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Jan Křtitel Krumpholtz - Wikipedia

Jan Křtitel Krumpholtz

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Jan Křtitel Krumpholtz (detto anche Jean Baptiste) (Praga5 agosto 1747 – Parigi19 febbraio 1790) è stato un compositore e arpista ceco.

Era la sera del 19 febbraio 1790, in una Parigi ancora sconvolta dalla Rivoluzione, quando un uomo saltò dal parapetto del Pont-Neuf e morì annegato nella Senna. Il corpo fu identificato come Jan Krtitel Krumpholtz, il famoso compositore e virtuoso d’arpa che da alcuni anni si era allontanato dalle scene.

«Sono spesso rimproverato per trascurare le mie apparizioni in pubblico: è vero, in effetti ho abbandonato i concerti quasi totalmente. Se questa è una colpa per altri, devo ammettere che sta diventando per me una fonte di piacere. Sono diventato troppo critico e forse troppo severo con me stesso, vedendomi sorpassato dalle doti musicali di mia moglie: la natura l’ha dotata di un’impareggiabile facilità; e quello che è più straordinario è che è capace di riempire le sue esecuzioni con espressione e sentimenti che trasformano la musica in un vero linguaggio. Lascio che sia lei ad esprimere le mie idee. Quando suonavo, era impossibile per me giudicarne l’effetto; ora che ascolto, nulla mi sfugge. Quindi, dal punto di vista della composizione, ho guadagnato quello che ho perso dal punto di vista dell’esecuzione. Come esecutore, non sono ormai migliore di un vecchio appassionato di musica. Ora non suono meglio dei miei allievi; e poiché ho sentito eseguire da mia moglie lo stesso passaggio in una ventina di modi differenti, posso sapere meglio di chiunque altro quello che le dita possono fare, e al tempo stesso conosco i limiti e le risorse dell’arpa.»

Queste poche parole, rassegnate e umili, sono il tratto forse più struggente dello schizzo di autobiografia che Krumpholtz lascia di se. Scritta come prefazione all’op. 16, le note biografiche che egli ci lascia sono uno strano miscuglio di malinconia e ironia: «Mia madre non aveva altra eredità da lasciarmi che la passione per l’arpa. Un maestro che avrebbe avuto bisogno di apprendere ciò che insegnava, mi diede le prime lezioni. Dopo tre mesi suonavo dei minuetti e delle allemande abbastanza bene, o meglio, non peggio del mio maestro.»

Nato a Praga il 5 agosto del 1747 da genitori musicisti, seguì il padre in Francia durante la giovinezza e si dedicò a studiare vari strumenti musicali, ma «il desiderio che avevo di apprendere l’arte della composizione mi tormentava». Il primo insegnante M. Saladin, fu però inutile da questo punto di vista: «per sei mesi lavorai inutilmente giorno e notte, [...] alla fine perdemmo la pazienza, il mio maestro e io. Non ebbi altro mezzo per vivere che seguire i reggimenti e le orchestre dei gruppi teatrali di provincia. Studiai corno e per cinque anni dimenticai l'arpa. Avevo venticinque anni quando tornai a Praga. [...] Una notte, passando vicino ad un giardino, sentii una serenata, che mi sembrò straordinaria. Distinguevo bene un clarinetto, ma non lo strumento che accompagnava; i suoi suoni, anche nell'acuto, erano pieni e morbidi [...]. Mi avvicinai. Quale fu la mia sorpresa nel vedere un’arpa![…]. Tormentai mio padre per farmi avere una buona arpa a pedali da Parigi» e si trasferì subito dopo a Vienna, dove iniziò a studiare per la seconda volta composizione.

Il nuovo insegnante, Georg Christoph Wagenseil, fu molto più utile del primo e incoraggiò anche l’allievo ad apparire in pubblico. Il 4 ottobre 1772 Krumpholtz eseguì la sua prima opera il 1° Concerto per arpa e orchestra; ripeté lo stesso brano l'anno successivo, il primo agosto 1773 alla corte degli Esterházy. Il giorno dopo Haydn lo richiedeva come musicista a corte. Fu un periodo breve ma intenso che si protrasse fino al marzo 1776, anno in cui Krumpholtz iniziò la sua carriera concertistica europea, esibendosi a Lipsia, Francoforte e infine a Parigi.

L'estate del 1776 a Metz, nel negozio del liutaio Simon Gilbert, avvenne una coincidenza determinante per la vita del compositore: Krumpholtz conobbe contemporaneamente quelle che sarebbero state le sue due mogli e partì per Parigi con entrambe. Sposò a Metz Margherite, la figlia di Simon Gilbert, e partendo portò con se anche la figlia di un impiegato di Gilbert, la promettente arpista Anne-Marie Steckler allora decenne. Parigi era all'epoca una delle più importanti città europee oltre che il centro del mondo per l'arpa, la stessa regina Maria Antonietta era arpista. Krumpholtz intraprese un’intensa carriera concertistica, affiancata dall’insegnamento e dalla composizione. Le sue opere, dedicate a personaggi dell'aristocrazia, vennero pubblicate per lo più dagli editori Cousineau e Nadermann. Krumpholtz e Nadermann, vicini di casa in Rue de l'Argenteuil, erano a contatto anche con Dussek e Mozart, residenti nelle vicinanze proprio negli stessi anni.

Nel 1778, circondato da quest'atmosfera, Krumpholtz scrive le Sei sonate per flauto e arpa che compongono l'op. 8. «ho compreso il vostro talento, voi non imiterete, avrete il vostro stile, e riuscirete, ve lo predìco!» queste le parole di Wagenseil a Krumpholtz. Le Sonate per flauto e arpa sono in effetti uno strano miscuglio di atmosfere in una forma compositiva rigidamente definita: i primi tempi sono bipartiti, il secondo tempo quasi sempre in forma di Romance e le conclusioni in forma di brillanti Rondò. D’altra parte tutti conservano un originale gusto pastorale (il terzo movimento delle Sonata I e III) o dei ritmi di danza vivaci e freschi (l'Allemanda della Sonata II, e il Minuetto della Sonata V). Krumpholtz insegnava arpa a Mademoiselle de Guines, per cui Mozart scrisse il Concerto per flauto e arpa K299, forse per questo motivo l'incipit iniziale del concerto è ripreso nel primo movimento della Sonata III. È forse nei movimenti lenti che Krumpholtz esprime però meglio il suo genio e la sua natura malinconica: il bellissimo Adagio della Sonata IV, la struggente lentissima Romance della Sonata I. In queste Sonate si assiste ad un uso esteso dell'arpa, con parti estremamente ricche a confronto di quelle molto più limitate del flauto.

Krumpholtz ammise sempre che aveva grande difficoltà a scrivere gli accompagnamenti dei concerti o le parti cameristiche delle sue composizioni. Si appoggiò quindi per questo ad altri compositori come Haydn, Püchel e Rigel. Non sappiamo chi abbia collaborato alla stesura della parte di flauto per queste Sonate, sono però le uniche composizioni che portano l'indicazione di "Flûte obligée", molte altre sonate, compresa l’op. 12 (in cui la parte di flauto va attribuita a Rigel), indicano ad libitum gli altri strumenti. Un altro aspetto da tenere presente ascoltando queste Sonate è che furono concepite per un’arpa molto diversa da quella di oggi: le corde avevano una tensione nettamente inferiore e l’esecutore utilizzava più l’agilità, che la forza di cui si ha bisogno oggi. Il suono, con una risonanza corta, necessitava di essere sostenuto con bassi albertini o note ribattute; per questo motivo queste sonate sono oggi forse ancor più complesse da eseguire.

Per aiutare i cambi di dinamica, meticolosamente indicati sulla partitura, Krumpholtz inventò il meccanismo per un pedale addizionale con funzione di smorzatore da applicare all'arpa. Questo sistema è oggi quasi completamente in disuso. Insoddisfatto comunque in generale della meccanica dell’arpa, Krumpholtz collaborò con i liutai Nadermann, Beaumarchais ed Érard. Le sue invenzioni vennero definitivamente approvate dall'Académie des Sciences et des Arts parigina nel 1787. L’arpa restava comunque con una meccanica a singolo movimento, cioè ogni pedale poteva essere abbassato di una tacca alzando così la nota corrispondente di un semitono. Il meccanismo era costituito da "uncini" o "grucce" che tiravano le corde, che per questo si rompevano spesso o vibravano rumorosamente. Per le lamentele e insistenze di Krumpholtz su questo argomento, Érard inventò un sistema che avrebbe limitato questo danno, il sistema a rotelle che è anche quello tuttora in uso. Accanto alla pratica Krumpholtz si occupò anche di estetica contribuendo a far diventare l’arpa quel meraviglioso strumento dorato e decorato che appare in ogni interno rococò. Sebbene modestamente affermi «fui costretto ad insegnare, quando sentivo vivamente il bisogno e la voglia di istruirmi ancora» è indubbio che la sua influenza fu immensa.

Nel frattempo la giovane Anne-Marie Steckler aveva fatto enormi progressi musicali: nel gennaio del 1783 si era esibita di fronte a Maria Antonietta e, appena sedicenne, veniva additata come un fenomeno. Nello stesso mese, la moglie di Krumpholtz, Margherite, moriva di parto. Il 26 febbraio seguente, a un mese di distanza dalla morte della moglie, Krumpholtz sposava Anne-Marie. Il successivo ottobre, incinta di otto mesi, Anne-Marie Steckler Krumpholtz si presentò in pubblico per un concerto scatenando uno scandalo. Altri due figli seguirono nel 1785 e nel 1787, ma nell’aprile del 1788 Anne-Marie si trasferì a Londra, città in cui sarebbe rimasta per sempre, circondata dal successo e da numerosi amanti tra cui i compositori G. Ferrari, C. Sturt e J.L. Dussek. Subì due processi ed ebbe vari figli illegittimi pur rimanendo sempre per tutta la stampa "The celebrated Madame Krumpholtz".

È nel 1788, quando Anne-Marie lo abbandona, che Krumpholtz, solo a Parigi, scrive le tristi frasi riportate in apertura. A chiusura della sua breve autobiografia, uscita postuma, vi è una nota di colui che la pubblicò, Jean-Marie Plane, allievo di Krumpholtz: «Posso ancora aggiungere una o due parole riguardo la sfortuna finale di Krumpholtz. Passarono alcuni anni nei quali, essendo vittima di una gelosia che non gli lasciava respiro, egli passò alla fine dall'amore alla devozione; e fu nella religione che cercò la consolazione che non poteva più trovare nei beni materiali. La sfortuna che l'aveva perseguitato così a lungo lo convinse a scegliersi come guida un prete fanatico e ignorante, il cui inutile consiglio, invece di rassicurare la sua anima turbata, servì solo a esacerbare i suoi dubbi. Stavamo allora raggiungendo quell'epoca memorabile che vide l'inizio della Rivoluzione Francese. Questo evento, che avvenne davanti ai suoi occhi, finì per confondere il suo povero cervello. Alla fine, non più capace di portare il fardello dei suoi problemi, egli pose fine alla sua vita».

[modifica] Opere

  • J.K. Krumpholtz: Sei Sonate op. 8 per flauto e arpa (Aulia).

[modifica] Audio

Sonata op.8 n.1: 1.Allegro, 2.Romance très lente, 3.Allegro Pastorale. Tratti da J.K. Krumpholtz: Sei Sonate op. 8 per flauto e arpa. Floraleda Sacchi (arpa), Claudio Ferrarini (flauto) (Aulia).


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