Pentitismo
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Il pentitismo (o collaborazione con la giustizia) è una situazione nella quale un membro di un organizzazione criminale a sfondo mafioso o terroristico (detto collaboratore di giustizia, o più comunemente pentito), rilascia - generalmente dopo la sua cattura - confessioni e dichiarazioni alle autorità inquirenti tali da permettere alle medesime di prendere misure adeguate a combattere e addirittura debellare le stesse organizzazioni.
Nella storia si conoscono casi di falso pentitismo, messe in piedi in particolare nelle situazioni di origine mafiosa, al mero scopo di ottenere vantaggi personali, screditando così i veri collaboratori di giustizia e rendendo le indagini più complicate. Fanno parte di questa categoria le vicende che hanno coinvolto, suo malgrado, il famoso uomo di spettacolo Enzo Tortora.
Si sono verificate negli anni vendette della criminalità contro i pentiti o peggio ancora contro parenti degli stessi, le famigerate vendette trasversali.
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[modifica] Il pentitismo in Italia
[modifica] Pentiti e testimoni di giustizia
Occorre sottolineare la differenza che intercorre tra pentito e Testimone di giustizia. Il primo è accusato o si auto-accusa di crimini e di essi si "pente" iniziando la propria collaborazione con la giustizia.
Il Testimone di giustizia, in senso stretto invece, non ha commesso alcun crimine e la sua collaborazione nasce da diversi motivi che non siano, ad esempio, gli sconti di pena (si veda in tal senso la figura di Rita Atria).
La figura del Testimone di giustizia è stata introdotta dalla legge 13/2/2001 n. 45 che ha apportato modifiche ed integrazioni al D.L. 15/1/1991 n.8 (conv. con modif. nella L. 15/3/1991 n.82).
Testimone di giustizia è colui che ha sentito il dovere di testimoniare per fiducia istituzionale, per rispetto dei cittadini e per rendere più sicura la vita sociale, economica ed umana di ogni persona, esponendo se stessi e le loro famiglie alle “intimidazioni” e alla “reazione”della delinquenza organizzata [1]
[modifica] La legge sui pentiti
Nel febbraio 2001 viene approvata in Italia a larga maggioranza la nuova legge sui pentiti (Legge 13 febbraio 2001, n. 45) [2]. Si tratta di un testo che va a riformare l'originaria disciplina risalente al 1991.
Fermo restando le riduzioni di pena e l'assegno di mantenimento concesso dallo Stato, le modifiche approvate sono sostanziali, tra queste:
- il pentito ha un tempo massimo di sei mesi di tempo per dire tutto quello che sa, il tempo inizia a decorrere dal momento in cui il pentito dichiara la sua disponibilità a collaborare;
- il pentito non accede immediatamente ai benefici di legge ma vi accede solo dopo che le dichiarazioni vengano valutate come importanti e inedite;
- il pentito detenuto dovrà scontare almeno un quarto della pena;
- la protezione durerà fino al cessato pericolo a prescindere dalla fase in cui si trovi il processo;
[modifica] Le critiche alla legge 45
Le critiche più vistose sono state mosse dai magistrati che lavorano in "prima linea" nella lotta alla mafia e che hanno trovato nei pentiti una fonte preziosa di informazioni per ricostruire dinamiche e struttura della criminalità organizzata. Tra le più diffuse critiche, è stato sostenuto che[3]:
- il requisito della novità delle dichiarazioni toglie importantanza a quelle che sono le pluralità di contributi utili ai fini delle indagini e del processo, ove siano affermati fatti concordanti;
- la distinzione tra conviventi del collaboratore e tutti gli altri soggetti per i quali l’estensione della protezione è subordinata all’esistenza di grave ed attuale pericolo lascia perplessi anche in relazione alla ferocia con cui si sono consumate le vendette trasversali;
- i sei mesi vengono giudicati troppo brevi per chi deve ricordare fatti criminosi avvenuti anche decenni prima della collaborazione.
[modifica] Pentiti famosi
- Tommaso Buscetta
- Leonardo Vitale
- Salvatore Contorno
- Luigi Giuliano
- Giovanni Brusca
- Pasquale Barra
- Santino Di Matteo
- Gaspare Mutolo