Giuliano Venturini
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Giuliano Venturini (Magasa, 16 ottobre 1820 – Bezzecca, 26 maggio 1890) è stato un patriota, scrittore e medico italiano.
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[modifica] Biografia
Nacque a Magasa il 16 ottobre del 1820 da Giovanni Andrea dei Bobe e Maria Pelizzari. Compì i suoi primi studi nel seminario di Santa Giustina (oggi ex collegio Civico) di Salò e l’università di Pavia ove si laureò medico chirurgo.
Fu cresimato il 1° agosto del 1835 a Salò dal vescovo di Brescia, monsignor Domenico Ferrari, e padrino fu il salodiano Francesco Bellini. Era cugino del noto don Bartolomeo Venturini (1822-1895) laureato in lettere italiane, professore all’Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, patriota e dal 1872 al 1895 direttore del collegio Civico di Desenzano.
La mattina del 25 aprile del 1848, a Magasa, accolse i sedici volontari dei Corpi Franchi al comando del capitano Bartolomeo Chignola e del sergente Salamini di Gargnano. Il 21 aprile del 1850 fu assunto come medico chirurgo condotto in Valvestino e dal Comune di Magasa, con il quale stipulò un contratto di tre anni per un compenso di 650 fiorini annui “in buona moneta d’oro, e d’argento”.
Nel 1852 fu eletto capocomune di Magasa[1] Da come risulta consultando il registro delle nascite conservato presso l’Archivio Parrocchiale di Magasa assistette a numerosi parti problematici: il 23 aprile del 1851 battezzò in punto di morte il figlio primogenito di Pietro Gottardi detto Laudì e Domenica Pace. Fu testimone a numerosi battesimi tra cui il primo, il 9 settembre 1845, “studente in medicina”, della nipote Luigia Angelica Giovanna Venturini, figlia del fratello Federico, “esattore comunale”; un altro, il 29 novembre 1853, di Matteo Gottardi e, l’ultimo, il 12 febbraio 1872, di Maria Speranza Pace di Cadria.
Il 3 agosto del 1855 pubblicava in un manifesto rivolto a tutti gli abitanti della Valvestino le istruzioni sanitarie contro il propagarsi del “Colera Morbus”.
Nel 1859 durante la seconda guerra di indipendenza, qualcuno sostiene, cosa peraltro tutta da verificare, che si fosse arruolato volontario come medico nell’esercito sabaudo.
Il 20 maggio del 1862, come capocomune, sollecitava il Comando del 1° Reggimento Cacciatori Tirolesi[2] di Innsbruck di porre in congedo permanente il “cacciatore di lungo corso” Matteo Gottardi detto Pan o Feltrì (1833-1904) per la morte del padre avvenuta nel mese di marzo.
Nel 1862 assunse la condotta medico chirurgica di Bezzecca, Pieve di Ledro e Concei in Valle di Ledro. Qui sposò Luigia Zecchini (+1875) dalla quale ebbe due figli, Maria (+1876) e Giuseppe detto Beppino. Fu di idee politiche filo-italiane, ma non le professò mai pubblicamente.
Nel luglio del 1866 durante la terza guerra di indipendenza fu testimone oculare degli aspri combattimenti fra garibaldini e soldati austriaci nella battaglia di Pieve di Ledro e nella battaglia di Bezzecca prestando la sua opera nella cura dei feriti d’ambo le parti.
Il 19 luglio prese in consegna e curò, a Pieve di Ledro, tre soldati austriaci gravemente feriti nello scontro sostenuto il giorno precedente con i volontari del 2° Reggimento Volontari Italiani.
Curò il collega, medico militare del 5° reggimento volontari, che contuso alla testa e al collo, “il 21 a Bezzecca venne trasportato da Meriggi in casa del Dottore di Bezzecca. Egli si ricorda appena della circostanza che Cesare gli aveva prodigate le prime cure ma non seppe dirci di lui altro, che, se rimase in quella casa, doveva senza dubbio esser stato fatto prigioniero. Fin ora adunque non ebbimo altre nuove ed è impossibile di qui averne…”, così scrisse nelle sue memorie un garibaldino.
Morì a Bezzecca dopo lunga e sofferta malattia il 26 maggio del 1890. Fu sepolto nel locale cimitero con la sincera riconoscenza della popolazione e dei rappresentanti delle amministrazioni municipali della Valle di Ledro.
[modifica] Note
- ^ Il primo e unico sindaco laureto nella sua storia.
- ^ Kaiserjäger
[modifica] Scritti
- Nel 1883 scrisse anonimamente per evitare la censura dell'autorità austriaca: “Cenni sui combattimenti principali seguiti in Val di Ledro nella guerra 1866, scritti da un testimone oculare” che sarà pubblicato da Cesare Battisti nel 1906 in “Vita Trentina” quale supplemento per gli abbonati del giornale “Il Popolo” di Trento.
[modifica] Bibliografia
- Gianpaolo Zeni, La guerra delle Sette Settimane. La campagna garibaldina del 1866 sul fronte di Magasa e Val Vestino, Comune e Biblioteca di Magasa, 2006.
- G. Poletti, La memoria di Giuliano Venturini sui fatti del 1866 in Val di Ledro, in "Passato Presente", Quaderno n. 12, Storo 1988.