Trattato di Shimonoseki
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Il trattato di Shimonoseki (下関条約 Shimonoseki Jōyaku?) noto anche come trattato di Maguan, venne ratificato in Cina il 17 aprile 1895 tra l'Impero giapponese e la dinastia Qing per porre fine alla prima guerra sino-giapponese.
La conferenza di pace che portò alla firma del trattato si tenne dal 20 marzo al 17 aprile 1895.
[modifica] I termini del trattato
Il trattato risultò essere una grande vittoria per il Giappone, in esso infatti la Cina riconobbe la sovranità della Corea e rinunciò ad ogni rivendicazione su quella regione. La Cina cedette inoltre la penisola di Liaodong (allora nota alla stampa occidentale con il nome di Liaotung, che era la porzione meridionale della regione di Fengtian, attualmente appartenente alla provincia di Liaoning), alle isole di Taiwan e Pescadores che cedette al Giappone.
La Cina fu costretta inoltre a elargire una indennità di guerra al Giappone pari a 200 milioni di Kuping, pagabili in sette anni, e alla firma di un trattato commerciale simile a quelli già stipulati con gran parte delle potenze occidentali che permise da allora l'apertura di molti porti e fiumi alle mercanzie proveniente dal Giappone.
Per meglio comprendere l'ammontare dell'indennità di guerra imposta alla Cina si tenga presente che un Kuping ammonta a 37,3 grammi d'argento e che quindi la somma di 200 milioni di Kuping equivaleva a circa 7,45 tonnellate d'argento. Occorre ricordare che successivamente questa cifra per l'indennità venne aumentata dal Giappone quando questo venne costretto a cedere alla Russia la penisola di Liaodong (comprendente il nodo strategico di Port Arthur), chiedendo un ulteriore indennizzo alla Cina di altri 30 milioni di Kuping per un ammontare totale di circa 8 tonnellate d'argento.
[modifica] I firmatari del trattato
Il trattato venne stilato da John A. Foster, segretario americano di Stato, e firmato dal conte Ito Hirobumi e dal visconte Mutsu Munemitsu per conto del Giappone e da Li Hongzhang e Li Jingfang per conto della Cina.
Prima della firma del trattato Li Hongzhang fu vittima dell'assalto di un'estremista di destra giapponese il 24 marzo quando un colpo di arma da fuoco lo ferì alla schiena mentre era all'interno del tempio di Injoji. Questo indicente sollevò un forte sdegno nell'opinione pubblica mondiale che costrinse il Giappone a stemperare le proprie richieste e ad accondiscendere ad un immediato cessate il fuoco. La conferenza venne temporaneamente interrotta e ripresa il 10 aprile.
[modifica] L'intervento delle potenze europee
Le condizioni impari imposte dal Giappone alla Cina scatenarono il pronto intervento delle tre principali potenze europee, Russia, Francia e Germania, tutte e tre presenti in Cina con presidi commerciali e mire espansionistiche. La Triplice d'Oriente si attivò appena dopo tre giorni dalla firma del trattato con l'immediata richiesta al Giappone di rinunciare alla proprie rivendicazioni sulla penisola di Liaodong e conseguentemente su Port Arthur. Lo zar Nicola II di Russia ed il kaiser Guglielmo II di Germania avevano infatti dei progetti ben precisi su Port Arthur, visto come possibile sbocco al mare per la Russia.
Dietro la minaccia di un conflitto aperto da parte delle tre potenze europee, il Giappone fu costretto a ritirarsi dalla penisola di Liaodong e a rinunciare ad ogni suo diritto sulla regione, in cambio di un ulteriore indennizzo di guerra da parte della Cina.
Le reali mire espansionistiche che avevano indotto la Triplice d'Oriente si manifestarono apertamente alcuni mesi dopo la cessione della penisola di Liaodong da parte del Giappone, quando la Russia iniziò la costruzione di una ferrovia che partiva da Port Arthur e diretta ad Harbin, tutto ciò in dispetto della aperte proteste diplomatiche della Cina. La crisi diplomatica venne risolta da parte della Russia inducendo la Cina a cedere parte della penisola di Liaodong, comprendente Port Arthur alle potenze europee con la creazione del Territorio franco di Kwantung che rimase in essere fino al 1945. In poco meno di due anni, Germania e Francia e Gran Bretagna ottennero concessioni molto simili a quelle fatte dalla Cina alla Russia prendendo di fatto enormi vantaggi dal controllo di intere regioni dell'ormai indebolito Impero Cinese.
Come reazione alla preponderante presenza delle potenze europee in Estremo Oriente e al fatto che la comunità internazionale permetteva loro interventi arbitrari e lesivi della sovranità nazionale degli stati più deboli, il Giappone intensificò la propria politica di potenziamento industriale e militare ottenendo in ciò enormi risultati, come avrebbe poi dimostrato circa un decennio dopo nella guerra russo-giapponese.
Nell'isola di Taiwan, alcuni ufficiali fedeli alla dinastia Qing insieme ad appartenenti alla borghesia dell'isola dichiararono la creazione della Repubblica di Formosa nel 1895 che si rivelò ben presto un totale fallimento non ricevendo riconoscimento alcuno dalla comunità internazionale.
Queste continue umiliazioni del proprio orgoglio nazionale da parte di altri stati, indusse, secondo molti storici giapponesi, il Giappone a operare un vero e proprio giro di vite nei confronti della propria politica estera, che sarebbe stato cruciale nei decenni successivi, portando l'allora pacifico Giappone a diventare una nazione aggressiva sia economicamente che militarmente, ad imitazione delle potenze europee allora presenti in Estremo Oriente.