Pasquale Tola
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Pasquale Tola (Sassari, 30 novembre 1800 – Genova, 25 agosto 1874) è stato un magistrato, storico e politico italiano.
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[modifica] Biografia
Nato dal cavalier Gavino Tola e Maria Tealdi, fratello dell'ufficiale e patriota Efisio Tola[1], studiò a Sassari dove conseguì la laurea in teologia e giurisprudenza e seguì anche corsi di filosofia e belle arti. Nel 1848 fece parte del gruppo di lavoro ministeriale che preparò l'estensione dei codici albertini alla Sardegna. Fu favorevole all'abolizione del feudalesimo in Sardegna. Scrisse numerose opere di cattere storico-politico e su di lui esiste un'ampia letteratura. Fu poi rettore dell'Università di Sassari. Successivamente lavorò in magistratura presso le corti d'appello di Nizza e di Genova. Fece parte del parlamento sardo, dal 1848, e poi di quello nazionale.
A Sassari si trova Piazza Tola, una delle pochissime piazze esistenti nel denso centro storico cittadino.
[modifica] Opere
- Pasquale Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, ossia Storia della vita pubblica e privata di tutti i sardi che si distinsero per opere, azioni, talenti, virtù e delitti, opera del cav. don Pasquale Tola. (3 voll.), Torino : Tipografia Chirio e Mina, 1837-1838. Vol. II [2], Vol III [3]
- Pasquale Tola, Codice diplomatico di Sardegna con altri documenti storici, raccolto, ordinato ed illustrato dal cav. Don Pasquale Tola. (2 voll.) Torino : Chirio e Mina, 1845
- Pasquale Tola, Codice degli satatuti della repubblica di Sassari, Edito e illustrato dal cav. Don Pasquale Tola. Cagliari, A. Timon, 1850
[modifica] Bibliografia
- Vittorio Finzi, Pasquale Tola nella vita e nelle opere : notizie biobibliografiche , Sassari : Tip. ditta Giacomo Chiarella, 1911
[modifica] Note
- ^ Efisio Tola fu giustiziato "semplicemente per aver letto la Giovane Italia di Giuseppe Mazzini" (Piero Calamandrei, Il Ponte, 1945, p. 1050). Pasquale Tula collaborò invece con Carlo Alberto, l'uccisore del fratello, dal quale accettò l'onorificenza dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Tale comportamento fu fortemente criticato dai democratici contemporanei, per es. Angelo Brofferio, Storia del Piemonte dal 1814 ai giorni nostri, vol. III, Regno di Vittorio Emanuele. Torino, Fontana, 1849 [1])