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Roccamena - Wikipedia

Roccamena

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Stub Comuni
Questa voce fa parte dei comuni della regione Sicilia ancora da sviluppare: ampliala seguendo le linee guida del progetto Comuni.


Roccamena
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Roccamena]]
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Sicilia
Provincia: stemma Palermo
Coordinate: 37°50′0″N 13°9′0″E / 37.83333, 13.15
Altitudine:  m s.l.m.
Superficie: 33 km²
Abitanti:
1.796
Densità: 54 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Bisacquino, Contessa Entellina, Corleone, Monreale
CAP: 90040
Pref. tel: 091
Codice ISTAT: 082061
Codice catasto: H422 
Nome abitanti:  
Santo patrono:  
Giorno festivo:  
Comune
Posizione del comune nell'Italia
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Roccamena è un comune di 1.796 abitanti della provincia di Palermo.

Indice

[modifica] Storia

L'attuale centro urbano ha origini piuttosto recenti (metà del XIX sec.), fu infatti fondato da Giuseppe Beccadelli, marchese di Sambuca e principe di Camporeale.

Sorge su una delle tenute aggregate al feudo della Sparacia, che faceva parte dell'immenso patrimonio dei Gesuiti. Il territorio, dopo l'espulsione di questi ultimi (1767) e l'esproprio dei loro beni, rientrò nel piano di riforme volute da Bernardo Tanucci (Ministro di Ferdinando IV, re delle Due Sicilie), mirante a favorire la ridistribuzione dei possedimenti ex gesuitici in favore dì piccoli proprietari.

Nel 1779 don Gaetano Morales, prestanome di Giuseppe Beccadelli, acquistò tra gli altri anche il feudo di Sparacia e nello stesso anno il principe, ottenuta la "licentia populandi", avviò la costituzione di diversi centri abitati, tra cui il villaggio di Roccamena. Questa denominazione sembra che deriva dall'esclamazione del principe: "Che rocca amena" perché colpito dalla bellezza del paesaggio, caratterizzato da asperità rocciose che qua e la sembrano affacciarsi in varia guisa dalla rotondità della collina su cui il centro, tuttora in gran parte, sì erge.

Il centro si sviluppò intorno ad un nucleo "Le Quattro Case" da identificarsi, forse, con le antiche abitazioni che sorgono a monte del nucleo urbano nel quartiere omonimo. Il primo registro parrocchiale risale al 1798, data a cui si fanno risalire, per tradizione, i natali di Roccamena. Poco documentata è invece la storia del villaggio fino al 1833, anno in cui divenne frazione di Corleone.

Il 28 Novembre 1846, con Regio Decreto, il villaggio fu elevato a Comune e gli furono assegnati come territorio alcuni ex feudi, ma la piena autonomia gli fu riconosciuta con una ministeriale del Ministero dell'Interno, il 18 Giugno 1998.

Il nuovo Comune dipendeva dal circondario di Corleone e dalla diocesi di Monreale.

L'ubicazione stessa dì Roccamena rappresenta una valida testimonianza dell'importanza che il suo territorio ha avuto nel passato, infatti il paese sorge fra i due rami del fiume Belice, conosciuto in passato col nome di Crimiso, dove nell'anno 342 a.C. si combatté la famosa battaglia guidata dal condottiero greco Tìmoleonte.

Nel territorio di Roccamena insiste un interessante sito archeologico posto su Monfe Maranfusa, una grande rocca ben difesa naturalmente da pareti a precipizio su tutti i versanti e sulla cui sommità si possono ammirare i ruderi di una fortezza, il castello di Calatrasi, che il geografo e viaggiatore arabo Idrisi, nel suo "Libro di re Ruggero" descrive in questi termini, "castello appariscente e fortilizio primitivo e valido da farvi affidamento...", e che testimonia la presenza mussulmana nella Valle del Belice.

Ma numerosi altri ritrovamenti archeologici venuti alla luce durante le campagne di scavi effettuate dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali negli anni 1980/90, testimoniano l'esistenza di un fiorente centro indigeno, probabilmente elimo, ellenizzato intorno al VI sec. a.C.

Poco più a valle, stagliatesi in un suggestivo scenario naturale, si può ammirare lo splendido ponte Calatasi detto "Ponte del Diavolo", risalente alla seconda metà del XII sec. d.C. e caratterizzato da una bellissima arcata a sesto acuto e che costituisce uno dei più importanti e meglio conservati esempi di architettura araba della zona.

Questo notevole ed importante parco archeologico, fino ad ora poco noto e sfruttato, costituisce una delle più importanti "sfide" che l'Amministrazione Comunale ha con convinzione lanciato per risollevare le sorti economiche e culturali di questo piccolo centro da troppo tempo relegato in un pressoché totale isolamento.

In tale direzione ci si sta muovendo per inserire questo patrimonio storico - culturale, più volte oggetto di importanti studi effettuati dall'Università e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Palermo, in un più ampio circuito storico - turistico a livello provinciale e comprensorio e comprendente anche altre emergenze storico - archeologiche vicine alla nostra come Entella, nel territorio dì Contessa Entellina, Jaitas a San Giuseppe Jato, Città Vecchia a Corleone.

Tutto ciò avverrà anche sfruttando le risorse progettuali ed economiche offerte dal "Patto Territoriale per l'Occupazione Alto Belice Corleonese" di cui Roccamena fa attivamente parte e che potrà rappresentare una fondamentale occasione di sviluppo economico ed occupazionale soprattutto mediante l'attuazione di un serio e credibile progetto per l'incremento del turismo.

Oggi Roccamena è un tranquillo paesino di circa duemila abitanti che fonda la sua economia sull'agricoltura (vite, ulivo, cereali e soprattutto sulla coltura del melone bianco) e la zootecnia, che soprattutto d'estate richiama numerosi visitatori grazie ad un nutrito programma di manifestazioni culturali e di intrattenimento patrocinate e promosse dall'Amministrazione Comunale.

Cultura e tradizioni. Si incomincia il 19 Marzo con la prima delle due importanti ricorrenze dedicate al Patrono San Giuseppe con messa suffragio, sfilate per le vie del paese della locale Banda musicale e soprattutto con la preparazione dei cosiddetti "Altari di San Giuseppe"consistenti in lauti banchetti originariamente preparati per i poveri, da devoti e fedeli, come ringraziamento al Patrono per la grazia ricevuta. Tali banchetti prevedono la preparazione di piatti e specialità locali come la pasta con le sarde, cannoli, cassateddi, nonché dei "cucciddati", particolare varietà di pane che viene benedetto e distribuito ai poveri.

Si continua nella seconda settimana di Agosto in cui si celebra la seconda festa dedicata al Patrono che ha il suo momento più significativo nelle "Finzioni", sacra rappresentazione tratta dai Vangeli Apocrifi, che rievoca il ritorno della Sacra Famiglia dall'Egitto; attaccata dai briganti vi latri", viene liberata da un angelo e successivamente riceve ospitalità e ristoro da un ricco possidente "l'ammitaturi". Gli interpreti, sfarzosamente abbigliali e scelti fra gli abitanti, danno vita ad una evocativa rappresentazione un tempo diffusa in tutta la Valle del Belice ed ora eseguita solo a Roccamena, che si ripete annualmente da tempo immemorabile. Particolarmente suggestiva e molto seguita è la "Pigghiata di li Santi", corteo festoso che si snoda lungo le vie del paese accompagnando gli interpreti della rappresentazione fino al palco allestito nella centralissima piazza.

Ma l'estate a Roccamena è anche Sagra del Melone, una festa laica nata con l'intento di promuovere questo tipico prodotto locale che, nell'ultima settimana di Agosto e nell'ambito di un corposo programma di manifestazioni culturali e di svago che rappresentano il momento più significativo dì aggregazione sociale fra i suoi abitanti ed i visitatori, si conclude con l'immancabile abbuffata di prodotti tipici e di "muluni".

[modifica] La Zona Archeologica di Monte Maranfusa

Roccamena sorge sopra un piccolo colle ai cui piedi si distende una verde pianura.

È sicuramente una "Rocca Amena" posta sul dorso del Monte Maranfusa, tra i due rami del fiume Belice, a pochi chilometri dalla sorgente d'acqua sulfurea San Lorenzo, scomparsa dopo il terremoto del gennaio 1968, tra monti dalle cime dolci e dai lussureggianti boschi.

Dagli scavi condotti recentemente sul Monte Maranfusa è stato messo in luce un abitato indigeno della fine del VI secolo a.C., costituito da almeno tre fasi edilizie documentabili attraverso le sovrapposizioni e gli orientamenti delle murature.

Il primo edificio, risalente a un periodo compreso tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C., è composto da tre ambienti.

Il secondo edificio, impiantato su un muro del primo edificio, ha una pianta di forma allungata e presenta cinque ambienti disposti su un tratto di terreno opportunamente spianato.

All'interno degli edifici sono stati rinvenuti oggetti d'arredamento che dimostrano l'utilizzo domestico dei vani.

Sul terrazzo inferiore del sito si sono ritrovati insediamenti databili intorno alla fine del VII secolo a.C.. Alle strutture antiche se ne sovrapposero altre più recenti delle quali si conservano solo le strutture di base che affondano su uno strato di riempimento antico e riferibile al periodo compreso tra il IX e l'VIII secolo a.C..

Quest'ultimo ritrovamento è molto interessante per lo studio delle fasi protostoriche e arcaiche dell'insediamento, ancora poco note anche in tutto il resto della Sicilia Occidentale.

[modifica] Fatti di cronaca

Nel gennaio del 2006 viene arrestato il sindaco di Roccamena. Salvatore Gambino, esponente Udc eletto nel 2003, finisce in manette insieme al locale capomafia, Bartolomeo Cascio, più volte condannato per associazione mafiosa, e due noti imprenditori del luogo, Leonardo Diesi e il figlio Franco Salvatore. Iscritte nel registro degli indagati altre venti persone.

Giuseppe Salvatore Gambino, sindaco di Roccamena dal 2003, fu arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. A parere degli inquirenti, il Sindaco Salvatore Gambino, avrebbe amministrate e gestito i principali appalti in combutta con il capomafia storico del paese, Bartolomeo Cascio, in manette anche lui insieme a due imprenditori.

Dopo l’immediato arresto del primo cittadino, procedendo alle perquisizioni di routine, i carabinieri trovarono, nel cassetto dello studio del sindaco in municipio, una pistola. Dopo ulteriori indagini fu constatato, che la pistola non era regolarmente denunciata. Infatti, la Beretta ritrovata fu rubata tempo prima a Trapani. Il ritrovamento dell’arma ha sorpreso non poco gli stessi militari, e del quale il primo cittadino di Roccamena dovette rendere conto a parte, in un procedimento per direttissima aperto dalla procura di Termini Imprese.

Il blitz fu messo a segno dai carabinieri di Corleone, nell’ambito di una complessa inchiesta che andava avanti dal 2003 e che è condotta dalla procura di Palermo.

Oltre al sindaco Gambino furono arrestati Bartolomeo Cascio, ritenuto dagli inquirenti fedelissimo dei corleonesi, già processato per mafia e coinvolto pure nell’omicidio a Ficuzza del colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo, e due imprenditori, Leonardo e Franco Salvatore Diesi, padre e figlio. A Leonardo Diesi fu contestato anche il reato di turbativa d'asta, per una intimidazione ad una ditta concorrente per l'appalto legato alla manutenzione della discarica di un paese vicino, Bisacquino.

Una ventina inoltre, globalmente, gli indagati coinvolti nell'inchiesta. Cascio e i Diesi, secondo l'accusa, avrebbero avuto in mano la gestione dei principali appalti, primi tra tutti quelli «infiniti» legati alla ricostruzione dopo il terremoto del '68 nel Belice. E da loro si sarebbe lasciato condizionare non poco anche il sindaco Gambino, eletto nel 2003 con i centristi. L'Udc, indicato come il partito di appartenenza del primo cittadino, ha smentito, per bocca del suo segretario provinciale Salvatore Cianciolo, che il sindaco Gambino risulti iscritto al partito. Anzi, a Roccamena, almeno stando all'ultimo tesseramento, non ci sarebbe alcun iscritto all'Udc.

A stupire non poco gli inquirenti, il ritrovamento della pistola, in un cassetto dello studio tra carte e delibere. “Della pistola - sottolineo il difensore di Gambino, l’avvocato Salvino Caputo - non c'è traccia in questa contestazione, perché l'arma è stata trovata in un momento successivo. Quanto al resto, le accuse mi sembrano abbastanza generiche, insufficienti comunque per giustificare un provvedimento di custodia cautelare. Sono certo che il sindaco Gambino saprà chiarire la propria posizione”

Nell’ordinanza di custodia cautelare gli inquirenti delinearono uno scenario inquietante, quello di un paese, Roccamena, in mano a Cosa nostra. Tra gli episodi citati, l'abbattimento, con una ruspa, della casa del leader locale dei Ds ed ex sindaco di Roccamena Salvatore Ciaccio. L'attentato, però, non sarebbe contestato al sindaco arrestato, se ne parla in relazione ad un’intercettazione acquisita agli atti.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


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