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Partito Laburista (Regno Unito) - Wikipedia

Partito Laburista (Regno Unito)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Partito Laburista (o Partito Laborista, in inglese Labour Party, letteralmente Partito del lavoro) è un partito politico britannico, dal 1997 primo per numero di voti nelle elezioni generali.

È uno dei tre principali partiti del sistema politico britannico. È un partito storicamente socialdemocratico e, dagli anni 90, anche liberalsocialista, ed è membro del Partito Socialista Europeo e dell'Internazionale Socialista.


Indice

[modifica] Origini

Il Regno Unito fu il primo Paese a vivere la rivoluzione industriale, e di conseguenza il primo a vedere la nascita di un movimento operaio. Le rivendicazioni economiche trovarono il loro strumento di espressione e di lotta nelle associazioni di categoria (Trade Unions), mentre su un piano strettamente politico la classe operaia aderì al movimento Cartista, il cui obiettivo era il raggiungimento del suffragio universale, che peraltro non venne concesso. In seguito, mentre le Trade Unions aumentavano la propria influenza, in campo politico la classe operaia dette il proprio appoggio prima ai Radicali, e in seguito al Partito Liberale, senza costituire un partito autonomo, sia per la lentezza con sui veniva allargato il diritto di voto, sia per il sistema elettorale (maggioritario a turno unico), sia per il modo in cui i collegi elettorali erano disegnati, attribuendo un peso sproporzionato alle zone di campagna a scapito delle città industriali, sia per la scarsa influenza del marxismo. La prima svolta avvenne nel 1881, quando proprio un ammiratore di Marx, Henry Mayers Hyndman, fondò la Federazione Social-Democratica, cui aderirono Eleanor Marx e l'artista William Morris (questi ultimi nel 1884 si staccarono a sinistra fondando la Lega Socialista). Tra gli altri gruppi di orientamento più o meno socialista, grande importanza assunse la Società Fabiana (1884), appoggiata dallo scrittore George Bernard Shaw e sostenitrice di una linea gradualista. Finalmente, nel 1893, sorse il Partito Laburista Indipendente, diretto da un ex minatore, James Keir Hardie.

Fu quest'ultimo gruppo che, in una fase di restrizioni poste dal Governo alla libera azione delle Trade Unions, riuscì a superare le divisioni tra i vari gruppi politici e sindacali, convocando un congresso a Londra il 27 febbraio 1900, che dette vita al Comitato di Rappresentanza del Lavoro; segretario fu eletto Ramsay MacDonald, esponente delle correnti più vicine al liberalismo e al parlamentarismo. Solamente nel 1906, il Comitato ottenne un significativo risultato elettorale, raggiungendo 29 seggi (5,7% dei voti), cui possono essere aggiunti 24 sindacalisti eletti con i liberali. Il successo spinse i nuovi parlamentari a dar vita al Partito Laburista. Esso inizialmente non prevedeva una adesione individuale, bensì attraverso i gruppi preesistenti: tra questi particolare importanza aveva il Partito Laburista Indipendente. Negli anni seguenti, il Labour Party seguì una linea di collaborazione con i liberali, ottenendo importanti riforme come la legge sull'assistenza sanitaria e l'indennità di disoccupazione (1911), la legge che regolava e riconosceva l'attività delle Trade Unions (1913), le otto ore di lavoro, i minimi salariali, ecc.

D'altro canto non mancavano, a livello sindacale, episodi di vera e propria lotta di classe, che in parte cercarono uno sbocco più tipicamente marxista nella nascita del Partito Socialista Britannico (1911), formato dalla Federazione Social-Democratica, fuoriuscita dal Partito Laburista. Dal punto di vista culturale, comunque, rimase prevalente l'influenza del riformismo della Società Fabiana.

[modifica] Dalla prima alla seconda guerra mondiale

Durante la prima guerra mondiale il Partito Laburista, come la maggior parte dei partiti affiliati all'Internazionale Socialista, accettarono di entrare nel governo di unità nazionale, in contrasto con la linea ufficiale della stessa Internazionale, e nonostante la presenza di un'ala pacifista, capeggiata da MacDonald. Durante la crisi del dopoguerra, i laburisti ottennero 57 seggi alle elezioni del 1918, con il 21,5% dei voti (contro il 7,1% del 1910), in una fase di agitazioni nella quale la base laburista esprimeva una certa solidarietà nei confronti dell'Unione Sovietica e mentre prendeva vita, dalle ceneri del Partito Socialista Britannico, il Partito Comunista di Gran Bretagna.

Ormai inserito a pieno titolo nella politica parlamentare e forte di un ormai solido radicamento sociale, il Partito Laburista divenne il principale avversario dei partito conservatore prendendo il posto del Partito Liberale nella competizione bipartica inglese. Nel dicembre 1923, i laburisti salirono al 30,7% dei voti e nel gennaio 1924 poterono formare il loro primo governo, con l'appoggio esterno dei liberali, i quali però lo assicurarono per pochi mesi. Nonostante il consenso in crescita, il Labour, fino alle elezioni del 1945, non riuscì mai ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi e quindi a formare un governo stabile.

Il Laburismo assunse fin da subito tratti socialisteggianti, i quali però erano in contrasto con tutti gli altri tipi di socialismo d'Europa: in un periodo in cui infatti, all'interno del pensiero socialista erano egemoni le ideologie di Karl Marx, in Inghilterra il movimento socialista assunse una posizione fortemente eterodossa rispetto al marxismo, soprattutto per quanto riguarda la decisa scelta parlamentare e riformista, abbracciando la socialdemocrazia.

[modifica] Dagli anni '50 del XX secolo in poi

Nel 1945, dopo la Seconda Guerra Mondiale, i laburisti vinsero le elezioni conquistando il 47,8% dei voti e 393 seggi. I laburisti ottennero un'inattesa vittoria sui conservatori, il cui leader Winston Churchill aveva guidato con successo il paese contro la Germania nazista. Alle politiche del 1950 il Labour mantenne la maggioranza in parlamento pur essendo calato al 46,1% dei voti e scendendo a 315 seggi. I conservatori con il 43,5% ottennero 299 seggi ed i Liberali 9. Due seggi andarono a candidati indipendenti. PL si trovò, così, con una maggioranza di appena 5 seggi. Il governo laburista cadde dopo appena un anno e nel 1951 si tornò alle urne. I laburisti ottennero il 48,8% dei voti, contro il 48% dei conservatori, i liberali crollarono al 2,5%. Il paese si divise sostanzialmente in due. Il sistema elettorale maggioritario a turno unico, però, premiò i Conservatori che, pur avendo ottenuto meno voti, conquistarono 321 seggi contro i 295 del Labur. Dal 1955 al 1964 il Labour rimase all'opposizione.

Alle politiche del 1964 il Labour con il 44,1% superò di poco i conservatori, che ottennero il 43,3%. I laburisti si ritrovarono, però, con appena 2 seggi di vantaggio sull'opposizione conservatrice e liberale. Il paese nel 1966 ritornò alle urne ed i laburisti con il 47,9% e 363 poterono contare su una più solida maggioranza. Alle politiche del 1970, però, il Labour tornò all'opposizione. Nel 1974 gli elettori furono chiamati per ben due volte alle urne. La prima volta, infatti, i laburisti ottennero 301 seggi, i Conservatori 297, i Liberali 14. Altri 23 seggi andarono a liste minori, tra cui il Partito Nazionalista Scozzese (7) ed il Partito Unionista dell'Ulster (7). Data l'impossibilità di assicurare un governo stabile si ritornò alle urne. Dopo le nuove consultazioni il Labour si trovò con 319 seggi, 2 in più della metà; il Primo ministro Callaghan si trovò ben presto a capo di un governo di minoranza, che riuscì a sporavvivere solo grazie all'appoggio esterno dei liberali (il cosiddetto "Patto Lib-Lab"). La situazione fu resa ancora più difficile dalla crescente radicalizzazione delle Trade Unions, che avevano un forte potere all'interno del partito; il partito divenne sempre più litigioso tra l'ala sinistra (rappresentata appunto dai sindacati) e l'ala moderata (l'élite parlamentare). Alle politiche del 1979, i laburisti persero il governo, calando a 269 seggi.

Dopo la sconfitta alle elezioni del 1979 l'ala sinistra prese il sopravvento, eleggendo Michael Foot come segretario. Nel 1981 parte dell'ala moderata decise di rompere col Labour e di creare il Partito Socialdemocratico. La crisi raggiunse il suo culmine alle elezioni del 1983, in cui il Labour ottenne solo il 27,6% dei voti, il suo minimo dalle elezioni del 1918, ed in cui rischiò di essere superato in voti dai liberali alleati con i socialdemocratici, che ottennero solo due punti percentuali in meno. I laburisti avevano perso la loro immagine di partito di governo diventando un partito-fazione. Con l'elezione del più centrista Neil Kinnock a nuovo segretario, iniziò un lungo processo di revisione. Ciò avvenne da un lato emarginando l'ala sinistra del partito ed in particolare allentando i legami con i sindacati, dall'altro cercando di ristabilire l'immagine del Labour come di un partito di governo contenendo la conflittualità interna. Alle elezioni del 1987 e del 1992 il Labour si riprese ma non superò mai il 34,4% dei voti.

[modifica] Il Nuovo Labour

Nel 1994 diviene segretario Tony Blair, che continua nel processo di trasformazione del partito, approdando ad una ideologia che fa riferimento alla "socialdemocrazia liberale" ed adottando così come linea politica la terza via. Il partito riesce a vincere le elezioni nel 1997, tornando ben sopra al 40% dei voti, e rivincendo nel 2001 e nel 2005; per la prima volta nella sua storia il Labour ha vinto tre elezioni consecutive.

La leadership di Blair, in seguito, è stata messa in discussione a causa della crescente impopolarità del suo governo. Il 10 maggio 2007 Blair ha deciso di farsi da parte rendendo effettive le dimissioni dal 27 giugno dello stesso anno, quando a sostituire Blair al partito e al governo è stato chiamato il suo vice Gordon Brown. A causa della forte impopolarità del governo presieduto da quest'ultimo, il Labour ha subito un forte ridimensionamento alle elezioni amministrative del 2008, in cui ha perso moltissimi consensi, diventando addirittura il terzo partito britannico (superato per poco dai liberaldemocratici) a fronte della crescita del partito conservatore.


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