Macedonio (famiglia)
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I Macedonio sono una nobile famiglia fiorita nel regno di Napoli a partire dal XIII secolo.
L'origine della famiglia risalirebbe alla dinastia Macedone[1] di Bisanzio e, secondo la tradizione, sarebbe discesa da una sorellastra di Alessandro Magno, Tessalonica (Thettalonice) (figlia di Filippo II di Macedonia e di Nicesipoli di Ferete), moglie di Cassandro, re dei Macedoni. La famiglia fu detta anche Macedonio del Leone, evocando tale leggendaria discendenza [2]
Furono marchesi di Ruggiano[3], Oliveto, Capriglia[4] e Tortora[5], baroni di Campora, Senerchia[6] e di Poligori (un feudo rustico in territorio di Martone) e signori dell'isola di Nisida[7]. Nel 1646 ottennero il titolo di duchi di Grottolelle [8].
A Napoli i Macedonio erano una delle cosiddette sei famiglie “acquarie”, così chiamate per aver ereditato il patronato sulla scomparsa chiesa di San Pietro a Fusariello "in Aquaro" [9] dalla famiglia Proculo, le cui ultime discendenti erano state sei sorelle sposate nelle famiglie Pappacoda, Strambone, Venato, di Gennaro, de Dura e Macedonio. Secondo la tradizione le famiglie “acquarie” fondarono il "Seggio di Porto", uno dei "seggi" nel quale era riunita l'aristocrazia napoletana.
Tra i personaggi della famiglia si ricorda Bartolomeo Macedonio che prestò al re Carlo I d'Angiò i fondi per la guerra contro Corradino di Svevia.
Leone Macedonio fu sindaco di Napoli[10] e in seguito nominato viceré delle Calabrie dal re Alfonso I d'Aragona [11] e da questi discendono i rami calabresi, i cui membri a partire dal XV secolo furono cavalieri di Malta[12], mentre i rami napoletani si estinsero entro la prima metà del XIX secolo [13].
Successivamente passarono alla famiglia altri beni, tra i quali:
- Il castello di Oliveto Citra, passato per matrimonio, nella seconda metà del XVIII secolo, dalla famiglia Cioffi ai Macedonio, marchesi di Ruggiano, e da loro, per via femminile, ai baroni Guerritore, in quanto la figlia del marchese Marcantonio Macedonio sposò il barone Andrea Guerritore.
- La chiesa di Sant'Antonio di Padova a Grotteria, situata nell'omonimo rione e costruita nel 1640 da Ottaviano De Maggio, cui si accede anche da una porta interna dell'adiacente palazzo Macedonio e dove si conserva una statua del 1752 di San Vincenzo Ferreri[14]
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[modifica] Altre personalità
Bartolomeo Macedonio, Inquisitore dei Baroni, famiglio della Regina Maria di Sicilia e medico
Francesco Macedonio, tra il 1269 e il 1270 raccolse i denari per la dote della Principessa Elisabetta d'Angiò (1261-ca. 1300) in occasione delle sue nozze con il futuro Re Stefano V d'Ungheria (gli sposi avevano entrambi 10 anni).
Enrico Macedonio, Giustiziere di Napoli nel 1292.
Teseo Macedonio, Cameriere di Carlo I d'Angiò e venne investito di Mola e Faggiano da Carlo II d'Angiò sul finire del XIII secolo.
Formello Macedonio, Sindaco di Napoli sotto il regno di Carlo II.
Galeazzo Macedonio, figlio di Cataldo detto Carlo, Capitano a guerra di Gaeta e giustiziere di Taverna in Calabria.
Bonello Macedonio, Tesoriere di Napoli nel 1329.
Bernardo Macedonio, ambasciatore della Regina Giovanna I di Sicilia a Cipro.
Pietro Macedonio, ambasciatore presso Luigi I Duca d'Angiò per conto della Regina Giovanna I, che lo incaricò di scortarlo in Italia; in seguito fu Maresciallo del Regno e nel 1404 fu inviato a Cipro nel 1404 come ambasciatore da Re Ladislao I. La sua lapide tombale si trova nella Cappella gentilizia, nella chiesa di San Pietro Martire a Napoli.[15]
Lancillotto Macedonio, ambasciatore di Ferdinando I di Napoli.
Palamede Macedonio, Consigliere di Ferdinando I, "Maestro Razionale" di Zecca.
Giovanni Vincenzo Macedonio dopo il 1535 fu Capitano Giustiziere di Milano.
Marcello Macedonio (Napoli, 11 giugno 1582 - 1620), gesuita, scrittore e trattatista. Come poeta fece parte della corrente dei marinisti. La sua opera più conosciuta sono Le nove Muse, raccolte e date alle stampe dal fratello Pietro e dedicate al Cardinale Borghese.
Luigi Macedonio dei Marchesi di Ruggiano (Napoli, 9 marzo 1764 - ivi, 15 novembre 1840), cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, fu consigliere di Stato e intendente di Casa Reale. Durante il decennio francese (1805-1814) venne incaricato dell'amministrazione dei siti Reali di Caserta, San Leucio e Carditello e delle Reali Cacce e fu uno degli ultimi Ministri delle Finanze] del Regno Borbonico [16]
La venerabile Maria Rosa Carafa[17], elevata agli onori degli altari il 29 aprile 2001, era nata a Napoli il 6 aprile 1832, quarta figlia di Giuseppe Carafa, duca di Traetto e di Costanza Macedonio, dei marchesi di Ruggiano.
[modifica] Note
- ^ Cfr. Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali d'Italia, Napoli, 1875, Vol. terzo, ad vocem, fam. Macedonio, pag.127
- ^ Il riferimento era alllo stemma del Leone, portato da Filippo il Macedone e dal figlio Alessandro Magno
- ^ Títulos nobiliarios concedidos por Monarcas españoles en Nápoles existentes en el archivo general de Simancas. p. 1039-, "Marqués - Ruggiano - A Aníbal Macedonio. Madrid, 16 de noviembre de 1629 "
- ^ Vedi: Giuseppe Maria Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli diviso in dodici provincie, Napoli, 1798, pag. 55 (Capriglia): "Capriglia, Terra, Dioc. d'Avellino e Frigento, feudo della casa Macedonio , d' aria buona , fa di popolazione 1383." anche on line
- ^ Títulos nobiliarios concedidos por Monarcas españoles en Nápoles existentes en el archivo general de Simancas. p. 1039-, "Marqués - Tortura (sic) - A Aníbal Macedinio (sic). Madrid, 27 de abril de 1624"
- ^ Vedi: Giuseppe Maria Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli diviso in dodici provincie, Napoli, 1798, pag. 51 (Senerchia), "Senerchia terra : Dioc. di Consa , feudo della casa Macedonio , d' aria buona , fa di popolazione 1413." anche on line. L'ultimo barone di Senerchia fu Nicola Macedonio, marchese di Ruggiano (Cfr. in rete)
- ^ "D. Vincenzo Macedonio Marchese di Ruggiano, la comprò dalla Città di Napoli per 13.500 ducati, e il fisco nel 1628 li concedé la giurisdizione civile, e criminale in essa, il banco di giustizia etc...". Cfr. in rete
- ^ Diploma del re Filippo III di Spagna. Vedi anche: Giuseppe Maria Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli diviso in dodici provincie, Napoli, 1798, pag. 57 (Grottolelle): "Grottolelle, terra: dioc. di Benevento, Ducea della casa Macedonio, d'aria buona, fa di popolazione 967, anche on line.
- ^ L'"Acquaro" a Napoli, era una zona allagata (“lagno o fusaro”), alimentata dal fiume Sebeto, nella quale si svolgeva la macerazione della canapa. Tale zona era situata tra il cortile del Salvatore (in via Mezzocannone) e la chiesa di San Pietro Martire, oggi sede universitaria. Il fusaro dava il nome alla chiesa di San Pietro a Fusariello, abbattuta durante il risanamento della zona voluto dal re Carlo I d'Angiò che vi fece costruire la sede dell'Università. La lavorazione dei tessuti venne spostata alla foce del fiume Rubeolo, dopo il ponte della Maddalena e dunque ben lontano dal centro cittadino.
- ^ La sua sepoltura si trova nella chiesa di San Pietro Martire a Napoli, insieme a quelle di altri esponenti della famiglia Macedonio, posta sulla parete sinistra della Cappella di famiglia, dove Leone venne inumato insieme al congiunto Pietro, senescalco del re Ladislao e della regina Giovanna II. La lapide relativa recita: «Hic requiescit corpus Magnif. Domini Petri Macedonij de Neap. militis Regis Ladislai et Regine Ioanne II Senescalli. ob. 143. 20 Januarij. Hoc est sepulcrum Magnif. Militis Domini Leonis Macedoni. 1464» (cfr. in rete).
- ^ Cfr. Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali d'Italia, Napoli, 1875, Vol. terzo, ad vocem, fam. Macedonio, p. 130.
- ^ Cfr. Francesco Bonazzi di Sannicandro, Elenco dei Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme ricevuti nella Veneranda Lingua d'Italia, Napoli, 1897, anche in rete. Tra essi si ricordano Lancellotto Macedonio, creato cavaliere di Malta nel 1492; Francesco, creato cavaliere nel 1506; Alessandro il 16 giugno 1525, che prese parte alla difesa di Rodi nel 1522; Orazio il 6 aprile 1611 che servì il Re di Spagna come Capitano nella Guerra del Piemonte; Giovan Battista il 6 luglio 1618, che fu Capitano di Galera per il principe Ludovico Landgravio d'Assia e venne sepolto nella Cattedrale di San Giovanni alla Valletta, Malta, dove ancora oggi si può ammirare la sua monumentale lapide funeraria (vedi: Index of Grandmasters & Knights Buried at St. John's Co-Cathedral); Vespasiano seniore il il 18 dicembre 1729, che fu Ministro Plenipotenziario per il Re di Napoli presso il Re del Portogallo; Vespasiano juniore il 14 maggio 1748; Ottaviano Macedonio il 21 aprile 1778, che venne investito della Commeda dell' Ordine di Nola e Marigliano e infine Luigi Macedonio, che fu Ministro delle Finanze del regno Borbonico.
- ^ Uno dei rami napoletani si estinse nella famiglia de Regina, conti di Macchia, per il matrimonio di Eleonora Macedonio di Grottolelle, figlia di Domenico e di Maria Francesca Berio dei conti di Salza, con il conte de Regina appunto. Il ramo calabrese dei baroni di Poligori si estinse invece per il matrimonio di Lauretana Macedonio e Ferrari-Spina con Isidoro Lupis e Manso (22 febbraio 1816 Atto di matrimonio di D. Isidoro II Maria Fortunato Francesco Vincenzo Lupis (figlio di D. Orazio e Donna Giovanna Manso) Battezzata il 6 gennaio 1781, con Donna Lauretana Maria Pasqualina Macedonio (f. dell'U. J. D. Nicola Saverio e di D. Rosa Ferrari-Spina) battezzata il 22/4/1797). In conseguenza di questo matrimonio, e a seguito della morte senza discendenza di don Francesco III Macedonio, 6° ed ultimo duca di Grottolelle del ramo napoletano, nato a Napoli il 4 settembre 1783, il titolo passa a donna Lauretana Macedonio, ultima discendente della linea agnatizia di Grotteria, che lo eredita dal padre, Nicola Saverio. Infatti nelle clausole dell'investitura del titolo duca di Grottolelle, del Re Filippo IV di Spagna il 4 giugno 1646, si stabiliva che il concessionario potesse sempre regolare la succesione con atto testamentario e tale successione venne infatti regolata, in base a quel privilegio, prima dell'abolizione della fedualità, dalla quale poteva emanare soltanto sul diritto successorio, con il testamento del 6° (e ultimo della linea napoletana) Duca di Grottolelle dal 1805, Don Francesco Macedonio (nato a Napoli il 4 settembre 1783 e morto ivi il 4 aprile 1834), che fissava la successione "in perpetuum" a favore della linea maschile primogenita, e in mancanza a favore della linea collaterale agnatizia maschile. Successivamente, con clausola testamentaria aggiunta poco prima della morte, nel 1834,avendo avuto soltanto due figli morti in fasce, il duca istituiva unico erede del titolo di duca di Grottolelle il cugino don Nicola Saverio Macedonio (VI barone di Poligori in Calabria; Vice Principe di Roccella nel 1790) (nato 1760), rappresentante primogenito dell'unica linea agnatizia superstite dei Macedonio, essendosi tutte le altre estinte agli inizi dell'Ottocento. Alla sua morte il titolo ducale fu preteso, senza frutto, anche dai cugini de Regina.
- ^ Cfr.il sito del Comune di Grotteria.
- ^ Cfr. nota 7.
- ^ Cfr. M. R. Iacono, La storia del sito in "Lo bello vedere di San Leucio e le manifatture reali" ESI Napoli 1998, p.100; L. Russo, Luigi Macedonio, in Caserta al tempo di Napoleone, a cura di Imma Ascione e Aldo Di Biasio, Electa Napoli, 2006, pp. 45-46.
- ^ Notizie sulla beata dal sito Santi e Beati
[modifica] Bibliografia
- Atienza y Navajas, Julio de; Barón de Cobos de Belchite,Títulos nobiliarios concedidos por Monarcas españoles en Nápoles existentes en el archivo general de Simancas, in: "Nobiliario español, Diccionario heraldico de apellidos españoles y de títulos nobiliarios", Madrid 1954, p. 1039-1043.
- Giuseppe Maria Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli diviso in dodici provincie, Napoli, 1798, pag. 51 (Senerchia) anche on line, pag. 55 (Capriglia) anche on line, pag. 57 (Grotolelle) anche on line.
- Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, cosi napolitane come forastiere, cosi vive come spente, con le loro arme; e con un trattato dell'arme in generale, Napoli, stamperia di Giacomo Raillard, 1691, p. 368.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, Elenco dei Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme ricevuti nella Veneranda Lingua d'Italia, Napoli, 1897, anche in rete.
- Candida Gonzaga, Bernando, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali, Napoli, De Angelis, 1875-1882, rist. Napoli, Arnaldo Forni Editore 1965, vol. IV fam. Macedonio ad vocem, pp. 127-133.
- G. Carrelli, La famiglia Valensise, già De Valencia, in "Rivista Araldica", pp. 180-182, anno 1931
- Franz von Lobstein, Settecento calabrese e altri scritti 3 voll., Fausto Fiorentino, Napoli, 1973
- Domenico Lupis Crisafi, Cronaca di Grotteria dalla sua fondazione fino all'anno 1860, Gerace Marina, Tipi Micjele Caserta & C., 1887, rist. 1982, p. 264
- Scipione Mazzella, Descrittione del regno di Napoli, Napoli 1601; rist. Bologna, Forni, 1970 (2:1981), fam. Macedonio p. 761
- Vincenzo Naymo, Il castello di Gioiosa in Calabria Ulteriore, Gioiosa Jonica, Corab, 1996
- Mario Pellicano Castagna, Famiglie spagnole in Calabria: i baroni Linares sta in Rivista Araldica 1947, p. 74
- Mario Pellicano Castagna, Araldica moderna della Locride sta in Storia e cultura della Locride, a cura di Giuseppe Calogero, Messina, La Sicilia, 1964, pp. 209-210; rist. in Mario Pellicano Castagna, Scritti Storico-Nobiliari, edizioni Frama-sud, 1984, pp. 50-53
- Luigi Russo, Biografie degli Intendenti, in AA.VV., Caserta al tempo di Napoleone, a cura di Imma Ascione e Aldo Di Biasio, Electa Napoli, 2007 (su Luigi Macedonio, pp. 45-46).
- Luigi Russo, Il Consigliere di Stato Luigi Macedonio e la sua Memoria del 29 novembre 1806, in: "Rivista di Terra di Lavoro - Bollettino dell'Archivio di Stato di Caserta", Anno II, n. 2, aprile 2007.
- Carmelo Trasselli, Lo stato di Gerace e Terranova nel Cinquecento, Reggio Calabria, Parallelo 38, 1978; rist. Oppido Mamertina, Barbaro, 1996