Arduino d'Ivrea
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« ...Dato allora un calcio alle cose terrene, si ridusse nel monastero di Fruttaria nella Diocesi di Ivrea, |
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Arduino da Dadone, o Arduino da Pombia, conosciuto come Arduino d'Ivrea (955 – Fruttuaria, 1015), fu re d'Italia dal 1002 al 1014.
La cultura (e finanche la storiografia) romantica hanno reso popolare la figura di Arduino di Ivrea, vedendo in lui un esponente precoce della lotta per l'affrancamento dell'Italia dal giogo della dominazione straniera, ed attribuendo un significato simbolico eccessivo alla sua nomina a re d'Italia.
Per contro, la Chiesa, memore delle sanguinarie scorribande di Arduino contro i vescovi di Ivrea e di Vercelli, aveva teso in passato a ridimensionarne la statura politica e militare, vedendo nelle sue gesta sacrileghe la mera brama di potere e la giacobina mancanza di rispetto per le prerogative ecclesiastiche. La figura di Arduino esce da tali opposte ed avventate interpretazioni, quando la si inquadri nel contesto storico del X-XI secolo e delle acerrime lotte per il potere che coinvolsero l'intera struttura feudale ai tempi dell'impero romanico-germanico degli Ottoni.
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[modifica] Le origini
Nel 955 circa, nacque Arduino da Dadone, conte di Pombia e da una figlia di Arduino il Glabro, conte di Torino. Sposò in una data non precisata Berta di Borgogna.
Di stirpe anscarica, venne elevato a marchese da Berengario II, circa nel 950, in seguito alla morte di Lotario. Con questa investitura, Berengario cercò di assicurarsene la fedeltà e l'aiuto per l'ascesa alla corona d'Italia.[1]
Il territorio concesso da Berengario ad Arduino, si trovava probabilmente ai confini della contea di Asti, nei pressi del villaggio di Radicati (Ratigada), nella parte occidentale dell'astigiano settentrionale.
Due documenti, il primo del 964 e il secondo di data incerta ma del periodo di Berengario II, citano rispettivamente "una tera Harduini marchio" e , una "terra Harduini comes".[2].
[modifica] Marchese di Ivrea
Il marchese d'Ivrea Corrado - Conone, non avendo discendenza, individuò in suo cugino Arduino il proprio successore e, col bene placito dell'imperatore Ottone III intorno al 989/990, Arduino venne eletto, signore della Marca di Ivrea e nel 991 conte del Sacro Palazzo.[3].
La marca comprendeva i comitati di Ivrea, Vercelli, Novara, Vigevano, Pombia, Bulgaria e la zona pavese della Lomellina.
Tra il 997 e il 999, Arduino ebbe forti contrasti con i vescovi di Ivrea e di Vercelli. Ai fini di limitare il potere dei marchesi e di impedire che il loro titolo diventasse dinastico, gli imperatori del Sacro Romano Impero avevano infatti da tempo imboccato la strada del conferimento di poteri secolari a vescovi da essi direttamente prescelti (lotta per le investiture).
Venuto a guerra aperta nel febbraio del 997 con il vescovo di Vercelli Pietro, il marchese assediò la città. Arduino, con i suoi vassalli minori, entrò in Vercelli ed incendiò il Duomo, causando la morte del vescovo.
Anche ad Ivrea, il vescovo Warmondo, per due volte scomunicò il marchese e vi furono tumulti, saccheggi ed uccisioni. Nel 999 Il nuovo papa Silvestro II (salito al soglio pontificio per volere di Ottone III) convocò Arduino a Roma e lo scomunicò di fronte al Sinodo ed allo stesso imperatore.
Tornato nella sua Marca, si strinse ai suoi vassi ed investendo il figlio Arduino II della carica di marchese, cacciò dalle loro sedi i vescovi di Ivrea e Vercelli.
Ottone che nel frattempo era giunto a Ravenna, si recò frettolosamente a Pavia convocando al suo cospetto Arduino II. Il marchese d'Ivrea, dopo essere giunto a Pavia, intuì che la convocazione celava una trappola e con l'aiuto del conte di Pavia e del conte del Sacro Palazzo riuscì a fuggire e raggiungere Ivrea.
A questo punto l'imperatore con l'intercessione del pontefice che scomunicò i due marchesi, sollevò dall'incarico Arduino II, conferendo la reggenza della marca al cugino Olderico Manfredi, incaricato anche di sedare la ribellione arduinica. Questa ulteriore e più solenne scomunica non fiaccò tuttavia lo spirito ribelle di Arduino e le sue trame di lotta anti-imperiale.
Olderico non riuscì nel suo intento, ma anzi la ribellione dei conti italiani si allargò a macchia d'olio al punto tale che l'imperatore dovette tornare in Italia per sedare la rivolta.
Arduino sconfitto si rifugiò in Borgogna presso Ottone I Guglielmo, figlio di Adalberto II.
Nel frattempo l'imperatore consegnò con diploma del 9 luglio 1000 la carica comitale di Ivrea al vescovo Wermondo ed alcune terre degli arduinici al vescovo Leone di Vercelli e al marchese Olderico Manfredi ( Pavia,tolta ai marchesi Obertenghi, laAsti ed Acqui,tolta agli Aleramici).
[modifica] Re d'Italia
Nel 1002, approfittando della morte di Ottone III, un nutrito gruppo di vassalli, ostili al potere imperiale e contrari ad Olderico Manfredi nella chiesa di San Michele a Pavia, elesse Arduino re d'Italia.
Il clero, nella figura di Arnolfo arcivescovo di Milano, temendo nuovamente per il proprio potere, chiamò in Italia Enrico II, succeduto ad Ottone III offrendogli la corona.
Enrico in un primo tempo inviò truppe in Italia a capo del duca di Carinzia Ottone per far deporre ad Arduino lo scettro, ma visto che Arduino aveva ottenuto una serie di successi militari alle Chiuse dell'Adige contro le milizie dei vescovi e contro le truppe imperiali (1003), nel 1004, calò in Italia con un poderoso esercito.
Dopo aver sconfitto Arduino alle chiuse della Valsugana, costringendolo a ripiegare nella sua Marca, l'imperatore gli tolse il titolo regale, facendosi a sua volta incoronare a Pavia re d'Italia nonostante le proteste violente della folla.
I pavesi che non tolleravano il dominio tedesco si ribellarono e costrinsero l'imperatore a fuggire dalla città.
Per dieci anni, tra il 1004 ed il 1014, Arduino cercò di reimpossessarsi della corona d'Italia, ma la forte opposizione dei vescovi e di alcuni conti e marchesi fedeli all'imperatore non gli permise di portare a termine i propri piani.
Egli cercò anche di contrastare il potere dell'arcivescovo Arnolfo, caldeggiando la nomina all'episcopato di Asti del fratello di Olderico, Alrico.
Nel1007, attaccato nelle sue terre, Arduino resistette all'assedio delle milizie imperiali, rifugiandosi nella roccaforte di Sparone, nell'Alto Canavese.
Nel 1014 Enrico II, sceso nuovamente in Italia, fu solennemente proclamato imperatore a Roma da papa Benedetto VIII e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (e pertanto, alleati di Arduino).
Tornato in Germania Enrico II, Arduino riprese le armi e si mosse alla conquista di Vercelli, Novara e Pavia, ma la forte opposizione del marchese Bonifacio di Toscana e dell'arcivescovo di Milano Arnolfo, unito ad una grave infermità sopraggiunta, lo costrinsero a deporre le insegne reali ed a negoziare i possedimenti della contea di Pombia per i suoi eredi.[4]
Si ritirò nell'abbazia benedettina di Fruttuaria di San Benigno Canavese a cui era molto legato avendo appoggiato la sua edificazione e donato i propri beni tra i fiumi Orco e Malone.
Nel 1015 Arduino morì nell'abbazia di Fruttuaria e venne tumulato nell'altare maggiore della chiesa abbaziale, ove per secoli fu venerato da monaci e pellegrini.
[modifica] Le vicende delle spoglie mortali di Arduino
Sulle spoglie di re Arduino si è tramandata - veri o falsi che siano i vari suoi particolari - la seguente storia (raccontata anche dallo scrittore Giuseppe Giacosa).
Verso la seconda metà del XVII secolo, il cardinal Ferrero, abate di Fruttuaria, considerava ancora indegno il fatto che le ossa di Arduino, macchiate dai tanti misfatti contro la Chiesa, fossero conservate come preziose reliquie sotto l'altar maggiore dell'abbazia e venisse loro tributato un vero e proprio culto come verso un santo.
Decise dunque di violare il sepolcro e di seppellire in terra sconsacrata le ossa che si erano conservate. Ma un pio frate si incaricò di spiare l'abate, di segnare il luogo della sepoltura e di avvisare dell'accaduto il conte Filippo di Agliè, che vantava antiche discendenze da re Arduino.
Quest'ultimo fece allora esumare nuovamente le nobili spoglie ordinando di trasportarle nel suo castello di Agliè ove rimasero sin al 1764. In quell'anno il castello passò ai Savoia, ai quali nulla importava delle ceneri di Arduino. Ma la sorte dispose che la marchesa Cristina di Saluzzo Miolans, moglie del marchese Giuseppe di San Martino, ex proprietario del castello, fosse anche amante riamata del conte Francesco Valperga di Masino.
Racconta il Giacosa che:
« ...Al conte di Masino coceva il pensiero di quelle poche ceneri, già tolte alla sacra volta e ai canti della chiesa, già rapite alla ferace terra di Fruttuaria, mal guardate e cadute ora... a tale padrone, cui non le consacrava nessun vincolo di sangue, nessuna ragione né di nome né di memorie. Però le sue alte cariche non gli permettevano aperta dimostrazione, né la remotissima agnazione potevagli attribuire il diritto di rivendicare le spoglie mortali del grande antenato. Chiudeva nell'animo la pietosa ira, alla quale era conforto l'amore della marchesa e il sapernela partecipe. Ma la pietà femminile è industre e temeraria... » |
Cristina, per amore di Francesco e per dispetto verso i Savoia, fece in modo di introdursi furtivamente nel Castello Ducale di Agliè, trafugare la cassetta con i resti di Arduino e trasportarla al Castello di Masino, dai suoi legittimi discendenti.
Nella cappella di questo bel castello (ora di proprietà del F.A.I.) le spoglie mortali di re Arduino riposano finalmente in pace ancora oggi.
La storia si inscrive manifestamente nelle strategie di nobilitazione dinastica perseguite con frequenza nel passato e testimonia la grande popolarità di cui ha continuato a godere, nel Canavese, la figura di re Arduino, ormai sospesa tra storia e leggenda.
[modifica] Discendenza
La discendenza tra Arduino D'Ivrea e Berta di Borgogna originò i diversi rami dei conti del canavese; tra queste le antiche familgie:
- San Martino d'Agliè
- San Martino di Strambino
- Lorenzato di San Martino
- San Martino di Parella
- Perrone di San Martino
- Valperga di Masino, Masino
- Castellamonte di Fronte e Castelnuovo
- Biandre.
[modifica] La figura di Arduino nel folklore del Canavese
La passione per le rievocazioni storiche medievali - che ha connotato la cultura romantica e che si è tramandata sino ai nostri giorni - si manifesta nel Canavese in numerose feste in costume. Tra esse vanno ricordate:
- la Settimana Fructuariense che si celebra a San Benigno Canavese;
- il Torneo di Maggio, istituito a Cuorgnè con il proposito esplicito di celebrare la leggenda di re Arduino;
- le manifestazioni storiche di Sparone, celebrate ai piedi dei ruderi dell'antica roccaforte di Arduino.
Predecessore: | Marchese d'Ivrea | Successore: | |
---|---|---|---|
Corrado d'Ivrea | 990-999 | Arduino II d'Ivrea |
Predecessore: | Re d'Italia | Successore: | |
---|---|---|---|
Ottone III | 1002 - 1014 (trono conteso con Enrico II) |
Enrico II |
[modifica] Note
- ^ Gabiani N., Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3. Tip. Vinassa 1927-1934, Volume I, pag 416
- ^ Gabiani N., Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3. Tip. Vinassa 1927-1934, Volume I, pag 416
- ^ Gabiani N., Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3. Tip. Vinassa 1927-1934, Volume I, pag 444
- ^ Fascio V. Arduino d'Ivrea ed il regno italico, [1]
[modifica] Bibliografia
- AA.VV., Enciclopedia biografica universale. Treccani edizione 2006.
- Muratori L.,Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750, Firenze 1827.
- Tibone M.L., Cardino L.M., Il Canavese. Terra di storia e di arte, Torino, 1993.
- Ramella P., Yporegia - Ivrea e Canavese nel Medioevo, Ivrea, 1997.
- Gabiani N., Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3. Tip. Vinassa 1927-1934.
- Cima M., Il segreto del codice miniato, Torino, 2001.