Giornalismo partecipativo
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Il giornalismo partecipativo (detto anche giornalismo collaborativo o, in inglese, citizen journalism o open source journalism) è il termine con cui si indica la nuova forma di giornalismo che vede la partecipazione attiva dei lettori, grazie alla natura interattiva dei nuovi media e alla possibilità di collaborazione tra moltitudini offerta da internet.
Indice |
[modifica] Fatti e dati
Tom Curley, il direttore dell’Associated Press, nel discorso di apertura della conferenza dell’Online News Association del 2004 ha detto:
« come abbiamo potuto vedere chiaramente nell’ultimo anno, i consumatori vorranno utilizzare la natura interattiva di internet per partecipare direttamente allo scambio delle notizie e delle idee. L’informazione come lezione sta lasciando spazio all’informazione come conversazione » |
Alla base dell'osservazione del direttore dell'Associated Press vi è un fenomeno sempre più evidente che si manifesta sotto vari aspetti.
Esistono oltre 14 milioni di blog e un nuovo blog viene creato ogni secondo.
OhmyNews il sito di informazione sud-coreano più visitato (oltre un milione di utenti al giorno). Il 70% dei suoi contenuti sono prodotti da circa 35 mila cittadini-reporter, utenti comuni che decidono di dare il proprio contributo inviando un articolo. La redazione è composta di sole 47 persone.
La più grande e la più letta enciclopedia al mondo, Wikipedia, è stata scritta da oltre 350 mila autori diversi che hanno prodotto 1.900.000 voci in più di 180 lingue (mediamente 3.758 nuovi articoli al giorno). Si basa sul software MediaWiki che consente a chiunque di scrivere ex novo una voce o di modificare quelle scritte da altri.
Se questi esperimenti hanno dato vita a siti di informazione visitati da milioni di persone è perché la collaborazione di migliaia di utenti garantisce la qualità del prodotto. Come ha scritto Dan Gillmor [1]:
« i miei lettori, collettivamente, ne sanno più di me » |
La cosa comincia ad essere presa sul serio anche dai grandi editori.
Mark Potts, co-fondatore dell’edizione online del Washington Post, ha lasciato il suo posto al sito di uno dei più prestigiosi quotidiani al mondo per creare BackFence.com, un’impresa che promuove una serie di innovativi portali di informazione e servizi a carattere locale, i cui contenuti sono interamente prodotti dagli utenti.
Rupert Murdoch, nel suo discorso all’American Society of Newspaper Editors dell’aprile 2005, ha ammonito i direttori delle testate:
« Dobbiamo incoraggiare i lettori a pensare al web come il luogo in cui coinvolgere i nostri inviati e redattori in discussioni più estese sul modo in cui una particolare notizia è stata riportata o costruita o presentata. Allo stesso tempo dovremmo sperimentare l’uso dei blogger per integrare la nostra copertura quotidiana delle notizie su internet » |
Current TV, la televisione via cavo creata da Al Gore (ex vicepresidente degli Stati Uniti) è basata su filmati della durata massima di 5 minuti, denominati pods, quella che è stata lanciata come la MTV dell'informazione si basa per il 25% della sua programmazione su video prodotti dai telespettatori e inviati alla redazione tramite il sito internet dell’emittente. L’obiettivo di Current, che ha iniziato le sue trasmissioni il 1 agosto, secondo Al Gore, è quello di connettere "la generazione di internet con la televisione in modo completamente nuovo".
Current tv ha recentemente aperto un canale in Italia, unico paese non anglofono in cui ha aperto una sede, e trasmette sulla piattaforma Sky.[1]
Tra i primi a sperimentare il giornalismo partecipativo in Italia è stata Radio Radicale con la creazione del sito Fai notizia.[2].
[modifica] I gradi del giornalismo partecipativo
Le forme del giornalismo partecipativo sono variegate e si possono distinguere anche per il grado di coinvolgimento dei lettori. Steve Outing, senior editor del Poynter Institute for Media Studies, ha proposto una classificazione basata su 11 livelli di profondità. Si va dal livello più superficiale, la possibilità per gli utenti di inserire commenti agli articoli, alla sollecitazione dei racconti degli utenti su determinati argomenti, dalla consultazione durante la creazione dei contenuti ai blog ospitati o aggregati sul sito, fino ai siti interamente costruiti grazie ai contributi degli utenti, che possono essere a loro volta sottoposti a controllo editoriale o completamente liberi.
[modifica] Il rapporto tra giornalisti e lettori
Come ha scritto Ugo Vallauri su Problemi dell’informazione a proposito dell'impatto dei blog sull'informazione:
« il giornalista non esce "distrutto" da questo modello di lavoro, soltanto rinnovato. Il suo ruolo rimane centrale nel saper mettere insieme i diversi aspetti, fare le adeguate verifiche, scrivere in modo chiaro, accattivante i propri articoli, ponderare i punti di vista. Ciò che cambia radicalmente è il riconoscere le rinnovate dimensioni dell’arena in cui il processo si compie, e adattarvisi. (…) Il cambio di "paradigma" richiesto è piuttosto l'apertura alla possibilità di un'interazione vera, influente tra chi scrive e chi abitualmente legge » |
La creazione di nuovi canali fiduciari tra giornalisti e lettori non è l’unica funzione positiva che può derivare da una maggiore apertura dei mezzi di comunicazione alla partecipazione attiva del pubblico. Il libro bianco dell’American Press Institute intitolato "We Media", ne elenca molte altre. La possibilità per i lettori di esprimere commenti, la funzione di filtro delle notizie presenti in rete attraverso i link, il controllo dell’accuratezza delle informazioni pubblicate, l’arricchimento delle fonti e degli spunti a disposizione dei giornalisti grazie alle proposte e ai racconti degli utenti, la possibilità per i giornalisti di chiedere suggerimenti e correzioni al pubblico. Inoltre, la partecipazione modifica il ruolo dell’informazione: il lettori si trasformano da consumatori passivi a protagonisti del processo informativo. Come scrive Rebecca MacKinnon [2]:
« una persona assorbe e rielabora l’informazione a un livello assai più profondo se può anche essere coinvolta in una discussione su di essa, e anche di più se fa il passo successivo di articolare il proprio pensiero scrivendo in uno spazio pubblico » |
[modifica] Bibliografia
- Ugo Vallauri, Blog journalism: nuovi formati e prospettive per il giornalismo online, tesi di laurea, relatore Angelo Agostini, Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, 2002.
- Ugo Vallauri, Blog, blog, blog. Sembrava una nicchia. Sta cambiando il giornalismo (anche quello tradizionale), in Problemi dell'informazione, n. 1, marzo 2003, pp. 68-78.
- Diego Galli, Che cos’è il giornalismo partecipativo? Dal giornalismo come lezione al giornalismo come conversazione, in Problemi dell'informazione, n. 3, settembre 2005, pp. 297-315.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Note
- ^ Il sito italiano di Current tv
- ^ Fai Notizia, giornalismo 2.0 all'italiana, Punto-informatico, 28/7/2006