Gastroscopia
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Per gastroscopia (o EGDS: Esofago-Gastro-Duodeno-Scopia) si intende l'analisi del lume dell'esofago, dello stomaco e del duodeno (il tratto iniziale dell'intestino tenue) attraverso un apposito strumento, il gastroscopio (una piccola sonda). L'esame viene effettuato su pazienti a digiuno da almeno dieci-dodici ore, il cui ultimo pasto sia stato essenzialmente a base di liquidi.
La sua importanza clinica è fondamentale nella diagnosi precoce e nella valutazione delle affezioni gastroenterologiche.
Il gastroscopio permette l'osservazione diretta delle cavità dell'esofago, dello stomaco e del duodeno. Esso infatti è munito di una sonda di circa 8-12 mm di diametro, attrezzata con una telecamera ed un fascio di luce (propagata tramite fibre ottiche) all'estremità.
Attraverso un canale interno alla sonda, è anche possibile il prelievo - indolore - di campioni bioptici di tessuti, utilizzabili per indagini più approfondite (attraverso approcci istologici o citologici). In alcuni casi (gastroscopia operativa), l'EGDS viene effettuata per rimuovere piccoli corpi estranei, termocoagulare lesioni, etc.
Dalla fine degli anni '90 si è diffusa anche la tecnica dell'ecoendoscopia, o EUS, che abbina l'esame endoscopico tradizionale ad una tecnica ecografica, con significativi vantaggi diagnostici per lo studio di determinate situazioni cliniche.
Indice |
[modifica] Indicazioni
Lo strumento è fornito di una piccola telecamera, chiamata gastroscopio, che consente al medico di localizzare eventuali malattie, fra le più comuni che vengono diagnosticate si trovano:
[modifica] Controindicazioni
L'esame è invasivo, ma sicuro e con una bassissima incidenza di complicanze (0,05% di morbilità, e meno di 0,006% di mortalità)[1]; come tutti gli esami clinici invasivi deve essere accettato dal paziente (tramite consenso informato) per essere eseguito[2]. La sua durata di esecuzione è breve (pochi minuti) e non è doloroso, anche se il naturale riflesso deglutitorio può portare a successive, leggere, irritazioni faringee; più frequentemente può causare fastidio, con nausea e conati di vomito a vuoto, significativamente riducibili previa una leggera sedazione (con benzodiazepine) e l'applicazione di anestetici topici in orofaringe (Xilocaina).
[modifica] Note
- ^ Cosentino; Rigo - Mastronardi. Le complicanze in endoscopia digestiva. Milano, Elsevier-Masson, 1997. ISBN-13: 9788821423437
- ^ Renzo Dionigi. Chirurgia basi teoriche e Chirurgia generale pag 23. Milano, Elsevier-Masson, 2006. ISBN 978-88-214-2912-5
[modifica] Voci correlate
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