Lo scudo di Talos
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Lo scudo di Talos | |
Autore: | Valerio Massimo Manfredi |
Anno (1ª pubblicazione): |
1988 |
Genere: | Romanzo |
Sottogenere: | Romanzo storico |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 1988 |
Editore: | Mondadori |
Pagine: | 336 |
ISBN | 8804333715 |
Progetto Letteratura |
Lo scudo di Talos, scritto nel 1986 e pubblicato nel 1988 da Mondadori, è uno dei più celebri romanzi di Valerio Massimo Manfredi, scrittore noto per i suoi saggi e romanzi storici.
Ambientato nell'antica Sparta, questo libro ripercorre il periodo storico di Serse, il grande Re, e delle battaglie di Maratona e Platea.
[modifica] Trama
Talos era un ragazzo ilota che viveva nella campagna intorno a Sparta. Nacque secondogenito dalla nobile famiglia dei Kleomenidi ma, a causa di una malformazione al suo piede, venne abbandonato dal padre sul monte Taigeto. A Sparta vigeva infatti tradizione che qualunque bambino che non fosse sano fisicamente, doveva essere abbandonato poiché non avrebbe potuto diventare un forte guerriero. Viene ritrovato sul Taigeto da Kritolaos, un vecchio pastore che porta in serbo un grande segreto. Egli lo portò a casa affinché sua figlia lo allevasse. Kritolaos decise di chiamarlo Talos. Talos crebbe forte e coraggioso, contemporaneamente a suo fratello Brithos. Un giorno un piccolo contingente spartano si aggirò per la campagna e qui Talos vide per la prima volta, anche se inconsapevolmente, suo padre Aristarchos. Il ragazzo, una sera, seguì il nonno sul monte Taigeto e entrarono in una spelonca sotterranea coperta da un enorme masso. All'interno trovarono una cassa, Talos l'aprì e trovò l'armatura più bella che avesse mai visto. Erano compresi in essa anche una spada maledetta, uno scudo e un bellissimo arco di corno. Il nonno gli disse che erano appartenute ad Aristodemo, l'ultimo re della Messenia prima che fosse conquistata da Sparta. Talos apprese come muoversi con abilità e sforzò il suo piede rattrappito a regger parte del peso del suo corpo. Il ragazzo quando non c'era bisogno a casa sua, si recava da un altro ilota, a lui molto affezionato, di nome Pelias. Pelias aveva una figlia di nome Antinea di cui Talos si era innamorato. Così, quando l'anziano ilota non ce la faceva più lo aiutava nelle faccende più importanti. Un giorno Brithos e i suoi amici assalirono la sua amica e lui si battè coraggiosamente per difenderla, rimanendo ferito. Lei lo accompagnò da Pelias che lo curò e lo fece restare nella sua capanna. Pelias un giorno dovette recarsi in città e talos, di nascosto, lo seguì per guardare il rito di iniziazione di suo fratello Brithos. Il nonno Kritolaos invecchiava sempre più, e la morte non si fece attendere. Le ultime parole dell'uomo trattavano di una persona cieca da un occhio che avrebbe potuto togliere la maledizione alla spada di Aristodemo. Una sera arrivò Brithos alla sua capanna e percosse Talos, poi fece sbranare le sue pecore dal grande molosso lacone Melas. Talos notò che c'era qualcosa che ogni volta bloccava Brithos quando egli era sul punto di ucciderlo. Arrivò il tempo delle guerre persiane e gli iloti furono condotti a Sparta per essere scelti come aiutanti dei soldati in guerra. Talos dovette anch’esso recarsi in città e fu scelto da Brithos. Alla morte del nonno entrò a far parte della "famiglia" anche Karas, una figura estranea a Talos che viveva su una collina e di tanto in tanto andava ad aiutarli nelle faccende della fattoria. Talos partì in guerra con suo padre e Brithos. Combatterono alle Termopili dove il vero padre di Talos perse la vita. Il re Leonidas incaricò Talos, Brithos e Aghias, compagno di Brithos, di recapitare un messaggio della massima importanza, senza saperne il contenuto, agli anziani di Sparta, ma il messaggio era vuoto. Da quando tornarono si diffuse la voce che i due guerrieri avevano mentito o avessero fatto in modo di ottenere dal re l’ordine di tornare per salvarsi la vita. Nessuno volle più avere contatti con loro. Aghias si suicidò impiccandosi in casa sua e Brithos ,invece, fuggì una notte per uccidersi ma Talos glielo impedì e lo trasportò nella sua capanna dove lo convinse a riscattarsi offrendosi di combattere assieme contro i Persiani e di aiutarlo nella sua guerra personale. L'amico di Talos , Karas , suo protettore dopo la morte del nonno, rubò l'armatura del loro padre dalla casa dei Kleomenidi e con quella Brithos combatté tutto l'autunno, l'inverno e la primavera per tutta la Grecia per uccidere gli emissari e le truppe persiane che andavano in lungo ed in largo a depredare le messi dei contadini. Si nascondevano nei boschi, dormivano nelle grotte sui monti; di giorno attaccavano improvvisamente e facevano stragi: Brithos attaccava come una furia e Talos gli copriva le spalle con l'arco del re degli iloti affidato a lui in precedenza dal suo nonno adottivo Kritolaos. Massacrarono più di duecento soldati ed ufficiali persiani. Al posto del re Leonidas salì al potere, come reggente del figlio del sovrano caduto alle Termopili, Pausanias. Egli trovò gloria nella vittoria contro i Persiani a Platea. Il fratello di Talos morì nella battaglia da eroe. Talos fu riconosciuto come spartano e unico superstite della famiglia dei Kleomenidi e scoprì che il suo vero nome era Kleidemos. Gli fu data l’armatura che era di suo padre e ben presto si sarebbe distinto come ottimo guerriero. Tornò nella sua vera casa dove trovò sua madre che lo accolse e morì di gioia fra le sue braccia. Dopo questo fatto, intraprese la carriera militare e gli furono affidate numerose missioni, diventò così comandante di un plotone di "uguali". Pausanias, re di Sparta , lo convocò per esporgli il proprio piano di far cadere Sparta e liberare gli iloti dalla schiavitù. Lo incaricò di andare a parlare con il satrapo di una regione remota della Persia per avere l’appoggio del gran re, accompagnato dal servo e amante di Pausanias, Lahgal. Il satrapo accordò l'aiuto del grande re a Pausanias e fece alloggiare Kleidemos e Lahgal nel suo palazzo. Nel ritorno Kleidemos invece di uccidere il suo compagno, come da ordine del re e del satrapo, lo lasciò fuggire e raccontò di aver eseguito l'ordine. Dopo questo tornò a Sparta dove venne a sapere del complotto formatosi per uccidere il re. Nello stesso momento un ufficiale della Krypteia torturò Karas e lo costrinse a parlare. Dall’uomo però non ricavò una singola parola che potesse tradire il re. In seguito, grazie alla testimonianza di Laghal, gli efori riuscirono a farli incontrare e dietro una finta parete sentirono il re tradirsi con le sue stesse parole. Una notte, così, lo trovarono e lo lasciarono in un tempio facendolo morire di fame e di sete. Intanto Kleidemos ritornando a casa la trovò diroccata e diede ordine al suo schiavo di riadornarla perché avrebbe vissuto in quel luogo. Detto questo si avvò verso la tomba di sua madre e trovò incisa una scritta assai insolita e prima inesistente che parlava del messaggio del re Leonidas. Poi intraprese un viaggio che lo ricondusse da Antinea. Tornando in patria si accampò, per la notte, nella città di Ithome, la rocca degli antenati di suo nonno. In questo luogo gli venne in mente il vero messaggio del re Leonidas, ma fu svegliato da un terremoto. Tornò direttamente a Sparta e scoprì che tutti i villaggi vicini erano stati demoliti. Arrivato in città, ritrovò casa sua barcollante, ma intatta. Il giorno successivo gli iloti attaccarono Sparta, che indebolita dal terremoto fece fatica a difendersi. Kleidemos voleva unirsi a loro, ma nello stesso tempo non voleva attaccare la città che i suoi antenati e genitori avevano difeso con la vita, così rimase immobile a guardarla. Successivamente si incontrò con Karas e decise di andare a parlare con l'eforo Episthenes e scoprì i veri intenti del re Leonidas, gli stessi di Pausanias. Scoprì che la scritta sulla tomba di sua madre era stata incisa dall'eforo perché voleva che lo inducesse a incontrarlo. Kleidemos ottenuto ciò che voleva si diresse con Karas al luogo dove si trovavano gli armamenti di Aristodemo. Karas era il custode delle parole, mentre Kritolaos quello della spada. Ripetuta la profezia Karas disse a Kleidemos: “Kritolaos fu l’ultimo custode della spada; io sono il custode delle parole… parole tramandate per 184 anni. Ora tu possiedi la spada e conosci le parole… tu sei il lupo”. Gli iloti si trovarono armati e divisi per tribù e all'arrivo di Karas e del lupo gli resero onore. Approfittando dello stato della città di Sparta, gli iloti raggiunsero Ithome e la ricostruirono. Kleidemos ebbe un figlio da Antinea. Sparta , saputo l’accaduto , preparò l'esercito per attaccare gli iloti. Essi attaccarono Ithome e la guerra divenne sanguinosa. gli iloti tennero in scacco gli spartiati per 3 anni. Sparta non era appoggiata neanche da Atene poiché, quando gli ateniesi mandarono degli aiuti alla capitale della Laconia gli spartani non li accettarono perché avevano saputo che molti dei combattenti ateniesi appoggiavano gli iloti e Cimone, ritenuto il responsabile dello smacco ricevuto ad Atene, fu mandato in esilio. Gli efori e gli anziani consultarono l'oracolo di Delfi e il responso fu quello di fermare la battaglia perché gli iloti dovevano avere la libertà. L'ultima guerra fu interrotta quasi a metà poiché un messo, inviato dal governo spartano, avvertì il re di interrompere gli attacchi perché il responso dell'oracolo aveva detto che bisognava lasciar liberi gli iloti e gli ateniesi li guidarono in una nuova terra. Karas lasciò l’esercito e si mise a cercare Kleidemos, ma con esiti vani. Sotto un albero però trovò l'armatura del re Aristodemo e pensò che se un giorno il suo popolo avesse avuto bisogno di lui, Talos, il lupo, l’avrebbe indossata ancora.
- Portale Letteratura: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di Letteratura