessi dalle truppe di Roberto, il popolo si sollevò e diresse la sua collera contro il papa. Questi dovette lasciare precipitosamente la città, trasferendosi prima a Montecassino e poi a Salerno. Là morì attestando che aveva amato la giustizia e odiato l'iniquità. Venne sepolto in quella città. Beatificato nel 1585, fu canonizzato da Paolo V nel 1606.
  2. ^ Adelaide seppe districarsi molto bene fra i riformatori, che volevano affermare l'autorità papale riorganizzando la Chiesa in senso centralistico, e i controriformatori, che difendevano l'autonomia delle abbazie e dei vescovadi
  3. ^ Debora (XII secolo AC). Profetessa d'Israele, la sola donna che abbia fatto parte dei Giudici. Aiutò Barac a liberare i Giudei dalla cattività in cui li teneva Jabin, re dei Cananei, e, dopo la vittoria, recitò un cantico che è uno dei più bei poemi della Bibbia (Giudici, V)
Predecessore: Marchesi di Torino Successore: [[Immagine:{{{immagine}}}|30x30px]]
Olderico Manfredi II ca1034–ca1091 Oddone di Savoia I
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