Teocrito
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Teocrito (Siracusa, 324/321 a.C. – circa 250 a.C.) è stato un poeta greco siceliota, inventore della poesia bucolica.
Poco sappiamo di certo sulla vita di Teocrito. Questo per una ragione: quando i biografi antichi erano a corto di notizie sulla vita di un autore (come in questo caso), ricavavano informazioni dalle opere.
Ovviamente, questo tipo di approccio non è scientifico, perché se è vero che nella scrittura gli autori riversano sempre qualcosa di sé, è però anche vero che un'opera poetica è prima di tutto un'opera di fantasia. Il fatto che, ad esempio, nelle opere di Teocrito compaiano come protagonisti pastori e contadini, non vuol dire che il poeta abbia svolto l'uno o l'altro mestiere.
È vero, invece, che nell'opera, anche di fantasia, sono comunque rintracciabili riferimenti a fatti storici che permettono agli studiosi moderni di ricavare utili indicazioni cronologiche.
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[modifica] Vita
Nell'idillio XXVIII Teocrito stesso ci informa di essere nato a Siracusa e uno scolio all'idillio IV afferma che l'acme del poeta (cioè il raggiungimento dei 40 anni) avvenne nella CXXIV Olimpiade, vale a dire fra il 284 a.C. e il 281 a.C.
Dunque, Teocrito nacque a Siracusa fra il 324 a.C. e il 321 a.C.
Trascorse verosimilmente l'infanzia e l'adolescenza nella città natale, dove cercò di entrare a far parte della corte del tiranno Ierone, come sarebbe testimoniato dall'idillio XVI in cui il poeta fa le lodi, appunto, di Ierone (probabilmente per ingraziarsene i favori).
Fallito il tentativo in patria, si mise in viaggio e si stabilì dapprima a Cos, dove entrò in contatto con Filita e Nicia e in seguito ad Alessandria dove trovò finalmente un mecenate in Tolomeo Filadelfo.
Da alcuni riferimenti contenuti nell'idillio XVII si ricava che il soggiorno egiziano di Teocrito dovette avvenire fra il 274 a.C. e il 270 a.C.
Ad Alessandria, in quel momento, esisteva un vivace dibattito letterario, animato dal poeta Callimaco, che vedeva due schieramenti contrapposti: da un lato i sostenitori del poema tradizionale di tipo omerico e, dall'altro, i fautori di un nuovo modo di concepire la letteratura e il fare poetico, che fosse caratterizzato dalla brevità dei componimenti, dall'erudizione e dalla cura formale.
Nella disputa, Teocrito prese certamente le difese del secondo gruppo, come è dato capire, non solo dalle sue poesie, ma soprattutto dall'idillio VII, le Talisie, in cui Teocrito fa una precisa dichiarazione di poetica in tal senso.
Poche notizie abbiamo sull'ultima fase di vita del poeta e gli studiosi non sono concordi.
Probabilmente viaggiò ancora, forse per fare ritorno in patria o forse per stabilirsi nuovamente a Cos.
Non conosciamo né la data né il luogo della morte, anche se si pensa che la morte vada collocata prima del 250 a.C.
[modifica] Opere
Il lessico Suda attribuisce a Teocrito una serie consistente di opere e, più precisamente: i poemetti Figlie di Proitos, Speranze ed Eroine, inoltre inni, epicedi, carmi melici, elegie, giambi ed epigrammi.
Di questa vasta produzione oggi si sono conservati: 30 carmi (noti anche col termine idilli), una ventina di epigrammi, un carme figurato (la Zampogna), cinque esametri di un'opera perduta intitolata Berenice (probabilmente un carme in onore della madre di Tolomeo Filadelfo).
La parte più consistente e che certamente raggiunge i più alti risultati artistici è la serie degli idilli
[modifica] Idilli
Gli Idilli sono una raccolta di 30 componimenti in esametri, di cui 21 sicuramente autentici in dialetto dorico e di breve estensione.
Il contenuto è vario: un gruppo è di argomento bucolico, genere di cui Teocrito era ritenuto l'inventore; un altro è costituito dai cosiddetti mimi, cioè scene e dialoghi di vita quotidiana; altri sono di argomento mitologico (epilli); altri infine contengono spunti ed accenni personali.
[modifica] Le Talisie e l'Investitura Poetica
Particolare importanza riveste l'idillio chiamato Talisie nel quale avviene l'investitura poetica dell'autore. Un gruppo di amici tra cui Simichida (dietro il quale si nasconde la persona di Teocrito) si sta recando in città sull isola di Cos per prendere parte alla festa delle Talisie. Durante il tragitto vengono avvicinati da un pastore-cantore di nome Licida (personaggio che viene solitamente individuato come un caposcuola a noi non noto di Cos). Dopo un agone poetico nel quale Simichida canta un elogio dell'amore efebico mentre invece Licida canta il mondo pastorale, quest'ultimo cede il proprio bastone a Simichida; dietro a questo atto si nasconde l'investitura poetica di Teocrito.
[modifica] Stile
Teocrito è considerato il meno artificioso e il più spontaneo dei poeti ellenistici. Certo c'è in lui un sentimento più vero e immediato, un amore più genuino per la vita agreste, ma questa spontaneità è a volte solo un'impressione, dovuta alla brevità e leggerezza delle poesie, alla scelta dagli argomenti, alla rappresentazione di un mondo cittadino o borghese, della vita quotidiana vista con realismo, dei sentimenti analizzati soprattutto nelle sfumature, nelle pene e tristezze d'amore.
Teocrito è in realtà un poeta dotto e il suo amore per la natura è più riflesso che spontaneo, cioè è nostalgia di un mondo ormai soffocato dalla vita convulsa della città, è un mondo di pastori che ad un tratto abbandonano il linguaggio rozzo e parlano con finezze e citazioni dotte.
Tuttavia le descrizioni vaste e serene, il realismo, la vivacità dei caratteri umani, il buon gusto, la raffinatezza e il senso della misura nell'idealizzazione della natura salvano Teocrito dal manierismo e ne fanno un poeta vero. La fortuna di Teocrito fu immensa; Virgilio s'ispirò a lui. Ma troppo spesso gli imitatori caddero nella falsità (come l'Arcadia settecentesca) creando un mondo di damerini travestiti da pastori.
[modifica] Altri progetti
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