Segregazione razziale
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Questa voce riguardante un argomento di sociologia non è ancora stata tradotta completamente dalla lingua inglese.
Se sei in grado, potresti contribuire a terminarla.
Il testo da tradurre potrebbe essere nascosto: clicca su modifica per visualizzarlo. Non usare programmi di traduzione automatica. |
La segregazione razziale è caratterizzata dalla separazione di razze differenti nella vita quotidiana, ad esempio mangiare in un ristorante, bere da una fontana, usare i servizi igienici, frequentare la scuola, andare al cinema, o affittare o acquistare una casa. [1] La segregazione può essere obbligatoria per legge o può derivare da abitudini sociali. La segregazione può essere mantenuta attraverso la discriminazione di certe razze nell'affitto e vendita di una casa oppure con la violenza come il linciaggio; la situazione che si verifica quando i membri di razze differenti preferiscono associarsi e fare affari con membri della loro stessa razza è generalmente descritta come separazione o separazione de facto delle razze anziché segregazione. La segregazione legale sia in Sudafrica sia negli Stati Uniti d'America era stabilita dalle leggi razziali, che proibivano i matrimoni interrazziali e le leggi che proibivano di assumere persone di una certa razza se non per posizioni subalterne.
La segregazione nelle assunzioni contribuisce alla sperequazione economica fra le razze. La segregazione, tuttavia, spesso ha permesso contatti ravvicinati in situazioni gerarchiche, come il permesso di lavorare come domestico per i membri di un'altra razza. La segregazione può coinvolgere la separazione geografica delle razze e/o l'utilizzo separato di istituzioni sociali come scuole e ospedali.
Indice |
[modifica] Casi storici
[modifica] La Spagna dei Visigoti
La prima parte del visigotico periodo fu caratterizzata da un sistema di apartheid. I matrimoni misti fra i Visigoti e nativi abitanti dell'Impero romano furono proibiti in Gallia e Spagna fra la fine del V secolo e l'inizio del VI secolo.[2] I Visigoti e gli Ispano-Romani erano separati; ciascun popolo aveva i propri sacerdoti e le proprie chiese, i propri tribunali, giudici e i propri magistrati. [3]
[modifica] Segregazione antisemita
Gli ebrei in Europa occidentale generalmente erano costretti, dalla legge oppure dalle usanze, a vivere nei ghetti e nelle shtetl (parola yiddish che significa cittadina).[4][5] Nell'Impero russo, gli ebrei erano obbligati a risiedere in speciali Zone di insediamento speciali, alla frontiera occidentale dell'Impero, correspondente oggi a Polonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina e Moldavia.[6]. Già all'inizio del XX secolo, la maggioranza degli ebrei europei viveva nelle Zone di insediamento.
In Marocco gli ebrei furono confinati nelle mellah a partire dal XV secolo. Nelle città la mellah era circondata da mura e da porte. Invece, le mellah rurali erano villaggi separati abitati solo da ebrei.[7]
A metà del XIX secolo, J. J. Benjamin descrisse la vita degli ebrei in Persia:
"…sono obbligati a vivere in una parte separata della città…; perché sono considerati creature impure… Con il pretesto della loro impurità, sono trattati con la massima severità e se dovessero entrare in una strada, abitata da musulmani, ne sarebbero cacciati dai ragazzi e dalla folla con pietre e sporcizia… Per la stessa ragione, si proibisce loro di uscire quando piove; perché si dice che la pioggia che li laverebbe potrebbe insudiciare i piedi dei musulmani… Se un ebreo viene riconosciuto come tale in strada, è soggetto ai peggiori insulti. I passanti gli sputano in faccia, e a volte lo percuotono… senza pietà… Se un ebreo entra in un negozio per acquistare qualsiasi merce, gli è proibito di esaminarla… Se la sua mano toccasse accidentalmente qualcosa, dovrebbe acquistarla a qualsiasi prezzo richiesto dal venditore... A volte i persiani s'introducono nelle abitazioni degli ebrei e s'impossessano di ciò che gli piace. Se il proprietario facesse la minima rimostranza a difesa della sua proprietà, corre il rischio di pagare con la vita... Se... un ebreo si mostra in strada durante i tre giorni di Katel (Muharram)…, è sicuro di essere ucciso."[8]
[modifica] Dinastia Qing in Cina
Dopo la loro conquista della Cina e l'affermazione della dinastia Qing nel 1644, i manciù erano profondamente consapevoli della loro minoranza. Perseguirono una severa politica di segregazione razziale fra i manciù e i mongoli da una parte e gli Han dall'altra. Questa segregazione etnica ebbe ragioni culturali ed economiche: i matrimoni misti furono proibiti per preservare le tradizioni manciù e minimizzare la sinizzazione. Inoltre, nel 1668 a tutti i cinesi Han fu vietato di insediarsi in Manciuria.[9]
La politica di segregazione trovava applicazione direttamente nelle Banner garrisons (speciali divisioni amministrative riservate ai manciù, la maggior parte delle quali occupava una zona separata e recintata all'interno di una città. In città in cui c'erano limiti di spazio, come a Qingzhou (青州), una nuova città fortificata fu appositamente costruita per ospitare la Banner garrison con le famiglie. A Pechino, residenza imperiale, il reggente Dorgon dispose che l'intera popolazione cinese fosse forzosamente trasferita nella parte meridionale della città, che divenne nota con il nome di "Cittadella Esterna" (外城 wàichéng). La parte settentrionale circondata da mura era chiamata la "Cittadella Interna" (內城 nèichéng) e suddivisa fra i restanti otto Banners manciù, ognuno responsabile della sorveglianza di un settore della Cittadella Interna attorno alla Città Proibita (紫禁城 Zǐjìnchéng).
[modifica] Note
- ^ Principles to Guide Housing Policy at the Beginning of the Millennium, Michael Schill & Susan Wachter, Cityscape
- ^ Visigothic Spain to c. 500
- ^ The Ecole Chronology Project
- ^ Il quartiere ebraico di Praga
- ^ Tour Virtuale della Venezia ebraica
- ^ Antisemitismo nell'Europa moderna
- ^ Gli ebrei in Morocco, di Ralph G. Bennett
- ^ Lewis (1984), pp. 181–183
- ^ From Ming to Qing